Primo convegno internazionale degli Istituti Secolari

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Dal 20 al 26 settembre 1970 si è tenuto alla Domus Mariae a Roma il primo convegno internazionale degli istituti secolari.

Erano presenti 420 convegnisti rappresentanti di 91 istituti secolari.

Fu mantenuta la più grande riservatela sul numero degli istituti secolari, sui temi di discussione e impedito l'accesso alle conferente e alle discussioni ad estranei per evitare lo spargersi di notizie e conservare carattere di lavoro a questa manifestazione.

Il presidente del convegno era Giuseppe Lavati, rettore dell'Università del Sacro Cuore di Milano; segretario organizzativo Armando Oberti, autore di un volume sugli istituti secolari.

La presenta di numerosissimo clero, se ha tolto la laicità all'aspetto esterno del convegno, non ha impedito la libertà di espressione tanto apprezzata anche dai moltissimi stranieri presenti.

Dando il benvenuto G. Lazatì richiamò i motivi dell'incontro: « Nella storia non lunga degli i. s. è questo il primo convegno che si svolge con così vasta partecipazione e con l'autorevole appoggio della competente congregazione ( … ).

Scopo degli i. s. è quello di stabilire dei rapporti col mondo tali da raggiungere meglio il suo fine proprio: la salvezza del mondo ».

Il cardinale Antoniutti nella prolusione accenno ai documenti pontifici che riconoscono gli i. s.: Provida Mater Ecclesia, Primo Feliciter, Cum Sanctissimum.

Elementi essenziali per gli i. s. secondo il card. Antoniutti sono i consigli evangelici che creano degli obblighi nella secolarità.

Accennò inoltre al movimento secolarizzante degli istituti religiosi i quali vorrebbero passare indebitamente alla condizione secolare.

Concluse con un incoraggiamento per tutti: « È necessario che ciascuno dica ciò che sente di essere, che stima utile di fare, ciò che desidera si faccia nel quadro della dottrina e dei citati documenti emanati dal Sommo Pontefice e ultimamente dal Concilio ».

Il mattino dei primi tre giorni di convegno fu riservato alle relazioni degli esperti, il pomeriggio ai lavori di gruppo.

Dopo la preghiera di Lodi alle ore 8,30 Mons. Van Lyerde teneva una riflessione.

Il Padre J. Beyer tenne la prima relazione di carattere teologico: La consacrazione di vita negli istituti secolari.

Il punto essenziale del concetto di consacrazione nella Sacra Scrittura è Cristo, l'Unto del Signore, il quale unisce a se tutti gli uomini: « La vita degli i. s. è stata una testimonianza di fede vissuta, prima di tradursi in dottrina.

Se è veramente radicata nel Battesimo, vissuta in Eucaristia, unisce anziché separare, purifica anziché respingere, è incontro con Dio, è comunione con gli uomini ».

La seconda relazione fu di G. Lazzati: Consacrazione e secolarità.

Il carisma della vocazione conduce a unire consacrazione e secolarità « La secolarità, condizione di vita nella quale per il laico, cioè per il cristiano non appartenente all'ordine sacro o allo stato religioso, quell'indole si attua, richiede anzitutto l'attuazione la più profonda e viva possibile delle esigenze battesimali ».

« La consacrazione è mezzo eccellente da Dio dato agli uomini e custodito gelosamente dalla Chiesa per consentire al cristiano di raggiungere pienezza di carità che è a dire unione intima con Dio e per essa di amore per i fratelli ».

Le discussioni di gruppo nel pomeriggio lasciavano intravvedere divergente notevoli sul concetto di vita consacrata negli i. s.

Il giorno seguente la relazione dì Gian Carlo Brasca su La dimensione apostolica degli i. s., non rispose completamente ad alcuni quesiti sorti in seno ai lavori di gruppo.

Dopo aver richiamato l'estensione della salverà alle realtà temporali, il significato della testimonianza e della consacrazione, sottolineava il riserbo e la responsabilità personale come aspetto unico dell'apostolato negli i. s., tacendo quelle opere che alcuni Istituti sentono come comuni all'ideale dei membri.

Attesa e applaudita fu la relazione di Hans Urs von Balthasar su L'obbedienza negli i. s.

Accennò al significato dell'obbedienti di Gesù come presupposto profondo dell'obbedienza dell'uomo e del cristiano.

Particolare riferimento ebbe per i documenti pontifici a cui debbono ispirarsi gli i. s.

Il mattino del 23 Jeanne Metge, segretaria della Caritas Christi tenne la relazione sulla Povertà negli i. s.

« La povertà cristiana non e miseria, abbandono dei beni materiali, mettere in comune questi beni, ma relazione con Dio e i nostri fratelli ed esige un'attitudine interiore dì distacco e degli atti reali di spogliazione e di divisione con gli altri.

Cristo è stato povero; la nostra povertà sarà laica: cioè la povertà che ogni cristiano deve vivere perché ogni cristiano è chiamato alla santità e la povertà è condizione di santità ».

Don José Morena de la Helguera tratto il tema La castità consacrata nel mondo: « Un attento esame della castità sul piano antropologico e psicologico porta a considerare tre attitudini fondamentali dell'amore senza premettere delle differenze tra stato matrimoniale e il celibato o verginità: la gratuità di questo amore, l'universalità e la profondità di questa donazione affettiva.

« La vocazione al celibato e alla verginità … è caratterizzata dal compromesso di piena disponibilità personale per l'attuazione di una testimonianza e di un'unione cristiana senza differenze e senza esclusività ».

I giorni 24-25 furono dedicati esclusivamente a lavori di gruppo.

Il 25 sera e il 26 mattino dopo la Messa furono presentate le conclusioni dei vari gruppi linguìstici.

Il gruppo italiano parlò dell'importanza del pluralismo negli i. s.

Purtroppo non avendo chiarito il concetto di secolarità, si dichiaro ancora in ricerca.

Il gruppo tedesco riprese il concetto dì pluralismo nelle forme più libere anche all'interno degli i. s. valendosi delle dichiarazioni di « Apostolica Actuositatem ».

Il gruppo francese espresse il rammarico per la mancata riflessione teologica sui vari temi trattati al convegno, soprattutto in relazione alla consacrazione laica e alla presenza evangelica.

Chiese il riconoscimento delle forme diverse di istituti e la soluzione delle difficoltà sorte nell'ambito del diritto canonico col separare nettamente i. s. da Istituti Religiosi.

Il gruppo inglese espresse il desiderio di creare un segretariato per gli i. s. separato dalla Congregazione per gli Istituti Religiosi.

Si vide l'opportunità di creare una rivista internazionale per illuminare alcuni aspetti della consacrazione secolare e raccogliere contributi scritti dei vari i.s.

Parve opportuno a tutti dare origine a una commissione di ricerca.

L'elezione portò a queste conclusioni: quattro rappresentanti per l'Italia, due per la Germania, due per la Francia, uno per l'Inghilterra, uno per l'America, uno per il Canada, due per la Spagna e due per gli i. s. di preti.

A conclusione del convegno il Papa accolse in udienza nella sala Clementina i partecipanti.

Le parole del Papa sottolinearono il significato della consacrazione negli i. s. : non del mondo, ma nel mondo per il mondo.

Particolari riferimenti a S. Agostino e al significato della consacrazione nella profondità della propria persona aprirono nuovi orientamenti che la commissione per gli i. s. studierà in modo approfondito per giungere a cogliere le caratteristiche proprie di questa nuova forma di consacrazione nel mondo.