Gesù amico del cuore

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Riflessioni per giovani, suggerite dal testo aggiornato dell'Adorazione a Gesù Crocifisso Risorto

1. « Con le mani sbucci le cipolle, accarezzi il gatto con le mani, apri le finestre con le mani » … quante cose facciamo con le mani.

Zucchero Fornaciari ha cantato qualcuna di queste cose in un disco che ha riempito almeno una estate.

Nella compagnia di amici con cui ho passato un week-end c'era Franco, che qualche giorno prima aveva subito un incidente: una caduta gli aveva provocato la frattura delle falangi del dito mignolo.

Non fu una banalità: per rimettere in quadro il complesso gioco dei nervi che attraversano le dita della mano, i medici gli avevano imposto una vistosa « stecca » e un apparecchio che in pratica gli teneva immobilizzata la mano.

Per trenta giorni.

Tra amici ci si aiuta: chi era vicino a Franco lo aiutava, ora a mettersi e togliersi la maglia, ora a mangiare.

Ma abbiamo dovuto fare a meno della sua disponibilità di autista e delle sue capacità di portiere: con una mano ferita non poteva né guidare la sua macchina né, quel che è peggio, garantirci una qualsiasi prestazione come numero 1 della squadra di calcetto.

Qualcuno lo aiutò anche ad aprire la boccetta delle capsule che il medico gli aveva prescritto come antidolorifici: a un certo punto della serata stava proprio male, si rese conto che non era di compagnia e andò a dormire prima degli altri …

Quante cose facciamo con le mani, quanto bene possono fare le nostre mani …

Le mani di Gesù guariscono e salvano.

Lo hanno fatto negli oscuri anni di Nazaret: al lavoro nella bottega di falegname, Gesù ha ridato dignità e grandezza al lavoro dell'uomo.

Guariscono e salvano nei mesi entusiasmanti della predicazione itinerante per le vie della Palestina: ne sanno qualcosa il cieco di Betsaida ( Mc 8,22-25 ) e il sordomuto che abitava in terra pagana ( Mc 7,31-35 ) e tanti altri di cui racconta il Vangelo.

Le mani di Gesù hanno in qualche modo guarito e salvato anche nel week-end che ho passato insieme a Franco: erano le mani dei suoi amici che lo hanno aiutato a vestirsi, a mangiare, a prendere la pastiglia che gli calmasse il dolore.

É vero ciò che dice una canzone che ho sentito cantare da alcuni giovani che stanno prendendo sul serio la fede: « Cristo oggi ha soltanto le nostre mani per fare il suo lavoro ».

« Adoro le piaghe sanguinanti e gloriose delle tue mani benedicenti che guariscono e salvano », Signore, perché tu mi hai benedetto, guarito e salvato 2000 anni fa e ancora oggi lo fai attraverso tanti miei fratelli

2. Non siamo più abituati a muoverci « a piedi ».

Il mondo s'è fatto più piccolo anche perché i mezzi di trasporto moderni ci permettono di compiere più volte in un grappolo di ore viaggi impensabili per i nostri bisnonni.

Ma proviamo a immaginare le nostre giornate senza macchine, senza motorini, senza bici, senza pullman, senza treni: ogni spostamento rigorosamente « a piedi ».

Per andare a scuola, per andare al lavoro, per andare a fare le spese, per andare a incontrare gli amici.

É stato così per Gesù.

Ha certamente percorso in trentatré anni molti meno chilometri di quanti ciascuno di noi ne percorra in trentatre mesi.

Ovvio: noi ci muoviamo quasi sempre con qualche mezzo meccanico a disposizione, lui si muoveva « a piedi ».

Ma ogni volta che usciva di casa e incontrava qualcuno sapeva avviare un dialogo profondo e vero, sapeva porre gesti straordinari e grandi, capaci di trasformare la vita delle persone: è stato così per la donna di Samaria ( Gv 4,5-29 ), per il discepolo Natanaele ( Gv 1,47-51 ), per il ragazzo dei pani ( Gv 6,1-15 ) e per tanti altri ancora.

Ogni suo incontro era « buona notizia », Vangelo di pace.

Quanti chilometri faccio ogni giorno, quante decine di persone incrocio ogni giorno a scuola, al lavoro, al bar, sul pullman, ai giardini, in oratorio … che bello sarebbe essere per tutti loro un « Vangelo di pace » …

La canzone di cui dicevo prima canta: « Cristo ha i nostri piedi per condurre gli uomini sui suoi sentieri ».

« Adoro le piaghe sanguinanti e gloriose dei tuoi piedi feriti, che portano il Vangelo di pace », Signore.

E tu, Signore, non permettere che il mio viaggiare sia un vagare senza senso alla ricerca di felicità che svaniscono, ma donami di essere portatore di gioia per le persone che mi farai incontrare

3. La mamma di Pino era morta di crepacuore, dicevano i vicini.

L'ho conosciuta per la prima volta 15 anni fa, quando venne a iscrivere il figlio, allora quindicenne, a una delle iniziative della parrocchia.

L'ho incontrata ancora qualche tempo dopo, preoccupata perché Pino non aveva voluto continuare la scuola e, quel che è peggio, girava con gente che sembrava poco affidabile.

Allargai le braccia, dichiarando che io stesso non sapevo che fare: l'avevo più volte cercato e fatto cercare dagli animatori dei gruppi, ma lui aveva sempre evitato di lasciarsi coinvolgere.

Mi ha chiamato di nuovo, la mamma di Pino, con le lacrime agli occhi.

L'ho accompagnata in carcere durante l'orario di visita parenti.

Pino l'ha accolta sprezzante.

L'avvocato d'ufficio le ha detto senza nessun ritegno che era impossibile cavarsela con poco se ti pizzicano con tutta quella droga nel baule della macchina.

Qualche settimana dopo s'è accasciata in strada mentre andava a fare la spesa.

Un infarto, dice l'autopsia.

Un medico mi ha spiegato che in certi casi è « come se ti scoppiasse il cuore ».

Crepacuore, dicevano i vicini.

Pino ha ottenuto un permesso speciale per uscire qualche ora dal carcere, scortato da due carabinieri, e venire al funerale della mamma.

Ha pianto per tutta la durata della cerimonia.

É passato tanto tempo da quel funerale.

Ho saputo che ora Pino è in regime di semilibertà: ha chiesto lui di andare a lavorare in una comunità di portatori di handicap, durante il giorno.

Ha trovato amici veri, ha imparato ad amare.

La sera torna in carcere e lo dovrà fare ancora per un po' di tempo, ma lui è contento così.

Quel colpo di lancia ( Gv 19,34 ) che spacca il cuore del Crocifisso doveva essere la terribile firma sul certificato di morte di Gesù.

Ma l'amore è più forte della morte.

Quel cuore ha vinto la morte e si è trapiantato nel cuore dei cristiani.

La mamma di Pino è morta di crepacuore, voleva troppo bene a quel figlio sventurato.

E Pino ha finalmente capito e ha ricominciato a vivere.

« Adoro la piaga sanguinante e gloriosa del tuo cuore trafitto, che sulla croce ha vinto la morte », Signore.

Perché guardando a te crocifisso capisco che la vita è una cosa così grande e bella e preziosa che non posso tenermela solo per me, ma devo regalarla agli altri.

É donando la mia vita vincerò la mia morte.

Don Filippo Raimondi

Deposizione dalla Croce ( da un dipinto del Sodoma ).

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Jesús, amigo de nuestro corazón

Reflexiones para jóvenes desde el nuevo texto de la Adoración a Jesús, el Crucificado - Resucitado

1. "Nuestros manos nos ayudan a limpiar cebollas, acariciar al gato, abrir ventanas …" y muchas más cosas, según nos sugieren unas canciones que buscan rellenar por lo menos un verano caluroso.

Junto a unos amigos, con los que pasé un fin de semana, estaba también Franco, que había tenido un accidente de coche justo unos días antes: al caer se había lastimado un dedo de su mano.

No fue tan fácil curárselo: los médicos necesitaron bloquear su mano con una "tabla" de metal muy visible y, junto a otro aparato, tuvo que permanecer así por espacio de treinta días.

Nos hemos echado una mano, como se hace entre amigos: los que tenía más cerca le ayudaban a comer, a ponerse y quitarse la camisa …

Pero vino a faltarnos su disponibilidad como chófer y portero del equipo de fútbol: con su mano herida no podía llevar el coche y tampoco garantizarnos su compromiso como "número 1" del equipo de fulbito.

Alguien le ayudó a abrir el envasee las pastillas que los médico le habían recetado para quitarle el dolor; llegó el momento de la noche en que se puso muy malo, se dio cuenta de que los demás no podían contar con su compañía y se fue a dormir antes que ellos …

Cuántas cosas hacemos con nuestras manos, cuánto bien nuestras manos pueden realizar …

Las manos de Jesús curan y salvan.

Lo hicieron en los años escondidos de Nazaret; trabajando como carpintero Jesús volvió a conferir dignidad e importancia al trabajo del hombre.

Sus manos curan y salvan a lo largo de su fantástica peregrinación por los caminos de Palestina; el ciego de Betsaida ( Mc 8,22-25 ), el sordomudo que iba por tierras de paganos ( Mc 7,31-35 ), Juntos a muchos más que nos presentan los evangelios, experimentaron sus acciones.

Las manos de Jesús actuaron, curando y salvando, también en el fin de semana que estuve con Franco; actuaron por las manos de sus amigos que le ayudaron a ponerse la ropa, a comer, a tomar la pastilla que le pudiera calmar el dolor.

Es verdad lo que escuché en una canción de un grupo de chicos muy comprometidos y entregados en el camino de la fe: "Hoy, Cristo tiene tan sólo nuestras manos para cumplir su obra".

"Adoro las llagas sangrientas y gloriosas de tus manos bendicientes que curan y salvan", porque Tú, Señor, me bendeciste, me curaste, me salvaste hace 2000 años y sigues haciéndolo por medio de tantos hermanos míos …

2. No estamos acostumbrados en desplazarnos "a pie".

La tierra se hizo "más pequeña" porque los modernos medios de transporte nos permiten llevar a cabo, en muy pocas horas, recorridos que nuestros bisabuelos no podían ni pensar.

Pero intentemos imaginar nuestras jornadas sin coches, sin bicis, sin autocares, sin trenes: que cada desplazamiento se haga "con nuestros pies": hacia la escuela, el lugar de trabajo, la cita con nuestros amigos, al salir de compras …

Al propio Jesús le pasó todo esto.

Sin duda, en sus treinta y tres años tuvo que recorrer muchos menos kilómetros de los que cada uno de nosotros pueda recorrer en treinta y tres meses.

Claro: nos desplazamos siempre con cualquier "medio mecánico" que tenemos disponible.

El siempre empleaba "sus pies".

Cada vez que salía de su casa y encontraba a alguien, sabía empezar un diálogo verdadero y profundo, hacía gestos extraordinarios capaces de transformar toda vida humana; así fue con la Samaritana ( Jn 4,5-29 ), con Natanael ( Jn 1,47-51 ), con el chaval que llevaba ios panes ( Jn 6,1-15 ) y muchos más aún.

En cada encuentro, su "buena noticia", evangelio de paz.

Cuántos kilómetros hago cada día, cuántas decenas de seres humanos encuentro en la escuela, en el trabajo, en los bares, en el bus, por los parques, en el oratorio … qué bueno si fuera "evangelio de paz" para con todos ellos

La misma canción de que he hablado antes, sigue diciendo: "Cristo tiene nuestros pies para llevar a los hombres por sus caminos …"

"Adoro las llagas sangrientas y gloriosas de tus pies heridos, que llevan el Evangelio de Paz", Señor.

Tú, Señor, no permitas que mi viaje venga a ser camino sin sentido a la búsqueda de sueños que mueren de repente: hazme portador de gozos y alegrías para con todos los que encuentre.

3. La mamá de Pino se murió por un parón de corazón, según los vecinos.

La conocí, por primera vez, hace quince años, cuando inscribió a su hijo, que tenía quince años, en las actividades parroquiales.

Volví a encontrarla poco tiempo después, preocupada porque su hijo no quería seguir en la escuela y, peor aún, se paseaba con una pandilla en la que ella no confiaba demasiado.

Fui sincero al declarar que tampoco yo sabía qué hacer; le busqué e hice que los animadores de los grupos le buscaran, pero él siempre quiso quedarse al margen de todo.

Su mamá volvió a contactar conmigo, con lágrimas en sus ojos.

La acompañé a la cárcel, en ei horario de visita.

Pino la acogió con menosprecio.

El abogado le dijo que no tenía esperanza, no podía escaparse de una larga condena por la droga que llevaba en el maletero del coche.

Unas semanas después, ella se cayó por la calle mientras iba de compras.

Un parón, seglín el resultado de la autopsia.

Un médico me explicó que hay veces que es como si te "estallara el corazón".

Pino obtuvo un permiso especial para salir unas horas de la cárcel, escoltado por dos carabineros para participar en el funeral de su madre.

Lloró durante todo el acto.

Transcurrió mucho tiempo tras aquel hecho.

Ahora sé que Pino disfruta de un régimen especial en la cárcel: él mismo pidió trabajar en una comunidad de minustólidos, durante el día.

Por la noche rueíve a la cárcel, tendrá que hacerlo un poco más de tiempo aún, pero está muy contento.

Aquel golpe con la lana, que parte en dos el corazón de Jesús, habría tenido que ser la declaración definitiva de su muerte ( Jn 19,34 ).

Pero el amor es mas fuerte, que la muerte.

Aquel corazón venció a la muerte y está en el corazón de los cristianos.

La mamá de Pino murió por el paran de su corazón, quiso demasiado a su desgraciado hijo.

Pino lo entendió todo, finalmente, y volvió a la vida.

"Adoro las llagas sangrientas y gloriosas de tu corazón traspasado, que venció a la muerte desde la cruz", Señor. Mirándote a Tí crucificado, entiendo que la vida es tan beHa y preciosa que no puedo reservarla sólo para ira, tengo que entregarla a los demás.

Entregando mi vida, venceré a la muerte.

Filippo Raimondi