Il giorno del Signore

Indice

III. Orientamenti pastorali

24. - A conclusione di questa Nota, noi, Vescovi delle Chiese che sono in Italia, rivolgiamo un pressante appello a tutti, pastori e fedeli, perché ciascuno per la sua parte collabori alla riscoperta e al recupero dei valori cristiani che sono all'origine della domenica.

Conosciamo bene le difficoltà che la cultura, l'organizzazione e lo stile di vita contemporanei oppongono a questo impegno comune.

È vero, d'altra parte, che il nuovo modo di vivere la domenica oggi può aprire a positivo rinnovamento pastorale.

Si tratta di capire e accogliere istanze che possono avere importanti significati umani, come è il bisogno espresso della ricomposizione della famiglia in giorno festivo o di un gioioso contatto con la natura e con l'ambiente.

Proprio per questo sarà tanto più necessario che ognuno faccia la sua parte.

Per il resto, tutta la nostra fiducia riposa in quello Spirito che proprio in questo giorno ci è stato donato.

25. - « Ricordati delle feste per santificarle »

« Non possiamo vivere senza celebrare il giorno del Signore ».

Le parole dei Martiri di Abitène tornano attuali per i nostri tempi.

L'uomo contemporaneo si lascia sempre meno raggiungere dai precetti.

Certo, nessuno potrà mai abrogare il comandamento di Dio, ma i comandamenti sono prima di tutto prove d'amore.

Anche in questo caso.

26. - « Soddisfa il precetto di partecipare alla Messa chi vi assiste dovunque venga celebrata nel rito cattolico, o nello stesso giorno di festa, o nel vespro del giorno precedente », ricorda la norma della Chiesa.17

E se per mancanza del ministro sacro o per altra grave causa diventa impossibile la partecipazione alla celebrazione eucaristica, la stessa norma raccomanda vivamente di prendere parte alla liturgia della Parola, se ve n'è qualcuna, oppure di dedicare un congruo tempo alla preghiera personale o in famiglia o, secondo l'opportunità, in gruppi di famiglie e di amici.18

È il Padre che imbandisce una mensa e invita i suoi figli: i fedeli sono tenuti all'obbligo di parteciparvi.19

Disprezzare l'invito è grave colpa; declinarlo per seri motivi è causa di rammarico; prendervi parte stancamente significa privarsi dell'abbondanza dei suoi doni.

27. - Il pastore che esorta i suoi fedeli, i genitori che educano i loro figli a santificare la festa risulteranno convincenti solo se dalle loro parole trasparirà la forza persuasiva dell'esperienza.

E come ogni mensa, anche la mensa della Parola e dell'Eucaristia va preparata, perché più ricca e feconda risulti la comune partecipazione.20

Ciascuno con i suoi doni e con il suo ministero contribuirà alla crescita del Corpo mistico di Cristo.

28. - Giorno del Signore e « fine settimana »

Massima comprensione ed attenzione, unite a fermezza e coraggio, merita il fenomeno tutto contemporaneo del « fine-settimana », nel quale confluiscono e possono scontrarsi le diverse esigenze, spesso ugualmente legittime, dei fedeli, e da cui nascono tante difficoltà e nuovi impegni per la pastorale.

Consideriamo legittima l'aspirazione a cercare fuori del quartiere e della città un momento di vita più umano, più disteso, più sano, dopo una settimana di lavoro e di tensione.

Ciò risponde a una vera esigenza dell'uomo del nostro tempo, e la pastorale deve prenderne atto.

Tuttavia non possiamo ignorare i danni che questo modo di vivere può arrecare non solo alla pratica religiosa, ma alle persone e, in particolare, alla comunità familiare.

Non di rado, e per non poche famiglie, la domenica è diventata proprio il giorno della massima estraneità.

29. - La Chiesa ha già cercato, per parte sua, di prendere molto sul serio queste esigenze dei fedeli, introducendo nella prassi liturgica prima la Messa festiva vespertina, poi la Messa festiva del sabato sera e delle vigilie delle grandi solennità.

Ma appare sempre più evidente che ciò non può bastare a risolvere il problema nei suoi molteplici aspetti.

È sempre più necessario ripensare a fondo il ruolo e gli scopi del « fine-settimana » alla luce della nuova realtà socio-culturale e con il contributo di tutti coloro che vi sono interessati, se non si vuole che anche la domenica, anziché rappresentare un momento di crescita per la convivenza umana, finisca con il diventare non solo una evasione dall'impegno cristiano ma anche un ulteriore motivo di disgregazione e di alienazione.

30. - In molti Paesi dell'Occidente, la maggior parte delle attività di cui si è fatto cenno trovano ormai collocazione nel giorno di sabato, il quale, reso libero dalla scuola e dal lavoro, tende sempre più a diventare il giorno delle attività collettive e comunitarie, lasciando libera la domenica per le attività religiose, per la famiglia, per i rapporti sociali più elementari.

Crediamo che per questa strada molti degli attuali problemi potrebbero essere avviati a giusta soluzione, anche nel nostro Paese.

Quanto meno sarà possibile offrire un'alternativa praticabile a quanti hanno a cuore, con i nuovi valori, anche quelli primari della famiglia e della fede.

31. - Particolare attenzione merita la situazione di coloro che sono impegnati nei lavori e nei servizi che inevitabilmente vanno assicurati anche nei giorni festivi.

È una situazione delicata, che tuttavia non può essere lasciata senza proposte spirituali adeguate a far vivere anche a loro il giorno del Signore.

Essi stessi sono invitati a non soccombere, per quanto possibile, dentro una struttura di lavoro che a volte non lascia spazio alle esigenze dello spirito.

Ma anche la comunità cristiana deve farsi carico, con i pastori, delle loro esigenze, ascoltandoli e proponendo iniziative rispondenti alle loro situazioni.

32. - Un solo altare e una sola assemblea

Nell'urgenza del momento si è spesso portati a cercare soluzioni più immediate e di più facile applicazione, che non sempre sembrano adatte a conseguire lo scopo che si prefiggono.

Molti, infatti, preoccupati di offrire a tutti l'opportunità di assolvere al « precetto festivo », moltiplicano oltre il giusto il numero delle Messe domenicali e, qua e là, anche delle Messe festive del sabato sera, o di quelle vespertine della domenica.

Al di là delle buone intenzioni, questa prassi risulta di grave pregiudizio per la cura pastorale.

Essa infatti, oltre a provocare un eccessivo frazionamento della comunità, finisce con l'assorbire quasi tutto il tempo e le energie dei sacerdoti, sottraendoli alla cura delle zone meno ricche di clero e allo svolgimento di altre attività che devono concorrere a rendere più feconda la celebrazione del giorno del Signore.

Pensiamo in particolare al gran numero di Messe « concorrenziali », e comunque contemporanee, nei centri storici, e al continuo succedersi di Messe in alcune chiese delle nostre città.

33. - In ogni caso, la pur debita attenzione alle giuste esigenze dei fedeli non deve spingersi fino al punto di compromettere la verità della celebrazione festiva e lo svolgimento armonioso dei tempi e dei ritmi dell'anno liturgico.

Pertanto occorre tener conto delle indicazioni seguenti:

- si abbia grande attenzione per le celebrazioni del Vescovo nella chiesa cattedrale e si privilegi la celebrazione dell'assemblea parrocchiale;21

- le Messe per gruppi particolari si celebrino di norma non di domenica, ma per quanto è possibile nei giorni feriali; in ogni caso le celebrazioni degli aderenti ai vari movimenti ecclesiali non siano tali da risultare precluse alla comunità;22

- i religiosi, nel rispetto della loro caratteristica presenza nella Chiesa, siano nella comunità cristiana qualificati promotori di spiritualità e di educazione liturgica; evitando iniziative non conformi alla normativa canonica e pastorale, collaborino ad edificare l'immagine dell'unità e della comunione della comunità cristiana nei giorni festivi; si eviti di inserire troppo frequentemente le celebrazioni battesimali nelle Messe della domenica, e si concentrino piuttosto in alcune domeniche dell'anno ( ad esempio, una volta al mese ); la celebrazione dei matrimoni di domenica sia contenuta entro i limiti di vera opportunità pastorale, evitando sia un'eccessiva frequenza che finirebbe con il disturbare lo svolgimento della liturgia domenicale, sia la moltiplicazione di Messe apposite che rischierebbero di intralciare il normale svolgimento delle celebrazioni domenicali;

- i pastori educhino i fedeli ad avvicinarsi al sacramento della Penitenza al di fuori delle celebrazioni eucaristiche domenicali; essi stessi si rendano disponibili per questo ministero in altre momenti più opportuni;23

- la celebrazione delle « giornate nazionali o diocesane » che invitano i fedeli secondo la prassi apostolica ( cfr. 2 Cor 8-9 ) a farsi carico con la preghiera e con la propria offerta delle necessità dei fratelli, non deve tuttavia arrecare pregiudizio allo svolgimento della liturgia e dell'omelia della domenica.24

34. - Le Messe nel vespro dei giorni precedenti la festa

Un richiamo particolare meritano le Messe nel vespro dei giorni precedenti la festa.

Liturgicamente il « dies festus » comincia con i primi vespri del giorno precedente la festa; così, ad esempio, il sabato sera dal punto di vista liturgico è già domenica.25

Dimenticare questo dato fondamentale potrebbe far nascere inconvenienti pastoralmente rilevanti.

Per questo richiamiamo quanto segue:

- ogni Messa serale del sabato o del giorno precedente una festa di precetto è da considerare festiva: la liturgia sarà sempre quella della domenica o della festa26 e la celebrazione avrà la stessa solennità di quella del giorno seguente, né mai dovrà mancare l'omelia;

- non si faccia ricorso a tale celebrazione se non in caso di effettiva opportunità pastorale; dove questa opportunità non si verifichi, si preferiscano alla celebrazione eucaristica altre forme di culto ( ufficio di vespro, celebrazioni penitenziali, liturgia della parola, ecc. );

- in ogni caso non sia mai celebrata nel pomeriggio la Messa del sabato o del giorno corrente.27

35. - La Messa alla televisione

Una parola a parte merita la Messa radio o teletrasmessa.

Avversata da alcuni, essa è spesso vissuta con partecipazione e devozione dal malato, dall'anziano, o da chi si trovi comunque nella impossibilità di recarsi personalmente in chiesa.

E proprio a questi ultimi essa può offrire un servizio spiritualmente assai utile.

Anzi, è soprattutto a queste categorie di persone che bisognerà pensare nella preparazione di quelle Messe, nell'omelia, nelle intenzioni della preghiera universale.

Chi per seri motivi è impedito, non è tenuto al precetto.

D'altra parte, la partecipazione alla Messa alla radio o alla televisione non soddisfa mai il precetto.

Tuttavia è evidente che una Messa alla televisione o alla radio, che in nessun modo sostituisce la partecipazione diretta e personale all'assemblea eucaristica, ha i suoi aspetti positivi:

- la parola di Dio viene proclamata e commentata « in diretta », e può suscitare la preghiera;

- il malato e l'anziano possono unirsi spiritualmente alla comunità che in quello stesso momento celebra il rito eucaristico;

- la preghiera universale può essere condivisa e partecipata.

Manca certamente la presenza fisica, ma l'impossibilità di portare un'offerta all'altare non esclude quella di fare della propria vita ( malattia, debolezza, memorie, speranze, timori ) un'offerta da unire a quella di Cristo.

E l'impossibilità di accostarsi al banchetto eucaristico può essere oggi superata, in molti casi, dal puntuale servizio dei ministri straordinari della Comunione.

36. - Non c'è solo la Messa

Il giorno del Signore ha il suo centro nella celebrazione eucaristica, ma non vive solo di questa.

Accanto all'Eucaristia c'è l'ufficio di lode, l'adorazione silenziosa o solenne e le altre forme di pietà che la tradizione ci ha consegnato.

L'ufficio divino ai laici: è questo uno dei frutti della riforma liturgica.

Comunitaria o individuale, la lode del cristiano consacra lo scorrere del tempo e la vita dell'uomo.

L'Ufficio delle Lodi e dei Vespri rappresenta i momenti decisivi di questa spiritualità.

37. - Le opere dell'ottavo giorno

Accanto alla preghiera, va posta la carità, segno vero ed efficace della presenza di Cristo risorto tra i suoi.

Già in maniera del tutto naturale la domenica è per molti cristiani il giorno in cui tè possibile dedicare un po' di tempo ai parenti e agli amici, ai malati, ai lontani.

Si tratta di gesti profondamente umani e cristiani allo stesso tempo: tante persone si accorgeranno solo da una visita, da un sorriso ricevuto, che è domenica anche per loro.

È necessario riconoscere il valore di queste azioni perché l'egoismo della « vacanza » non venga a spegnere questa luce di carità e di fede.

38. - Lo stesso si dirà della tradizionale pietà per i defunti, espressa dalla visita domenicale al cimitero; se ben compresa, essa si iscrive in quella visione di fede che fa della domenica l'annuncio dell'« ottavo giorno »: quel sereno pellegrinaggio non è solo rimpianto per la persona estinta.

È anche, e soprattutto, un atto di fede, una professione di speranza: la consapevolezza di un legame che sopravvive alla morte, nell'attesa dell'incontro definitivo, ultimo, felice, del giorno eterno su cui non scende mai tenebra, nel quale non ci sarà più né morte né separazione.

Indice

17 Codice di Diritto Canonico, can. 1248 § 1
18 Cfr. ibidem, § 2
19 Cfr. Codice di Diritto Canonico, can. 1247
20 Cfr. C.E.I. Comm- per la Liturgia, Nota pastorale Il rinnovamento liturgico in Italia,
Roma, 30 settembre 1983, passim
21 Cfr. C.E.I., documento pastorale, Eucaristia, comunione e comunità, n. 81,
Roma 22 maggio 1983.
22 Ibidem.
23 Cfr. Rito della Penitenza, n. 13;
cfr. anche C.E.I., doc. past. Evangelizzazione e sacramento della Penitenza, n. 93,
Roma, 12 luglio 1974
24 Cfr. Messale Romano, ed. italiana 1983, pagg. LX-LXI, nn. 1-2
25 Cfr. Messale Romano, Norme generali per l'ordinamento dell'anno liturgico e del calendario, n. 3;
cfr. anche Codice di Diritto Canonico, can. 1248
26 Cfr. Sacra Congr. per i Riti, Istruzione sul culto del mistero eucaristico, Eucharisticurn mysterium, n. 28, 25 maggio 1967
27 Cfr. Codice di Diritto Canonico, can. 1248