L'enciclica « Catechesi Tradendæ »

B214-A1

L'enciclica sulla catechesi, apparsa in data 16 Ottobre 1969, era attesa da tempo, come conclusione di un lungo dibattersi del problema, che aveva fatto anche oggetto del Sinodo dei Vescovi.

Il papa Giovanni Paolo I uno dei più convinti assertori dell'urgenza della catechesi, non era arrivato in tempo a pubblicarne le direttive.

Ed ecco che il suo successore, erede dell'impegno e del lavoro preparatorio lo porta a compimento.

Giovanni Paolo II è un formidabile realizzatore e rinnovatore: un « sorridente bulldozer » lo definisce un giornale francese, con espressione un po' spregiudicata, ma piena di ammirazione.

Egli ha preso subito le difese dell'uomo, la persona umana, qualunque sia la sua condizione specifica, l'uomo concreto, oggi così conculcato in tanti modi, così oppresso e vessato, anche tragicamente, in tante parti del mondo, a dispetto di tutte le vantate democrazie e conquiste sociali, e convenzioni internazionali.

E ha indicato il vero ed unico liberatore dell'uomo, il Redentore Gesù, disceso dal cielo per salvarlo: « non vi è altro nome sotto il cielo in cui sperare salvezza ».

È proprio la dimenticanza di questa verità la causa di tante miserie.

L'affievolirsi del senso religioso e l'oppressione dell'uomo vanno di pari passo; il mondo oggi ne sta facendo una macroscopica esperienza, insieme con la constatazione che la crudeltà degli empi è particolarmente feroce.

L'enciclica sulla catechesi mira ad estirpare il male fin dalle radici, diffondendo capillarmente la verità e la vita cristiana, con quel lungo e paziente lavoro che è proprio della scuola e della educazione e che è indispensabile per formare la mentalità ed il costume secondo la fede, e condurre gli uomini ad una vita più cristiana e quindi più umana.

Il documento papale è, così ricco e denso che non si può riassumere e deve esser letto per intero e riletto con attenzione.

Esso è diretto a tutti, perché la catechesi riguarda tutti, senza esclusioni, e chiede di essere esaminato e studiato.

In primo luogo esso mette in risalto il diritto irrinunciabile e il dovere urgente della Chiesa di diffondere la dottrina di Gesù Cristo a tutti gli uomini e con tutti i mezzi a disposizione.

Non è un'affermazione superflua, perché, sebbene il messaggio cristiano sia il più nobile, il più sublime, il più grandioso che l'umanità abbia mai udito, e la sua morale sia la più pura e la più completa che possa essere, l'umanità gli ha fatto sempre un'accoglienza piena di contrasti.

Gesù è sempre il segno di contraddizione, secondo la profezia del vecchio Simeone, nonostante il diritto naturale di ogni uomo di cercare la verità e di aderirvi liberamente.

« L'attività catechetica deve poter svolgersi in circostanze favorevoli di tempo e di luogo » dice l'enciclica, ma questo diritto, benché sia sempre più riconosciuto nelle convenzioni internazionali, è violato da numerosi stati.

E per restare a casa nostra che cosa dobbiamo dire dell'insegnamento della religione nelle scuole?

Lasciamo la risposta ai lettori.

« Oggetto primordiale ed essenziale della catechesi è il mistero di Cristo Gesù ».

La persona di Gesù, in cui si compie l'eterno disegno di Dio, e la sua dottrina: « Io sono la luce del mondo … Io sono la via, la verità e la vita … Chi crede in me avrà la vita eterna ».

La catechesi è compito prioritario della Chiesa, intimamente legato a tutta la sua vita: la sua crescita in estensione e in profondità dipendono essenzialmente da essa.

Ecco un'affermazione di enorme importanza che Giovanni Paolo II non esita a fare: « Più la Chiesa, a livello locale e universale, si dimostra capace di dare la priorità alla catechesi rispetto ad altre opere e iniziative, i cui risultati potrebbero essere più spettacolari, più trova nella catechesi un mezzo di consolidamento della sua vita interna come comunità di credenti e della sua attività esterna come missionaria ».

Perciò, prosegue l'enciclica « la Chiesa in questo XX secolo che volge al termine, è invitata da Dio e dagli avvenimenti … a rinnovare la sua fiducia nell'azione catechetica come in un compito assolutamente primordiale della sua missione.

Essa è invitata a consacrare alla catechesi le sue migliori risorse di uomini e di energie, senza risparmiare sforzi, fatiche e mezzi materiali per meglio organizzarla e per formare un personale qualificato ».

Lo Spirito Santo, che ha ispirato questo appello aveva sempre suscitato nella Chiesa dei grandi catechisti e delle intere famiglie religiose dedite alla catechesi, le quali troveranno in queste linee un'eccezionale conferma ed incoraggiamento alla loro opera particolarmente difficile fra la gioventù di oggi.

L'enciclica riflette evidentemente quell'intensa luce soprannaturale, che lo Spirito Santo versa in abbondanza sui documenti ufficiali della Chiesa e che li fa accogliere dal popolo cristiano in spirito di fede e di amore; ma riflette anche il frutto di una esperienza secolare ed universale, che ravviva il coraggio e la fiducia dei catechisti.

« Fine specifico della catechesi è sviluppare, con l'aiuto di Dio, una fede ancora germinale, promuovere in pienezza e nutrire quotidianamente la vita cristiana dei fedeli di tutte le età.

Si tratta di far crescere, a livello di conoscenza e nella vita il seme della fede deposto dallo Spirito Santo … con il Battesimo » come fa il giardiniere, che gettato il seme nel terreno, ne segue le pianticelle con ogni cura, fino al raccolto.

Sulla necessità della catechesi e cioè di un insegnamento metodico e sistematico della dottrina l'enciclica dice: « Nel suo discorso di chiusura della IV Assemblea Generale del Sinodo, il papa Paolo VI si rallegrava nel constatare che era stata sottolineata da tutti l'assoluta necessità di una catechesi ben ordinata e coerente ».

Il suo insegnamento deve essere sistematico, non improvvisato, e programmato ad uno scopo preciso, che insista sull'essenziale, ma tuttavia sufficientemente completo, e che costituisca un'iniziazione cristiana integrale, aperta, a tutte le componenti della vita cristiana.

La mente dell'uomo si apre alla verità in modo graduale, come lo sguardo di chi sale sui monti abbraccia panorami sempre più ampi.

La cultura è frutto di lunghi studi, ed anche la cultura religiosa esige studio, perché rappresenta un patrimonio immenso di conoscenze, cresciuto continuamente lungo i secoli, che ha trasformato la civiltà, dandole un volto cristiano.

E comprende anche delle verità soprannaturali, la cui esatta formulazione e presentazione è garantita solo dalla Chiesa e non possono essere imparate senza una adeguata illustrazione.

La catechesi non è la teologia, ma ne dipende strettamente e i catechisti devono avere anzitutto una seria preparazione teologica.

L'enciclica si incarica di smentire coloro che danno poca importanza alla teoria e vorrebbero ridurre tutto alla pratica e alla tradizione.

« No », dice il papa, « la vita sacramentale si impoverisce e diviene ben presto un ritualismo vuoto se non è fondata su una seria conoscenza del significato dei Sacramenti.

E la catechesi diventa intellettualistica se non prende vita nella pratica sacramentale … ».

Il cristianesimo è inseparabilmente ortodossia e ortoprassi.

Sono le convinzioni profonde che portano a forti decisioni e le convinzioni si nutrono di idee.

La verità non è solo luce alla mente, ma anche sprone alla volontà.

Una religiosità non illuminata, per quanto fervida, devia facilmente in forme poco simpatiche.

La catechesi è intrinsecamente collegata con tutta l'azione liturgica e sacramentale, perché è nei Sacramenti, soprattutto nell'Eucaristia, che Gesù Cristo agisce in pienezza per la trasformazione degli uomini …

Ogni catechesi conduce necessariamente ai Sacramenti della fede.

La catechesi attingerà sempre il suo contenuto alla fonte viva della Parola di Dio, trasmessa nella Tradizione e nella Scrittura, la quale possiede una efficacia particolare.

Gesù stesso amava citare la Scrittura.

Un'espressione dottrinale privilegiata si trova nel Credo e cioè nei Simboli, da quello Apostolico, a quelli di Nicea, di Costantinopoli, di S. Atanasio, fino a quello recentissimo di Paolo VI.

Il catechista dovrà guardarsi dal ridurre il suo insegnamento alla dimensione orizzontale della dottrina cristiana, ma dovrà aprire agli allievi gli orizzonti soprannaturali e le finalità ultra-terrene dell'uomo; nello stesso tempo però renderli edotti dei corollari della fede nella vita sociale, in modo da dare una visione completa delle verità da credere e delle leggi morali da praticare in tutte le circostanze della vita.

La catechesi dovrà caratterizzarsi

1) per l'integrità del contenuto;

2) per l'uso di metodi pedagogici adeguati;

3) per la dimensione ecumenica.

Il richiamo dei primi due punti non è certo una novità, anche se, soprattutto la questione dei metodi è in continuo aggiornamento.

Meno consueto è il richiamo all'ecumenismo, che corrisponde alle mutate condizioni dei rapporti internazionali.

Non priva di importanza è pure la scelta dei manuali di testo, alla cui preparazione si richiama l'attenzione e la sollecitazione dei Vescovi.

A chi è diretta la catechesi? Chi deve studiare il catechismo?

Tutti, nessuno escluso, e durante tutta la vita.

È uno studio che non si esaurisce mai.

La realtà è assai diversa, purtroppo; non per nulla il mondo è così disorientato, gli manca la luce.

L'enciclica indica in primo luogo la gioventù, ed è naturale, perché la gioventù è più recettiva, in cerca di ideali a cui ispirarsi, di verità, di giustizia, di amore.

Ed è meglio prevenire il male che doverlo curare.

Le verità religiose devono essere insegnate agli stessi bambini, ai fanciulli, agli adolescenti, ai giovani, man mano che crescono, ampliando via via l'insegnamento.

È questo il periodo più importante ed efficace.

Ma la catechesi non deve mai cessare e rivolgersi anche agli adulti, adattandosi alle esigenze delle varie situazioni, affinché tutte le condizioni di vita possano ricevere la luce di Cristo.

In particolare i poveri non devono essere dimenticati, ma anzi privilegiati, seguendo l'esempio del Salvatore, del quale è stato scritto che fu mandato appunto ad evangelizzare i poveri.

Naturalmente la presentazione della materia deve adeguarsi alle capacità degli allievi, in modo da essere non solo compresa, ma resa interessante e muovere la volontà al bene.

Si ricordino i catechisti che hanno un grande alleato: lo Spirito Santo, il quale risiede nell'anima di ogni uomo in grazia di Dio, e assedia con i suoi richiami tutte le anime, facendo sentire i suoi richiami attraverso la voce del catechista, soprattutto se questi si studia di essere docile alla voce divina.

Lo Spirito Santo dona il gaudio e la pace.

La catechesi sotto la sua assistenza fa sorgere nei cuori le certezze e la gioia nel credere.

L'uomo ha sete di Dio.

« Ci hai fatti per te Signore » diceva S. Agostino, « e il nostro cuore è inquieto finché non riposi in te ».

Che stupenda missione è quella di condurre le anime a Dio e di confermarle nella via di Dio.

Questa conferma è eminentemente opera della catechesi.

Scrive il papa nella sua enciclica: « Vorrei che le mie parole … infiammassero i vostri cuori … desidero seminare abbondantemente nel cuore di tutti i responsabili … dell'insegnamento religioso e dell'addestramento alla vita secondo il Vangelo, il coraggio, la speranza, l'entusiasmo ».

Rivolgendosi poi ai Vescovi egli dice: « l'impegno di promuovere una catechesi attiva ed efficace non ceda per nulla a qualsiasi altra preoccupazione … il vostro ruolo principale sarà quello di suscitare e mantenere nelle vostre Chiese un'autentica passione per la catechesi … che si incarni in una organizzazione adeguata ed efficace …

Siate certi che se la catechesi è fatta bene nelle Chiese locali, tutto il resto si farà più facilmente ».

Ai sacerdoti il papa raccomanda di non trascurare nulla in ordine ad un'opera catechetica ben strutturata e ben orientata.

Ai religiosi fa viva insistenza perché consacrino il massimo delle loro possibilità all'opera specifica della catechesi.

Ai catechisti volontari laici esprime la sua gratitudine per la loro opera, spesso umile e nascosta, ma che costituisce una forma eminente di apostolato laicale.

La parrocchia resta il luogo privilegiato della catechesi.

Viene poi la catechesi familiare, che precede, accompagna ed arricchisce ogni altra forma di catechesi e costituisce un'immunità e una difesa contro qualsiasi pericolo che minacci la fede.

Oh se tutte le famiglie fossero dei focolai di vita cristiana!

Come sarebbe diverso il mondo.

A fianco della famiglia e in collegamento con essa la scuola e tante associazioni possono offrire un largo contributo alla catechesi e costituire dei fari di luce.

Ma quante e come lo fanno?

A tutti i movimenti, gruppi di fedeli e Associazioni Cattoliche, qualunque sia la loro finalità specifica, il papa dichiara che essi raggiungeranno meglio i loro scopi e serviranno meglio la Chiesa se sapranno dare un posto importante a una seria formazione religiosa.

I catechisti laici debbono essere accuratamente formati a quella che è una funzione di grandissimo rilievo nella Chiesa e perciò il papa auspica l'organizzazione di Centri e Istituti appropriati.

È necessario pregare affinché l'azione dello Spirito Santo susciti un risveglio catechistico.

Il « rinnovamento nello spirito » sarà autentico e avrà una vera fecondità nella Chiesa, non tanto nella misura in cui suscita carismi straordinari, quanto piuttosto nella misura in cui porterà il più gran numero possibile di fedeli sulle strade della vita quotidiana, allo sforzo umile, paziente, perseverante per conoscere sempre meglio il mistero di Cristo e per testimoniarlo.

Io invoco sulla Chiesa catechizzante questo Spirito del Padre e del Figlio e lo supplico di rinnovare in essa il dinamismo catechetico ».

La catechesi che è crescita nella fede e maturazione della vita cristiana verso la pienezza, è opera dello Spirito Santo, opera che Egli soltanto può suscitare e alimentare nella Chiesa.

Che la Vergine della Pentecoste ci ottenga tutto questo con la sua intercessione … uno slancio senza precedenti nell'opera catechetica, che ad essa è essenziale ».

Abbiamo tentato di riassumere questo importantissimo documento della Chiesa, ma esso dovrà esser letto attentamente per intero anche nelle famiglie e non già archiviato dopo la lettura, ma tenuto in vista per essere consultato spesso, specialmente dai catechisti, a nome dei quali esprimiamo al Sommo Pontefice Giovanni Paolo II la più viva gratitudine e la promessa del più fervido impegno nell'apostolato catechistico.

Esigenze dell'apostolato ai nostri giorni

In occasione della visita pastorale alla chiesa di S. Pio V a Roma - il Santo Padre Giovanni Paolo II si è intrattenuto in particolare con i sacerdoti e i religiosi della zona ed ha esposto loro le seguenti direttive, che interessano soprattutto coloro che operano nella scuola ( V.O.R. 29-30/X ).

1. Il nostro tempo esige prima dI tutto profonde convinzioni filosofiche e teologiche.

Molti naufragi nella fede e nella vita consacrata, passati e recenti, e molte situazioni attuali di angustia e di perplessità, hanno all'origine una crisi di natura filosofica.

Bisogna curare con estrema serietà la propria formazione culturale.

Il Concilio Vaticano II ha insistito sulla necessità di ritenere sempre san Tommaso d'Aquino come maestro e dottore, perché solo alla luce e sulla base della « filosofia perenne », si può fondare l'edificio così logico ed esigente della Dottrina cristiana.

Leone XII, di venerata memoria, nella sua celebre e, sempre attuale Enciclica Aeterni Patris, di cui celebriamo quest'anno il centenario, ribadì ed illustrò mirabilmente la validità del fondamento razionale per la fede cristiana.

Oggi, perciò, la nostra prima preoccupazione deve essere quella della verità, sia per il nostro interiore bisogno come per il nostro ministero.

Non possiamo seminare l'errore o lasciare nell'ombra del dubbio!

La fede cristiana di tipo ereditario e sociologico diventa sempre più personale, inTeriore, esigente, e questo è certa mente un bene, ma noi dobbiamo avere per poter dare!

Ricordiamo ciò che san Paolo scriveva al suo discepolo Timoteo: « Custodisci il deposito! Evita le chiacchiere profane e le obiezioni della cosiddetta scienza, professando la quale, taluni hanno deviato dalla fede! » ( 1 Tm 6,20 ).

È una esortazione valida specialmente per la nostra epoca così assetata di certezza e di chiarezza e così intimamente insidiata e tormentata.

2. Il nostro tempo esige personalità mature ed equilibrate.

La confusione ideologica dà origine a personalità psicologicamente immature e carenti; la stessa pedagogia risulta incerta e talvolta deviata.

Proprio per questo motivo il mondo moderno è in cerca affannosa di modelli, e il più delle volte rimane deluso, sconfitto, umiliato.

Perciò noi dobbiamo essere delle personalità mature, che sanno controllare la propria sensibilità, assumono i propri ruoli di responsabilità e di guida, cercano di realizzarsi nel luogo e nel lavoro in cui si trovano.

Il nostro tempo esige serenità e coraggio per accettare la realtà come è, senza critiche depressive e senza utopie, per amarla e per salvarla.

Impegnatevi dunque tutti a raggiungere questi ideali di « maturità », mediante l'amore al proprio dovere, la meditazione, la cultura spirituale, l'esame di coscienza, l'uso metodico del Sacramento della Penitenza, la direzione spirituale.

La Chiesa e la società moderna hanno bisogno di personalità mature: dobbiamo esserlo, con l'aiuto di Dio!

3. Infine, il nostro tempo esige un serio impegno nella propria santificazione.

Immense sono le necessità spirituali del mondo attuale! Se guardiamo le selve sconfinate dei palazzi nelle moderne metropoli, invase da moltitudini senza numero, c'è da spaventarsi.

Come potremo raggiungere tutte queste persone e portarle a Cristo?

Ci viene in aiuto la certezza di essere solo strumenti della grazia: chi agisce nella singola anima è Dio stesso, con il suo amore e la sua misericordia.

Il nostro vero e costante impegno deve essere quello della santificazione personale, per essere strumenti adatti ed efficaci della grazia.

L'augurio più vero e più sincero che posso farvi è solo questo: « Fatevi santi e presto santi! », mentre vi ripeto le parole di San Paolo ai Tessalonicesi: « Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo", si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo » ( 1 Ts 5,23 ).