La traslazione

B150-A3

Dai Fratelli e dai Catechisti è stato previsto e disposto che la traslazione delle spoglie mortali del Servo di Dio Fratel Teodoreto delle Scuole Cristiane, Fondatore dell'Unione Catechisti - dal cimitero principale alla Casa di Carità Arti e Mestieri di Torino -, avvenga nel quadro più contenuto di organizzazione, di funzioni e di cerimonie.

Decorosamente e riservatamente. Nulla di più. Un tributo intimo, di famiglia.

Si sarebbe tuttavia potuto temere che il trasferto della bara dall'una all'altra sosta intermedia obbligata ( dalla chiesa di San Filippo a Santa Pelagia, dal Collegio San Giuseppe all'Istituto Arti e Mestieri ), da una periferia all'altra attraverso il cuore della città, avrebbe potuto far gemere un po' l'armatura della contenutezza prefissa, specialmente poi quando si seppe che la traslazione si sarebbe fatta a spese del Comune, con scorta d'onore e con servizio motociclistico d'ordine, per arrestare con pronta tempestività il traffico delle ore meridiane: su proposta dell'Avv. Amedeo Peyron, ex-allievo del San Giuseppe, in questo periodo Sindaco di Torino.

Invece, è stata proprio codesta provvidenziale disposizione che ha fatto procedere tutto per il meglio, senza alcun intoppo, senza farsi notare.

Il breve corteo del furgone e delle macchine del seguito è trascorso silenzioso e così ordinato che, appena avvistato ai semafori, era già passato oltre.

E vi ha contribuito egregiamente, in persona, l'Ispettore alla viabilità.

È il signor Aldo Rosmino, un allievo di Fratel Teodoreto, del quale conserva gelosamente un primo premio: una statuetta dell'Immacolata.

In una FIAT 600, ha sempre preceduto coi motociclisti il corteo.

Gli è stato chiesto: « Ha domandato Lei di avere quest'incarico, oggi? ».

« No. È il mio compito abituale, che questa volta però eseguisco non solo per dovere, ma con tutto il cuore! ».

Ogni cosa si svolge dunque con ineccepibile regolarità.

L'orario è rispettato scrupolosamente.

Alla stazione definitiva, alla Casa di Carità Arti e Mestieri, si arriva persino con un quarto d'ora di anticipo: alle 16,15.

E si è in movimento dalle 9, da quando cioè l'autorità ecclesiastica ha compiuto al cimitero il sopraluogo di rito.

Nella camera deposito

Si chiama così il locale, dove giacciono le bare, in attesa di trasporto altrove.

Più che camere, sono stanzoni. ( Non si potrebbe adottare un termine meno mercantesco che non sappia di merci e di bagagli? ).

In uno di essi ( una mano di bianco o di grigio unito ci starebbe bene! ), sta sola - su due cavalletti in ferro - la cassa.

Vi è stata portata lì il giorno prima, il 26 febbraio mattina, dalla tomba dei Fratelli della Provincia di Torino: in perfetto stato.

Solo una patina di umidità ne velava il legno, rasciugatesi poi nelle ventiquattr'ore.

Dove il coperchio si allarga, spicca in lettere di bronzo il nome da religioso: Fratel Teodoreto.

Sotto, quello anagrafico: Garberoglio Giovanni.

Tra i due, una croce.

Dove il coperchio si fa più stretto, si apre a ventaglio un mazzo di garofani bianchi, depostovi chissà da chi, il giorno innanzi, come a tener compagnia nelle ore deserte.

Quella povertà d'ambiente, ravvivata da quel candore floreale, ben s'addice al Servo di Dio.

Come pure il giorno del mese, 27 ( che ricorda il transito di Fra Leopoldo ) e quello della settimana, venerdì ( che richiama la Crocifissione ): fissati così, per forza di cose, senza volerlo.

La prima persona ad entrare è la signorina Anita Garberoglio, nipote di Fratel Teodoreto.

Poco dopo, il primo sacerdote è il Canonico Michele Peyron, fondatore di « Turris Eburnea », che accompagnò il Servo di Dio nell'udienza privata concessa da Papa Pio XII.

Poi, un po' alla spicciolata un po' in gruppo, giungono altri sacerdoti, dei religiosi ( in prevalenza Fratelli delle Scuole Cristiane ), dei laici, delle signore.

Lo stanzone si riempie.

C'è gente nel corridoio di accesso ed agli ingressi.

Non si spiega codesto numero di presenti.

L'invito recava, come punto di convegno, la chiesa di San Filippo, alle ore 10.

Il gruppo compatto dei Fratelli è guidato da Fratel Leone di Maria, Assistente e Postulatore Generale dell'Istituto Lasalliano.

Per sopravvenuta influenza Frère Alcime-Marie, Procuratore Generale, si è fatto rappresentare dall'Hno. Ignacio Gabriel, Direttore Generale della Casa Generalizia, e da Bro. Aurelian, incaricato di quella Biblioteca.

Non occorre dire che è presente il dottor Carlo Tessitore, Presidente Generale dell'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata.

Il Canonico Peyron conduce il rosario.

Poco dopo l'ultimo « Ora pròeo » delle litanie, puntualmente alle 9, si avvicinano alla bara gl'incaricati ufficiali della Curia Metropolitana: Mons. Dottor Luigi Quaglia, Promotore di Giustizia, ed il Canonico Tito Badi, Pro-Cancelliere.

La cassa viene attentamente esaminata prima e listata poi, a croce, sopra e sotto, con un nastro vermiglio, ripetutamente fermato al legno delle pareti con i sigilli della Curia.

Il feretro viene deposto nel furgone, che s'incammina a passo d'uomo, seguito dai recitanti.

Il terreno dei vialetti trasuda ancora acqua.

Lungo il muretto di cinta corre ancora qua e là in basso un orlo di neve.

Ma il tempo è splendido. Si è rimesso al bello ieri mattina.

Pare primavera. Il cielo ha un'ampia serenità di smalto: d'una levità pura, trasparente.

Si direbbe che, a fissarlo bene, si dovrebbe vedere l'altro cielo, il vero cielo.

Superata l'uscita, si compone il corteo che percorre corso Regio Parco, i Giardini Reali, piazza Castello, via Accademia delle Scienze, svoltando in via Maria Vittoria, davanti alla chiesa di San Filippo.

Lo spiazzo antistante si va rapidamente coprendo tutto di macchine, allineate.

Non si odono claxon né voci alte. Si parla sommesso.

Oltre l'alto pronao severo, sopra la porta maggiore, si legge questa iscrizione: A Fratel Teodoreto - delle Scuole Cristiane - Fondatore - dell'Unione Catechisti del SS. Crocifisso - e di Maria SS. Immacolata - memoria di Confratelli - devozione di discepoli - gratitudine di alunni - nel giorno della traslazione - pregano - la gloria di Dio e la luce dei Santi.

In San Filippo

Impossibile riferire il nome di tutte le persone intervenute che dovrebbero essere citate.

Materialmente impossibile. Bisogna limitarsi a qualcuna e chiedere venia alle taciute.

Sappiano tuttavia quest'ultime che sono ricordate con viva gratitudine.

Delle autorità religiose sono presenti: l'Eminenza Rev.ma del Cardinale Maurilio Fossati, Arcivescovo di Torino; i Rev.mi Sig. Don Renato Ziggiotti, Rettor Maggiore dei Salesiani di Don Bosco; i padri Giovenate Carezzo o.f.m. e Rinaldo Bosco o.p. Provinciali; Mons. Prof. Attilio Vaudagnotti, Prevosto del Capitolo Metropolitano, Mons. Luigi Quaglia, Promotore di Giustizia; Can. Tito Badi, Pro-Cancelliere;  Can. Giuseppe Ruata, Can. Michele Peyron; P. Cavriani S.J.; il p. Guardiano e il p. Curato o.f.m. di San Tommaso; Mons Cottino, direttore della « Voce del Popolo ».

Delle autorità civili: l'avv. Amedeo Peyron, Sindaco di Torino; l'avv. Andrea Guglielminetti, Vice Presidente della Provincia di Torino ( in rappresentanza del Prof. Giuseppe Grosso, Presidente ); l'Ing. Felice Bardelli, Assessore alla Viabilità della Provincia, e architetto della Casa di Carità Arti e Mestieri; il Dottor Lorenzo Donnei, Direttore dell'Ufficio Provinciale del Lavoro; la signora Bianca Maria Giletti Bellia, Presidente del Comitato delle Patronesse della Casa di Carità Arti e Mestieri; l'Ing. Mario Brunetti, Direttore dell'Azienda Elettrica Municipale e Presidente onorario dell'Associazione Ex-Allievi del Collegio San Giuseppe.

Dei parenti: i nipoti signorina Anita Garberoglio, la signora Anglolino Lajolo vedova Grossi ed il Geom. Luigi Lajolo ( i cui lineamenti ricordano tanto Fratel Teodoreto ), Segretario comunale di Vinchi o d'Asti.

Con loro, il Prevosto ed il Sindaco del paese natale del Servo di Dio, il messo comunale con bandiera ed una fitta rappresentanza di compaesani venuti in pullman.

Dei Fratelli delle Scuole Cristiane: Fratel Leone di Maria, Hno. Ignacio Gabriel, Bro. Aurelian per la Casa Generalizia; Fratel Alfredo, Visitatore, e Fratel Timoteo, Ausiliare; Fratel Armando, Direttore del Collegio San Giuseppe, con alfiere, scorta e 650 alunni; Fratel Basilio, dirett. dell'Istit. La Salle, con alfiere, scorta e 650 alunni; Fratel Urbano e Fratel Bertrando, rispettivamente Direttori dell'Istituto Arti e Mestieri e dell'Opera Mutilatini di Don Gnocchi, con alfieri, scorte e circa 350 alunni complessivamente; Fratel Cecilio del Collegio San Giuseppe, successore di Fratel Teodoreto all'Assessorato Generale dell'Unione Catechisti; non pochi Superiori di case di formazione e di istituti scolastici fuori Torino; Fratel Saturnino, primo organizzatore del Centro della « Divozione a Gesù Crocifisso » per l'Italia medio-meridionale. ( Della Comunità di Santa Pelagia nessuno è presente, attendendo tutti in casa la sosta della bara, subito dopo la funzione di San Filippo ).

Dei Catechisti del SS. Crocifisso: il Presidente Generale Dottor Carlo Tessitore, con congregati, associati, alfiere e scorta.

Della Casa di Carità Arti e Mestieri: il Direttore Dottor Domenico Conti, Vice Presidente Generale dell'Unione Catechisti, con i 330 alunni dei corsi diurni, alfiere e scorta ( particolarmente notata la disciplina osservata da cedesti figli di operai durante tutta la funzione: par proprio che sentano in Fratel Teodoretto uno di famiglia.

C'è dovunque un assetto d'ordine che non è comune.

Incombe dovunque come un'aria di riverenza, grave, sì, ma non triste; religiosa, come quando nell'ora antelucana, ancora avvolta di penombra, la campagna attende che si faccia giorno.

Sono le dieci. Passa la bara. Viene collocata sul passaggio centrale, prossimo alla balaustra dell'altar maggiore.

È coperta di drappo nero, strisciato d'argento all'orlo, la cui luttuosità è rischiarata da un mazzo bianco di fiori, l'unico, modesto ( quello stesso di garofani, già depostovi da mani pie in camposanto ).

È umile e delicato il pensiero che si ha, di rispettare quell'offerta floreale ignota! ).

Giace in un rettangolo vuoto, delimitato agli angoli da quattro candelabri reggenti alti ceri, svettati da fiammelle ferme, appuntite; tra due riquadri di banchi prospicienti, occupati dalle autorità, dagli invitati, dai Fratelli.

Sulla severità scura degli abiti risaltano visi immobili e facciole bianche.

( È encomiabile la nota, tradizionale ospitalità dei Padri Filippini, con la quale si è messo a disposizione per ogni cosa il Rev. Parroco, P. Walter Oddone ).

Gli alfieri con le scorte si pongono ad ugual distanza, in testa alla massa dei presenti in piedi, fronte all'altar maggiore: la punta lanceolata d'ottone delle bandiere si staglia dritta, ad intervalli, su quel piano bruno di teste, rilucendo.

Celebra la S. Messa P. Arturo Piombino, Provinciale dei Barnabiti e direttore spirituale di Fratel Teodoreto.

Quale più intimo celebrante?

Dalla tribuna dell'organo echeggiano sotto le volte sacre voci ben timbrate, di ottima educazione …

Non è la schola cantorum degli scolastici e dei novizi di Rivalta, impediti per difficoltà di tempo e d'influenza.

Sono elementi del gruppo coristico della RAI TV di Torino, col Gr. Uff. Maestro Giuseppe Mosso, che siede all'organo.

Dai volumi d'insieme, ora contenuti in mormorio ora espansi a pieno registro, sbucano alterni gli a solo baritonali, bassi, tenorili, docili ai cenni d'un autentico artista: Fratel Alfonso del Collegio San Giuseppe.

Terminata la Messa ed impartita alla salma l'assoluzione dall'Eminentissimo Cardinale Arcivescovo di Torino, sale al pulpito Mons. Attilio Vaudagnotti, sacerdote caro ai torinesi.

Il testo del discorso è pubblicato in altra pagina.

Il sunto di esso è dunque superfluo.

Quel che piuttosto si vorrebbe qui porre in rilievo, è ciò che dalla stampa non traspare leggendo.

Monsignore parla con voce che non tradisce commozione né accusa mai inflessioni di sonorità.

Si sarebbe tentati di paragonare il timbro a quello sicuro di un capo contabile, fondamentalmente onesto e che sa il fatto suo, esponendo con obbiettiva incisività cifre su cifre che si concludono col saldo di bilancio.

Il quale quadra, semplicemente perché quadra.

Non si può dire che il discorso sia un panegirico di Fratel Teodoreto, ed anche del suo amico Fra Leopoldo, sempre ricordato immancabilmente a fianco.

Anzi, l'intenzione ne è inizialmente esclusa del tutto, per intempestività.

Se mai, pur non sottacendo le virtù del Servo di Dio, l'oratore ha elevato un inno alle santissime piaghe di Nostro Signore Gesù Crocifisso, nelle quali s'affissano come a loro polo naturale gli sguardi dei due Uomini di Dio, scomparendovi dentro come liquefatti da quel fuoco.

Si parla di salute, di vita, di risurrezione.

Perciò non vi è nulla di dolente.

Anzi, si rimane quasi un po' disorientati quando, spentisi gli echi della voce, le segue il de profundis intonato in massa dagli alunni del La Salle, condotti da Fratel Daniele.

La chiesa si svuota, nell'ordine ed all'ora voluti.

Nel furgone, accanto alla salma, prendono posto P. Piombino, Fratel Abbondanzio, Direttore del Noviziato di Rivalta, Fratel Cecilio ed il Presidente dell'Unione Catechisti, con breve sosta durante il percorso alle case dove visse Fratel Teodoreto, per affermare la riconoscenza dei Catechisti verso i Fratelli delle Scuole Cristiane, che hanno loro dato il Fondatore.

E così si arriva, per via Orvieto in corso Benedetto Brin, alla meta termine di questa memoranda traslazione: alla Casa di Carità Arti e Mestieri.

Con la sua Unione, per sempre!

Ecco « i preziosi resti » salire al terzo piano, eccoli entrare nella cappella maggiore, eccoli accolti dalla recita della Divozione alle cinque santissime piaghe, dalle quali in Carità e per Carità è nata questa Casa per l'elevazione dei figli del popolo.

I quali ( limitatamente per ora agli allievi dei corsi diurni, al completo ) assistono alla Santa Messa delle cinque pomeridiane - celebrata da P. Callisto ofm., cappellano - con un raccoglimento così pensosamente profondo da farne rimanere stupiti ed ammirati gli estranei.

E quella loro commossa, intima partecipazione di beneficati che in Carità e per Carità a loro volta beneficeranno, trova una prima espressione nel canto.

Canto imparato in una settimana o poco più, la cui esecuzione composta, accurata, ubbidiente si deve certo al bravo educatore, ma non esclusivamente: poiché quel senso sommesso che se ne diffonde avvincendo, di pace e di invocazione del premio più alto - in giovani avvezzi a cantar forte, a voce spiegata -, viene direttamente e naturalmente su, dal fondo del cuore.

Ma ben più alta espressione per spiritualità tralucente quella della Santa Comunione.

Molti di quei giovani, ad uno ad uno, per i quattro passaggi correnti tra i banchi dei genuflessi, sono andati all'altare, hanno ricevuto, sono tornati a viso chino, serio, compresi del loro atto, ma nel tempo stesso aperti e disinvolti: in un silenzio, in un ordine, in un'armonia che possono essere solo alitati dallo Spirito Santo.

L'ambiente non potrebbe essere più religiosamente solenne per accogliere la parola forte del Visitatore Fratel Alfredo.

Pur accennando alla caratteristica di questo clima dove tutto grida: miracolo!, dalla vita di Fratel Teodoreto a quella di Fra Leopoldo conversante col Crocifisso, dalla singolarità della nascita dell'Unione Catechisti a quella del sorgere provvidenziale della Casa di Carità Arti e Mestieri, la massima autorità di questa provincia religiosa dei Fratelli pronuncia essenzialmente parole che suonano saluto e consegna ufficiali: saluto alla salma del Fratello che esce dalla tomba di famiglia dell'Istituto Lasalliano e consegna della stessa all'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata: con « un pochino di rammarico » che subito si tramuta in gioia immensa, perché quelle spoglie saranno custodite con immenso amore.

Sì, signor Visitatore. Il sacrificio di aver lasciato uscire dalla tomba di famiglia i preziosi resti di Fratel Teodoreto, è stato ben compreso, in tutta la sua portata, ed a maggior ragione è sentita viva la gratitudine per essere stato compiuto.

Ma se quei resti hanno varcato il confine di un'altra famiglia per rimanervi, questa famiglia è pur nata nella luce della dottrina di San Giovanni Battista de La Salle, del quale essa è l'attuazione dell'ideale più grande, dell'ideale estremo: la santificazione degli alunni delle scuole cristiane, non certo nei limiti della temporaneità del periodo scolastico, ma proiettantesi da questo ed alimentata oltre, per tutta la vita, fino all'Arrivo!

I resti di Fratel Teodoreto, affidati dal sacrificio dei Fratelli alla custodia dei figli spirituali di lui, sono come punto di sutura tra i primi ed i secondi e valgono a indicare la volontà di Dio orientatore; a richiamare più ferma, più valida, più operante l'attenzione di tutti i Fratelli su quest'Unione e su questa Casa di Carità; a moltiplicare in ogni casa lasalliana gli imitatori fraterni, attuatori dell'una e, dove occorra, dell'altra: di modo che, se per legislazione solo Fratel Teodoreto è fondatore, per numero tutto l'Istituto del gran Santo di Reims sia padre.

In tal senso, il Servo di Dio, da questa Casa, è faro.

In tal senso, il sacrificio compiuto dai Fratelli è già, in atto, Benedizione di Dio.

E come non sentire la bontà, la validità, la perennità di tutte cedeste cose in questo rinnovarsi della massa compatta degli alunni preserali e serali, alle 19, per assistere al divino Sacrificio, offerto per le mani di Don Corrado Casalegno S.d.B. ( il primo laureato con tesi sulla Casa di Carità Arti e Mestieri ); in questo rinnovarsi di un identico concetto, ma variamente esposto, a seconda dell'oratore che lo afferma?

È l'ultimo della giornata, il P. Gabriele Navone S. J.

Il quale parla con voce lenta, pacata, come di chi trovi sollievo e riposo nel suo dire; col cuore alla mano, come di chi si trovi in famiglia.

È un figlio di operai che si rivolge a figli di operai.

Le parole dell'insigne religioso scendono nel cuore di quei ragazzi ( « cuore del cuore » di Fratel Teodoreto! ) come gocce di prima pioggia d'autunno sull'argilla del campo che le beve avida.

È un commento della Santa Messa, dai successivi momenti della quale è tratto lo spunto, sempre tempestivo e sempre proprio, a richiamare alla memoria la vita e le virtù del Fondatore dell'Unione Catechisti, non disgiunto da Fra Leopoldo.

Si direbbe un commento fatto a misura del Servo di Dio, il quale termina col largo respiro d'un adagio beethoveniano.

Ed in quel respiro d'armonia di cuori si conclude l'ultimo atto della traslazione, alle ventuna.

La salma, portata a spalle da sei catechisti ed ancora benedetta da P. Callisto, viene murata in un loculo, regolarmente fatto secondo le prescrizioni della Chiesa, con apertura sulla parete esterna del muro retrostante all'altare della cappella privata dei Catechisti: alla presenza dell'autorità della Curia Metropolitana, nelle persone dei Rev.mi Mons. Luigi Quaglia, Promotore di Giustizia, e Canonico Tito Badi, Pro Cancelliere, accompagnati dal Fratel Assistente ed altri Superiori, dal Presidente e dai Catechisti dell'Unione.

Breve, brevissimo corteo, di una semplicità senza pari ( come piaceva a Fratel Teodoreto ), in una gravita tranquilla, serena, con l'unica parola possibile che è il battito più forte del cuore.

Pare che l'aria stessa si permei di pace.

Laudate, pueri, Dominum!

E si va via, verso le ventidue, assorti, come dimentichi dell'ora e di ogni altra cura, come affondati nella meditazione delle cose viste e udite in tutta la giornata, ormai trascorsa, ormai già divenuta ricordo.

Se - nonostante l'impegno posto nel limitare all'indispensabile gli inviti, evitando di proposito cronisti di stampa e di Radio TV - la traslazione si è continuamente svolta in una così imponente cornice di presenti e già è stato dimostrato da parte di estranei un interesse che lascia prevedere visite non infrequenti alla tomba; se nel ricordo ammirativo del Servo di Dio si sono associati concordi, nel divino Sacrificio e con la parola, sacerdoti e religiosi di ordini e di congregazioni diverse, noti per integrità di vita e per preparazione di studi; se da codesto concorso unanime che assume carattere di vero e proprio avvenimento, si sprigiona più forte e più generale la volontà di agire, di organizzarsi più intimamente, più a fndo, in un più largo e costruttivo impulso di Carità secondo l'esempio del Servo di Dio: ciò significa che a cinque anni dalla morte Fratel Teodoreto non è soggetto alla legge del mondo che ordinariamente annebbia e cancella rapida tutto nell'oblìo, ma, anzi, è più vivo di prima, più vivo che mai.

Chi si è cancellato in vita, è nitido in morte.

Nitore d'umiltà e di innocenza.

E non a torto si è mosso qualcuno l'appunto di non aver fatto cantare, come per i funerali di innocenti, il salmo 112, traboccante di gaudiosa gratitudine per l'onniveggente giustizia di Colui che abita nelle altezze: « Laudate, pueri, Dominum qui … humilia respicit in coelo et in terra, suscitans a terra inopem … ut collocet eum cum principibus »!

E non a caso, tra le 18 e le 19, tra le due Messe pomeridiane, ha continuato a saltellare su e giù, dal fondo della cappella fino alla bara ed intorno, una bimbetta sui tre, quattro anni, vestita di bianco, soffusa di grazia.

Correva verso il feretro, vi si fermava davanti, in punta di piedi per toccarlo con la manina alzata, ne faceva il giro e tornava indietro.

Fino a che è intervenuto a mezza voce il babbo: « Angela, sta' ferma! ».

No, buon papa. Lasciala fare, lasciala fare. Ci sta così bene il tuo angioletto, accanto a quella bara!

dis.


Opere Don Bosco

Direzione Generale

Via Maria Ausiliatrice, 33

Torino

Torino, 5 Marzo 1959

Egregio Dottore,

è stato per me un gradito compito rappresentare tutta la Famiglia Salesiana nelle onoranze al Servo di Dio Fratel Teodoreto e all'Unione Catechisti da Lui fondata, tanto benemerita nella educazione cristiana della gioventù operaia.

Volli manifestare ai Fratelli delle Scuole Cristiane e all'Unione Catechisti del SS. Crocifisso la nostra piena adesione e soddisfatene per la comunanza d'intenti in quest'opera altamente benefica e necessaria alla moderna società, preoccupata troppo della formazione dei tecnici e troppo poco della preparazione degli operai cristiani.

Lavoriamo e moltiplichiamoci con I aiuto di Dio e con la solidarietà fraterna.

In unione di preghiere e di lavoro, suo aff. amico

Sac. Renato Ziggiotti

Rettor Maggiore