L'impegno missionario della Chiesa Italiana

Indice

III - Protagonisti particolari della missione

23. - « Secondo la grazia ricevuta » ( 1 Pt 4,10 )

I documenti del Magistero sottolineano ripetutamente e con forza che l'impegno missionario riguarda tutta la Chiesa, tutte le comunità ecclesiali, e ciascun fedele.118

Ciò deriva dalla natura missionaria della Chiesa, per cui tutto il popolo di Dio e tutti i suoi membri sono missionari; non però alla stessa maniera e allo stesso titolo, ma secondo la peculiarità del ministero, vocazione, carisma che ognuno ha ricevuto da Dio, all'interno di quella comunione organica che è propria della Chiesa.

Questa comunione procede simultaneamente dal Cristo, che è capo del corpo ecclesiale, e dallo Spirito, che ne è l'anima, ed è insieme spirituale e gerarchica.

« Gli stessi doni, immessi dallo Spirito, sono precisamente voluti da Cristo e per loro natura diretti alla compagine del corpo, per vivificarne le funzioni e le attività ».119

Nessuno li possiede personalmente nella loro totalità e nessuno ne è privo.

Tutti poi questi svariati doni « convergono insieme tra loro e si completano a vicenda per l'unica comunione, e missione ».120

Ma, in forza della stessa comunione vitale, ogni dono va riconosciuto e accolto per quello che veramente è e comporta secondo il volere, di Cristo, la grazia dello Spirito e il giudizio di coloro che sono stati preposti alla Chiesa dal suo fondatore.

In questa luce, tenendo sempre presente la missionarietà di tutto il popolo di Dio, parliamo dei protagonisti particolari della missione, in ordine alla grazia propria da essi ricevuta.

24. - Vescovi

Cristo, inviato nel mondo dal Padre, ha dato la Chiesa da pascere a Pietro, affidandone a lui e agli altri Apostoli la diffusione e la guida, e ha voluto che la loro missione continuasse nei secoli attraverso i Vescovi in unione con il romano Pontefice, Vicario di Cristo e capo visibile di tutta la Chiesa.

Così, al Collegio Apostolico con a capo Pietro succede il Collegio Episcopale con a capo il Papa.

I singoli Vescovi poi presiedono alle Chiese particolari loro affidate.

Ne consegue che la « cura di annunziare in ogni parte della terra il Vangelo appartiene al corpo dei Pastori, ai quali tutti in comune Cristo diede il mandato, imponendo un comune dovere », e gli stessi « singoli Vescovi, per quanto lo permette l'esercizio del loro particolare dovere, sono tenuti a collaborare tra di loro e col successore di Pietro, al quale in modo speciale fu commesso l'altissimo ufficio di propagare il nome cristiano ».121

Inoltre, « suscitando, promuovendo e dirigendo l'opera missionaria nella sua diocesi, con la quale forma una cosa sola, il Vescovo rende presente e, per così dire, visibile lo spirito e l'ardore missionario del popolo di Dio, sicché la diocesi si fa tutta missionaria ».122

Questa visione della responsabilità missionaria dei Vescovi, chiaramente affermata dal Concilio, ha comportato pure conseguenze pratiche.

Da una parte, il Vaticano II ha sottolineato che il Sinodo dei Vescovi « tra gli affari d'importanza generale deve seguire con particolare sollecitudine l'attività missionaria »;123 dall'altra, il dicastero della Sacra Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli è stato riorganizzato in modo che nella sua direzione siano rappresentati Vescovi di tutto il mondo, oltre che Superiori degli Istituti e Direttori delle Pontificie Opere.124

L'aver dato netto risalto al compito missionario dei Vescovi nei riguardi della Chiesa universale e all'interno della propria Chiesa particolare ha contribuito a rendere anche i Vescovi italiani più corresponsabili dell'evangelizzazione del mondo non cristiano e della cooperazione tra le Chiese.

25. - Presbiteri ed altri ministeri

Collaboratori del Vescovo, al quale sono intimamente associati in forza della loro ordinazione e del loro ministero, i presbiteri ne condividono l'ansia e la responsabilità missionaria.

Anzitutto perché, per sua natura, il « ministero sacerdotale partecipa della stessa ampiezza universale della missione affidata da Cristo agli Apostoli ».125

Poi, perché nella stessa porzione del popolo di Dio in cui esercitano direttamente il loro ministero, i presbiteri « rendono visibile nella loro sede la Chiesa universale ».126

Queste motivazioni appaiono particolarmente valide oggi.

« Nel nostro tempo, l'impegno evangelizzatore dei preti, pur conservando una attenzione specifica alla vita delle comunità particolari in cui essi vivono, assume una più consapevole e chiara dimensione missionaria, in quanto esso è partecipazione alla missione universale del Collegio dei Vescovi ».127

I presbiteri devono essere convinti che il dono ricevuto nell'ordinazione « non li prepara ad una missione limitata e ristretta, bensì ad una vastissima ed universale missione di salvezza fino agli ultimi confini della terra »,128 e che la loro vita « è stata consacrata anche per il servizio delle missioni ».129

Cosicché, i sacerdoti sono tenuti a vivere in sé stessi e a trasfondere negli altri lo spirito missionario; « e se uno ottiene dallo Spirito del Signore una particolare vocazione, con il consenso del suo Vescovo, non rifiuterà di recarsi in un'altra diocesi per continuare il suo ministero ».130

In maniera analoga, la preoccupazione per la missione universale è congiunta ai vari tipi di ministeri, essendo anch'essi un servizio squisitamente ecclesiale, in forza della loro stessa natura, destinazione, istituzione.

Quelli che li esercitano diventano quindi, in diversa misura e per diverso titolo, a seconda del ministero, collaboratori del Vescovo nella formazione e animazione della comunità.

Se ben preparati, « sono preziosi per la " plantatio ", la vita e la crescita della Chiesa e per una capacità di irradiazione intorno a se stessa e verso coloro che sono lontani ».131

L'esperienza dei ministeri in atto da noi è stata appunto dettata dalla necessità di sviluppare una coscienza diaconale o di servizio, nella certezza che da essa « lo Spirito Santo potrà avere una maggiore prontezza di corrispondenza alle sue indubbie chiamate e ai suoi doni, per il servizio nella Chiesa a vantaggio della salvezza degli uomini ».132

In vista della missione universale è utile tener presente l'importanza che va assumendo il diaconato e il ruolo particolare dei ministeri connessi con l'attività evangelizzatrice e catechistica.

26. - Religiosi

Coloro che professano pubblicamente i consigli evangelici avendo abbracciato lo stato religioso, sono operatori privilegiati della missione della Chiesa per molteplici motivi ed aspetti.

Il carisma religioso comporta una consacrazione speciale a Dio ed una sequela incondizionata del Cristo, che sono per se stesse un segno caratteristico della presenza del Regno.

Vivendo le beatitudini, i religiosi, « con la stessa intima natura del loro essere si collocano nel dinamismo della Chiesa, assetata dell'Assoluto », e « con la loro vita sono il segno della totale disponibilità verso Dio, verso la Chiesa, verso i fratelli ».133

I consigli evangelici sono un dono divino alla Chiesa, e « congiungono in modo speciale i loro seguaci alla Chiesa e al suo ministero ».134

Si aggiunge il fatto che l'autorità della Chiesa non solo regola in generale la pratica della vita religiosa, ma sanziona l'esistenza e le norme della vita di ogni istituzione religiosa, « in modo che sia riconosciuta e conferita agli Istituti una " missione " tipicamente propria e venga in loro promosso l'impegno per la fondazione di nuove Chiese ».135

Anche l'origine delle istituzioni religiose nei fondatori e nei singoli membri è legata ad una chiamata divina per un compito specifico nella realizzazione del piano di salvezza.

Da tutto questo, ai religiosi « deriva il dovere di lavorare, secondo le forze e il genere della propria vocazione, sia con la preghiera, sia anche con l'opera attiva, a radicare e consolidare negli animi il regno di Cristo e dilatarlo in ogni parte della terra ».136

Ciò vale per qualsiasi forma in cui si esprime concretamente la vita religiosa, sia essa particolarmente contemplativa o attiva.

I contemplativi, « con le loro preghiere, penitenze, tribolazioni, hanno la più grande importanza ai fini della conversione delle anime, perché è Dio che, quando è pregato, invia operai alla sua messe, apre lo spirito dei non cristiani perché ascoltino il Vangelo e rende feconda nei loro cuori la parola della salvezza ».137

La loro funzione apostolica manifesta il mistero « della Chiesa " comunità orante " che col suo sposo Gesù Cristo si immola per amore, per la gloria del Padre e la salvezza del mondo ».138

I religiosi di vita attiva « sono intraprendenti e il loro apostolato è spesso contrassegnato da una originalità, da una genialità che costringono all'ammirazione ».139

In quest'epoca in cui bisogna salvaguardare la priorità dell'evangelizzazione nella sua genuina integralità e insieme operare per la promozione dell'uomo e di una società giusta e fraterna, i religiosi sono particolarmente indicati per assumere un ruolo profetico nei punti cruciali della missione, vivendo la fedeltà a Dio e all'uomo.140

Questa multiforme presenza e azione missionaria domanda oggi di essere più chiaramente attuata in spirito e concretezza di comunione ecclesiale.

Ciò non solo in ragione della natura « ecclesiale » degli Istituti Religiosi come tali, ma anche perché i « religiosi, tanto gli uomini quanto le donne, appartengono anch'essi, sotto un particolare aspetto, alla famiglia diocesana » e se sono sacerdoti « che partecipino alla cura delle anime ed alle opere di apostolato sotto l'autorità dei Pastori, sono veramente da considerarsi in certo qual modo appartenenti al clero diocesano.141

27. - Laici

Un fatto che caratterizza la Chiesa dei nostri tempi è il chiaro riconoscimento del diritto-dovere dei laici di prendere parte all'apostolato, compreso quello tipicamente missionario.

Ciò ha suscitato anche nella Chiesa italiana una maggior attenzione all'apporto che i laici possono e devono dare nella cooperazione e nella stessa attività missionaria.

Non si tratta di un dato puramente pratico, ma del frutto d'un approfondimento dottrinale.

La vocazione apostolica dei laici si fonda sulla stessa vocazione cristiana.

Tutti quelli che sono incorporati a Cristo con il Battesimo, entrano a far parte del popolo di Dio, diventando partecipi dell'ufficio sacerdotale, profetico e regale che Cristo comunica alla Chiesa.

Con lo sviluppo della vita cristiana sono poi messi in grado di compiere efficacemente questo apostolato.

La Cresima li fortifica con la virtù dello Spirito Santo, e l'Eucaristia « comunica ed alimenta in loro quella carità verso Dio e gli uomini che è l'anima di tutto l'apostolato.142

Questo è pure il fondamento del dovere missionario di ogni cristiano.

Quindi « tutti i fedeli, come membra del Cristo vivente, a cui sono stati incorporati ed assimilati mediante il Battesimo, la Cresima e l'Eucaristia, hanno lo stesso obbligo di cooperare all'espansione e alla dilatazione del suo corpo, sì da portarlo al più presto possibile alla sua pienezza ».143

Così l'apostolato dei laici scaturisce dal loro stesso essere cristiani e dalla natura missionaria della Chiesa, in cui i laici hanno la piena dignità di membri.

In particolare « essi cooperano all'azione evangelizzatrice della Chiesa, partecipando insieme come testimoni e come vivi strumenti alla sua missione salvifica, soprattutto quando, chiamati da Dio, vengono dai Vescovi destinati a quest'opera ».144

Perché possano esercitare efficacemente l'apostolato, lo Spirito Santo largisce loro doni particolari, perché, mettendoli ognuno a servizio di tutti, insieme cooperino « per il bene degli uomini e ad edificazione della Chiesa ».145

Svariati sono i modi e i campi in cui i laici sono chiamati a svolgere il loro apostolato:

preghiera,

testimonianza di vita,

annuncio del Vangelo,

e soprattutto animazione cristiana delle realtà terrene, ciò che costituisce il loro peculiare e specifico ufficio.

« Ai laici tocca assumere l'instaurazione dell'ordine temporale come compito proprio, e, in esso, guidati dalla luce del Vangelo e dal pensiero della Chiesa, e mossi dalla carità cristiana, operare direttamente e in modo concreto; ( … ) cercare dappertutto e in ogni cosa la giustizia del regno di Dio ».146

La Evangelii nuntiandi ribadisce e sviluppa questo punto.

Per i laici, « compito primario e immediato … è la messa in atto di tutte le possibilità cristiane ed evangeliche nascoste, ma già presenti ed operanti nella realtà del mondo.

Il campo proprio della loro attività evangelizzatrice è il mondo vasto e complicato della politica, della realtà sociale, dell'economia; così pure della cultura, delle scienze e delle arti, della vita internazionale, degli strumenti di comunicazione sociale; ed anche di altre realtà particolarmente aperte all'evangelizzazione, quali l'amore, la famiglia, l'educazione dei bambini e degli adolescenti, il lavoro professionale, la sofferenza ».147

Nell'attuazione di questi compiti, i laici esprimono una presenza e un'azione, non di complemento o di appoggio ai sacerdoti e religiosi, ma operando in proprio e a pieno titolo, in conformità all'originalità e alla specificità della loro vocazione.

28. - Missionari a vita

Nella vasta gamma dei protagonisti della missione, occupano uno spazio tutto speciale coloro che si consacrano all'attività missionaria per tutta la vita, e in vista di ciò si riuniscono per lo più in istituzioni sorte con lo scopo esplicito ed unico di annunciare il Vangelo alle genti.

Essi non costituiscono un gruppo uniforme, ma si possono ritrovare nei più diversi stati di vita: religiosi e religiose, sacerdoti secolari e fratelli, persone con ministeri di vario tipo e laici.

Ne parliamo alla fine di questo panorama perché vediamo in loro l'espressione più piena e significativa della donazione missionaria.

È il Concilio stesso che riserva una considerazione particolare a queste persone, come « insignite di una vocazione speciale » nell'ambito di quelle istituzioni che lo Spirito ha suscitato perché « si assumano come dovere specifico il compito dell'evangelizzazione, che riguarda tutta quanta la Chiesa ».148

Ci pare doveroso sottolineare il particolare significato e la validità attuale di questa vocazione.

Essa comporta la donazione totale ed esclusiva al servizio del Vangelo in mezzo alle genti, per lo più fuori del proprio paese, tra popoli e ambienti non cristiani e di altre culture.

Chi si consacra in questo modo all'opera missionaria diventa partecipe della vita e della missione di colui che annientò se stesso, prendendo la natura di schiavo ( Fil 2,7 ); deve quindi essere pronto a mantenersi fedele per tutta la vita alla sua vocazione, e rinunciare a se stesso ed a tutto quello che in precedenza possedeva in proprio, ed a farsi tutto a tutti ».149

Questa vocazione, che è ordinata specialmente al primo annuncio, ha rappresentato e rappresenterà sempre l'esemplare di ogni dedizione alla causa missionaria.

Di qui la necessità e l'urgenza che essa ha tuttora.

Le mutate condizioni del mondo da evangelizzare, l'aumentata sensibilità missionaria della Chiesa, lo sviluppo delle giovani Chiese, non diminuiscono ma piuttosto accrescono il bisogno di persone e istituzioni, che, per carisma particolare, si consacrino in modo completo ed unico all'attività missionaria.

Esse richiamano alle antiche Chiese in maniera tangibile l'impegno dell'evangelizzazione universale;

stimolano la crescita missionaria delle giovani Chiese;

sono particolarmente atte ad assumere compiti più ardui e specializzati in missione;

si rivelano strumenti preziosi, grazie alla loro esperienza, per tener viva in tutto il popolo di Dio la coscienza e la cooperazione missionaria,

per ridestare nei giovani l'entusiasmo dei grandi ideali apostolici,

per aiutare in vari modi i servizi missionari di singoli e di comunità ecclesiali.

In una parola, evidenziano l'essenzialità della dimensione missionaria universale della Chiesa.

Ma tutto questo richiede che i missionari a vita si sforzino di vivere la loro vocazione in armonia con i diversi doni gerarchici e carismatici mediante i quali lo Spirito costruisce in Cristo la comunione organica della Chiesa.

Indice

118 Cf. Ad gentes, nn. 35-37.
119 Mutuae relationes, n. 5.
120 Ivi, n. 9.
121 Lumen gentium, n. 23;
cf. Ad gentes, n. 38.
122 Ad gentes, n. 38.
123 Ivi, n. 29.
124 Cf. ivi;
cf. Ecclesiae sanctae, III, art. 15.
125 Presbyterorurn ordinis, n. 10.
126 Lumen gentium, n. 28.
127 C.E.I., La formazione dei presbiteri nella Chiesa italiana,
Orientamenti e norme per i seminari, n. 13.
128 Presbyterorurn ordinis, n. 10.
129 Ad gentes, n. 39.
130 Postquanz Apostoli, n. 5.
131 Evangelii nuntiandi, n. 73.
132 C.E.I., Documento pastorale delL'Episcopato italiano, 15 agosto 1977,
Evangelizzazione e ministeri, n. 90.
133 Evangelii nuntiandi, n. 69.
134 Lumen gentium, n. 44.
135 Mutuae relationes, n. 8.
136 Lumen gentium, n. 44.
137 Ad gentes, n. 40.
138 Sacra Congr. Religiosi, Dimensione contemplativa della vita religiosa, n. 26.
139 Evangelii nuntiandi, n. 69.
140 Cf. Sacra Congr. Religiosi, Religiosi e promozione umana, Introduzione.
141 Christus Dominus, n. 34.
142 Lumen gentium, n. 33;
Apostolicam actuositatem, n. 3.
143 Ad gentes, n. 36;
cf. Apostolicam actuositatem, n. 3.
144 Ad gentes, n. 41.
145 Apostolicarn actuositatern, n. 3.
146 Ivi, n. 7.
147 Evangelii nuntiandi, n. 70.
148 Ad gentes, n. 23.
149 Ivi, n. 24.