Miseria in India

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Pubblichiamo senza commenti la relazione di un viaggio in India di un nostro lettore.

Esso completa quella del Papa, al quale immaginiamo che non sarà stato possibile veder tutto nei particolari come al Sig. Giustacchini.

L'opulenza dei nostri paesi occidentali non deve farci chiudere gli occhi davanti alla miseria dell'Oriente.

« Uomo … devi vivere! »

Sono passate da pochi minuti le tre ed il cielo blu intenso brulica di stelle luccicanti.

Mentre le grandi pale del ventilatore della mia stanza, al primo piano del « Don Bosco » di Matunga a Bombay, continuano a macinare aria calda e umida, grappoli di zanzare di grande taglia ronzano attorno al mio letto senza darmi tregua per un istante.

Frequenti e numerosi colpi di tosse provenienti dalla strada sottostante mi incuriosiscono e, con una certa insofferenza, mi alzo per scendere a vedere.

Mentre percorro le scale nella semioscurità vedo un'ombra umana che con passo stanco, ma deciso, si muove salendo in direzione degli uffici.

A mano a mano che mi avvicino riconosco Don Aurelio Maschio, missionario salesiano da oltre 60 anni in India, che, a quell'ora, inizia la sua lunga giornata di dedizione a favore dei più poveri, degli ultimi, di chi non ha voce.

- Ma cosa fa lei in piedi a quest'ora? - mi domanda con un filo di voce.

Gli spiego la mia curiosità e il Padre, senza neppure darmi il tempo di terminare, quasi intuendo il mio pensiero, mi accompagna, prendendomi sottobraccio, per mostrarmi la drammatica realtà di una miseria devastante.

In parte già conosciuta e toccata con mano negli scorsi anni, ma sulla quale il recente aggravarsi della crisi economica mondiale ha esercitato un influsso dirompente soprattutto a causa dei mercanti piccoli e grandi di tutto il mondo che, inevitabilmente, di questi tempi, diventano più duri e tendono a strozzare i più deboli.

Stese a terra, rannicchiate sotto brandelli di tela, ammassate come bestie sui marciapiedi delle strade che circondano il Santuario di Maria Ausiliatrice, vedo centinaia di famiglie, in condizioni indegne di esseri umani, che aspettano i primi chiarori dell'alba per ricevere qualcosa per sopravvivere.

- Qualcuno è qui ad aspettare fin dalla mezzanotte - mi dice il salesiano con il volto atteggiato a mestizia, non a rassegnazione.

- Molti vengono da lontano, hanno percorso chilometri per ricevere quel poco che possiamo offrire.

La città è ancora avvolta nelle tenebre e nel silenzio, ma le strade del rione di Matunga, dove tutti i miserabili di Bombay sanno di poter trovare almeno qualche rupìa, sono letteralmente gremite di mendicanti, lebbrosi, vecchi, donne, bambini, neonati.

I loro volti rivelano un denominatore comune: fame, sofferenza, miseria.

In attesa del boccone quotidiano che consente di sopravvive

Generalmente le agenzie di viaggio europee consigliano i turisti che desiderano visitare l'India a programmare le proprie vacanze nei mesi di dicembre, gennaio o febbraio, quando cioè la temperatura e il clima sono accettabili.

Ma per gli indiani più poveri, che durante il giorno non possono sfamarsi di cibo con sufficienti calorie, questi mesi sono micidiali.

Durante la notte la temperatura è relativamente bassa e le malattie da raffreddamento, una volta trascurate, dopo aver colpito i polmoni, mietono un gran numero di vittime, specialmente fra i bambini e i vecchi.

Ecco perché quel continuo tossire che udivo e che non dava pace a quello che avrebbe voluto essere un sonno tranquillo.

Ecco perché i bambini più fortunati che vedevo nella strada indossare grossi maglioni di lana, spesso consunti, spesso enormemente più grandi di loro, che avevano ricevuto dalla carità salesiana, tremavano come foglie al vento!

Alle cinque gli aiutanti di Padre Maschio iniziano a mettere in ordine questo oceano di mendicanti dividendo prima di tutto le donne e i bambini dagli uomini e dai lebbrosi più martoriati che affluiscono da ogni dove generalmente seduti su di assi di legno forniti di quattro piccole ruote, trascinati da compagni pietosi.

Alle cinque e trenta inizia la distribuzione di quanto ancora la Provvidenza opera in questo angolo di mondo dimenticato dagli uomini, ma non da Dio.

Due pani a ciascuno, quattro ai vecchi, ai lebbrosi ed alle mamme con dei bambini in braccio.

Subito dopo viene distribuita loro una rupia che assicurerà loro l'unico pasto.

Sfilano davanti ai miei occhi povere creature, ridotte a larve umane, avvolte in abiti spesso ridotti a stracci incolori e maleodoranti che tuttavia indossano sempre con grande dignità.

Vorrei disporre di una buona penna e di tutte le prime pagine dei quotidiani di grido per dire al mondo ciò che ho visto!

Vorrei interrompere ogni trenta minuti i programmi televisivi di tutte le emittenti pubbliche e private per proiettare queste immagini che non hanno bisogno di commento, per scuotere le coscienze narcotizzate dal benessere che ovatta il mondo occidentale!

Stiamo affollando gli istituti specializzati in diete ipocaloriche per imparare a nutrirci senza super alimentarci; non ci meravigliamo più quando i nostri figlioli lasciano, con espressione talvolta schifata, ai bordi del piatto, porzioni di costosissimo prosciutto solo perché venato di grasso; i nostri sguardi permanentemente insaziati guardano, con avidità, ogni giorno, l'automobile del vicino con un optional in più, il vestito nuovo della amica, la nuova montatura degli occhiali.

Un intero camion stracolmo di pagnottelle bianche, profumate, ancora calde, in poco tempo è svuotato.

Sono state sfamate circa ottomila persone.

Vorrei che si ripetesse il miracolo della moltiplicazione dei pani per quanti, purtroppo, sono costretti ad allontanarsi a mani vuote, silenziosi, sempre estremamente pazienti.

Mentre accompagno Don Aurelio in chiesa per la celebrazione eucaristica delle 6 una giovane madre avvicina, con molto timore, il Padre e, a mezza voce, parlando velocemente in dialetto locale a me incomprensibile, gli sussurra qualcosa.

Vedova da due anni, cattolica, non aveva osato chiedere aiuti finanziari ai salesiani mentre il suo piccolo, affetto da un male incurabile, era ancora in vita.

Ma ora che il figlioletto aveva cessato di soffrire chiedeva 200 rupìe.

Lo stretto necessario per farlo seppellire nel cimitero cattolico e per acquistare un vestitino dignitoso in cui comporre le spoglie del suo caro.

Padre Maschio allunga le mani in quelle sue tasche che sembrano senza fondo e porge due banconote a quella mamma straziata dal dolore.

Poi si avvia verso il Santuario.

Mancano pochi minuti alla Messa.

Io lo seguo, ma ho un gran nodo alla gola.