Con il dono della carità dentro la storia

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Inviati ad evangelizzare i poveri

« Conosco la tua tribolazione, la tua povertà; tuttavia sei ricco » ( Ap 2,9 )

34. - « Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me » ( Mt 25,40 ).

Nei poveri il cristiano vede una speciale presenza di Cristo.

Accogliere e servire i poveri è per lui accogliere e servire Cristo.

L'amore preferenziale per i poveri si rivela così una dimensione necessaria della nostra spiritualità.

« Mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio » ( Lc 4,18 ).

L'evangelizzazione dei poveri è segno caratteristico della missione di Gesù, che ora si prolunga nella Chiesa.

Quando i cristiani compiono le opere di misericordia, « è Cristo stesso che fa queste opere per mezzo della sua Chiesa, soccorrendo sempre con divina carità gli uomini ».56

Se dunque evangelizzare è fare incontrare gli uomini con l'amore di Cristo, appare evidente che il servizio ai poveri è parte integrante dell'evangelizzazione e non solo frutto di essa.

Anzi è parte eminente dell'evangelizzazione, perché nella scelta degli ultimi si manifesta più chiaramente il carattere disinteressato e gratuito della carità.

Ciò si verifica specialmente quando non ci si limita a compiere gesti occasionali di beneficenza, ma ci si coinvolge creando legami personali e comunitari.

Ne sono testimoni numerosi volontari in ogni angolo del nostro Paese e in ogni Paese povero del mondo.

Più ancora ne sono testimoni quanti, sacerdoti, religiosi e laici, dedicano la vita intera al servizio dei poveri, a volte fino al martirio.

Tale servizio deve però diventare « sempre più un fatto corale di Chiesa, una nota saliente di tutta la vita e la testimonianza cristiana ».57

Evangelizzare i poveri, testimoniare che sono amati da Dio e contano molto davanti a lui, significa riconoscere che le persone valgono per se stesse, quali che siano le loro povertà materiali o spirituali; significa dar loro fiducia, aiutandole a valorizzare le loro possibilità e a trarre il bene dalle stesse situazioni negative.

Le comunità cristiane devono essere accoglienti verso i poveri, promuovendo la loro crescita umana e cristiana e aprendo loro spazi di testimonianza e di azione nella Chiesa e nella società.

Essi sono in grado non solo di ricevere, ma di dare molto.

Non solo vengono evangelizzati, ma evangelizzano.

Ci arricchiscono di una più profonda comprensione ed esperienza del mistero di Cristo.

Se sapremo evangelizzare i poveri e lasciarci evangelizzare da loro, daremo un contributo decisivo per una diffusa cultura della solidarietà, come la prospettavamo in un nostro testo degli anni '80: «Con gli "ultimi" e con gli emarginati, potremo tutti recuperare un genere diverso di vita.

Demoliremo, innanzitutto, gli idoli che ci siamo costruiti: denaro, potere, consumo, spreco, tendenza a vivere al di sopra delle nostre possibilità.

Riscopriremo poi i valori del bene comune: della tolleranza, della solidarietà, della giustizia sociale, della corresponsabilità.

Ritroveremo fiducia nel progettare insieme il domani, sulla linea di una pacifica convivenza interna e di una aperta cooperazione in Europa e nel mondo.

E avremo la forza di affrontare i sacrifici necessari, con un nuovo gusto di vivere ».58

35. - La pastorale della carità attenta ai poveri deve costituire una dimensione rilevante della pastorale diocesana e parrocchiale.

Per l'animazione a livello parrocchiale, si faccia il possibile per conseguire l'obiettivo da noi già indicato negli orientamenti per questo decennio e che a Palermo è stato ribadito come urgente: la costituzione in ogni parrocchia della Caritas parrocchiale.

Perfino nelle comunità di modeste dimensioni è possibile individuare qualche animatore.

Nelle parrocchie più grandi è opportuno realizzare anche una struttura di servizio ai poveri che, aggiungendosi agli edifici destinati al culto e alla catechesi, sia segno della dimensione caritativa della pastorale.

L'attenzione si rivolga alle povertà antiche e nuove, materiali e spirituali, quali ad esempio:

indigenza economica e mancanza di speranza;

disoccupazione e disagio giovanile;

crisi della famiglia ed emarginazione sociale di disabili, anziani, tossicodipendenti, vittime della prostituzione, carcerati, malati di AIDS;

precarietà degli immigrati e miseria dei paesi sottosviluppati.

Si dia adeguato rilievo alla pastorale sanitaria, perché la malattia è una povertà che prima o poi colpisce tutti, aiuta a cercare il senso della propria vita e ad aprirsi all'incontro con Dio.

Gesù stesso ha collegato esplicitamente la cura dei malati all'evangelizzazione ( cf. Mt 9,35; Mt 10,7-8 ).

Si proponga uno stile sobrio ed essenziale di vita nelle famiglie e nella stessa comunità ecclesiale, senza peraltro compromettere l'efficacia operativa delle attività di apostolato.

Si promuova l'impegno per individuare e rimuovere le cause delle varie povertà e si faccia opera di sensibilizzazione per un'economia e una politica della solidarietà.

Si tenga conto di alcune significative proposte emerse a Palermo:

promozione del "terzo settore", forme di risparmio solidale, di cooperazione e di imprenditoria a favore dell'occupazione giovanile, specialmente nel Sud del Paese;

garanzie e servizi fondamentali da assicurare a tutti;

legge organica per l'accoglienza degli immigrati;

rilancio della cooperazione internazionale allo sviluppo;

alleggerimento del debito dei Paesi poveri;

allargamento del servizio civile;

riconversione delle industrie belliche e divieto del commercio delle armi.

La carità « spinge alla condivisione con gli ultimi, esige una pratica concreta della generosità, alimenta e sostiene la responsabilità civile e politica per una società nuova e più giusta ».59

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56 Paolo VI, Lett. enc. Mysterium fide
57 Giovanni Paolo II, Discorso al Convegno ecclesiale di Palemo, 11
58 Cons. Episcopale Permanente della C.E.I., La Chiesa italiana e le prospettive del Paese, 6
59 III Convegno Ecclesiale, I lavori del terzo ambito, Sintesi dei lavori