Dagli scritti di S. Agostino

B194-A9

Alle nozze di Cana « quel che i servi avevano versato nelle anfore, fu cambiato in vino per opera del Signore, come per opera del medesimo Signore si cambia in vino ciò che cade dalle nubi.

Se questo non ci meraviglia è perché avviene regolarmente ogni anno: la regolarità con cui avviene impedisce la meraviglia.

Eppure questo fatto meriterebbe maggior considerazione di quanto avviene dentro le anfore piene d'acqua.

Come è possibile, infatti osservare le risorse che Dio dispiega nel reggere e governare questo mondo, senza rimanere ammirati e come sopraffatti da tanti prodigi?

Che meraviglia, ad esempio, e quale sgomento prova chi considera la potenza anche d'un granello di qualsiasi seme!

Ma siccome gli uomini, ad altro intenti, trascurano di considerare le opere di Dio, e trame argomenti di lode quotidiana per il Creatore, Dio si è come riservato di compiere alcune cose insolite, per scuotere gli uomini dal loro torpore e richiamarli al suo culto con nuove meraviglie.

Risuscita un morto e tutti rimangono meravigliati; eppure ogni giorno ne nascono tanti, e nessuno ci bada.

Ma se consideriamo più attentamente, è un miracolo più grande creare ciò che non era, che risuscitare ciò che era.

Ed è il medesimo Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che compie tutte queste cose per mezzo del suo Verbo, e lui che le ha create le regge.


Il creatore dell'uomo ha voluto essere uomo: si e fatto ciò che egli aveva fatto, affinché non perisse la sua creatura.

Che cosa si può aggiungere a tale misericordia?

Eppure egli vi aggiunse qualcosa.

Non si accontentò di farsi uomo, ma volle essere anche riprovato dagli uomini; non si accontentò di farsi riprovare, volle anche essere oltraggiato; non si accontentò di farsi oltraggiare, si fece anche uccidere; e, come se neppure questo bastasse, volle subire la morte di croce.

Così quando l'Apostolo parla della sua obbedienza fino alla morte, gli sembra poco dire: Si fece obbediente fino alla morte; e siccome non si trattava di una morte qualsiasi, aggiunge: fino alla morte di croce.

Fra tutte le morti non ce n'era una peggior di quella della croce.

Tanto che per indicare i dolori più atroci si usa il termine "cruciatus" che deriva da croce.

I crocifissi che pendevano dal legno inchiodati alle mani e ai piedi, erano condannati a morire di morte lenta.

La crocifissione non provocava subito la morte: si rimaneva vivi a lungo sulla croce, e non perché si volesse prolungare la vita, ma perché fosse ritardata la morte, e così il dolore non cessasse troppo presto.

È poco dire che egli volle morire per noi, accettò di farsi crocifiggere facendosi obbediente fino alla morte di croce.

Colui che avrebbe annientato la morte, scelse il peggiore e il più ignominioso genere di morie: con la sua orribile morte uccise ogni morte.

Era la morte più orribile per i Giudei, i quali non si rendevano conto che appunto per questo era stata scelta dal Signore.

Egli avrebbe fatto della sua croce un vessillo, e l'avrebbe posta sulla fronte dei fedeli come trofeo di vittoria sul diavolo, tanto che l'Apostolo dice: « Non sia mai che io mi glori d'altro all'infuori della croce del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale il mondo è per me crocifisso e io lo sono per il mondo ».

Niente era allora così insopportabile nella carne, niente è adesso così glorioso sulla fronte come il segno della croce.

Che cosa non riserverà ai suoi fedeli colui che ha conferito tanto onore al suo supplizio?

I Romani stessi, ormai, non usano più la croce come supplizio ritenendo che, dopo essere stata tanto onorata dal Signore, sarebbe fare onore a un criminale crocifiggendolo.

Colui dunque che è venuto al mondo per essere crocifisso, non giudicò nessuno, anzi sopportò i malvagi … umiliandosi fino alla morte di croce, rinviò l'esercizio della sua potenza, manifestando la sua misericordia.

S. Agostino ( Om. 36,4 )