Lineamenti programmatici di una Scuola di lavoro

B143-A6

Stralciamo dal discorso celebrativo tenuto dal direttore in occasione del trentennio della Casa di Carità Arti e Mestieri, il brano riguardante gli orientamenti dell'Opera.

Casa di Carità Arti e Mestieri: ecco una sintesi di termini fra i più cari al linguaggio umano e cristiano.

Calore di domestica intimità, conforto di rapporti amichevoli e pacifici, grandezza dell'umana operosità.

Lo scopo di quest'Opera è di incarnare tali termini, di tradurli in sintesi operante, all'interno come azione educativa, all'esterno come movimento sociale.

Coloro che conoscono e che si adoprano a risolvere le crisi non solo economiche che travagliano il mondo della tecnica e della produzione, non potranno non trovare in quest'insegna una potente e suggestiva ispirazione.

La concreta situazione del lavoro traguardata attraverso l'insegna di quest'opera, ci pone innanzi, soprattutto, una istanza educativa ed una istanza di solidarietà e di collaborazione sociale.

Le grandi vittime dello sviluppo industriale e produttivo quando venga condotto unilateralmente sono l'uomo in quanto personalità, e l'uomo in quanto relazione.

L'uomo in quanto a personalità, poiché si tenta di asservirlo, di succhiarlo nella funzione che è chiamato a compiere o che comunque gli viene imposta, l'uomo riconosciuto ed accolto solo per la qualificazione che contrassegna la sua prestazione.

È in pericolo l'uomo in quanto relazione poiché pare che nella produzione debba essere sacrificata l'amicizia, che è vertice e modello di tutte le relazioni umane dentro e fuori delle imprese.

In quanto « Casa », questa istituzione sottolinea la necessità di affiancare ai cantieri ed alle officine l'azione formativa della scuola e si caratterizza come ambiente in cui tutto e ogni cosa converge all'educazione umana, sociale e cristiana delle giovani leve del lavoro, ispirandosi alla Famiglia, di cui integra l'opera.

Uno dei cardini dell'azione pedagogica che si intende svolgere è quello di considerare e di volere il mestiere e la produzione conseguente come fattori di dignità personale, come compiti di collaborazione e di solidarietà sociali.

Vogliamo essere uomini del nostro tempo, che accettano come un appuntamento di Dio il momento presente, che attraverso l'opera degli onesti e malgrado la malvagità dei cattivi, vedono la misericordia e la provvidenza divina reggere e rifulgere in tutte le cose: passate, presenti e future.

Il quadro offerto oggi dal lavoro produttivo è possente e grandioso, ricco di influenze benefiche formidabili, tuttavia porta con sé rischi e minacce che non affrontati in tempo potrebbero tradursi per l'uomo moderno in rovina e schiavitù.

Il nostro preciso compito è quello di concorrere a vivificare questo mondo grandioso della produzione in senso umano e cristiano.

Perciò, formare cristianamente « mediante » l'apprendimento e l'esplicazione di un mestiere, e non semplicemente sovrapponendo insegnamenti culturali alla pratica professionale, è uno degli scopi precipui di quest'opera.

Il mestiere infatti, in quanto momento creativo dell'uomo, importa impegno profondo, equilibrato concorso di facoltà fisiche, psichiche e intellettuali e forti virtù morali.

Non l'uomo dunque per la professione, ma la professione per l'uomo.

Perciò dobbiamo addentrarci sempre più nel processo umano e non solo tecnico, che ciascun mestiere comporta.

Ma con Gesù, alla luce del Suo esempio e del Suo Messaggio, sia per comprendere le interiori antitesi fra cui il lavoro umano si dibatte, sia per portarvi soccorso e soluzione liberatrice.

Risolvere infatti i problemi più profondi del lavoro, è sciogliere in una sintesi superiore di vita le contraddizioni che lo affliggono, cioè da una parte la spontaneità e la creatività del produrre, la gioia della realizzazione, l'esaltazione della persona umana, dall'altra la serietà dell'impegno responsabile e la costrizione che lo disciplina, il dolore dello sforzo e della monotonia, la strumentalizzazione umana richiesta dalla prestazione professionale.

Risolvere queste contraddizioni è scoprire ed accettare il senso della vita che le renda aspetti per l'uomo, di un unico slancio elevante, slancio che sia ad un tempo riscatto e purificazione, sviluppo e sublimazione.

Ma questo senso della vita, così semplice e pur così complesso, è quello cristiano.

Ecco a quale profonda sorgente vogliamo attingere, ecco in quale prospettiva riteniamo di dover collocare il lavoro e l'insegnamento professionale, ecco con che cosa desideriamo stabilire per noi e per i nostri giovani fecondi e salvifici contatti.

Dal punto di vista didattico alla Casa di Carità Arti e Mestieri oggi ci si sforza di seguire sei regole di marcia per dare all'insegnamento pratico un forte mordente educativo.

La prima è di manifestare la rilevanza umana di tutto ciò che ( utensili, strumenti, macchine, attrezzature, ecc. ) costituisce l'ambiente di lavoro.

Bisogna difendere il giovane lavoratore dalla considerazione banale e piatta di ciò che lo circonda, bisogna che a poco, a poco, secondo un preciso programma, egli si renda consapevole, attraverso opportune presentazioni e convenienti spiegazioni, quale enorme patrimonio di esperienze e di lavoro umano è come condensato anche negli attrezzi più umili.

La seconda è quella di infondere nel giovane sicurezza e padronanza del suo lavoro, coltivandolo ad una attività razionalmente impostata e metodicamente condotta, tanto per garantire una migliore capacità di realizzazione con minimo impiego di mezzi e di energie, quanto perché l'allievo si senta personalmente arricchito dalla propria opera professionale.

La terza è di stimolare l'intento produttivo affidando ai giovani lavori utili, di cui se ne illustrano l'impiego e l'importanza economica e sociale, e sull'esecuzione del quale l'allievo è anche invitato a pronunciarsi.

Tutto ciò non a scapito delle esercitazioni didatticamente indispensabili all'acquisizione di un determinato mestiere, ma possibilmente includendole in lavori aventi un determinato senso produttivo.

Particolare della Casa di Carità Arti e Mestieri

La quarta è di favorire la solidarietà nell'ambiente di lavoro, facendo eseguire lavori di insieme che richiedano il concorso di più categorie professionali.

La quinta è di presentare al giovane poco a poco e anche nei documenti di lavoro, un quadro reale e un ritmo di lavoro simili a quelli di un'officina moderna.

Anzi l'allievo viene adibito anche a funzioni di collaudo e di segreteria di officina, presentando e richiedendo ogni cosa come stima e fiducia in lui e come prova di serietà, di probità oltre che di capacità.

La sesta è di assegnare possibilmente ai giovani degli ultimi anni, il macchinario e le attrezzature più moderne.

Riteniamo che l'impiego di queste ponga nuovi problemi educativi proprio a chi intende preparare il lavoratore di domani e non quello di ieri.

( Basti pensare, ad esempio, come le forti velocità e la grande potenza delle macchine di oggi siano tali da provocare delle vere crisi in lavoratori, anche provetti, ma di vecchio stampo, quando vi vengano adibiti ).

« Casa » dunque la nostra opera, perché il mestiere che vi si insegna non può rimanere puro strumento di produzione strumentalizzante a sua volta l'uomo, ma deve attuarsi come consapevole e libera esplicazione personale, come trasfigurazione nobilitante il mondo, come riscatto e purificazione personale, come compito di fraternità fra gli uomini, e risposta ed imitazione della divina fecondità.

« Casa », perché si ispira alla famiglia, ne integra l'opera, stabilisce con essa relazioni indispensabili all'educazione dei figli.

« Casa » perché non solo nel lavoro educa l'uomo, ma Io coltiva altresì come valore tutto suo ed irripetibile dovuto ad una divina elezione.

In quanto « di Carità », quest'Istituzione fonda, alimenta e corona cristianamente scopi ed iniziative, e particolarmente si propone l'educazione dell'uomo, del lavoratore in quanto in lui è relazione coi suoi simili.

È più propriamente sotto questo aspetto che la Casa di Carità Arti e Mestieri può intendersi come movimento sociale.

La specificazione « Arti e Mestieri » determina, per ciò che riguarda lo sviluppo delle relazioni umane, che il campo di azione più suo è il mondo del lavoro.

È fra i ceti più impegnati della produzione che la Casa di Carità intende cooperare al consolidarsi di rapporti sempre più improntati alla comprensione e al rispetto reciproci, alla solidarietà e al rispetto conseguenti.

Con l'esempio di Gesù e nella presenza della Sua azione, l'intento è di assimilare le relazioni umane all'amicizia fraterna, pur nella loro bella e indispensabile varietà.

Le relazioni fra gli uomini sonò compiutamente umane solo quando ( pur con stili diversi a seconda dei motivi di incontro ) si caratterizzano come amicizia, amicizia che è stima vicendevole e reciproca volontà di bene.

Quanti risentimenti può suscitare, infatti, una equa retribuzione quando non l'accompagni un palpito di stima e di compiacimento.

Come del resto, che penosi sentimenti può suscitare in chi la riceve, una prestazione professionale anche provetta, se viene data senza l'accento della collaborazione e il calore della fiducia e della simpatia.

Naturalmente la Casa di Carità Arti e Mestieri coopera allo sviluppo, delle relazioni umane nel campo del lavoro con lo stile e con i mezzi che le convengono in quanto scuola, e scuola cristiana.

Perciò l'educazione del giovane all'amicizia operante si specifica nella formazione alla solidarietà e alla collaborazione cristiana.

Solidarietà con i compagni di lavoro, collaborazione con gli imprenditori ed i dirigenti.

L'illustrare il valore e la dignità degli uni e degli altri è l'inizio di questa formazione alla Carità.

Particolarmente la Casa di Carità intende trasformare la figura del lavoratore in quanto salariato, in quella più umana del collaboratore, infondendo nei giovani adeguata mentalità e coerenti atteggiamenti.

Fra gli imprenditori ed i dirigenti invece, la Casa di Carità Arti e Mestieri si propone di mantenere viva l'esigenza di concorrere a formare integralmente e professionalmente gli attuali e i futuri collaboratori.

Al di là dei sia pur leciti interessi, al di là delle istanze di stretta giustizia commutativa, la Casa di Carità lancia il suo invito in nome della dignità e fraternità che ci stringe a tutti gli uomini, a cominciare da quelli che il buon Dio ci ha posto più vicini.

Dal canto suo la Casa di Carità mentre apre gratuitamente la porta a chiunque sia in cerca di un mestiere e dei principi indispensabili ad una vita operosa ed onesta, si pone a fianco delle aziende come ambiente in cui si formano maestranze capaci e animate di buona volontà.

Attualmente sono sei le aziende che hanno allacciato rapporti suscettibili di grandiosi sviluppi e di lusinghiere speranze ( Michelin Italiana, Officine Moncenisio, Lancia, Giustina, Nebiolo, Viberti ).

È secondo le suesposte prospettive di azione educativa e sociale ispirate dall'insegna programmatica Casa di Carità Arti e Mestieri, che ci sembra di essere fedeli alla più pura e perenne tradizione umanistico-cristiana, e di contribuire a tradurla e a svilupparla nel mondo del lavoro, per consolidarvi nel modo più degno le grandiose conquiste, e per risolvere le angosciose antitesi e i conseguenti travagli che lo minacciano.

Insomma, la Casa di Carità è vigorosa affermazione circa la necessità e la importanza di una azione concretamente educativa a fianco dei luoghi di lavoro.

La produzione come compito di umana operosità e i rapporti umani che ne sono la premessa, il sostegno e lo scopo, esigono per essere difesi e sviluppati l'opera della scuola, non di una scuola generica o di evasione, ma di una scuola allo scopo impostata, una scuola che esalti il lavoro come affermazione di valore umano, come servizio di uomini a se stessi ed alla società.

Ma una scuola proprio perché tale non può essere che autonoma e autonomamente collaborante.

In quanto integra la Famiglia e rappresenta la Chiesa, in quanto vi si celebra il disinteressato culto della Verità e dell'Amore, alla Casa di Carità è indispensabile il poter dire una parola sua, fortemente qualificata.

Solo rapporti strettamente personali e perciò compiutamente responsabili rendono possibile di allacciare fra docenti e discenti relazioni efficacemente educative.

Ma tali rapporti personali non sono che l'espressione e il frutto di una ben intesa autonomia.

Per la Casa di Carità l'autonomia non significa però isolamento, ma possibilità di efficace concorso e di franca collaborazione con chiunque intenda adoprarsi per l'educazione umana integrale e la formazione professionale dei giovani candidati al lavoro, onde ne consegue una società sempre più concordemente operosa e più cristianamente elevata.

I voti e i propositi conclusivi che formuliamo ci sono dettati dall'attività trentennale dell'Opera che oggi celebriamo.

Sul piano locale ci auguriamo con l'aiuto di molti generosi di ultimare presto l'intera costruzione, e proponiamo di intensificare ed estendere i rapporti con le famiglie da un lato e con le aziende e lo Stato dall'altro, di istituire corsi per nuove qualifiche professionali richieste, di potenziare macchinario ed attrezzature, di aumentare i sussidi didattici, e soprattutto di coltivare sempre meglio, cristianamente e professionalmente, i giovani che ci vengono affidati.

Sul piano nazionale proponiamo di estendere l'Opera appena ce ne sia data la possibilità e ci auguriamo che, per quello che concerne l'istruzione e l'addestramento professionale, si giunga presto a disposizioni che lungi dal mutilare la complessità dei problemi siano pienamente rispondenti alle esigenze dei giovani, della Famiglia, della Scuola e dell'intero settore produttivo.

Auspichiamo che la formazione delle giovani leve del lavoro non sia considerata solo come mero problema addestrativo, ma anche problema culturale ed educativo, cioè problema di dignità, di libertà, di collaborazione, di forte impegno morale e sociale.

Auspichiamo ancora che eventuali preoccupazioni accentratrici non riducano a rapporti vuoti e formali, le indispensabili dirette e ben caratterizzate relazioni tra Famiglia e Scuola di lavoro, e tra Scuole di Lavoro ed aziende, relazioni che solo possono essere basate sulla stima e fiducia reciproca e conseguente libera scelta.

La miglior soluzione è promuovere, aiutare la nobile gara fra le libere e ben caratterizzate iniziative periferiche, controllandone l'efficienza, incoraggiandone l'attività e fornendo ad esse i mezzi indispensabili alla riuscita.

Senza intensi rapporti di base, senza dedizione di uomini in prima linea, non è possibile mai dal vertice o dal centro condurre e sviluppare un'azione durevolmente costruttiva.

Con la ferma convinzione che la Casa di Carità Arti e Mestieri possa con correre a trarre, dalla tradizione spirituale e culturale profondamente cristiana del nostro Paese, la parola risolutiva per i gravi problemi imposti oggi dallo sviluppo del lavoro e della produzione, ne imploriamo da Dio l'incremento e l'estensione, invitando a concorrervi tutti i generosi che desiderano assicurare alla Società e particolarmente ai giovani un avvenire di serena operosità e di concordia fraterna nell'Amore di Dio.

D. C.

Casa di Carità Arti e Mestieri : lato di via Orvieto