Un itinerario mariano  

B177-A8

La piaga dell'uomo moderno scientifico intellettuale sta nella tendenza istintiva prevalente di arrogare unicamente a sé il merito del successo, ignorando Dio e l'intervento divino, sia diretto sia per il canale della Madonna.

L'uomo fa da sé. Non ha bisogno di Dio.

Ed anche quando professi il principio di fede, è indotto non di rado a sottoporre ogni fatto all'esame della ragione, ma con un'indagine così miope e spezzettata che gli fa perdere il senso dei nessi e dell'insieme.

A questa impressione sono giunto per l'esperienza particolarmente fatta in questi due ultimi anni, durante i quali è stato pubblicato ed è andato ormai esaurito il mio recente libro, L'autre bout de la rue du Bac.

In codesto libro ho voluto rendere testimonianza sulla realtà concreta proprio sull'intervento divino, per il canale della Madonna, nelle vicende della mia vita, movendo da fatti che confortano a sentire ed a onorare la Vergine Santissima nella luce di Immacolata Regina dispensatrice di tutte le grazie per la pace del mondo in Gesù, centro della nostra vita, al quale ella è indissolubilmente unita ai piedi della Croce, perché sua degna Madre.

È per me debito di riverente riconoscenza l'offrire alcune brevi notizie complementari, nella ricorrenza centenaria della nascita del nostro venerato Fratel Teodoreto, che mi fu consigliere determinante negli ultimi anni della sua vita terrena ed ora è affettuoso intercessore in Cielo.

* * *

Passo sopra al silenzio definitivo che seguì l'assicurazione ripetutamente fattami da un grande giornale laico di mettere in evidenza l'eccezionalità del premio letterario conferito ad un autore italiano dall'Accademia di Francia.

Evidentemente, più che il piacere del premio poté il dispiacere dell'affermata Corregalità universale di Maria.

Non mi soffermo sullo schermirsi di critici religiosi, che si scusarono di non potere scrivere una recensione, perché il loro direttore l'avrebbe modificata, condannando per ingenue certe mie argomentazioni, sempre in campo regalmariano.

Eppure, un acuto studioso di storia mi aveva definito le mathématìcien de Notre - Dame.

Ne mi dilungo sul dissenso opposto da un eminente scrittore francese di aderire alla mia domanda di pubblicare il contenuto assai favorevole di una sua lettera.

Anche qui, ciò che era possibile dire liberamente a me, sempre sullo stesso tema, avrebbe sollevato anche a suo carico eccezioni che era meglio non fare insorgere.

Ma ciò che durai fatica a reprimere fu la sorpresa destata in me dall'osservazione mossa da religiose, secondo la quale « il lettore francese preferisce uno stile più oggettivo », facendo riferimento a pagine « molto personali » del mio libro e consigliando di rivederle.

Sono sempre stato pronto ad accogliere qualunque osservazione che valesse a perfezionare i miei studi, e specialmente il testo in oggetto, del quale, prima di scriverlo, cercai ogni documentazione e discussi ogni aspetto in conferenze tenute per vent'anni attraverso l'Europa.

Ma come potrei « rivedere » le pagine « personali », in cui racconto fatti miei, che mi hanno sempre più fortemente confortato - col loro ripetersi - a sentire il volere di Dio con l'intervento della Madonna?

Ultima apparizione della SS. Vergine a S. Caterina Labouré

Mi attenni fedelmente a quanto mi era via via accaduto, limitandomi all'essenziale, e succintamente lo riassumo qui.

1) La mia sorella primogenita, Figlia della Carità, allora segretaria dell'Opera provinciale prò Orfani di guerra a Mantova, pregò la sua Superiora, Suor Madide Panelli, di fare una novena, a mia insaputa, per il mio ritorno alla Fede, in occasione di un ritiro di Superiore italiane, nella cappella delle apparizioni della rue du Bac a Parigi.

Quel ritiro si svolse dal 18 al 26 aprile 1926, durante il quale la novena fu fatta.

Esattamente al termine, il 26 aprile, io fui incontrastabilmente mosso a leggere l'Imitazione di Gesù Cristo, senza potermi staccare da quella lettura per circa un mese, fino ad averla conclusa.

Ed il 23 maggio, Pentecoste, mi riavvicinai alla mensa del Salvatore.

Ebbi le precise notizie della novena venti anni dopo da Suor Pia Maltecca, che nel 1926 era segretaria presso la Casa - madre di Parigi.

E seppi che in quel giorno ricorre la festività di Maria, col titolo di Madonna del Buon Consiglio.

2) La mia attività mariana incominciò con un voto da me fatto all'Immacolata: avrei scritto per lei un libro, se mi avesse concesso la grazia di condurre fuori pericolo la mia famiglia ed altre venti persone, rifugiate in un fienile a Pergola di Faenza, nella notte tra l'8 ed il 9 dicembre 1944, fra le opposte linee inglese e tedesca.

Certi che pochi di noi sarebbero scampati, ci eravamo già scambiate le ultime volontà.

Una sola persona morì ed una settimana dopo io riportai gravi lesioni agli occhi ed un camion tedesco mi passò sulle gambe, senza spezzarmi le ossa.

Da una posizione invidiabile ero piombato nella miseria, avendo perso irrimediabilmente tutto.

Avrei avuto di che essere, se non disperato, almeno molto preoccupato.

Niente di tutto ciò.

Ero così tranquillo che ci fu chi temette mi desse di volta il cervello.

Mi pareva che da quel momento incominciasse la mia vera vita.

Ne possono far fede Don Scolastico Berardi, parroco a Pergola di Faenza; l'amico Domenico Natali della carducciana casa del « Pianto antico » a Bologna; il P. Morazzoni, procuratore generale dei Saveriani a Parma.

3) Ero unicamente preocuppato di adempiere il mio voto.

Scrivere sull'Immacolata, senza alcuna preparazione?

Sarebbe troppo lungo raccontare qui come io ci giungessi.

L'essenziale è che il libro fu scritto, non più di un centinaio di pagine, e che per un incontro provvidenziale m'imbattei a Roma nel celebre P. R, Garrigou - Lagrange O. P., nella cella n. 14 dell'Angelicum, il quale volle scrivere la prefazione, affermando che in quelle pagine c'era qualcosa di nuovo e che non si capacitava come un impreparato le avesse potute scrivere.

Di modo che, forte di quell'illustre consenso, le feci stampare e la sera del 26 luglio 1947, al portone di bronzo, consegnai il tutto ( Soeur Catherine, La Santa del silenzio, e Il mio ritorno ) ad una guardia svizzera con una lettera diretta alla Santità del Papa Pio XII.

Il quale, pur non conoscendomi affatto, dovette scorrere nella notte quei testi poiché il 27, in un discorso, chiamò Santa del silenzio Caterina Labouré, la veggente delle apparizioni della rue du Bac, che in quel giorno era stata canonizzata.

Tre giorni dopo, mi fu spedita una lettera d'altissima benevolenza dell'Augusto Pontefice, a firma dell'allora Monsignor Montini, attualmente regnante Paolo VI.

4) Ricevetti nello stesso tempo quella lettera consolante e l'accertata notizia desolante del fallimento dell'editore.

Non ebbi un attimo di esitazione.

Con quella pace che dalla notte dell'8 dicembre del '44 non mi ha mai abbandonato, impiegai la totalità dei miei crediti nell'acquisto dei miei lavori stampati in quattro lingue, oltre centomila copie.

Divenni il venditore di me stesso, tenendo molte conferenze.

Quella che mi aiutò di più - ormai mi ero dedicato completamente a studi mariani - fu il mio intervento sull'Immacolata co - Mediatrice Regina del mondo alla sessione mariologica plenaria del 26 ottobre 1950, all'Ateneo Lateranense, in occasione del primo congresso mariologico internazionale.

Il testo fu riprodotto in extenso il 30 novembre successivo dall'Osservatore Romano col titolo « La Vierge au globe » e da allora ebbe traduzione in una ventina di lingue ( di cui sei orientali ) e fu radiotrasmesso da Taipeh e da Hong Kong dall'Arcivescovo di Chang Sha, Monsignor Petronio Lacchio O.F.M., con risonanze sulla peregrinazioni mariane di quelle terre ( P. J. Moran S. J., « Eastern Messenger » ), dicembre 1952 - febbraio 1953 e della Germania ( 1954 - 1955 ) per le traduzioni di quella grande anima mariana che fu Schw. Maria Anelila von Gebsattel.

5) Credo di avere incontrato in quel tempo i massimi esponenti della teologia mariana, di cui ricordo con particolare riconoscenza i Padri Crapez, Balie e Roschini, Don Domenico Bertetto S.D.B., i Padri Feckes, Bover S.J., Hupperts monfortano, Browne O.P. Senza mai dimenticare il P. Garrigou - Lagrange O.P., che fu il mio saldissimo pilastro.

Ma ci fu un incontro, il più importante di tutti, che mi condusse ad abbracciare tutta una grande famiglia di Religiosi.

Dopo il luglio del '47 andavo meditando sull'orientamento che avrei dovuto prendere a sostegno della mia vocazione mariana ed avevo finito per recarmi ad Albino, nel Bergamasco, come per un richiamo materno, poiché la mia mamma è di famiglia bergamasca.

Sulla via del ritorno verso Torino, l'11 ottobre, mi sedetti in uno scompartimento di terza classe, a Milano, accanto ad un Fratello delle Scuole Cristiane, col quale attaccai animato discorso fino all'arrivo.

Quel caro Fratello mi parlò della sua Congregazione con tale calore da accendere in me un così vivo desiderio di conoscerla da vicino che non mi detti pace finché non l'avessi soddisfatto.

E sulle orme del catechista De Maria arrivai al mio faro orientatore, il Fratel Teodoreto.

Ne fui conquistato.

Gli riferii il mio piano di lavoro, accolto con un « De Maria numquam satis ! ».

Era il primo sabato del 1948.

Quando partii per Roma, per le elezioni politiche di quell'anno ( ero ancora iscritto all'Anagrafe della città Eterna ), il Servo di Dio aggiunse: « Per Lei ci vuole il Frère Alcime - Marie ».

Non mi disse chi fosse.

Fatto sta che l'8 aprile mi recai alla Casa Generalizia dei Fratelli delle Scuole Cristiane e mi trovai di fronte il Procuratore Generale.

Mi lasciò parlare per un'ora.

Non m'interruppe mai, fissi su di me i suoi occhi freddi da bisturi, come se avesse davanti un paziente da sezionare.

Uscendo, dissi fra me e me: « Non ho mai fatto un fiasco come ora ! », tanto mi era parso che quel viso fosse stato impenetrabile.

Invece, fu proprio il Frère Alcime - Marie che mi spalancò le porte della sua estesa Comunità, ad ogni mio bussare.

Posso dire che non meno della metà del mio lavoro fu facilitata dai Fratelli, dalla traduzione del Bro. Paul Eirick all'assistenza del Frère Nicet - Joseph, allora direttore del Secondo Noviziato, che mi favorì specialmente per le traduzioni nelle lingue orientali, nel corso dell'anno mariano 1954, per la istituzione della festa liturgica della Corregalità universale di Maria.

( Incidentalmente, ricordo che fui incaricato di commentare quel festoso avvenimento alla Radio Vaticana, prima della proclamazione in San Pietro ).

6) Da allora sono passati altri sedici anni di viaggi, di ricerche, di articoli su riviste e giornali, sempre vertenti sul messaggio di pace profuso sul mondo dalle apparizioni della rue du Bac.

Il primo testo ( Soeur Catherine ) è stato completato dal secondo, col titolo di « L'autre bout de la rue du Bac », accolto dal paterno favore della Santità del Papa Paolo VI e dai giudizi positivi di molti studiosi eminenti di non pochi paesi, dei quali mi limito a citare quelli d'oltre Alpe: Cardinale Jean Daniélou S.J., Jean Guitton, Francois Mauriac, Edmond Michelet, Abel Moreau, Marie - René Bazin, figlia del mio caro Maestro, come se si fosse voluto pronunciare anche lui.

Non è mancato il consenso particolarmente qualificato della Mère Chiron, Figlia della Carità, Superiora Generale, che ha raccomandato il libro a tutta la sua Comunità.

E col premio letterario dell'Accademia Francese non è neppure mancato il consenso del generale De Gaulle, del quale lo stesso Jean Guitton mi ha sottolineato l'eccezionaiità della risposta.

( Avevo inviato al Presidente francese una copia per ringraziare nella sua persona, ora che sono giunto al termine della mia carriera di scrittore, tutti i Francesi che mi hanno teso la mano durante quarantaquattro anni di cameratesco lavoro ).

Dopo tanta abbondanza di esiti felici, di cui ho ricordato soltanto quelli essenziali, rivado con la mente a quella vena di sorgente d'ispirazione che fu il lontano dicembre del 1944 e, se io non fossi il protagonista di questa vicenda, mi domando io stesso se sono cose da potersi credere, incominciando da quella tranquillità imperturbabilmente fiduciosa che mi ha sempre accompagnato anche nelle ore più drammatiche.

Che io ci abbia messo tutta la mia buona volontà, ne convengo.

Ma che un impreparato in materia religiosa, un autentico ignorante come me, sia riuscito a scrivere ed a parlare senza cadere mai in errore, questo mi pare impossibile senza un aiuto superiore.

Non per nulla da anni il P. Gabriele M. Roschini O.S.M. mi ha suggerito di raccontare il mio itinerario mariano.

Non mi ci sono deciso, perché debbo parlare in prima persona.

Ma ho fatto sottovoce questa confessione ai Lettori del Bollettino dei Catechisti perché ne siano confortati a credere che in questa Era mariana il Signore permette qualunque avvenimento consolatore per il canale della Madonna, perché Egli ne vuole la meritata glorificazione.

Checché ne pensino gli increduli ed i tentennanti, De Maria Numquam Satis, come mi ripeté il nostro caro Fratel Teodoreto!

Gaetano G. di Sales