Con il dono della carità dentro la storia

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Con i giovani per testimoniare la speranza

« Chi sarà vittorioso erediterà questi beni; io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio » ( Ap 21,7 )

38. - Le nuove generazioni, volto umano della speranza, sono per la Chiesa invito a volgere lo sguardo al Signore che fa « nuove tutte le cose » ( Ap 21,5 ); sono per tutti richiamo alla responsabilità verso il futuro. Purtroppo la speranza appare oggi problematica per molti degli stessi giovani, smarriti di fronte al futuro, incapaci di andare oltre il frammento, chiusi in un presente che continuamente fugge.

Solo il primato di Dio, riconosciuto e accolto può dare solidità alla speranza ed elevare la libertà a livello di responsabilità, oltre il vuoto protagonismo.

Ci sentiamo perciò impegnati a offrire alle nuove generazioni la possibilità di un incontro personale con Cristo, nell'ambito di una comunità fraterna, dove ciascuno sia aiutato a sviluppare la propria identità, a scoprire e seguire la propria vocazione.

39. - Le comunità cristiane, sollecitate da meravigliosi testimoni della carità totalmente consacrati all'educazione, sono tradizionalmente attente ai giovani e dedicano ad essi molte energie.

Oggi però, di fronte alla carenza di relazioni educative, che provoca disagio ed emarginazione, avvertono l'urgenza di ripensare la pastorale giovanile, conferendole organicità e coerenza in un progetto globale, che sappia esaltare la genialità dei giovani e riconoscere in essa un'opportunità di grazia.

Sono consapevoli che potranno mediare l'incontro vivo con il Signore Gesù, solo se sapranno essere luoghi di carità vissuta, laboratori di dedizione e condivisione.

Come fece Gesù con il giovane ricco ( cf. Mt 19,16-22 ) le comunità guardino ai giovani con amore disinteressato e nello stesso tempo esigente, senza discriminazioni e strumentalizzazioni.

Devono essere per loro una casa accogliente, in cui trovare occasioni di dialogo con gli adulti e nello stesso tempo essere valorizzati come soggetti attivi, protagonisti della propria formazione e dell'evangelizzazione.

Di grande importanza, per rendere concreta questa accoglienza, sono gli oratori e le altre strutture educative parrocchiali, le associazioni e i movimenti ecclesiali, luoghi privilegiati di crescita spirituale e di irradiamento missionario.

I progetti diocesani non potranno prescindere dal loro ricco patrimonio di educatori, progetti educativi, itinerari di formazione.

40. - I giovani chiedono di non essere lasciati soli.

Hanno bisogno di qualcuno che sia loro vicino, senza però essere loro uguale.

È perciò indispensabile formare educatori e guide spirituali, sacerdoti, religiosi e laici, in grado di accompagnarli nel cammino personale e di gruppo, disponibili a loro volta a lasciarsi educare dagli stessi giovani, dalle loro attese e dalle loro ricchezze.

Specialmente è necessario che i presbiteri non siano soltanto amici e animatori, ma si comportino da veri pastori, capaci di svolgere la direzione spirituale e di condurre i giovani, con regolare frequenza, all'incontro con il Signore Gesù nel sacramento della Penitenza.

Più generalmente occorre risvegliare responsabilità e passione educativa in varie figure di adulti: genitori, insegnanti, animatori culturali, operatori della comunicazione sociale, dirigenti sportivi, responsabili di ambienti ricreativi.

La formazione sia attuata mediante itinerari, differenziati per età e per situazioni esistenziali, impegnativi ed esigenti, ma rispettosi della gradualità.

Gli itinerari non si limitino a coltivare la dimensione intellettuale, ma introducano ad una vitale esperienza di fede;

non siano solo operativi, ma diano spazio alla contemplazione;

non accettino riduzioni fideistiche o devozionistiche, ma si misurino con le esigenze della cultura;

non offrano solo modi di vivere, ma ragioni di vita;

sappiano infondere la passione per il vero e il bene, conducano a scelte coscienti e responsabili;

presentino la vita come vocazione comune all'amore, che si concretizza nelle vocazioni specifiche al matrimonio, alla vita consacrata, al ministero sacerdotale, alla missione "ad gentes", le quali a loro volta assumono una fisionomia propria nel cammino personale di ognuno.

L'educazione alla fede, impostata sulla base del Catechismo dei giovani della C.E.I., unisca momenti di riflessione, incontri con testimoni autentici, esperienze vive di celebrazione, di preghiera personale, di carità fraterna e di servizio ai poveri.

Nei cammini formativi siano collocate progettualmente iniziative straordinarie come veglie, pellegrinaggi, esercizi spirituali, esperienze ricreative, riunioni con altri gruppi, convegni, giornate diocesane, regionali e nazionali, partecipazione alla Giornata mondiale della gioventù.

Il Servizio nazionale per la pastorale giovanile della C.E.I., nel contesto della sua attività rivolta alla promozione di una diffusa e molteplice progettualità, darà impulso e sostegno anche a questi incontri a vasto raggio.

La pastorale giovanile deve estendersi agli ambienti della scuola, dell'università, delle caserme, del lavoro e del tempo libero, della vita di relazione e dell'impegno sociale, dove è possibile raggiungere anche i molti che non incrociano i percorsi specificamente ecclesiali.

« Pastori ed educatori incontrino i giovani là dove essi sono … valorizzando i carismi e le esperienze proprie delle associazioni e dei movimenti nella pastorale di ambiente ».63

I giovani credenti siano aiutati ad essere i primi testimoni e annunciatori del Vangelo ai propri coetanei, ovunque Dio vorrà chiamarli.

Tutti dobbiamo ricordare che, investendo energie a favore di coloro che saranno i protagonisti del primo secolo del nuovo millennio, si testimonia la speranza che ha il suo fondamento in Cristo, Signore della storia.

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63 III Convegno Ecclesiale. Lavori del quinto ambito, Proposte, 10