Il rinnovamento della catechesi

B186-A2

Appunti sul documento base dell'Episcopato Italiano

Nei primi mesi del 1970 l'Episcopato italiano ha pubblicato un documento basilare per il rinnovamento della catechesi e in preparazione ai vari catechismi che dovranno essere pubblicati secondo le direttive del Concilio Ecumenico Vaticano II, adeguandosi alle varie categorie di fedeli e sostituendo il catechismo di Pio X.

Tale documento non è un catechismo preparatorio e nemmeno un direttorio per la preparazione dei vari testi, bensì una specie di trattato sulla catechesi in generale, una raccolta di osservazioni e di norme, una visione di insieme della catechesi nel contesto della vita della Chiesa, che costituisce davvero una tappa fondamentale; e quantunque sia stato concepito come punto di partenza per ulteriori studi e lavori è preziosissimo per l'impostazione dell'insegnamento catechistico su metodi e forme più efficaci e moderne.

La stampa cattolica lo ha giudicato il fatto più importante della Chiesa italiana in questi ultimi anni.

Lo stesso Sommo Pontefice Paolo VI ne ha voluto rilevare l'importanza con frasi altamente significative: « È un documento che segna un momento storico e decisivo per la fede cattolica del popolo italiano.

È un documento in cui si riflette l'attualità dell'insegnamento dottrinale, quale emerge dalla elaborazione dogmatica del recente Concilio.

È un documento ispirato alla carità del dialogo pedagogico, che dimostra cioè la premura e l'arte di parlare con discorso appropriato, autorevole e piano, alla mentalità dell'uomo moderno.

Faremo bene a darvi grande importanza e a farne la radice d'un grande, concorde, instancabile rinnovamento per la catechesi della presente generazione ».

I catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata hanno accolto con gioia e gratitudine questo documento e gli hanno dato effettivamente grande importanza, prendendolo a base dei loro studi e delle loro discussioni durante l'assemblea generale, e ne hanno rilevato specialmente quegli elementi che li riguardano più da vicino e li inducono ad un approfondimento della loro missione di catechisti militanti sotto l'insegna del Crocifisso.

Non abbiamo la pretesa di presentare qui un commento completo a un documento così alto e così denso; ma ci limitiamo a rilevare alcuni punti che ci interessano maggiormente e più direttamente.

Il primo elemento è la centralità del mistero di Cristo nel messaggio della salvezza: « Gesù Cristo nella pienezza della sua umanità e divinità, e come Salvatore e Signore di tutte le creature, è il "mistero" che Dio ha predisposto da tutta l'eternità e ha svelato al suo popolo, perché lo annunci e lo diffonda nel mondo.

Radicati e fondati nella carità di Cristo, i fedeli sono chiamati a riconoscerlo e a viverne l'ampiezza e la lunghezza, l'altezza e la profondità, fino a essere ripieni di tutta la pienezza di Dio » ( art. 69 ).

Oggetto della catechesi è quindi Gesù Cristo, figlio di Dio, incarnato e morto per noi, salvatore e capo di tutto il creato, sempre presente ed operante in esso: « La catechesi non intende proporre semplicemente un nucleo essenziale di verità da credere; ma intende soprattutto far accogliere la sua persona vivente, nella pienezza della sua umanità e divinità, come Salvatore e Capo della Chiesa e di tutto il creato » ( art. 58 ).

« Educare al pensiero di Cristo, a vedere la storia come Lui, a giudicare la vita come Lui, a scegliere e ad amare come Lui, a operare come insegna Lui, a vivere in Lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo » ( art. 38 ).

Il mistero di Cristo è messo a fuoco nitidamente e posto in gran rilievo, con notevole progresso rispetto alla prassi fin qui seguita.

Il catechismo di S. Pio X, ad esempio, documento notevolissimo, cui non deve essere tolto nulla della sua importanza, era tuttavia ricco di definizioni astratte, assai precise, ma presentate come in un codice, senza prospettiva.

Nel nuovo documento base viene sottolineato il sacrificio di Gesù, che « per il suo amore e la suo obbedienza fino alla morte di croce, è colui nel quale il Padre ha voluto salvare e riunire tutti gli uomini e l'intero universo » ( art. 66 ).

Ma è anche richiamato vigorosamente che Egli è il Verbo eterno di Dio, il « Figlio proprio di Dio » nel quale « abita corporalmente tutta la pienezza della divinità » e per il quale furono fatte tutte le cose e tutte sussistono in Lui, che è il Capo, Signore e Re dell'Universo.

« La fede nella divinità di Gesù Cristo va particolarmente difesa e corroborata in questo nostro tempo …

Occorre una coraggiosa e rinnovata catechesi, che porti l'uomo a esclamare ancora oggi, con umiltà e veracità: mio Signore e Mio Dio » ( art. 64 ).

« Il primato di Gesù Cristo, centro di coesione di tutto ciò che Dio ha creato e redime, si manifesta con ogni potenza nella sua morte e risurrezione » ( art. 67 ).

« La fede in Gesù Cristo, come capo e signore della nuova creazione, è la proposta essenziale soprattutto per l'uomo moderno » ( art. 68 ).

Un secondo elemento che risalta dal documento di base è l'importanza della missione catechistica, che anzitutto fa parte del Ministero dei Pastori e costituisce un'attività essenziale e perenne della Chiesa, un elemento imprescindibile della sua vita, che non può mai venir meno, e che assume anche espressioni pubbliche e ufficiali ( art. 22 ).

« La Chiesa sviluppa l'annuncio fondamentale della parola di Dio con la catechesi … che è l'esplicazione sempre più sistematica della prima evangelizzazione, educazione di coloro che si dispongono a ricevere il Battesimo e a ratificarne gli impegni.

Essa intende portare alla maturità della fede attraverso la presentazione sempre più completa di ciò che Cristo ha detto, ha fatto, e ha comandato di fare » ( art. 30 ).

« La catechesi è il momento centrale di ogni attività pastorale, di ogni solidarietà e istituzione ecclesiale, di ogni struttura che possa contribuire alla edificazione del Corpo Mistico di Cristo » ( art. 143 ).

Sono espressioni molto forti, che contrastano assai con la pratica e che dovrebbero indurre tutti ad una profonda revisione di questo settore.

Ci auguriamo che sia tramontata definitivamente quella idea del catechismo che si manifestava in molti luoghi con il modo appunto di organizzarlo e di insegnarlo, che faceva perdere ai ragazzi la stima di esso; e con il riservarlo esclusivamente ai più piccoli, come se ai più grandi non avesse più nulla da dire.

Se le direttive dei vescovi si vogliono prendere sul serio occorre formare un'attrezzatura adeguata, un'organizzazione che prepari bene dei catechisti e li assista in questo compito che è più difficile di quanto sembri e che è assai avaro di soddisfazioni.

Tutti i cristiani sono solidali e corresponsabili con la Gerarchia nell'opera della evangelizzazione, tutti i fedeli sono associati ai Pastori in questo sforzo di illuminazione degli uomini e di penetrazione dei principi cristiani nelle strutture del mondo.

« La comunità dei cristiani è una comunità profetica …

Nella Chiesa ogni credente è, per la sua parte, responsabile della parola di Dio ».

E quindi tutte le istituzioni devono essere mobilitate per la catechesi: la Diocesi, che garantisce l'autenticità del servizio della parola di Dio; la parrocchia, cellula viva della Diocesi, la famiglia, che è come la madre e la nutrice dell'educazione per tutti i suoi membri; le varie associazioni; la scuola, che ha possibilità di grande importanza; il mondo del lavoro e della professione, ecc.

Ogni gruppo sperimenti ciò che è più confacente nel suo ambiente: famiglie, associazioni, comunità religiose, tutti devono essere catechisti e valersi anche dei mass-media.

La Chiesa è allo stesso tempo trascendente e immanente e quindi si realizza nelle singole chiese locali, presso di cui deve formarsi una tradizione viva locale.

Ma accanto allo sforzo di espansione, e proprio per garantirlo, occorre uno sforzo di approfondimento, di specializzazione.

In un compito così ampio e complesso occorrono degli operatori qualificati che si pongano a disposizione dei Pastori, come un organismo specializzato, e occorrono catechisti seriamente formati, sia culturalmente che spiritualmente.

« La vitalità della comunità cristiana dipende in maniera decisiva dalla presenza e dal valore dei catechisti e si esprime tipicamente nella sua capacità di prepararli » ( art. 184 ).

Quello del catechista è dunque un autentico ministero, che risponde ad una esigenza essenziale della Chiesa, e come tutti i compiti essenziali giustifica pienamente, anzi richiede che vi siano persone ad esso totalmente dedicate.

È dunque pienamente giustificata, accanto ai catechisti volontari di ogni provenienza, la presenza di catechisti totalmente consacrati a questo ministero anche con gli impegni della vita religiosa, totalmente disponibili e particolarmente qualificati, che nella catechesi trovino una sorgente per la propria santificazione e sulla catechesi riversino l'efficacia spirituale della loro consacrazione a Dio, così come avviene per molte altre attività della Chiesa che hanno dato luogo a famiglie religiose dedicate alle missioni, all'educazione dei giovani, all'assistenza dei malati, ecc. ecc.

« Nell'assolvimento del loro compito i catechisti fanno molto più che insegnare una dottrina.

Sono testimoni e partecipi di un ministero, che essi stessi vivono e che comunicano agli altri con amore.

Questo ministero li trascende infinitamente; e tuttavia esso si compie anche attraverso la loro azione …

Il catechista è consacrato e inviato da Cristo … è consapevole portavoce della Chiesa … » ( art. 185 ).

« Il catechista si caratterizza anzitutto per la sua vocazione e il suo impegno di testimone qualificato di Cristo … » ( art. 186 ).

Questo è detto per tutti i catechisti in genere.

Ma chi non vede quanto sia più pienamente e più profondamente vero per coloro che hanno consacrato tutta la vita con impegno solenne a questo ministero, riservandogli non solo tutte le energie, ma potenziandole con tutte le risorse della vita religiosa?

L'opera del Fr. Teodoreto, che è stata concepita e impostata appunto secondo questi criteri, non potrebbe ricevere un riconoscimento più alto e più solenne.

Essa si dimostra precorritrice di oltre mezzo secolo.

La presenza nell'Unione di due classi di catechisti, i congregati e gli associati, è la riprova ad un tempo che « il compito profetico della Chiesa è vasto e si dispiega in ricchezza di compiti e di forme, eppure ogni vero cristiano lo sa svolgere, perfino il fanciullo fra i suoi coetanei » ( art. 198 ).

Ma se l'influenza di ogni cristiano fervente nell'ambiente che lo circonda, si manifesta spontaneamente ( « risplenda la vostra luce davanti agli uomini affinché vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli » ) è diverso il discorso se si vuol fare una catechesi sistematica.

La scienza della Religione è una scienza difficile e per insegnarla occorre una seria preparazione scientifica e didattica.

Inoltre la Religione non è soltanto trasmissione della verità rivelata, ma è formazione di una mentalità di fede, educazione a vivere cristianamente, non solo nei rapporti con Dio e con il prossimo, ma in tutte le manifestazioni della vita umana.

« La catechesi … educa a rilevare e rispettare tutto ciò che c'è di buono nell'umanità … a edificare la pace, la comprensione e lo sviluppo … a partecipare responsabilmente all'attività missionaria … » ( art. 50 ).

Un punto sul quale il documento episcopale insiste con energia è appunto quello secondo cui la catechesi non è solamente una materia di insegnamento, ma è una trasmissione di vita, una educazione a vivere cristianamente, per cui non è sufficiente la parola, ma occorre nel catechista l'impegno della vita, e non è sufficiente la dottrina, ma occorre l'adeguamento di essa alla mentalità, alla psicologia, alle legittime esigenze del catechizzato.

« La catechesi … presenta l'intero mistero di Cristo con tutta la pienezza delle sue implicazioni e dei suoi sviluppi » ( art. 74 ).

« È necessaria una continua ricerca che, lasciando intatto l'essenziale, trovi ogni volta le formulazioni più adatte alle diverse categorie » ( art. 75 ).

In coerenza con queste osservazioni il documento episcopale è notevole per due caratteristiche che rileviamo a conclusione di queste note.

La prima è un'eccezionale apertura di visuale e di animo, che non c'è neppure nel catechismo olandese, nonostante la sua pretesa di adeguarsi a tutti.

I vescovi italiani riconoscono generosamente tutti quei nuclei di verità che esistono anche fuori del cristianesimo e recepiscono ogni valore autentico della creazione e della storia.

Non è Dio il creatore di tutto? E non è per il Verbo di Dio che tutto è stato fatto?

Vengono in mente quelle parole di S. Paolo nella Epistola ai Filippesi: « Tutto ciò che vi ha di vero, di nobile, di giusto, di puro, di amabile, di onorevole, tutto ciò che è virtuoso e degno di lode, questo formi l'oggetto dei vostri pensieri » ( Fil 4,8 ).

La Chiesa, pur essendo trascendente, assume tutti i valori umani, è un'incarnazione perenne.

È il mistero nascosto nei secoli in Dio, che vuoi salvi tutti.

Che direttiva illuminante e liberatrice rappresenta questo atteggiamento per la condotta pratica dei cristiani, specialmente per coloro che vivono nel secolo, e per i catechisti che devono compiere il loro apostolato nel secolo e presentare la dottrina in modo facilmente intuibile, dolcemente amabile e immediatamente praticabile, sinceramente realizzata nella loro condotta.

La seconda è l'insistenza sull'aspetto pedagogico e didattico della catechesi, che rappresenta una delle principali difficoltà di questa missione.

E perciò la valorizzazione della scuola, « la catechesi deve caratterizzarsi in riferimento alle mete e ai metodi propri di una struttura scolastica moderna.

La formazione integrale dell'uomo e del cittadino, mediante l'accesso alla cultura è la preoccupazione fondamentale.

L'educazione della coscienza religiosa si inserisce in questo contesto » ( art. 154 ).

E perciò il coordinamento dell'attività catechistica.

« Principio fondamentale, che ispira il coordinamento della catechesi è l'unità inferiore della persona …

Il cristiano attinge i valori ovunque si trovino, ma deve poter costruire nella sua coscienza una visione unitaria e ordinata dei misteri della fede, della storia, della vita.

In questa prospettiva si possono e si devono cercare programmi e metodi adatti per ciascuna istituzione, con rispetto delle competenze educative » ( art. 159 ).

E infine l'originalità del metodo catechistico, che è diverso da quello di ogni altra scienza, perché non è attività sul piano unicamente naturale, ma anche su quello soprannaturale, collaborazione con la grazia di Dio, senza la quale non raggiungerebbe alcun risultato.

« Il primo atto di sapienza del catechista, che cerca il suo metodo educativo, è il riconoscimento dell'azione di Dio …

Tanto più è valido il metodo del catechista, quanto più egli, consapevole della propria debolezza, sa mostrare l'autorità di Dio che si rivela » ( art. 163 ).

Questi brevissimi appunti, ci auguriamo che richiamino l'attenzione dei catechisti sul documento episcopale, e da esso, come da una miniera, traggano tesori innumerevoli per la loro sublime e difficile missione.