Antologia patristica

B191-A2

« Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così dev'essere esaltato il Figlio dell'uomo ».

Avendo detto che con il battesimo è stata fatta agli uomini la più grande delle grazie, aggiunge anche quale ne è stata la causa, che è una grazia non meno grande, cioè la croce.

Similmente anche Paolo, nella lettera ai Corinti, parla contemporaneamente di queste due grazie benefiche, dicendo: « Forse che Paolo è stato crocifisso per voi? Oppure siete stati battezzati nel nome di Paolo? ».

Sono questi due benefici che rivelano infatti soprattutto l'ineffabile amore di Dio per noi: l'avere Egli sofferto per i propri nemici, e dopo essere morto per loro, l'avere accordato una completa remissione dei peccati mediante il battesimo.

… Se i giudei guardando il simulacro bronzeo del serpente sfuggivano alla morte, a maggior ragione quelli che credono in Colui che è stato crocifisso riceveranno una grazia molto più grande.

Ciò è accaduto … perché Dio ha tanto amato il mondo, che è stato crocifisso il suo tempio vivente.

Affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia la vita eterna.

Non vedete qual è lo scopo della croce e come da essa è nata la salvezza?

Non vedete la concordanza della figura con la realtà rappresentata?

Nel primo caso i giudei sfuggivano alla morte eterna.

Là il serpente appeso curava i morsi del serpente; qui Gesù crocifisso cura le ferite inflitte dal serpente spirituale.

Là venivano guariti quelli che guardavano con gli occhi del corpo; qui chi guarda con gli occhi dell'anima si libera da tutti i suoi peccati.

Là era appeso un simulacro di bronzo modellato in forma di serpente; qui il corpo del Signore formato dallo Spirito Santo …

Sì, « Dio amò tanto il mondo, che diede il suo Figlio, l'Unigenito, affinché chiunque Crede in Lui non perisca, ma abbia la vita eterna » …

Inchiniamoci dunque alla sua carità; vergogniamoci di noi stessi di fronte a un tale accesso di bontà.

Egli infatti, per salvare noi, non ha risparmiato il suo Figlio; noi invece ci mostriamo avari e restii a donare anche i nostri beni materiali.

S. Giov. Crisostomo ( disc. XXVII, 1/2 )

« In verità, in verità vi dico: chi crede in me ha la vita eterna ».

Cristo ha voluto rivelare ciò che è.

In maniera più concisa avrebbe potuto dire: Chi crede in me, ha me.

Cristo infatti è vero Dio e vita eterna.

Chi crede in me, egli dice, entra in me; e chi entra in me, ha me.

Ma cos'è avere me? È avere la vita eterna.

Colui che è la vita eterna accettò la morte, ha voluto morire; ma in ciò che possedeva di tuo, non di suo.

Egli ha ricevuto la carne da te, in cui poter morire per te.

Egli ha preso la carne dagli uomini, ma non nel modo in cui la prendono gli uomini.

Egli, che ha il Padre nel cielo, scelse una madre in terra: in cielo è nato senza madre, in terra è nato senza padre.

La vita ha accettato la morte, affinché la vita uccidesse la morte.

Dunque « chi crede in me - dice - ha la vita eterna », che non è quella che si vede, ma quella che non si vede.

Infatti, la vita eterna è il Verbo, che « era in principio presso Dio, e il Verbo era Dio e la vita era la luce degli uomini ».

Egli stesso, che è la vita eterna, comunicò la vita eterna anche alla carne da lui assunta.

Egli venne per morire, ma il terzo giorno risuscitò.

La morte venne a trovarsi tra il Verbo che assunse la carne e la carne che risorgeva, e fu debellata.

S. Agostino ( Om. 26,11 )