La Chiesa e il mondo di oggi hanno bisogno di santi

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Dal discorso di Paolo VI durante la canonizzazione dei 40 martiri inglesi.

( v. Oss. Roma, 26/27-10-1970 ).

Il nostro tempo ha bisogno di Santi e in special modo dell'esempio di coloro che hanno dato il supremo testimonio del loro amore per Cristo e la sua Chiesa: « nessuno ha un amore più grande di colui che dà la vita per i propri amici » ( Gv 15,13 ).

Queste parole del Divin Maestro, che si riferiscono in prima istanza al sacrificio che Egli stesso compì sulla croce offrendosi per la salvezza di tutta l'umanità, valgono pure per la grande ed eletta schiera dei martiri di tutti i tempi, dalle prime persecuzioni della Chiesa nascente fino a quelle - forse più nascoste ma non meno crudeli - dei nostri giorni.

La Chiesa di Cristo è nata dal sacrificio di Cristo sulla Croce ed essa continua a crescere e svilupparsi in virtù dell'amore eroico dei suoi figli più autentici.

« Semen est sanguis christianorum » ( Tertullianus, Apologeticus, 50; P.L. 1, 534 ).

Come l'effusione del sangue di Cristo, così l'oblazione che i martiri fanno della loro vita diventa in virtù della loro unione col Sacrificio di Cristo una sorgente di vita e di fertilità spirituale per la Chiesa e per il mondo intero.

« Perciò - ci ricorda la costituzione Lumen Gentium ( num. 42 ) - il martirio, col quale il discepolo è reso simile ai Maestro che liberamente accetta la morte per la salute del mondo, e a Lui si conforma nell'effusione del sangue, è stimato dalla Chiesa dono insigne e suprema prova di carità ».

Molto si è detto e si è scritto su quell'essere misterioso che è l'uomo:

sulle risorse del suo ingegno, capace di penetrare nei segreti dell'universo e di assoggettare le cose materiali utilizzandole ai suoi scopi;

sulla grandezza dello spirito umano che si manifesta nelle ammirevoli opere della scienza e dell'arte;

sulla sua nobiltà e la sua debolezza; sui suoi trionfi e le sue miserie.

Ma ciò che caratterizza l'uomo, ciò che vi è di più intimo nel suo essere e nella sua personalità, è la capacità di amare, di amare fino in fondo, di donarsi con quell'amore che è più forte della morte e che si prolunga nell'eternità.

Il martirio dei cristiani è la espressione e il segno più sublime di questo amore, non solo perché il martire rimane fedele al suo amore fino all'effusione del proprio sangue, ma anche perché questo sacrificio viene compiuto per l'amore più alto e nobile che possa esistere, ossia per amore di Colui che ci ha creati e redenti, che ci ama come Egli solo sa amare, e attende da noi una risposta di totale e incondizionata donazione, cioè un amore degno del nostro Dio.

Leggendo gli atti del loro martirio e meditando il ricco materiale raccolto con tanta cura sulle circostanze storiche della loro vita e del loro martirio, rimaniamo colpiti soprattutto da ciò che inequivocabilmente e luminosamente rifulge nella loro esistenza; esso, per la sua stessa natura, è tale da trascendere i secoli, e quindi da rimanere sempre pienamente attuale e, specie ai nostri giorni, di importanza capitale.

Ci riferiamo al fatto che questi eroici figli e figlie dell'Inghilterra e del Galles presero la loro fede veramente sul serio: ciò significa che essi l'accettarono come l'unica norma della loro vita e di tutta la loro condotta, ritraendone una grande serenità ed una profonda gioia spirituale.

Con una freschezza e spontaneità non priva di quel prezioso dono che è l'umore tipicamente proprio della loro gente, con un attaccamento al loro dovere schivo da ogni ostentazione, e con la schiettezza tipica di coloro che vivono con convinzioni profonde e ben radicate, questi Santi Martiri sono un esempio raggiante del cristiano che veramente vive la sua consacrazione battesimale, cresce in quella vita che nel sacramento dell'iniziazione gli è stata data e che quello della confermazione ha rinvigorito in modo tale che la religione non è per lui un affare marginale, bensì l'essenza stessa di tutto il suo essere ed agire, facendo sì che la carità divina diviene la forza ispiratrice, fattiva ed operante di una esistenza, tutta protesa verso la unione di amore con Dio e con tutti gli uomini di buona volontà, che troverà la sua pienezza nell'eternità.

La Chiesa e il mondo di oggi hanno sommamente bisogno di tali uomini e donne, di ogni condizione e stato di vita, sacerdoti, religiosi e laici, perché solo persone di tale statura e di tale santità saranno capaci di cambiare il nostro mondo tormentato e di ridargli, insieme alla pace, quell'orientamento spirituale e veramente cristiano a cui ogni uomo intimamente anela - anche talvolta senza esserne conscio - e di cui tutti abbiamo tanto bisogno.

Salga a Dio la nostra gratitudine per aver voluto, nella sua provvida bontà, suscitare questi Santi Martiri, l'operosità e il sacrificio dei quali hanno contribuito alla conservazione della fede cattolica nell'Inghilterra e nel Galles.

Continui il Signore a suscitare nella Chiesa dei laici, religiosi e sacerdoti che siano degni emuli di questi araldi della fede.

Voglia Dio, nel suo amore, che anche oggi fioriscano e si sviluppino dei Centri di studio, di formazione e di preghiera, atti, nelle condizioni di oggi, a preparare dei santi sacerdoti e missionari quali furono, in quei tempi, i venerabili Collegi di Roma e di Valladolid e i gloriosi Seminari di St. Omer e Douai, dalle file dei quali uscirono appunto molti dei Quaranta Martiri, perché come uno di essi, una grande personalità, il santo Edmondo Campion diceva: « Questa Chiesa non si indebolirà mai fino a quando vi saranno sacerdoti e pastori ad attendere al loro gregge ».

Voglia il Signore concederci la grazia che in questi tempi di indifferentismo religioso e di materialismo teorico e pratico sempre più imperversante, l'esempio e la intercessione dei Santi Quaranta Martiri ci confortino nella fede, rinsaldino il nostro autentico amore per Dio, per la sua Chiesa e per gli uomini tutti.