Evang. e sacr. della Penitenza e dell'Unzione degli infermi

Indice

III. Orientamenti pastorali

76. Evangelizzazione e penitenza

L'evangelizzazione, che si concreta nell'annuncio del regno di Dio, dell'amore misericordioso del Padre, della redenzione in Cristo Signore e della vita nuova nello Spirito, sollecita nell'uomo una risposta fattiva di fede, che si esprima in un impegno di vita orientata sinceramente al Vangelo.

Questa disponibilità ad accogliere l'annuncio e la conseguente decisione a seguire Cristo Signore si può quindi considerare come il primo momento in cui il cristiano prende coscienza del suo itinerario penitenziale: quel lungo cammino, che partendo dal Battesimo, si apre via via e si allarga ai successivi apporti vitali della grazia del Signo!e, e specialmente a quelli privilegiati dei sacramenti.

77. La presa di coscienza, nei singoli e nelle comunità, di un atteggiamento cosi fondamentale per il cristiano, deve non solo essere alla base di ogni iniziativa pastorale ordinata alla celebrazione della Penitenza, ma caratterizzare anche ogni forma o esperienza catecumenale volta a preparare i nuovi incontri con Dio.

Apparirà cosi in prospettiva nuova e salutarmente arricchita la preparazione dei fanciulli alla Messa di prima Comunione, dei ragazzi alla Confermazione, dei fidanzati al Matrimonio, dei chiamati ai ministeri, alla vita consacrata, al sacerdozio ministeriale.

78. I segni che esprimono la penitenza

L'atteggiamento di conversione, connaturale con la stessa professione cristiana, si manifesta e si esprime in vari segni e modi, sia inerenti alla vita stessa dei singoli, delle famiglie, della comunità, sia più specificamente propri della liturgia e delle sue celebrazioni.

Sono segni di conversione inerenti alla vita:

l'assiduità della preghiera,

l'esercizio della carità,

il servizio dei fratelli,

la sofferenza offerta a Dio,

il perdono delle offese,

l'impegno a essere personalmente giusti

a collaborare per togliere dal mondo l'ingiustizia

e promuovere la concordia e la pace.

Segni di conversione, propri dell'espressione liturgica, sono, oltre al Battesimo: i tempi e i giorni penitenziali, gli elementi penitenziali della Messa, le varie celebrazioni penitenziali, e soprattutto il sacramento della Penitenza, che costituisce in forma privilegiata la ricorrente ripresa dell'incessante itinerario di conversione.

79. Proprio per questo, il sacramento della Penitenza deve essere oggetto di una concreta e specifica azione pastorale, che ne metta in luce l'importanza unica nella vita di chi si è posto alla sequela di Cristo.

La stessa predicazione tradizionale, che fu in passato cosi feconda di frutti spirituali e della quale si sono resi benemeriti tanti sacerdoti e religiosi, potrebbe riprendere vitalità ed efficacia, adeguandosi opportunamente a questa tematica di fondo.

80. Necessità della catechesi

La pastorale concreta e specifica della penitenza dovrà partire dalla catechesi.

Una catechesi, però, non concettuale e astratta, ma immediata e vissuta.

D'ordinario essa prenderà l'avvio dalla stessa celebrazione liturgica, per sottolinearne, nei riti e nei testi, i principi di fondo e l'espressione concreta nel linguaggio orante e simbolico della liturgia.

Ma poiché non si può intendere a dovere la penitenza, se non si coglie nella parola di Dio, e nell'incessante richiamo della Chiesa il senso vero della conversione, primo compito della catechesi deve essere l'accostamento alla Bibbia come fonte e contenuto di evangelizzazione.

Il riferimento poi alla vita della Chiesa, che annunzia e adempie la parola di Dio e alla vita del cristiano che deve incarnarla e testimoniarla, renderà la catechesi stessa educazione alla mentalità di fede e avvio ad una reale conversione.

81. Il Battesimo

La conversione si effettua radicalmente nel Battesimo.

La celebrazione quindi di questo sacramento, se preparata con cura e svolta con sensibilità pastorale, può essere un'occasione preziosa per rammentare che l'itinerario penitenziale comincia proprio di lì, dalla matànoia fondamentale del Battesimo, tanto bene espressa tra l'altro, nello stesso accostamento rituale tra rinunzia a Satana e professione di fede.

82. Non sarà però sufficiente l'accurata celebrazione comunitaria del sacramento.

Trattandosi per lo più del Battesimo dei bambini, si renderà necessaria una preparazione catechetica dei genitori e dei familiari del battezzando, in modo da risvegliare e purificare in essi il dono della fede, e renderli coscienti e attivi nell'itinerario penitenziale già per essi incominciato e in buona parte percorso.

E nemmeno basterà la catechesi battesimale rivolta ai singoli; l'intera comunità come tale dovrà essere sensibilizzata, almeno in alcuni periodi dell'anno, all'importanza primaria del Battesimo e degli impegni che ne derivano.

Ne può essere ottima occasione la stessa celebrazione della Confermazione che, perfezionando le realtà battesimali, riprende anche e sottolinea il tema della conversione e lo arricchisce di un aspetto nuovo, quello della testimonianza.

83. La penitenza quaresimale

Fondamentale, agli effetti della catechesi liturgica della penitenza con riferimento al Battesimo, è la celebrazione della Quaresima, il tempo « forte » per eccellenza della conversione e del ritorno a Dio.

Dal rito delle ceneri con cui la Quaresima si apre, alle letture e alle formule sacerdotali, che con variata insistenza ne svolgono la tematica costante, è tutta una ricchezza da riscoprire e da valorizzare, soprattutto nelle due ferie settimanali - il mercoledì e il venerdì - tradizionalmente più ricche di elementi penitenziali; tanto più, poi, che questa tematica stessa si risolve nella miglior preparazione alla celebrazione della Pasqua.

Emergono infatti nella liturgia quaresimale continui richiami al senso cristiano del peccato, all'umile preghiera con cui se ne domanda il perdono, alla carità operosa con cui si esprime la volontà di conversione.

E tutto questo, in un contesto comunitario-ecclesiale, che accentua la portata di tutta l'ascesi quaresimale, e ne accresce non poco l'efficacia.

84. - Valorizzando in tal modo la liturgia quaresimale, la comunità cristiana sarà progressivamente condotta a portare a termine un completo e tipico itinerario penitenziale, che passando attraverso varie celebrazioni, sia della penitenza in genere che del sacramento in specie, sfocerà nella memoria celebrativa del Battesimo, e nella celebrazione piena del mistero pasquale.

85. L'Avvento

Anche l'Avvento, sebbene non abbia, almeno nella nostra tradizione liturgica, uno spiccato carattere penitenziale, esige però, nel suo clima di fervida attesa della venuta del Signore, quello spirito di vigilanza e di preghiera, che sempre è sotteso alla genuina penitenza cristiana.

Vivere liturgicamente l'Avvento equivale a sforzarsi di vincere le tenebre del peccato, per andare con le lampade accese incontro al Cristo che viene.

86. - La sensibilità ancora viva, nel popolo cristiano, per il mistero del Natale, e, d'altra parte, il pericolo che la civiltà secolarizzata riduca tale solennità a una festa consumistica, impone una attenta pastorale educativa, che faccia dell' Avvento un periodo di più generosa risposta al dono di Dio in una disinteressata dedizione ai propri fratelli.

87. La penitenza del venerdì

Altra realtà preziosa da rivalutare nella catechesi e nella pratica cristiana è quella del venerdì, settimanale ricorso del giorno in cui Cristo sparse tutto il suo sangue per la remissione dei peccati.

La Cost. Apost. « Poenitemini » ( Paolo VI, 17 febbraio 1966, III ), se ha alleggerito gli obblighi legali del venerdì, non ha inteso però indebolirne lo spirito: l'ha anzi avvalorato, inculcando forme di penitenza individuali e comunitarie, che meglio si adattino alle esigenze dei tempi.

Ha inoltre affermato che « là dove è maggiore il benessere economico, si dovrà piuttosto dare una testimonianza di ascesi, affinché i figli della Chiesa non siano coinvolti dallo spirito del mondo » e diano « nello stesso tempo una testimonianza di carità verso i fratelli che soffrono nella povertà e nella fame, oltre ogni barriera di nazioni e di continenti ».

88. Non si lascino quindi cadere, dove la tradizione li ha felicemente conservati, i provvidenziali richiami a questa grande realtà salvifica; né si dimentichi infine la mortificazione cristiana: essa potrebbe esprimersi oggi anche in forme spontanee e familiari di penitenza, a tutto vantaggio di un cristianesimo davvero compreso e vissuto.

Si cerchi di imprimere vitalità nuova a pii esercizi, come quello della « Via crucis », tanto efficaci per la compunzione del cuore; si insista sulla pratica della carità in tutte le sue forme, come espressione fattiva della vera penitenza, quale si ha, per esempio, non solo nel perdono vicendevole e nel superamento del proprio egoismo, ma anche nella fiduciosa accettazione dell'obbedienza e del servizio agli altri.

Tra tutti i venerdì rilievo particolare dovrà avere il Venerdì Santo, che è il giorno per eccellenza del sacrificio: il sacrificio redentore di Cristo e il nostro unito al suo.

89. Gli elementi penitenziali della Messa

Con questo lavoro catechetico-pastorale a largo raggio, sarà più facile puntualizzare il senso e la portata degli elementi penitenziali molto frequenti nella liturgia della Messa.

Tra questi elementi, particolarmente significativo è l'atto penitenziale all'inizio della celebrazione, perché rammenta e rinnova l'atteggiamento di conversione con cui i singoli e la comunità devono disporsi alla celebrazione dei santi misteri.

Una pastorale illuminata cercherà di dar vita all'atto penitenziale, sia variandone opportunamente il formulario, come il Messale stesso suggerisce e consiglia, sia sostituendolo almeno qualche volta, in domenica, con il rito dell'aspersione dell'acqua benedetta, a ricordo della penitenza iniziata nel Battesimo.

90. Le celebrazioni penitenziali

Importanza di prim'ordine, non solo sul piano celebrativo, ma anche su quello catechetico-pastorale, rivestono le celebrazioni penitenziali, che il nuovo rito presenta ripetutamente come « utilissime per la conversione e la purificazione del cuore » ( n. 37 ), pur precisando di evitare che « vengano confuse, nell'opinione dei fedeli, con la celebrazione stessa del sacramento della Penitenza ».

91. Le celebrazioni penitenziali sono da favorirsi in modo particolare nei tempi « forti », perché ravvivano nella comunità cristiana lo spirito di penitenza, e hanno un'efficacia pedagogica non lieve.

Specialmente nei fanciulli formano una coscienza cristiana del peccato e li rendono consapevoli della vera liberazione, quella appunto dal peccato, operata da Cristo Signore; nei giovani poi sviluppano il senso della conversione, ne richiamano l'impegno e fanno vedere in essa il cammino verso la: perfetta libertà dei figli di Dio.

92. La catechesi del rito sacramentale

La catechesi più efficace è però quella che, partendo dai riti e dalle preghiere del sacramento, ne illustra metodicamente il senso, l'efficacia e le esigenze nella vita cristiana.

Solo questa catechesi più direttamente sacramentale, prepari essa il rito o lo accompagni con opportune didascalie o vi si riporti a celebrazione ormai conclusa, può unire la forza dei principi dottrinali all'incisività della celebrazione in atto.

Nell'ambito stesso di questa catechesi più intimamente legata al sacramento, importanza particolare ha la proclamazione della parola di Dio, che nella celebrazione comunitaria sarà opportunamente integrata dall'omelia sacerdotale.

È il momento più indicato per rinnovare quell'adesione di fede e quella risposta d'amore, che è necessariamente richiesta per l'efficacia del sacramento.

93. Il tempo, il luogo e il modo della celebrazione del sacramento

Rientra infine nella pedagogia catechetico-pastorale del sacramento la normativa stessa sul tempo, il luogo e il modo della sua celebrazione.

Un orario opportunamente prefissato, in base alle possibilità concrete dei fedeli; un orario nel quale i fedeli troveranno certamente il sacerdote disponibile per il ministero della riconciliazione, non solo faciliterà l'accesso al sacramento, ma concorrerà a farne apprezzare l'importanza insostituibile nella vita spirituale; sarà, tra l'altro, un modo indiretto, ma efficace, di inculcare nei fedeli l'abitudine di accostarsi alla Penitenza fuori della celebrazione della Messa, come anche il rito torna espressamente a raccomandare.

Sempre riguardo al tempo, il periodo liturgico più adatto per la celebrazione del sacramento è la Quaresima, soprattutto se il sacramento stesso viene inserito in opportune celebrazioni penitenziali, che richiamino l'impegno di conversione e orientino al rinnovamento pasquale.

94. Il luogo della celebrazione, in qualunque modo essa si svolga, deve di norma venir predisposto in maniera da affermare e favorire il collegamento con l'ambiente in cui si riunisce l'assemblea liturgica, e apparire come sede di una vera celebrazione sacramentale: sia quindi dignitoso, funzionale e anche adatto, per quanto possibile, allo svolgimento dei riti, così come sono previsti dal nuovo Ordo.

Quanto al modo della celebrazione, s'impone la verità e la dignità dei segni: tutto, dall'abito liturgico del confessore all'atteggiamento in genere di sacerdoti e fedeli, deve essere rispettoso della azione sacramentale.

95. Le tre forme in cui si esprime il rito

Le forme rinnovate in cui si esprime il rito, hanno importanza grande per la catechesi e la pastorale della Penitenza: tanto che solo il loro armonico dosaggio, sempre però nel quadro delle norme rituali, potrà far cogliere tutta la ricchezza di questo sacramento, che viene cosi a soddisfare sia la giusta esigenza dell'incontro personale tra sacerdote e penitente, sia l'istanza sempre più avvertita della dimensione comunitaria.

Va subito avvertito che specialmente le prime due forme non sono alternative, ma complementari e sarebbe grave errore pedagogico e spirituale preferirne una con esclusione dell'altra.

96. La prima forma, quella della confessione individuale e completa, rimane - come dice il rito - « l'unico modo ordinario, grazie al quale i fedeli si riconciliano con Dio e con la Chiesa ».

Tutto però vi deve essere curato: l'uso intelligente e variato dei testi, la preparazione orante che predispone al rito, il rendimento di grazie che lo conclude.

In particolare, vi dovrà aver risalto la lettura della parola di Dio, anche se fatta, eventualmente, nella preparazione personale al sacramento.

« È infatti la parola di Dio - dice il rito - che illumina il fedele a conoscere i suoi peccati, lo chiama alla conversione, e gl'infonde fiducia nella divina misericordia » ( n. 17 ).

Sarebbe deleterio, se ricorrendo a facili pretesti di ordine pratico, si sorvolasse con leggerezza su questo particolare del rito provvidenzialmente innovativo.

97. La seconda forma risulta particolarmente adatta per la affermazione del senso comunitario-ecclesiale, non disgiunto dall'insostituibile efficacia dell'incontro personale con il ministro della riconciliazione.

Sarà bene ricorrere a questa forma con accentuata frequenza, specialmente quando si riuniscono più penitenti insieme.

Si esige però che sia disponibile un certo numero di confessori; bisognerà quindi che se ne sappia predisporre in tempo la presenza, meglio ancora se d'intesa con gli altri operatori di una medesima zona pastorale.

La proclamazione della parola di Dio, l'omelia sacerdotale che la commenta, il silenzio meditativo che la segue, gli eventuali suggerimenti per l'esame di coscienza fatto insieme, il canto e la preghiera litanica, la recita comunitaria del Padre nostro, sono tutti elementi che suggeriscono motivazioni penitenziali di fondo, muovono il cuore a una vera contrizione dei peccati e contribuiscono efficacemente a formare e a ravvivare di continuo nei fedeli il vero spirito di penitenza.

98. Nella terza forma, prevista per casi esplicitamente determinati, la bontà materna della Chiesa offre la grazia del sacramento a tutti i suoi figli sinceramente pentiti, anche se impossibilitati a compiere in quel momento, con devozione e con calma, la loro confessione individuale.

Si tratta però di una forma di eccezione limitata alle precise condizioni previste dall'Ordo e globalmente intese.

Tali condizioni sono:

1) un gran numero di penitenti;

2) l'insufficienza di confessori per ascoltare come si conviene le confessioni dei singoli;

3) il conseguente disagio morale dei penitenti, costretti, senza loro colpa, a rimanere a lungo privi della grazia sacramentale o della santa comunione.

99. Il ricorso a questa forma di eccezione richiede sempre che i fedeli siano ben disposti: che, cioè, ognuno si penta dei suoi peccati, proponga di evitarli, intenda riparare eventuali scandali o danni, e s'impegni a confessare a tempo debito, in ogni caso entro l'anno, i singoli peccati gravi di cui al momento non può fare l'accusa.

Solo infatti in questo incontro personale con il sacerdote - incontro che rientra, anche se posposto, nella dinamica unitaria dell'atto sacramentale - il penitente potrà rendersi pienamente conto della via che deve seguire per tornare definitivamente a Dio.

100. L'eventuale ricorso alla terza forma, suppone comunque tutto uno sforzo a monte, per entrare davvero nello spirito con cui l'Ordo vorrebbe che si celebrassero le due forme precedenti.

Sarà proprio questa mentalità nuova e questo saggio adeguamento pastorale che aiuterà a cogliere la dimensione vera della terza forma e predisporrà eventualmente ad attuarla in quei casi e in quei modi che spetta alla Conferenza Episcopale Italiana discernere e stabilire.

101. I celebranti del sacramento

Come tutti i sacramenti, anche quello della Penitenza, oltre a comunicare la grazia, è un atto di culto.

Lo celebra tutta la comunità che vi partecipa, ma lo celebrano specialmente, sebbene con ruolo diverso, il sacerdote e il penitente.

Il sacerdote, conscio di essere, nel sacramento, strumento e segno della misericordiosa paternità di Dio e della comprensione materna della Chiesa, deve esprimere questa consapevolezza mostrandosi facilmente disponibile all'esercizio di un così santo ministero.

Vi si disponga perciò con la preghiera, accolga con fraterna bontà il penitente, e sappia umilmente collegare e riferire alla parola del Signore il suo giudizio e i suoi consigli.

Il penitente, aprendo il suo cuore all'azione dello Spirito Santo, confronti la sua vita con l'esempio e le parole di Cristo, si penta sinceramente dei suoi peccati, e ne faccia un'accusa umile e fiduciosa al ministro di Dio.

102. I fanciulli

Particolare attenzione si deve porre alle confessioni di alcune categorie di persone.

E anzitutto alle confessioni dei fanciulli.

È molto opportuno cominciare per essi con delle celebrazioni penitenziali particolarmente adatte, che presentino loro, con viva immediatezza, da una parte la bontà misericordiosa di Dio Padre, l'amore di Gesù crocifisso, l'intimità dello Spirito Santo, e dall' altra anche l'indelicatezza delle mancanze e dei piccoli peccati quotidiani, che sono quasi il rifiuto di un « sì » generoso alla voce del Signore.

Molto curata poi deve essere la prima Confessione, anche per il riflesso psicologico che può avere su tutta la vita religiosa del fanciullo.

Tale Confessione, che deve sempre precedere la prima Comunione, anche se debitamente da essa distanziata, verrà opportunamente inserita in una celebrazione penitenziale, nella quale tutto deve essere preparato con cura, perché i fanciulli la sentano propria e possano parteciparvi con gioioso impegno, senza ansietà e indebiti timori.

103. Gli adolescenti

Nell'età critica dell'adolescenza, in cui si profilano le prime e ancora acerbe manifestazioni della personalità e incominciano a definirsi orientamenti e scelte di vita, è di massima importanza che l'adolescente sperimenti, nel sacramento della Penitenza, l'incontro con la bontà del Padre e il sostegno della persona e della grazia di Cristo.

Efficacissimo in quella età è il richiamo a una forma di serena introspezione, che pur mettendo a nudo manchevolezze e colpe, non provochi scoraggiamenti o depressioni, ma ravvivi piuttosto la fiducia in Colui che dalla debolezza stessa sa trarre la spinta per un rinnovato impegno di ripresa.

Ed è d'ordinario proprio la Confessione frequente, che ponendo l'adolescente in stato di ascolto della parola di Dio e rinvigorendolo nell'intimo col dono della grazia, lo aiuta a scoprire e a seguire la sua vocazione.

104. I giovani

Il rilievo di situazione ha mostrato una crisi della Confessione assai diffusa e preoccupante tra i giovani, anche fra quellì che rimangono vicini alla vita e ai problemi della Chiesa, e aderiscono ai suoi movimenti e alle sue associazioni.

Si rende perciò necessaria un' attenta pastorale giovanile, che ridesti nei giovani il senso Crlstiano del peccato e la gioiosa certezza del perdono di Dio.

105. La pastorale giovanile della penitenza dovrà sapientemente porre in risalto quei valori ai quali le nuove generazioni sono particolarmente sensibili: l'aspetto ecclesiale e comunitario, l'autenticità e la concretezza, l'apertura ai problemi della giustizia e della solidarietà.

Al tempo stesso dovrà però essere affermato il primato di Dio e del rapporto personale con lui, in modo che la dimensione teologica o verticale della colpa abbia sempre il debito risalto.

A tal fine dovranno essere promosse, nei gruppi giovanili, celebrazioni penitenziali, sempre però come invito alla conversione, che trova il suo compimento nel sacramento della Riconciliazione.

Inoltre sarà bene inculcare una regolata frequenza nell'accedere al sacramento, aiuto impareggiabile di grazia per la formazione della coscienza, per il superamento delle tentazioni e per la crescita della vita spirituale.

106. I fidanzati e gli sposi

La Confessione dei fidanzati richiede da parte loro un ribadito, fiducioso impegno di purificazione e di affinamento spirituale, ed esige da parte del sacerdote confessore delicata attenzione e comprensione premurosa.

Il fidanzamento, infatti, è tempo di crescita affettiva, di attesa gioiosa della piena comunione di vita; ma è sottoposto alle insidie di una natura ferita e di un ambiente largamente permissivo.

Il sacramento della Penitenza è, perciò, in quell'inquieto periodo della vita, aiuto prezioso contro ogni possibile debolezza e fragilità, mezzo precipuo di formazione della coscienza e di preparazione al Matrimonio cristiano.

107. Né di minore importanza appare il sacramento della Penitenza, frequentemente e umilmente celebrato nella vita degli sposi.

Non si possono infatti « nascondere le difficoltà talvolta gravi, inerenti alla vita dei coniugi cristiani: per essi come per ognuno è stretta la porta e angusta la via che conduce alla vita ».

Non va, perciò, dimenticata l'esortazione della Lettera Enciclica Humanae vitae ( Paolo VI, 25 luglio 1968 ), rivolta agli sposi chiamati a seguire e a osservare la castità coniugale: « implorino con perseverante preghiera l'aiuto divino; attingano soprattutto nella Eucaristia alla sorgente della grazia e della carità.

E se il peccato facesse ancora presa su di loro, non si scoraggino, ma ricorrano con umile perseveranza alla misericordia di Dio, che viene elargita con abbondanza nel sacramento della Penitenza » ( n. 25 ).

108. I malati e gli anziani

Anche per i malati e gli anziani, che non possono recarsi alla chiesa e partecipare con gli altri alle celebrazioni della Penitenza, sarà di sostegno e di conforto grande la possibilità di ricevere con una certa frequenza e con relativa tranquillità la grazia del sacramento: sentiranno meno il peso del male e della solitudine, e con più generosità sapranno unire le loro sofferenze e le loro pene alla passione redentrice di Cristo.

109. I ministri di Dio e le anime consacrate

Vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e anime comunque consacrate al servizio di Dio e dei fratelli, data la loro professione di più intima adesione a Cristo Signore, e di particolare impegno a seguirlo mediante i consigli evangelici, sono non solo tenuti a una vita di più accentuata rinunzia e penitenza, ma anche esortati a ravvivarne di continuo lo spirito nella pratica frequente del sacramento.

Corrisponderanno poi pienamente ai desideri della Chiesa se collaboreranno in tutti i modi, secondo i compiti e gl'indirizzi della loro missione e del loro apostolato, alla catechesi della Penitenza, anche con una testimonianza personale della incisività del sacramento nella vita cristiana.

110. La confessione « pasquale »

Poiché rimane per tutti obbligatorio il ricorso almeno annuale al sacramento della Penitenza, che viene a coincidere abitualmente con la comunione pasquale, ne deve essere particolarmente curata la celebrazione; se preparata con impegno, scaglionata nel tempo ed eventualmente distinta per categorie o gruppi di fedeli, la Confessione annuale potrà svolgersi con dignità e con calma, e produrre frutti di vero rinnovamento spirituale.

Le celebrazioni comunitarie della Penitenza, fissate in qualche feria quaresimale o in prossimità del Triduo pasquale, sembrano la forma pastoralmente più valida per meglio distribuire nel tempo e più adeguatamente celebrare con frutto le Confessioni annuali.

111. In occasione delle grandi feste

Molto opportuna anche la celebrazione della Penitenza in occasione delle grandi feste sia della Chiesa universale che di quella locale; si predispone così una partecipazione più intensa e più viva alle varie celebrazioni e si educano i fedeli a convertirsi al vero senso della festa cristiana, vivendo il dono della grazia di Dio nel culto, nell'incontro fraterno, nella carità operosa e nella serena distensione.

112. Questo richiamo sarà più efficace ancora se le celebrazioni penitenziali in occasione delle grandi feste verranno presiedute, specie nella chiesa Cattedrale, dal Vescovo, che si presenterà ai fedeli non solo come ministro del sacramento, ma come penitente lui pure, col suo gregge penitente.

113. Nei santuari e in alcune chiese

Il periodico afflusso dei fedeli a santuari piccoli e grandi, e la maggior disponibilità che i fedeli stessi vi dimostrano ai richiami della grazia, offre alla pastorale della Penitenza un'occasione preziosa per favorire il ricorso al sacramento, meglio ancora se inserito in una opportuna celebrazione penitenziale.

È auspicabile che almeno nelle città più ricche di luoghi sacri e più dotate di clero, venga designata una chiesa in cui i fedeli trovino abitualmente comodità di celebrazioni e di sacerdoti, per accostarsi con devozione e con calma al sacramento della Riconciliazione.

114. Confessione frequente e direzione spirituale

Utilissimo sarà poi il ricorso frequente al sacramento della Penitenza, perché si risolverà in un costante e rinnovato impegno a vivere e crescere nella grazia del Battesimo, e in uno stimolo a rendersi sempre più docili alla voce dello Spirito.

La grazia sacramentale della Penitenza « allargherà così - come dice il rito - la sua azione a tutta la vita dei fedeli, e li spingerà ad essere sempre più generosi nel servizio di Dio e dei fratelli » ( n. 7 ), e a praticare con spirito di penitenza la correzione fraterna e la revisione di vita.

115. Tutto questo sarà tanto più facile e vero, quanto più si comprenderà l'importanza di avere un confessore stabile e fisso, a cui ricorrere abitualmente nella pratica del sacramento.

Solo la continuità dell'incontro fra sacerdote e penitente potrà assicurare una diagnosi globale e accurata e suggerire la terapia spirituale adatta ai singoli casi, nella visione d'insieme dell'orientamento personale del fedele.

Il confessore, divenendo in tal modo maestro di spirito, saprà indicare ai singoli la via da seguire per rispondere generosamente all'appello del Signore.

116. Preparazione al ministero della Riconciliazione

Insieme con i Vescovi, i sacerdoti e i religiosi, ministri della Riconciliazione, sono vivamente invitati a rivedere con autentico spirito di fede la grandezza e l'importanza di questo loro specifico e irrinunciabile ministero.

Pertanto, mentre essi stessi si faranno frequentemente e gioiosamente penitenti, accedendo al sacramento della Riconciliazione, cercheranno ogni mezzo per rendersi idonei strumenti dell'azione sacramentale.

Lo studio attento della dottrina morale e spirituale della Chiesa non disgiunto da un'adeguata attenzione ai risultati delle scienze antropologiche moderne e del contesto culturale odierno costituirà un'impegno personale e comunitario di primaria urgenza.

Sarà cura perciò delle Chiese particolari e dei presbiteri diocesani promuovere frequenti incontri sacerdotali non solo per l'aggiornamento liturgico-pastorale, ma anche per una permanente formazione all'esercizio di un cosi grande ministero.

117. Tutta la comunità cristiana è però chiamata a ritornare con gioia e con impegnata frequenza a questa fonte sacramentale della crescita dell'uomo nuovo in Cristo Risorto.

Il sacramento della Riconciliazione è infatti il dono pasquale dello Spirito Santo, alitato dal Signore sugli Apostoli per la remissione dei peccati.

Lui stesso, anzi, lo Spirito Santo, è - come lo chiama la liturgia - « remissione di tutti i peccati ».

Non c'è che da lasciarsi guidare da lui, perché purifichi e illumini i nostri cuori, e ci renda degni di annunziare le grandi opere del Signore, che dalle tenebre ci ha chiamati alla sua ammirabile luce ( cfr. 1 Pt 2,9 ).

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