Omelia tenuta da S.E. Mons. Piergiorgio Micchiardi

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1. La Chiesa torinese e fr. Teodoreto

Carissimi, il 14 maggio 1954, il Cardinal Maurilio Fossati così scriveva al Superiore dei Fratelli delle Scuole Cristiane di Torino: « La morte del Fratel Teodoreto mi ha profondamente addolorato.

Ringrazio il Signore che mi ha concesso di potergli portare la mia benedizione proprio alla vigilia del suo viaggio per l'eternità.

Quella mia benedizione ha voluto essere soprattutto un vivo ringraziamento per il grande bene compiuto dal caro Fratel Teodoreto in questa mia Torino, per cui il grave lutto che ha colpito la grande famiglia dei Fratelli delle Scuole Cristiane è anche lutto dell'Arcivescovo e della Diocesi Torinese ».

Ora, a quarant'anni di distanza, possiamo esprimere gioia, là dove il Cardinale parlava di lutto.

Allora si parlava di lutto dei Fratelli, lutto dell'Arcivescovo, lutto per la Diocesi, ora invece possiamo assaporare la gioia dei Fratelli, la gioia dell'Unione Catechisti, e anche la gioia dell'Arcivescovo e di tutta la Diocesi di Torino, perché, a quarant'anni di distanza, la bella figura di Fratel Teodoreto è posta davanti ai nostri occhi come modello, come esempio, come stimolo per il bene.

Sì, esprimo la gioia dell'Arcivescovo, il quale manda attraverso me, mons. Peradotto e don Baravalle, i saluti a voi e assicura la sua presenza spirituale e la sua preghiera.

S.E. Mons. Piergiorgio Micchiardi tiene l'omelia.

Visuale dei partecipanti alla celebrazione.

2. La perfezione frutto di assiduo sforzo

Su fratel Teodoreto ho letto qualcosa, un po' lo conoscevo, ma non troppo, mi limito a dire qualcosetta soltanto, tra le tante cose che mi hanno colpito.

Innanzitutto riporto una sua frase riguardo alla santità, perché quando parliamo di queste grandi figure, le cui virtù eroiche sono riconosciute dalla Chiesa, ci sentiamo tutti stimolati a camminare anche noi verso la mèta a cui il Signore ci destina: essere santi.

Ricordate Sant'Agostino che diceva: se ci sono riusciti loro, perché non posso riuscirci anch'io?

Ciò che afferma fratei Teodoreto a tale riguardo, tra le tante altre cose che ha scritto, mi ha colpito in particolare e ve lo leggo perché ci sostiene nel nostro cammino verso la santità, essendo noi tante volte intralciati in questo cammino, nella constatazione della nostra debolezza.

Scriveva: « Non si diventa perfetti tutto in una volta, perché la perfezione è frutto di un assiduo sforzo.

Per giungere alla perfezione bisogna mirarvi come a meta suprema.

Essa può sempre crescere e farsi più completa, s'intende la perfezione particolare del proprio stato ».

Ecco, soprattutto quella prima espressione mi ha colpito: non si diventa perfetti tutto in una volta, la perfezione è frutto di un assiduo e faticoso sforzo.

3. Aiuto reciproco nella santità e nell'apostolato

Un 'altra riflessione: Fratel Teodoreto ha compiuto tutto quello che ha realizzato, e che è stato ricordato molto bene dai due relatori che abbiamo sentito, ha realizzato tutto con la forza del Signore, con la sua buona volontà, ma anche con l'aiuto di tante persone e in modo particolare grazie all'amicizia di un altro servo di Dio, che ha camminato a passi di gigante sulla via della santità: Fra Leopoldo.

Ora questa circostanza mi suggerisce un pensiero nel senso che noi cristiani possiamo intraprendere non solo la nostra santità personale, ma altresì lasciare qualcosa di buono per la Chiesa e per la società in quanto ci aiutiamo, in quanto camminiamo insieme sulle strade del Signore.

In particolare ai nostri tempi non è più il momento di operare ciascuno per proprio conto, ciascuno con le proprie caratteristiche, con i propri carismi, coi propri doni, ma insieme, nella Chiesa, con la guida dei Pastori.

Ci si stimola di più, ci si aiuta vicendevolmente quando si è insieme.

4. Fare conoscere Dio per farlo amare

Ecco un ultimo pensiero, che traggo sempre dalla lettera già citata del Cardinai Fossati, scritta il giorno dopo la morte del venerabile Servo di Dio.

Egli concludeva così: « Sulla terra Fratel Teodoreto ha sempre vissuto di Dio, ora vive in Dio ».

E poi: « L'amore di Dio è stato l'unico movente e motivo di tutto il suo fervido apostolato a favore della gioventù.

Far conoscere Dio agli altri per farlo amare: Ecco il suo magnifico programma che ha svolto con animo sereno, come se ciò fosse vita della sua vita ».

Far conoscere Dio agli altri per farlo amare, quale prospettiva per un meraviglioso progetto di vita da assumere in letizia!

Penso che questo obiettivo ci sia di grande stimolo ad agire, per portare la nostra testimonianza cristiana in questo tempo, in cui siamo piuttosto portati al pessimismo perché constatiamo che è difficile essere cristiani oggi, è difficile presentarci come autentici testimoni in un mondo tante volte indifferente, almeno così ci appare, è difficile anche perché constatiamo che le nostre forze diminuiscono, per il calo delle vocazioni e, più in generale, per la scristianizzazione.

Saremmo portati a pensare di vivere l'epoca, ricordata dal Vangelo di stasera, in cui sembra che il Signore si celi: « Ancora un poco e non mi vedrete più; e di nuovo un poco e mi rivedrete » ( Gv 16,16 ).

In realtà il Signore c'è, è presente, è vivo in mezzo a noi.

Allora il ricordarsi che dobbiamo farlo conoscere e farlo amare nonostante tutto, sia davvero il nostro programma di vita da svolgere con animo sereno, in letizia nonostante le difficoltà, come ha fatto fr. Teodoreto, perché anche se può sembrare che il Signore non ci sia e non ne scorgiamo i segni della sua presenza, in effetti il Signore c'è: « Ancora un poco e non mi vedrete più; e di nuovo un poco e mi vedrete » ( Gv 16,16 ).

« Ecco, Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo » ( Mt 28,20 ).

Sia lodato Gesù Cristo!

Mons. Piergiorgio Micchiardi Vescovo Ausiliare

S.E. Mons. Piergiorgio Micchiardi, con Fr. Felice Proi e don Sergio Baravalle accanto alla tomba del ven. Fr. Teodoreto, tumulata presso la cappella dell'Unione Catechisti, alla Casa di Carità.