Io ho scelto voi

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Nuovamente schiavi

L'appello accorato del profeta non è accolto dal popolo.

Egli è disprezzato e perseguitato.

Il popolo, che persiste in una vita lontana da Dio mentre all'orizzonte si profila la minaccia di una invasione e della schiavitù, mostra di essere fuori di senno, incapace di cogliere la gravità di quell'ora tremenda.

Con una condotta indegna si è condannato alla perdita della vita e della libertà.

"Aspettavamo la pace, ma non c'è alcun bene; l'ora della salvezza, ed ecco il terrore" ( Ger 8,15 ).

Sebbene la catastrofe incomba, c'è ancora chi si illude e illude gli altri su una libertà e su una salvezza che ormai sono divenute impossibili ( Ger 8,4-17 ).

Sono i falsi profeti, che occorre smascherare.

Hanno l'impudenza di dichiarare buona una condotta che si nutre di ingiustizie e di falsità.

Annunciano felicità ad una vita che sta andando alla deriva.

"Non ascoltate le parole dei profeti che profetizzano per voi; essi vi fanno credere cose vane, vi annunziano fantasie del loro cuore, non quanto viene dalla bocca del Signore.

Tributo di babilonesi e siriani al re Serse, Persepoli, 485-465 a.C.

Essi dicono a coloro che disprezzano la parola del Signore: Voi avrete la pace! e a quanti seguono la caparbietà del loro cuore dicono: Non vi coglierà la sventura" ( Ger 23,16-17 ).

Le false illusioni non hanno il potere di salvare la libertà.

I miti inconsistenti hanno la forza di un momento e rendono più amara la schiavitù a cui una vita svuotata di valori va incontro.

Il popolo conosce, in due successive riprese, la sofferenza della deportazione e della schiavitù.

E quando sogna un ritorno immediato alla propria terra e alla libertà, il profeta, con realismo, si incarica di raccomandare una paziente attesa ed una fiduciosa preghiera, fino a quando Dio deciderà nuovamente di liberare il suo popolo ( Ger 29,4-14 ).

La libertà perduta non può essere riconquistata a forza, ma deve essere attesa e accolta di nuovo come dono di Dio, che non abbandona mai la vita dei suoi figli.

Tributo di popoli stranieri ad Assurbanipal II, Nimrud, 883-859 a.C.

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