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III Parte - « Partirono senza indugio »

114. « Ed essi dissero l'un l'altro: "Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?".

Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!".

Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane »
( Lc 24,32-35 ).

Dall'ascolto della Parola si passa alla gioia di un incontro che riempie il cuore, dà senso all'esistenza e infonde energia nuova.

I volti si illuminano e il cammino riprende vigore: è la luce e la forza della risposta vocazionale che si fa missione verso la comunità e il mondo intero.

Senza indugio e senza paura i discepoli ritornano sui loro passi per raggiungere i fratelli e testimoniare il loro incontro con Gesù risorto.

Una Chiesa giovane

115. Un'icona di risurrezione

In continuità con l'ispirazione pasquale di Emmaus, l'icona di Maria Maddalena ( cfr. Gv 20,1-18 ) illumina il cammino che la Chiesa vuole compiere con e per i giovani come frutto di questo Sinodo: un cammino di risurrezione che conduce all'annuncio e alla missione.

Abitata da un profondo desiderio del Signore, sfidando il buio della notte la Maddalena corre da Pietro e dall'altro discepolo; il suo movimento innesca il loro, la sua dedizione femminile anticipa il cammino degli apostoli e apre loro la strada.

All'alba di quel giorno, il primo della settimana, giunge la sorpresa dell'incontro: Maria ha cercato perché amava, ma trova perché è amata.

Il Risorto si fa riconoscere chiamandola per nome e le chiede di non trattenerlo, perché il suo Corpo risorto non è un tesoro da imprigionare, ma un Mistero da condividere.

Così ella diventa la prima discepola missionaria, l'apostola degli apostoli.

Guarita dalle sue ferite ( cfr. Lc 8,2 ) e testimone della risurrezione, è l'immagine della Chiesa giovane che sogniamo.

116. Camminare con i giovani

La passione per cercare la verità, lo stupore di fronte alla bellezza del Signore, la capacità di condividere e la gioia dell'annuncio vivono anche oggi nel cuore di tanti giovani che sono membra vive della Chiesa.

Non si tratta dunque di fare soltanto qualcosa "per loro", ma di vivere in comunione "con loro", crescendo insieme nella comprensione del Vangelo e nella ricerca delle forme più autentiche per viverlo e testimoniarlo.

La partecipazione responsabile dei giovani alla vita della Chiesa non è opzionale, ma un'esigenza della vita battesimale e un elemento indispensabile per la vita di ogni comunità.

Le fatiche e fragilità dei giovani ci aiutano a essere migliori, le loro domande ci sfidano, i loro dubbi ci interpellano sulla qualità della nostra fede.

Anche le loro critiche ci sono necessarie, perché non di rado attraverso di esse ascoltiamo la voce del Signore che ci chiede conversione del cuore e rinnovamento delle strutture.

117. Il desiderio di raggiungere tutti i giovani

Nel Sinodo ci siamo sempre interrogati sui giovani avendo in mente non soltanto quelli che sono parte della Chiesa e operano attivamente in essa, ma anche tutti quelli che hanno altre visioni della vita, professano altre fedi o si dichiarano estranei all'orizzonte religioso.

Tutti i giovani, nessuno escluso, sono nel cuore di Dio e quindi anche nel cuore della Chiesa.

Riconosciamo però francamente che non sempre questa affermazione che risuona sulle nostre labbra trova reale espressione nella nostra azione pastorale: spesso restiamo chiusi nei nostri ambienti, dove la loro voce non arriva, o ci dedichiamo ad attività meno esigenti e più gratificanti, soffocando quella sana inquietudine pastorale che ci fa uscire dalle nostre presunte sicurezze.

Eppure il Vangelo ci chiede di osare e vogliamo farlo senza presunzione e senza fare proselitismo, testimoniando l'amore del Signore e tendendo la mano a tutti i giovani del mondo.

118. Conversione spirituale, pastorale e missionaria

Papa Francesco ci ricorda spesso che ciò non è possibile senza un serio cammino di conversione.

Siamo consapevoli che non si tratta soltanto di dare origine a nuove attività e non vogliamo scrivere « piani apostolici espansionisti, meticolosi e ben disegnati, tipici dei generali sconfitti »
( Francesco, Evangelii gaudium, n. 96 ).

Sappiamo che per essere credibili dobbiamo vivere una riforma della Chiesa, che implica purificazione del cuore e cambiamenti di stile.

La Chiesa deve realmente lasciarsi dare forma dall'Eucaristia che celebra come culmine e fonte della sua vita: la forma di un pane composto da molte spighe e spezzato per la vita del mondo.

Il frutto di questo Sinodo, la scelta che lo Spirito ci ha ispirato attraverso l'ascolto e il discernimento è di camminare con i giovani andando verso tutti per testimoniare l'amore di Dio.

Possiamo descrivere questo processo parlando di sinodalità per la missione, ossia sinodalità missionaria: « La messa in atto di una Chiesa sinodale è presupposto indispensabile per un nuovo slancio missionario che coinvolga l'intero Popolo di Dio ».1

Si tratta della profezia del Concilio Vaticano II, che non abbiamo ancora assunto in tutta la sua profondità e sviluppato nelle sue implicazioni quotidiane, a cui ci ha richiamato Papa Francesco affermando: « Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del III millennio » ( Francesco, Discorso per la Commemorazione del 50° anniversario dell'istituzione del Sinodo dei Vescovi, 17 ottobre 2015 ).

Siamo convinti che tale scelta, frutto di preghiera e di confronto, consentirà alla Chiesa, per grazia di Dio, di essere e di apparire più chiaramente come la "giovinezza del mondo".

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1 Commissione Teologica Internazionale
La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa, 2 marzo 2018, n. 9.
Il documento illustra inoltre la natura della sinodalità in questi termini: « La dimensione sinodale della Chiesa esprime il carattere di soggetto attivo di tutti i Battezzati e insieme lo specifico ruolo del ministero episcopale in comunione collegiale e gerarchica con il Vescovo di Roma.
Questa visione ecclesiologica invita a promuovere il dispiegarsi della comunione sinodale tra "tutti", "alcuni" e "uno".
A diversi livelli e in diverse forme, sul piano delle Chiese particolari, su quello dei loro raggruppamenti a livello regionale e su quello della Chiesa universale, la sinodalità implica l'esercizio del sensus fidei della universitas fidelium ( tutti ), il ministero di guida del collegio dei Vescovi, ciascuno con il suo presbiterio ( alcuni ), e il ministero di unità del Vescovo e del Papa ( uno ).
Risultano così coniugati, nella dinamica sinodale, l'aspetto comunitario che include tutto il Popolo di Dio, la dimensione collegiale relativa all'esercizio del ministero episcopale e il ministero primaziale del Vescovo di Roma.
Questa correlazione promuove quella singularis conspiratio tra i fedeli e i Pastori che è icona della eterna conspiratio vissuta nella Santa Trinità» ( n. 64 ).