Una grande promessa e un dovere urgente

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Il dovere a cui ci richiamano gli infiniti disordini cui assistiamo con amarezza ogni giorno è quello della riparazione; e la grande promessa è quella fatta dalla Madonna a Suor Lucia, l'ultima superstite dei veggenti di Fatima, appunto per richiamare tutti alla necessità della riparazione.

La sera del 10 giugno 1925 Suor Lucia, postulante presso le suore Dorotee di Pontevedra, in Spagna, stava pregando tutta sola nella propria cella quando le apparve la SS. Vergine, che, mostrandole il suo cuore circondato di spine, le disse: « Cerca di consolarmi.

A tutti coloro che nei primi sabati di cinque mesi consecutivi si confesseranno, faranno la comunione e reciteranno il rosario, tenendomi compagnia per 15 minuti e meditando i quindici misteri del rosario in spirito di riparazione io prometto di assisterli all'ora della morte, con tutte le grazie necessario per la salvezza dell'anima loro ».

Se la Madonna avesse promesso qualche bene temporale, tutte le chiese ad ogni primo sabato del mese sarebbero gremitissime.

Ma come Gesù, che è « pontefice di beni futuri » e i beni temporali li dona « in sovrappiù », la Madonna ci vuole procurare delle cose veramente importanti.

In una precedente apparizione, del 13 luglio 1917, ai tre ragazzi di Fatima, Lucia, Francesco e Giacinto, la Madonna aveva loro detto - « Avete visto l'inferno, dove vanno a finire le anime dei poveri peccatori.

Per salvarli il Signore vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato.

Se si farà quello che vi dirò, molte anime si salveranno e vi sarà pace.

… è prossima la punizione del mondo per i suoi tanti delitti, mediante la guerra, la fame e le persecuzioni contro la Chiesa e contro il Santo Padre.

Per impedire ciò, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la comunione riparatrice nei primi sabati del mese.

Se si darà ascolto alle mie domande la Russia si convertirà e si avrà pace.

Altrimenti diffonderà nel mondo i suoi errori, suscitando guerre e persecuzioni alla Chiesa; molti buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire: varie nazioni saranno annientate ».

La Chiesa ha accolto il messaggio di Fatima, riconoscendone l'autenticità.

Pio XII consacrò tutta la Chiesa al Cuore Immacolato di Maria, dichiarando che « chiunque si sia consacrato a Maria, a lei appartiene in modo speciale: egli è divenuto come un santuario della SS. Vergine ».

Attuando poi la richiesta di Fatima, in una lettera apostolica a tutti i popoli della Russia il 7 luglio 1952 li consacrò al Cuore Immacolato di Maria.

A sua volta Paolo VI si recò in pellegrinaggio all'ormai celebre santuario portoghese.

Eppure, nonostante queste manifestazioni ufficiali della S. Sede Apostolica, il messaggio di Fatima e la pratica dei primi sabati del mese sembrano dimenticati.

Non sarebbe il caso di riprenderli e di diffonderli?

Ce ne fa urgenza il disordine morale che come un fiume in piena sta straripando da ogni parte e che dovrebbe suscitare un grido di allarme.

Il Servo di Dio Fr. Teodoreto, che pure non vide gli eccessi a cui il male oggi è arrivato, assegnò al nostro movimento il compito e lo spirito di riparazione, insieme a quello di pietà e di zelo.

Nella Regola dei Catechisti dedica un intero capitolo alla riparazione religiosa e stabilisce fra l'altro la comunione riparatrice con qualche mortificazione al primo venerdì del mese, in onore del S. Cuore di Gesù, e la comunione riparatrice, con qualche mortificazione al primo sabato di ogni mese, ad onore del Cuore Immacolato di Maria.

« Le leggi son » diceva padre Dante, con quel che segue.

È necessario rispolverarle, sollecitando l'iniziativa privata e magari completandola con qualche manifestazione sociale.

È forse superfluo ricordare che la riparazione, per essere sincera ed efficace, deve incominciare dallo sforzo risoluto di purificare la propria coscienza.

La penitenza e la riparazione si sostengono a vicenda, si suppongono, si richiamano, si integrano.

Come può un discepolo di Gesù, membro del suo Corpo Mistico, ammesso alla ineffabile intimità eucaristica, non sentir dolore davanti allo strazio della passione di Gesù, le cui cause, mai cessate, diventano sempre più accanite?

E come può presumere di star con chi ripara, se sta con chi offende?

Chi sale spiritualmente il Calvario incontra immancabilmente la Vergine dolorosissima, partecipe della passione di Gesù come nessun'altra creatura: essa pure ha diritto alla riparazione.

La pratica dei primi sabati del mese è un modo concreto per ricordarlo e per offrirne una semplice, ma sincera attuazione.

* * *

I soldati del governatore, condotto Gesù nel pretorio, riunirono attorno a lui l'intera corte.

Poi, spogliatoio, gli gettarono addosso un manto scarlatto e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo; gli misero anche una canna nella destra e, piegando il ginocchio davanti a lui, lo schernivano dicendo: « Salve, re dei giudei ».

Ovviamente i soldati, dato che è stato definito « re dei giudei » e gli scribi e i sacerdoti di ciò lo hanno accusato quasi avesse voluto usurpare il potere sul popolo di Israele, fanno così per dileggio.

Dopo averlo denudato delle sue vesti, lo ricoprono con una clamide scarlatta al posto del manto rosso che gli antichi re indossavano, e gli pongono sul capo una corona di spine al posto del diadema, e gli sistemano tra le mani una canna al posto dello scettro regale e si prostrano davanti a lui per adorarlo come si faceva con i re.

Ma noi intendiamo tutto questo in senso mistico.

Allo stesso modo in cui Caifa ha detto: « È bene che un solo uomo muoia per il bene di tutti », non sapendo quello che diceva, così anche questi soldati, qualunque cosa abbiano fatto, anche se lo hanno fatto con un'altra intenzione, tuttavia a noi che crediamo hanno offerto dei misteri da meditare.

Nella clamide scarlatta soffre le sanguinose persecuzioni dei gentili; nella corona di spine scioglie l'antica maledizione; nella canna uccide gli animali velenosi.

Oppure teneva la canna in mano quasi a scrivere il sacrilegio compiuto dai giudei.

S. Girolamo ( comm. al Vangelo di S. Matteo )