Evangelizzare il sociale

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VI - L'organizzazione della Pastorale Sociale

80. - Il Santo Padre ha sollecitato un'evangelizzazione nuova anche nell'espressione.91

Sono espressione di evangelizzazione anche le strutture attraverso cui si organizza l'azione pastorale.

Anch'esse, dunque, hanno un valore pastorale e devono essere rinnovate.

Per la loro natura le strutture tendono alla stabilità, e per questo possono in qualche modo rallentare o bloccare il dinamismo dell'azione pastorale.

Si impone, pertanto, una loro revisione costante.

Per un'azione pastorale rinnovata, in rapporto alle esigenze attuali del lavoro, dell'economia e della politica, anche le strutture organizzative della pastorale sociale devono configurarsi essenzialmente come evangelizzatrici e missionarie.

81. - Il valore dell'organizzazione

In vista di una più adeguata evangelizzazione del sociale, è necessaria anche una struttura pastorale organizzata, come emerge dai ripetuti richiami del Papa a una sollecitudine sociale animata

dalla conoscenza e dalla diffusione della dottrina sociale della Chiesa;

dall'insoddisfazione che quotidianamente contrassegna le esperienze del lavoro, dell'economia e della politica;

dalla consapevolezza dell'urgenza della missione ricevuta da Cristo.

L'articolazione organizzativa, sperimentata come valida, è qui proposta come uno schema di azione attraverso il quale le Chiese particolari possono cogliere nuove possibilità di evangelizzazione ed esprimere nuove sensibilità pastorali.

82. - L'organizzazione a livello diocesano

L'Ufficio o Centro diocesano per la pastorale sociale, coordinato da un Direttore ( Delegato vescovile, Vicario episcopale ), ha il compito, in comunione con il Vescovo e con l'aiuto della Commissione diocesana,

di studiare i problemi sociali locali;

di approntare le linee generali di una pastorale sociale contestualizzata;

di elaborare, assieme agli altri Uffici e in particolare a quello catechistico, degli itinerari educativi all'impegno sociale e politico;

di fornire le necessarie indicazioni di sussidi e strumenti, affinché la dottrina sociale della Chiesa venga conosciuta, diffusa, insegnata e valorizzata.

La Commissione diocesana promuove e coordina la pastorale sociale nella Chiesa particolare, tramite il Delegato vescovile che opera in piena comunione con il Vescovo nell'attuazione del programma pastorale diocesano.

Essa deve collegarsi in modo stabile, sia con il Consiglio Presbiterale e quello Pastorale della Diocesi, sia con le altre Commissioni diocesane, sia con la Consulta diocesana per l'apostolato dei laici.

Nella sua composizione deve essere rappresentativa delle varie esperienze di pastorale sociale presenti in Diocesi.

Avvalendosi dell'apporto dell'ufficio diocesano, delle associazioni e dei movimenti, soprattutto quelli ecclesiali, tramite assistenza continua e persone competenti, la Commissione diocesana aiuta le parrocchie a diventare, nel loro territorio, soggetti responsabili di efficace pastorale sociale.

83. - La Commissione diocesana, considerando in particolare la realtà della Diocesi, deve agire in modo da:

- prevedere una specifica attenzione pastorale ai vari settori produttivi: rurale, industriale, terziario, attraverso persone a ciò incaricate ed eventualmente con la costituzione di sottocommissioni;

- favorire la dimensione vicariale o decanale della pastorale sociale, in modo che sia facilitato l'impegno in ambienti culturalmente omogenei, contribuendo all'azione delle parrocchie; tale dimensione riveste un'importanza crescente per un'adeguata evangelizzazione del sociale;

- promuovere gruppi collegati alla Commissione negli ambienti di lavoro e nell'ambito delle zone;

- incentivare e dare organicità alle iniziative per la formazione e l'aggiornamento dei sacerdoti e dei laici: Scuole di formazione all'impegno sociale e politico, Scuole sociali, iniziative specifiche per le persone impegnate in campo sociale e politico, tre sere, corsi di aggiornamento, esperienze spirituali;

- dare vita ad un coordinamento stabile delle associazioni e dei movimenti impegnati nel sociale per un necessario raccordo pastorale e assicurare una adeguata formazione cristiana al loro interno attraverso la presenza di sacerdoti preparati e qualificati.

La Commissione diocesana si farà carico di promuovere qualche associazione non ancora presente in Diocesi e di sostenere quelle che si vengono a trovare in difficoltà.

Il Delegato diocesano, in rapporto costante con il Vescovo, deve inserire all'interno delle attività programmate dalla Commissione occasioni di fraternità, di verifica e di formazione spirituale per i sacerdoti impegnati nelle associazioni, od operanti a vario titolo nella pastorale sociale e a queste riservare tutta la sua sacerdotale disponibilità.

84. - Per il vasto campo delle attività di promozione umana, è opportuno che la Commissione diocesana operi in modo che:

- sia sviluppata una forma continuativa di presenza e di sostegno nei Centri di formazione professionale del mondo cattolico per un'adeguata proposta del messaggio cristiano al loro interno;

- si presti collaborazione e sostegno a tutte quelle iniziative che hanno lo scopo di aggregare i giovani in cerca di lavoro, per renderli protagonisti e responsabili dei problemi che questa ricerca comporta;

- si stabilisca un rapporto di costante collaborazione con i diversi organismi diocesani, in modo particolare la Caritas, che promuovono attività caritative;

- si celebri ogni anno una Giornata di solidarietà di tutta la Chiesa diocesana con il mondo del lavoro, preparandola adeguatamente.

Si curi, altresì, la Giornata del Ringraziamento in modo da renderla significativa per l'intera Chiesa particolare, oltre che occasione propizia per l'evangelizzazione del mondo rurale.

85. - L'organizzazione a livello parrocchiale

La parrocchia deve progressivamente aprirsi alle problematiche sociali ed essere sempre più strumento che realizza l'evangelizzazione del sociale e la promozione umana.

Una comunità parrocchiale che evangelizza il sociale forma cristiani adulti e responsabili, interagisce con le istituzioni sociali e politiche presenti nel territorio, non può non avere un progetto di pastorale sociale, utilizzando ampiamente l'apporto della dottrina sociale della Chiesa.

Per realizzare una rinnovata pastorale parrocchiale:

- è particolarmente utile promuovere Gruppi di pastorale sociale affinchè si accresca la sollecitudine della comunità parrocchiale verso tutte le sue realtà sociali;

- riservare particolare attenzione alle varie esperienze associative laicali presenti in parrocchia coinvolgendole nell'elaborazione del programma pastorale e nella sua realizzazione;

- è auspicabile che i Consigli pastorali parrocchiali si facciano carico, con fraterna ed evangelica solidarietà, di tutti quei problemi sociali che spesso tormentano la vita delle persone e delle famiglie della parrocchia, con un'attenzione particolare alle famiglie che sono angustiate da gravissimi problemi, e assicurando sostegno formativo e spirituale a quei militanti cristiani che operano in campo sociale e politico, in modo che la loro azione sia in sintonia con il progetto salvifico di Dio e guidata da uno spirito di servizio agli uomini.

86. - L'organizzazione a livello regionale

A livello regionale la promozione e il coordinamento della pastorale sociale sono affidati a un Vescovo delegato, incaricato dalla Conferenza episcopale regionale, e alla Commissione regionale, diretta dal Delegato regionale, anch'esso nominato dalla Conferenza episcopale regionale.

Il Vescovo delegato ha il compito di promuovere e coordinare la pastorale sociale nella Regione.

Presiede la Commissione regionale anche attraverso un suo delegato.

La Commissione regionale è un organismo di comunione, di scambio e di promozione delle iniziative pastorali che abbiano rilevanza regionale.

Di particolare utilità, a livello regionale, è la creazione di Osservatori socio-economici, variamente composti e strutturati, che agiscano in stretto legame con la Commissione regionale.

Questa deve mantenere opportuni collegamenti anche con i vari Centri di studi sociali, Centri di cultura religiosa, Istituti di pastorale, Seminari, Sindacati, Organismi civili, per un fecondo scambio di idee, di esperienze e di collaborazione.

87. - L'organizzazione a livello nazionale

La Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro è chiamata ad esplicare una funzione fondamentale di studio, di orientamento generale e di promozione dell'impegno evangelizzante e missionario della Chiesa in Italia nel mondo del lavoro, dell'economia e della politica, attraverso un'opera costante di informazione e di sensibilizzazione della Conferenza Episcopale Italiana.

È suo compito cogliere e affrontare con tempestività i segni dei tempi che emergono dal lavoro, dall'economia e dalla politica, mantenendosi in contatto con le realtà del Paese e avvalendosi dell'apporto di studiosi e competenti al fine di elaborare le linee pastorali di una nuova evangelizzazione del sociale.92

88. - L'Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro, all'interno della Segreteria Generale della CEI, svolge compiti di studio, promozione, coordinamento e collegamento delle iniziative di pastorale sociale.

L'Ufficio, pertanto, è in contatto con le esperienze di pastorale sociale delle Chiese particolari, dei movimenti, delle associazioni e dei gruppi; da queste accoglie stimoli e spunti per progettare il nuovo e migliorare l'esistente.

La Consulta nazionale, interprete autorevole della pastorale sociale che si vive nelle Chiese particolari, ha la funzione di favorire la comunicazione tra l'ufficio nazionale e gli organismi regionali e diocesani, di procurarne la promozione e il collegamento.93

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91 Cf Giovanni Paolo II, Discorso ai Vescovi della Conferenza Episcopale
LatinoAmericana ( CELAM ) a Puerto-Principe, 9 mazo 1983
92 CEI, Statuto della Conferenza Episcopale Italiana, art. 40
93 Cf a questo riguardo i Regolamenti dell'Ufficio nazionale
e della Consulta nazionale approvati dalla Presidenza della CEI il 26 giugno 1987