Comunicazione e missione

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Il primato della questione etica

87 La dimensione etica della comunicazione

Media sempre più sofisticati ma anche sottoposti a pressioni economiche e politiche.

Così la questione etica si fa sempre più attuale e sentita.

Non si tratta solo di vincolare i media a regole che tutelino in particolare i soggetti meno garantiti e le categorie più marginali.

In agguato sono nuove e pesanti forme di alienazione, che possono condurre alla reificazione dell'uomo, ossia alla riduzione della persona a cosa, a oggetto, a merce.

Occorre stabilire regole precise per l'uso degli strumenti e più ancora per definirne le responsabilità sociali.94

L'etica si erige pertanto a via per l'umanizzazione di processi altrimenti destinati a provocare conseguenze fortemente negative, sul piano personale, relazionale e sociale.

88 Le responsabilità degli operatori

Gli operatori dei media possono a volte servirsi del loro potere per personalizzare indebitamente la comunicazione, ostituendosi al messaggio.

Tale deriva può determinare una certa dipendenza dell'utente, la cui autonomia di giudizio e di scelta può essere compromessa.

« Per questo è dovere di coscienza per tutti i comunicatori [ … ] procurarsi una seria competenza in materia; dovere tanto più grave quanto più grande è l'influenza del comunicatore, per motivo del suo ufficio, sulla qualità della comunicazione ».95

Le buone intenzioni non garantiscono di per sé una buona informazione; le notizie vanno date con competenza professionale, nel rispetto pieno e profondo della verità.

Questo accade spesso, soprattutto in riferimento allo stesso fondamentale diritto alla vita, per il quale « la coscienza morale, sia individuale che sociale, è oggi sottoposta, anche per l'influsso invadente di molti strumenti della comunicazione sociale, a un pericolo gravissimo e mortale: quello della confusione tra il bene e il male ».96

89 La centralità della persona e il bene comune

Una duplice prospettiva deve guidare l'etica della comunicazione: quella relativa alla centralità della persona, intesa sia come soggetto che comunica sia come fruitore; e quella del bene comune.97

In questo senso «grande e grave è la responsabilità degli operatori dei mass media, chiamati ad adoperarsi perché i messaggi trasmessi con tanta efficacia contribuiscano alla cultura della vita.

Devono allora presentare esempi alti e nobili di vita e dare spazio alle testimonianze positive e talvolta eroiche di amore all'uomo; proporre con grande rispetto i valori della sessualità e dell'amore, senza indugiare su ciò che deturpa e svilisce la dignità dell'uomo».98

Purtroppo in molti casi si registra una tendenza totalmente opposta, con il dilagare della violenza, della volgarità e della pornografia, di continui attentati all'intelligenza e al corpo umano.

Segno raccapricciante di una devastante deriva sociale e culturale è la diffusione di materiale pornografico su molti media, in particolare attraverso le nuove tecnologie.99

In nessun modo l'ambiguo ricorso al rispetto delle libertà individuali può giustificare la sostanziale assenza di coscienza etica e di interventi di tutela e di controllo da parte delle autorità pubbliche.

90 La verità come orizzonte

Comunicare in modo onesto significa servire la verità dell'uomo e del suo destino personale e sociale.

Non è esagerato affermare che nei processi della comunicazione sociale si gioca oggi il futuro dell'umanità.

Di conseguenza, la legittima libertà nelle comunicazioni sociali non potrà mai dissociarsi dal riferimento alla verità.

La libertà infatti è per la verità e solo la verità rende liberi ( Gv 8,32 ).

Ciò comporta il dovere di non tacere e di non deformare i fatti; di non conquistare il consenso o manipolarlo secondo gli interessi propri o dei gruppi di potere economico e politico a cui si risponde; di non piegare i media a fini ideologici; di non far leva su istinti ed emozioni per imporre stili di vita distorti.

Così facendo, notizie, persone e modelli di vita si ridurrebbero a prodotti da vendere e a strumenti di potere.

91 La giustizia come obiettivo permanente

La diffusione e lo sviluppo dei mezzi di comunicazione sociale sembra via via accorciare la distanza fra uomini e comunità.

Ma anche innescare nuovi processi di ingiustizia sociale e culturale.

Va nuovamente ribadito che l'unico orizzonte accettabile è quello del bene comune, sicché il possesso, l'accesso e la cultura promossi attraverso i media non possono che ispirarsi al valore umano della giustizia.

Non si tratta soltanto di distribuire e rendere accessibili i beni, ma di mettere tutti nelle condizioni di esserne operatori e fruitori consapevoli e liberi.

Le tecnologie della comunicazione e dell'informazione, con la formazione al loro uso, sono una delle condizioni per « rompere le barriere e i monopoli che lasciano tanti popoli ai margini dello sviluppo» e possono contribuire ad «assicurare a tutti - individui e nazioni - le condizioni di base, che consentano di partecipare allo sviluppo ».100

92 La responsabilità verso il creato

Né si può prescindere dal rispetto verso il creato.

Inaccettabile sarà quindi l'adozione di tecnologie che possano avere effetti negativi sull'ambiente e sulla salute.

La coscienza credente è chiamata a vigilare affinché non si verifichi una proliferazione selvaggia di tecnologie che, sfuggendo di mano ai loro ideatori o sfruttate per puro egoismo, trasformino il creato e l'uomo in mere realtà strumentali, dimenticando la loro origine e il loro fine.

A tale proposito è necessario che anche nelle case e negli stessi spazi della comunità ecclesiale, i media siano collocati in ambiti coerenti con i principi etici cristiani, nella consapevolezza che il creato stesso attende la redenzione e il suo compimento in Cristo.

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94 Inter Mirifica 4
95 Pontificia commissione per le comunicazioni sociali, Communio et progressio 15
96 Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae 24
97 Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali, Etica nelle comunicazioni sociali 20-26
98 Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae 98
99 Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali, Pornografia e violenza nei mezzi di comunicazione: una risposta pastorale 21-32
100 Giovanni Paolo II, Centesimus Annus 35