Il rinnovamento Liturgico

Indice

II. Una riforma da completare

5. Un vuoto da colmare

Se la riforma liturgica non ha prodotto tutti quei frutti che era lecito attendersi, ciò è dovuto sia alla esiguità del tempo trascorso sia alla mancata comprensione dello spirito e dei fini della riforma liturgica da parte dei fedeli e di molti operatori pastorali.5

La causa di questa incomprensione è da ricercare nella scarsa familiarità dei fedeli al linguaggio ( parole e segni ) e alla spiritualità della Liturgia e nella carente formazione liturgica degli stessi ministri del culto.

Si deve riconoscere infatti che in passato lo studio della Liturgia è stato generalmente carente, e limitato alla conoscenza dei riti e delle rubriche; né sempre si è dato spazio alla nuova sensibilità che il movimento liturgico andava promuovendo e diffondendo anche in Italia.

6. Uno studio da approfondire

D'altra parte, il continuo progresso delle conoscenze critiche nei rapporti tra la Liturgia e le altre discipline della scienza teologica ( Bibbia, dogma, storia, pastorale, spiritualità, ecc. ) rende sempre più evidente che gli sforzi pur generosi degli studiosi sono ancora ben lontani dall'illuminare adeguatamente tutti gli aspetti della complessa realtà del culto cristiano.

Più che mal urgente resta dunque l'indicazione conciliare per una ricerca e un insegnamento interdisciplinare che « metta in rilievo, secondo le intrinseche esigenze di ogni disciplina, il mistero di Cristo e la storia della salvezza, in modo che risulti chiara la loro connessione con la Liturgia ».6

Ma stesso modo bisognerà saper mettere a profitto tutti i contributi provenienti dalle scienze umane per una sempre più precisa e corretta comprensione del linguaggio cultuale: linguaggio essenziale simbolico e dunque umano, come del resto ben si conviene alla natura stessa del « mistero » da quando « il Verbo s'è fatto carne », ( Gv 1,14 ) da quando cioè la Parola divina s'è fatta parola umana e l'Inesprimibile ha cercato espressione nei simboli dell'uomo.8

7. Una presidenza da esercitare

I primi ad avere coscienza della necessità di un continuo approfondimento della formazione liturgica dovranno essere gli stessi ministri ordinati - vescovi, presbiteri e diaconi - ciascuno secondo le esigenze del proprio ruolo.9

Per loro, che in virtù dell'Ordine sacro sono chiamati a esercitare il ministero della presidenza, risuona tuttora l'ammonimento dell'Apostolo: « chi presiede, lo faccia con diligenza ». ( Rm 12,8 )

Da ciò deriva loro il dovere di apprendere e di affinare l'arte di presiedere le assemblee liturgiche al fine di renderle vere assemblee celebranti, attivamente partecipi e consapevoli del mistero che si compie.11

Con opportune monizioni, con il gestire sobrio e appropriato, con la capacita di adattamento alle diverse situazioni, con la saggia utilizzazione delle possibilità di scelta offerte dai libri liturgici, con tutto il proprio atteggiamento pervaso di intima preghiera, spetta in primo luogo a che presiede rendere ogni celebrazione un'esperienza di fede che si comunica, di speranza che si conferma, di carità che si diffonde.12

La disattenzione per queste esigenze della funzione presidenziale da parte di molti ministri ordinati, anche tra i più giovani, dovrà spingere gli organismi competenti a intensificare gli sforzi, a moltiplicare le iniziative per ridestare in tutti la consapevolezza delle responsabilità e della grazia del proprio ministero in rapporto alla Liturgia.

8. Un ruolo cui prepararsi

Ciò che è stato per quanti sono già nel ministero ordinato, vale anche per coloro che a tali ministeri si preparano.

Bisognerà però riconoscere che, malgrado la precisa indicazione del Concilio - « Nei seminari e negli studentati religiosi la sacra Liturgia va computata tra le materie necessarie e più importanti e, nelle facoltà teologiche, tra le materie principali »13 - di fatto non sempre la realtà corrisponde al dettato conciliare.

Infatti i progressi della scienza liturgica e lo spirito della riforma non riescono a trovare spazio ed eco adeguati nell'insegnamento della Liturgia, spesso ancora relegato tra quello delle discipline secondarie e tuttora ancorato a schemi didattici ormai superati.

È invece indispensabile che gli aspiranti agli Ordini sacri imparino a cogliere, mediante lo studio e la esperienza vissuta, il senso profondo dei riti che dovranno celebrare in modo da sapervi trovare, per sé e per i fedeli che saranno loro affidati, l'indispensabile nutrimento di ogni vita spirituale.

Perché questo avvenga, è necessario che i candidati al ministero sacerdotale siano formati alla comprensione dei testi eucologici che diranno, delle pagine bibliche che proclameranno e dei simboli che tratteranno; che siano educati a un uso rispettoso e creativo dei libri liturgici, secondo le disposizioni contenute nei libri stessi, cosi da saper unire al linguaggio della tradizione l'indispensabile adattamento alle situazioni storiche della comunità celebrante.14

9. Un servizio da prestare

Attenzione particolare dovrà essere dedicata a quei fedeli che collaborano all'animazione e al servizio delle assemblee.

Consapevoli di svolgere « un vero ministero liturgico »,15 è necessario che essi prestino la loro opera con competenza e con interiore adesione a ciò che fanno.

Nell'esercizio del loro ministero essi sono « segni » della presenza del Signore in mezzo al suo popolo.

Con la molteplicità e nell'armonia dei loro servizi - dalla guida del canto alla lettura, dalla raccolta delle offerte alla preparazione della mensa, dalla presentazione dei doni alla distribuzione dell'Eucaristia - essi esprimono efficacemente l'unità di fede e di carità che deve caratterizzare la comunità ecclesiale, a sua volta segno e sacramento del mistico corpo di Cristo.16

Per queste ragioni è vivamente raccomandabile che tali ministeri siano esercitati da fedeli adulti, stabiliti nel sacramento della Confermazione, adeguatamente preparati e consapevoli che il servizio liturgico è una testimonianza che va continuata e confermata nella vita di ogni giorno.

Perché appaia con evidenza che Liturgia e vita cristiana sono tra loro intimamente connesse, al ministero liturgico dovrebbe corrispondere un adeguato impegno nelle diverse attività in favore della comunità ecclesiale e umana.

A questi servizi liturgici è opportuno avviare progressivamente e con adeguata preparazione fanciulli e ragazzi, in vista di una loro crescita anche ministeriale nella comunità.

Particolare significato acquisterà, all'interno delle parrocchie, la presenza di ministri istruiti nel lettorato e nell'accolitato, come segni di una disponibilità costante al servizio ecclesiale.17

Allo stesso modo ogni comunità avrà cura di promuovere al suo interno la formazione di gruppi liturgici per la preparazione e l'animazione delle celebrazioni, soprattutto di quelle domenicali e delle feste più importanti.18

10. Una partecipazione da animare

Ma tutta la ricchezza di ministeri e i diversi compiti dei ministri non dovranno far dimenticare che il vero soggetto della celebrazione è sempre l'assemblea dei fedeli,19 verità recuperata e ribadita con forza dai nuovi libri liturgici, perché il Dio salvatore vuol stabilire un rapporto diretto, ancorché mediato con il suo popolo, come appare chiaramente nell'assemblea del Sinai ( Es 24 ) tipica per ogni convocazione del popolo eletto.21

Questa centralità dell'assemblea - « stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo acquistato » ( 1 Pt 2,9 ) - costituisce al tempo stesso un diritto e un dovere.23

Nell'atto liturgico, infatti, la comunità, destinataria e protagonista di ogni celebrazione, esprime ed edifica se stessa, e mentre professa la propria fede nel mistero della redenzione sempre più progredisce sulla via della salvezza.

Riconoscendosi in ognuno dei suoi ministri - che della stessa assemblea sono parte integrante24 - la comunità dei fedeli partecipa direttamente alla celebrazione, aderendo alle funzioni del ministro che presiede in virtù dell'Ordine sacro, con il consenso espresso dall'« amen », le risposte, le acclamazioni, i gesti e tutte le forme indicate nei libri liturgici.25

Così, nella partecipazione gerarchica, l'assemblea caratterizza ogni celebrazione, adattata alle sue particolari situazioni e circostanze soprattutto con l'esecuzione dei canti e con la formulazione della preghiera dei fedeli.26

11. Una Parola da proclamare

L'esperienza di questi venti anni ha dimostrato che non potevano bastare la traduzione dei testi e la semplificazione dei riti a rendere comunicative le celebrazioni e a garantire l'intelligenza del mistero celebrato.

È ormai chiaro che nessuna traduzione avrebbe potuto da sola ovviare al grave problema culturale derivante dal fatto che l'universo linguistico e simbolico della Liturgia proviene, o direttamente o per ispirazione, dal mondo della Bibbia: un mondo storicamente e culturalmente lontano dal nostro, e dunque in parte estraneo al panorama culturale dell'uomo di oggi.

Di questo dato di fatto bisognerà tenere il debito conto, se si vorrà restituire tutto il suo spessore celebrativo e simbolico alla proclamazione liturgica della Parola.

Tale proclamazione non può essere vista solo come narrazione informativa degli eventi della storia della salvezza, né come semplice riaffermazione degli articoli di un codice morale: essa è essenzialmente parola che Dio « oggi » rivolge all'uomo perché l'oggi dell'uomo ne sia illuminato e salvato.27

Perciò le « Scritture » lette nella Liturgia sono sempre accompagnate dalla parola viva, che non solo le spiega esegeticamente, ma soprattutto ne evidenzia l'attualità e ne mostra la realizzazione nel segno sacramentale.28

Ha quindi importanza l'omelia del ministro ordinato, come ogni intervento di parola ( es. monizioni e didascalie ) che aiuti i fedeli a meglio comprendere quanto viene proclamato e a intendervi la parola che il Signore oggi rivolge a loro.29

Poiché il dialogo liturgico di Dio con il suo popolo non sfugge alle condizioni dell'umana comunicazione, sono utili tutti gli accorgimenti che favoriscono l'ascolto e la comprensione dei testi letti ( es. dignità dell'ambone e del libro, una sufficiente amplificazione della voce, una lettura chiara e intelligibile, ecc. ).30

Particolarmente feconda per la formazione all'ascolto della parola di Dio sarà la pratica assidua della « lectio divina », o « lettura della Bibbia secondo lo Spirito che abita nella Chiesa, sia con la sua presenza nel ministero apostolico sia con la sua azione nei fedeli ».31

Nel confronto con la realtà vissuta, che accompagna la lettura dei testi, i fedeli impareranno a entrare in modo sempre più vitale nel linguaggio della sacra Scrittura e gli stessi presbiteri ne potranno ricevere stimoli preziosi per le loro omelie, specialmente là dove insieme si riflette e si prega sulle letture della domenica successiva.32

Anche l'uso dei salmi, nella preghiera sia privata sia di gruppo e specialmente nella Liturgia delle Ore, aiuterà i fedeli a « comprendere le Scritture ». ( Cfr. Lc 24,44 )

12. Un rito per significare

Abituati a considerare la celebrazione come un susseguirsi di cerimonie prescritte, il vero senso dell'agire rituale nella Liturgia cristiana sfugge a molti ministri e fedeli, che spesso soffrono il disagio di una certa estraneità a tutto ciò che si svolge intorno all'altare.

La riforma invece suppone una indispensabile « conversione » al progetto e allo stile di Dio che ha voluto attuare e comunicare la sua salvezza attraverso il « sacramento » delle cose più comuni e delle azioni più quotidiane.34

Conforme a questo stile dell'agire divino, la Chiesa, guidata dallo Spirito, per costruire la sua Liturgia ha assunto alcune azioni proprie delle culture umane - come riunirsi e agire comunitariamente, salutare e dialogare, cantare e acclamare, leggere un testo e interpretarlo, formulare desideri e ringraziare, chiedere perdono e darsi la pace, preparare la mensa e partecipare al convito, … - rendendole significative dell'iniziativa divina che salva e della risposta umana che accetta e corrisponde.35

Ma per risultare significativi, i riti da una parte debbono conservare la loro autenticità senza essere banalizzati con un cerimonialismo che ne estenua l'originale senso umano, dall'altra debbono risultare evocativi di ciò che Dio ha fatto per la salvezza del suo popolo e ancor oggi opera nella celebrazione.

E necessario che i ministri conoscano il valore dei gesti che compiono e dei segni che pongono; che sappiano valorizzarli pienamente secondo le esigenze dell'assemblea e le peculiarità delle culture locali; che facciano risaltare la ricchezza di significato che tali riti rivestono per la vita e per la fede dell'assemblea, rifuggendo allo stesso tempo dalla prolissità verbosa e dalla frettolosa approssimazione, favorendo invece una totale disponibilità a ricevere la ricchezza del dono di Dio.36

13. Un'arte per esprimere

Da quando la parola di Dio si è fatta carne e Dio ha scelto di parlare e di essere lodato nella lingua degli uomini, ogni « parola » autentica umana è stata assunta nel mistero dell'incarnazione e nessuna « lingua » umana potrà mai più esserne esclusa.

Tutto ciò di cui l'uomo si serve per esprimere fede e disperazione, gioia e pianto, vita e morte, speranza e paura, tutto è diventato « carne » dell'eterna Parola di Dio e tutto è stato abilitato a dare espressione all'inesprimibile.

Proprio quest'intenzione di fede, che obbliga la Chiesa a conservare e a tramandare con cura il patrimonio artistico e le testimonianze di fede del passato, la impegna altresì a non respingere nessuna delle nuove forme nelle quali l'uomo contemporaneo ama esprimere la comprensione che egli ha di se stesso, del mondo in cui vive e della fede che professa.37

Allo stesso modo, il rispetto che la Chiesa ha per la propria tradizione le impedisce sia di dissipare i tesori sia di acconsentire a relegarli al rango di oggetti da museo: una Chiesa è un luogo vivo per uomini vivi; essa vive della loro stessa vita.

Creatività e conservazione, adattamento nella salvaguardia; sono questi i criteri che dovranno guidare i tentativi di quanti s'impegnano nella risistemazione di antichi spazi e ambienti per il culto, allo stesso modo che nella creazione di nuove strutture e suppellettili per la Liturgia.

Nel fare tutto questo, mentre si terranno presentì le disposizioni contenute nei libri liturgici,38 bisognerà garantire agli artisti la libertà necessaria per poter recare, con il loro linguaggio di bellezza e di poesia, il loro contributo alla comprensione del messaggio: la mediazione dell'immagine ha infatti una voce spesso sconosciuta alla parola e al concetto.

14. Una fede da cantare

Ciò che è stato detto per le arti figurative, plastiche e decorative vale con pieno diritto anche per la musica.39

In questi venti anni si è assistito a uno straordinario fervore di produzione musicale per la Liturgia: il repertorio dei canti ne è risultato notevolmente arricchito e migliorato; quasi ogni momento di ciascuna celebrazione ha ora un suo repertorio; nuove aspirazioni e nuove consapevolezze hanno trovato espressione nei nuovi testi.

Inutile nascondersi che non tutto è all'altezza della dignità del culto, ma non giova neanche sottolinearlo troppo: nessuna nuova espressione artistica nasce mai adulta.

Sarà invece compito di tutti coloro che si impegnano in questo settore favorire una migliore selezione tra i canti esistenti mediante segnalazione del materiale più valido, e indirizzare la nuova produzione verso la creazione di brani che meglio rispondano alle attese delle assemblee in preghiera.

Ma neanche una produzione musicale più adeguata alle necessità delle diverse assemblee riuscirà a farle cantare se esse non saranno sostenute da una continua azione educativa e se in ogni celebrazione non saranno opportunamente guidate.

Per questo si favorisca in tutti i modi una corretta formazione liturgica degli animatori musicali dell'assemblea e si curi che il coro, pur svolgendo la sua necessaria funzione di guida, coinvolga l'intera assemblea in una più attiva partecipazione.40

15. Principi da conoscere

In questa Nota pastorale i vescovi, pur non volendo trattare tutte le singole questioni riguardanti le diverse celebrazioni, sentono tuttavia l'urgenza di richiamare l'attenzione degli operatori pastorali sui singoli libri liturgici che sono i primi e più essenziali strumenti di ogni celebrazione e il fondamento più solido di un'efficace catechesi liturgica.41

Si ha infatti l'impressione che non siano state sufficientemente prese in considerazione le Introduzioni o Premesse ai singoli libri; eppure esse contengono i principi teologi e pastorali che hanno guidato la composizione di quei testi e offrono i criteri interpretativi e normativi per una corretta comprensione e applicazione degli stessi.

In tutte le iniziative di studio e di formazione liturgica si tengano nel debito conto questi documenti dottrinali e normativi, come pure i documenti che i vescovi italiani hanno dedicato nel corso degli anni '70 a « Evangelizzazione e sacramenti » e quelli che stanno proponendo negli anni '80 su « Comunione e comunità ».

Là dove essi risultassero scarsamente conosciuti, se ne promuova con sollecitudine un maggiore approfondimento.

16. Una possibilità da valorizzare

Intelligenza dei principi teologici, fedeltà alle norme, adattamento creativo alle esigenze delle diverse comunità: sono questi i criteri che assicurano e testimoniano una vera attenzione allo spirito della riforma.

Questa, infatti, non chiede solo ai singoli ministri del culto, specialmente a quelli costituiti negli Ordini sacri, di tradurre in atto le norme della Chiesa valide per tutti, ma domanda loro di saper essere veri mediatori tra il libro e l'assemblea, tra la norma universalmente valida e le esigenze proprie della singola comunità.42

È evidente che tale capacità non si improvvisa.

Essa è frutto di una duplice attenzione: anzitutto al testo sacro, al libro liturgico, alla tradizione orante della Chiesa mediante una lunga consuetudine.

Si eviterà così di cadere in quella « creatività selvaggia » che contraddice non solo alle « norme », ma alla natura profonda della Liturgia: ad es. manomettendo il Canone che è « norma » della preghiera ecclesiale, attribuendone parti ai fedeli, con evidente confusione di ruoli, eliminando le vesti liturgiche con il rischio di banalizzare il rito e di distruggere il senso del sacro …

Sono solo esempi che si potrebbero moltiplicare.

Le Commissioni liturgiche devono vigilare e usare la necessaria fermezza, perché la « preghiera della Chiesa » non sia abbandonata all'arbitrio dei singoli.

Ma c'è pure un altro polo di attenzione che deve coniugarsi con il precedente ed è l'assemblea concreta che celebra: i sentimenti, la fede, la gioia, i dolori, i peccati, in una parola il cuore dei fratelli che ho davanti.

Chi sa leggere tra le righe del libro liturgico e tra le pieghe del cuore umano sa che non ha bisogno di stravolgere i riti per risultare creativo: una monizione efficace, una preghiera adatta alla circostanza, un canto appropriato, la capacità d'infondere vita e significato sempre nuovi alla stessa ripetizione rituale delle azioni liturgiche, sono tutti strumenti leciti, normalmente sufficienti, ma anche assolutamente necessari per rendere « incarnata » e attuale una celebrazione.

Come infatti non bisogna confondere la vera creatività con la ricerca della novità a tutti i costi,43 così non sempre l'osservanza letterale e scrupolosa della norme, che eludesse la possibilità di scelta e di adattamento che essa offre, è segno di fedeltà meritoria, ma piuttosto frutto di pigrizia.

Nel difficile equilibrio tra fedeltà alla norma scritta e attenzione all'uomo storico e concreto delle nostre assemblee è tracciato il sottile confine di una legittima e anzi doverosa creatività.

17. Una riedizione da approntare

Allo scopo di rendere i libri liturgici strumenti idonei a garantire una forma di celebrazione sempre più adeguata alle diverse situazioni locali, la Sede Apostolica ha affidato agli episcopati nazionali il compito di stabilire gli adattamenti ritenuti opportuni sia per ciò che riguarda la parte rituale sia per ciò che si riferisce all'aspetto pastorale.44

L'episcopato italiano, in occasione della prima edizione di tali libri, si era limitato a offrire una semplice traduzione dell'edizione tipica latina.

Dovendo ormai procedere a una ristampa, la Commissione Episcopale per la Liturgia considererà gli eventuali adattamenti possibili da proporre ai competenti organismi.

In quest'opera si avvarrà del lavoro degli studiosi e delle proposte degli operatori pastorali e già da ora invita i diversi istituti e le riviste di Liturgia e di pastorale a iniziare ricerche e a offrire contributi in questa direzione.

Questo indirizzo si è già realizzato nella seconda edizione del Messale romano in italiano.

18. Una pietà da orientare

Nel patrimonio di fede e di pietà che il passato ci ha tramandato, un'attenzione particolare va rivolta alla cosiddetta « pietà popolare », le cui espressioni, « per lungo tempo considerate meno pure, talvolta disprezzate »,45 « sono praticate in certe regioni dal popolo fedele con un fervore e una purezza d'intenzione commoventi ».46

Tali espressioni di devozione e di fede « formano oggi un po' dappertutto l'oggetto di una riscoperta »47 e questo è certamente un fatto provvidenziale.

In realtà, se bisognerà vegliare perché certe forme di devozione non sconfinino nella magia e nella superstizione, sarebbe colpevole non riconoscere, in quelle pratiche, elementi che, « se ben utilizzati, potrebbero servire benissimo a far progredire nella conoscenza del mistero di Cristo e del suo messaggio »:48 in esse infatti si manifesta un ardore di fede, una passione d'amore, un'accettazione di dipendenza, un attaccamento alle tradizioni religiose che da soli costituiscono autentici valori e feconde possibilità di evangelizzazione.

Bisognerà anche riconoscere il ruolo storico che la pietà popolare ha svolto per secoli, quando è stata l'unica forma di pietà accessibile al popolo cristiano, escluso come era dalle ricchezze della Liturgia.

Ora tutto un grande campo di lavoro ci si offre davanti: comporre in armonia Liturgia e pietà popolare, ispirando la seconda alla prima49 e vivificando quella con questa, senza esclusivismi e senza preclusioni, ma anche senza fondere o confondere le due forme di pietà; il popolo cristiano avrà sempre bisogno dell'una e dell'altra, e a Dio bisognerà lasciare aperte tutte le strade che conducono al cuore dell'uomo.

19. Una attività da promuovere

Affinché l'azione pastorale liturgica sia svolta ovunque con competenza e zelo, è indispensabile il lavoro di quegli organismi che possono più direttamente influire sulle parrocchie e sulle comunità: intendiamo parlare delle Commissioni diocesane per la Liturgia e degli Uffici liturgici diocesani.

Voluti dal Concilio per « promuovere, sotto la guida del vescovo, l'apostolato liturgico »,50 negli ultimi tempi essi sembrano aver perso l'entusiasmo iniziale, anzi, in alcune parti del paese, non pare abbiano mai avuto una consistenza reale e una vera efficacia.

È invece urgente che essi vengano potenziati all'interno delle singole diocesi, favorendone anzi la cooperazione con le Commissioni liturgiche regionali.51

Ma nemmeno questo potrebbe bastare: vi sono questioni che non interessano solo la Liturgia ma anche la catechesi; tali ad esempio, l'iniziazione cristiana, la pratica penitenziale, l'assemblea eucaristica domenicale, l'anno liturgico …

Sembra ormai indispensabile che le iniziative e le disposizioni in proposito vengano studiate ed emanate insieme dalle rispettive Commissioni per la catechesi e la Liturgia.

A maggior ragione ciò è auspicabile a livello nazionale.

Indice

5 Inaestimabile donum 27
6 Sacrosanctum Concilium 16
8 Cfr. Sacrosanctum Concilium 2, n. 7;
LG 1
9 Cfr. Sacrosanctum Concilium 18
11 Cfr. Presbyterorum Ordinis 5;
Ordinazione del vescovo, dei presbiteri e dei diaconi, Premesse
12 Cfr. Principi e Norme per l'uso del Messale Romano 3, n. 5, n. 11-12, n. 313
13 Sacrosanctum Concilium 16
14 Cfr. Sacrosanctum Concilium 17;
cfr. Optatam totius 4, n. 8, n. 16, n. 19;
CEI, La formazione dei presbiteri nella Chiesa italiana, 55, n. 126-127
15 Sacrosanctum Concilium 29
16 Cfr. Principi e Norme per l'uso del Messale Romano 58
17 Cfr. Ministeria quaedam;
cfr. anche CEI, Istituzione dei ministeri …, 1-2
18 Cfr. Principi e Norme per l'uso del Messale Romano 73, n. 313
19 Cfr. Sacrosanctum Concilium 26
21 CEI, Eucaristia, comunione e comunità, 44
23 Cfr. Sacrosanctum Concilium 14
24 Cfr. Sacerdotium ministeriale III
25 Cfr. Sacrosanctum Concilium 30;
cfr. pure Principi e Norme per l'uso del Messale Romano 14-17;
cfr. anche Introduzione al Nuovo Lezionario 44-48
26 Cfr. Principi e Norme per l'uso del Messale Romano 3, n. 5, n. 73, n. 313, n. 316;
cfr. pure Introduzione al Nuovo Lezionario 30 e 40
27 Cfr. DV 21;
cfr. pure Introduzione al Nuovo Lezionario 3,4, 7;
cfr. anche CEI, Eucaristia, Comunione e comunità, 41
28 Cfr. Sacrosanctum Concilium 35;
cfr. pure Principi e Norme per l'uso del Messale Romano 11 e 33;
cfr. anche Introduzione al Nuovo Lezionario 8-10
29 Cfr. Principi e Norme per l'uso del Messale Romano 11 e 13;
Introduzione al Nuovo Lezionario 15 e 24;
CEI, Eucaristia, comunione e comunità, 43
30 Introduzione al Nuovo Lezionario 14 e 32-37
31 Catechesi tradendae 9
32 Cfr. CEI, Eucaristia, comunione e comunità 78
34 Cfr. Gaudium et spes 34-38
35 Cfr Sacrosanctum Concilium 5-7, n. 21, n. 33
36 Cfr. Presbyterorum Ordinis 5;
cfr. Ordinazione del vescovo, dei presbiteri e dei diaconi, Premesse IV, 2
37 Cfr. Sacrosanctum Concilium 122-124
38 Principi e Norme per l'uso del Messale Romano 253-280
39 Cfr. Sacrosanctum Concilium 112-121;
Musicam sacram 5-11
40 Cfr. Musicam sacram 21
41 Ordinazione del vescovo, dei presbiteri e dei diaconi, Premesse IV, 2
42 Principi e Norme per l'uso del Messale Romano 5
43 Principi e Norme per l'uso del Messale Romano, Premessa
44 Cfr. Sacrosanctum Concilium 37-39
45 Evangelii nuntiandi 48
46 Catechesi tradendae 54
47 Evangelii nuntiandi 48
48 Catechesi tradendae 54
49 Cfr. Sacrosanctum Concilium 13
50 Sacrosanctum Concilium 45
51 Inaestimabile donum, Conclusione