Santo Domingo

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2.2. La situazione economica

128 Il sottosviluppo dei nostri paesi non è semplicemente un fenomeno di « ritardo » di fronte allo sviluppo sperimentato nei paesi del Primo Mondo, ma il risultato di tutto un processo storico e strutturale che colpisce negativamente l'insieme delle nostre economie.16

2.2.1. Il decennio perduto

129 Da un punto di vista economico, gli anni Ottanta sono stati significativamente chiamati « il decennio perduto », a causa del regresso nel potere d'acquisto che i nostri popoli hanno sperimentato, col conseguente degrado dei loro livelli di vita.

Il peso del debito estero, la caduta del reddito medio prò capite in questi ultimi tredici anni, il flagello dell'inflazione, la riduzione negli investimenti sia nazionali che stranieri, l'intervento dei sistemi finanziari per evitarne il fallimento, la drammatica contrazione dei salari, l'aumento reale della sottoccupazione e della disoccupazione, le situazioni di miseria dei pensionati e l'impotenza dello Stato nell'affrontare gli enormi problemi sociali, costituiscono realtà tragiche che giustificano l'aggettivo applicato agli anni Ottanta e che implicano non tanto cifre statistiche quanto situazioni dolorose che colpiscono tanti uomini, donne, anziani, giovani e bambini dei nostri popoli.

130 Mentre si verifica un'espansione della politica economica europea e del Sud-Est asiatico, i mercati latinoamericani sono considerati meno attraenti per la povertà e la limitazione della loro capacità d'acquisto.

La relazione dei prezzi a livello internazionale tra le materie prime e i prodotti finiti è sempre più diseguale e discriminatoria, colpendo molto sfavorevolmente l'economia dei paesi non industrializzati.

Questa situazione tende ad aggravarsi per il mantenimento di sussidi e dazi che ritardano e impediscono un ordine economico mondiale più fraterno, giusto e solidale.

2.2.2. Paesi indebitati

131 Si stima che il valore totale del debito estero dei nostri paesi abbia raggiunto la cifra di 429.174 milioni di dollari nel 1991.17

Il problema del debito estero non è solo ne principalmente economico, ma umano, perché porta a un impoverimento sempre maggiore e impedisce lo sviluppo e ritarda la promozione dei più poveri.

Coscienti dell'obbligo morale di pagare i debiti, ci interroghiamo sulla sua validità quando il suo pagamento mette seriamente in pericolo la sopravvivenza dei popoli, e la stessa popolazione non è stata consultata prima di contrarre il debito.

Facciamo nostra la preoccupazione di Giovanni Paolo II quando afferma che « è necessario trovare modalità di riduzione, dilazione o estinzione del debito compatibili col fondamentale diritto dei popoli alla sussistenza e al progresso ».18

132 I paesi sviluppati, pur contando meno di un terzo della popolazione mondiale, beneficiano di oltre l'80% del reddito totale e i loro abitanti possiedono attualmente beni 25 volte superiori alla media di quelli dei paesi del Terzo Mondo.19

2.2.3. La concentrazione della ricchezza

133 All'interno dei nostri stessi paesi si registra una concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi e una massiccia fuga di capitali che non risulta a favore della grande maggioranza impoverita.

Ciò costituisce una grave mancanza di solidarietà con coloro che hanno reso possibile l'accumulazione di questi capitali.

Purtroppo il fossato tra i paesi ricchi e quelli poveri, e tra ricchi e poveri all'interno degli stessi paesi, continua a essere una realtà che contraddice la fraternità che dovrebbe imperare tra tutti.

134 In alcuni dei nostri popoli il problema della terra è drammatico.

Già Medellin aveva richiamato l'attenzione sulla necessità di « un'autentica e urgente riforma delle strutture e della politica agraria ».20

Serve una giusta legislazione agraria per formare, proteggere e rendere tanti contadini e indigeni partecipi del destino universale dei beni.

Nel suo Messaggio per la Quaresima di quest'anno, Giovanni Paolo II ha invitato a condividere tra tutti « la mensa della creazione ».

E riferendosi alla realtà nei nostri paesi ha denunciato che « cinque secoli di presenza del Vangelo in quel continente non hanno ancora ottenuto un'equa distribuzione dei beni della terra; e ciò è particolarmente doloroso quando si pensa ai più poveri tra i poveri: i gruppi indigeni e con essi molti contadini, feriti nella loro dignità per essere mantenuti al margine perfino dell'esercizio dei più elementari diritti ».21

135 Preoccupa il fatto che il fallimento del modello economico basato sulla centralizzazione statale abbia prodotto un'esaltazione del mercato come unico criterio.22

La disuguaglianza tra chi ha e chi è nella necessità, lo sfrenato desiderio di profitti rapidi ottenuti senza alcuna preoccupazione per considerazioni di ordine morale, la frequente burocratizzazione inefficiente e corrotta dei servizi statali rappresentano seri ostacoli al progresso autentico e condiviso,23

Nei nostri paesi poveri la responsabilità sussidiaria dello Stato per garantire l'equa distribuzione dei benefici e del progresso,24 e la mentalità solidale dell'impresa privata sono assolutamente necessario.

136 Le caratteristiche delle economie dei nostri paesi sono quelle tipiche delle nazioni povere: diseguale distribuzione dei beni, bassi livelli di produttività, ridotto consumo di beni, servizi pubblici deboli e insufficienti e un'economia fondata principalmente sull'esportazione di materie prime; tutto ciò provoca l'emarginazione di grandi settori della popolazione, che soffrono gravi problemi di abitazione, vestiario, insicurezza sociale, malattie endemiche, alti indici di mortalità, crescente emigrazione dalle campagne verso le città, alti tassi di analfabetismo e disoccupazione e salari che rendono impossibile il dignitoso mantenimento di una famiglia, col conseguente deterioramento della stessa.25

2.2.4. Il mondo del lavoro

137 Un'attenzione speciale merita la realtà del lavoro, problema fondamentale di tutta la questione sociale, giacché è mediante il salario che la persona ha accesso ai beni di cui ha bisogno per soddisfare le proprie necessità fondamentali ( casa, alimentazione, salute, educazione, vestiario, risparmio e riposo ).

Ancora di più, il giusto salario - che non va confuso col salario minimo o legale, che generalmente non è giusto - costituisce la « verifica concreta della giustizia di tutto il sistema socioeconomico e, a ogni modo, del suo giusto funzionamento.26

138 La realtà del lavoro è definita da nuovi fattori: mutamenti nei sistemi di produzione, trasformazione del sistema di lavoro tradizionale, instaurazione di un nuovo tipo di relazioni tra le persone e il lavoro, comparsa di grandi settori emarginati, e cambiamento di mentalità, che ha sostituito il senso cristiano del lavoro come servizio agli altri con una mentalità di puro profitto che giunge a disconoscere l'inalienabile dignità del lavoratore.

Troppo spesso siamo testimoni di situazioni in cui si da priorità al capitale rispetto al lavoro, riducendo la persona del lavoratore a mero strumento di produzione.27

139 La crisi del mondo del lavoro si evidenzia nelle grandi masse che non riescono a soddisfare le proprie necessità fondamentali col salario ricevuto.

Il lavoro intellettuale ha visto l'incremento di lavoratori di concetto in situazioni di crisi di impiego per la propria professione.

140 La speranza in un processo di rapida crescita industriale non si è realizzata.

La trasformazione della società agraria in urbana e industriale fu accompagnata da un'emigrazione verso le città a un ritmo che superò quello della stessa industrializzazione, provocando la presenza urbana di grandi settori emarginati che non riescono a integrarsi nei benefici dell'industrializzazione.

2.2.5. L'economia informale

141 La mancanza di investimenti e l'incapacità di crescere al ritmo delle necessità sociali, l'impossibilità dello Stato di assumere il grande numero di disoccupati e l'imposizione di condizioni dall'estero, hanno fatto sì che, all'interno di questa crisi, si ristrutturassero le forme tradizionali di lavoro, con la nascita di un'economia « informale » ai margini dell'economia ufficiale.

Quest'economia informale e popolare occupa attualmente in alcuni paesi il 30% e in altri fino al 50% della popolazione economicamente attiva.

Tale fenomeno esprime la creatività degli impoveriti per assicurarsi la sopravvivenza.

Inoltre la sua presenza ha significato nuove forme di cooperazione, organizzazione e cogestione in attività di iniziativa comunitaria.

Sebbene questi sforzi siano significativi in ordine alla « sussistenza », risultano marginali e insufficienti per un progetto economico il cui centro sia effettivamente lo sviluppo delle persone umane e la loro dignità.

2.2.6. L'impresa

142 L'impresa affronta la sfida di unire l'innovazione tecnologica e lo sviluppo alla giustizia, alla partecipazione e al rispetto per la soggettività e i diritti della persona lavoratrice.

Nonostante lo sforzo onesto di alcuni per riconciliare il necessario beneficio dell'impresa con un salario giusto, duole constatare che siamo ancora lontani dal vedere l'impresa come una comunità di persone.

143 Il pensiero sociale della Chiesa postula come finalità dell'impresa la produzione di benefici che permettano la crescita e un maggiore servizio alla comunità, come pure l'esistenza di un gruppo di persone che mediante il lavoro cerca di realizzarsi con dignità e soddisfare le proprie necessità.

« I benefici sono un elemento regolatore della vita dell'impresa, ma non l'unico; insieme a essi vanno considerati altri fattori umani e morali che, a lungo termine, sono per lo meno ugualmente essenziali per la vita dell'impresa ».28

2.2.7. Verso un 'economia di solidarietà

144 La precaria situazione economica dei nostri paesi significa la quotidiana sofferenza di tanti uomini, donne e bambini che patiscono la fame.

Inoltre la mancanza di lavoro o il lavoro mal retribuito hanno fatto crescere in vari dei nostri paesi il numero di persone legate, direttamente o indirettamente, alla produzione e alla commercializzazione della droga, come anche ad altre forme di economia fondate sul contrabbando.

I salari insufficienti che lo Stato offre non di rado sono la prima causa della generalizzata corruzione amministrativa.

145 Un desiderato cambiamento di mentalità nelle relazioni economiche, che non si fissino solo con criteri di mercato tra i paesi industrializzati e i nostri, la crescente coscienza della necessità di un nuovo tipo di sviluppo basato sulla giustizia, le nuove forme di sussistenza, prodotto della creatività popolare, la ricerca di un nuovo tipo di impresa, conforme alla dignità del lavoratore, la creazione di una piccola e media impresa con migliori livelli di produttività e la coscienza della necessità di un'ampia integrazione regionale per affrontare i problemi e l'inserimento nel mercato mondiale, sono alcuni passi positivi che si stanno abbozzando per far fronte al dramma della presenza dei grandi settori emarginati nelle nostre società.

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16 Nel Discorso inaugurale di Puebla, Giovanni Paolo II affermava che « quando Paolo VI dichiarava che "lo sviluppo è il nuovo nome della pace", aveva presenti anche i vincoli di interdipendenza che esistono non solo all'interno delle nazioni, ma anche al loro esterno, a livello mondiale.
Egli prendeva in considerazione i meccanismi che essendo impregnati non di autentico umanesimo, ma di materialismo, producono a livello internazionale ricchi sempre più ricchi accanto a poveri sempre più poveri » ( Terza parte del Discorso )
17 Fonte: Banca Mondiale, Worid Debt Tables 1990-1991. Per l'America Latina e i Caraibi si forniscono le seguenti cifre in milioni di dollari: totale debito: 429.174; interessi + pagamento del capitale 47.369
18 Giovanni Paolo II, Centesimus Annus 35;
Pontificia Commissione Giustizia e Pace, Al servizio della comunità umana: un approccio etico al debito internazionale, 27 dicembre 1986
19 Giovanni Paolo II, Sollicitudo Rei Socialis 9, Giovanni Paolo II afferma che « ci troviamo, pertanto, di fronte a un grave problema di distribuzione diseguale dei mezzi di sussistenza, destinati originariamente a tutti gli uomini, e anche dei benefici da essi derivanti.
E questo succede non per responsabilità delle popolazioni indigenti, e men che meno per una specie di fatalità dipendente dalle condizioni naturali o dall'insieme delle circostanze »
20 Medellin, Promozione Umana 14
21 Giovanni Paolo II, Messaggio per la Quaresima 1992
22 Giovanni Paolo II, Centesimus Annus 35
23 Giovanni Paolo II, Sollicitudo Rei Socialis 27-34, per un concetto cristiano dell'autentico sviluppo umano.
Nelle parole di Paolo VI, PP 20, il vero sviluppo « è il passaggio, per ciascuno e per tutti, da condizioni di vita meno umane, a condizioni più umane »
24 Giovanni Paolo II, Centesimus Annus 48
25 Leone XIII, Rerum novarum 45;
Pio XI, Quadragesimo anno 71;
Giovanni Paolo II, Centesimus Annus 34
26 Giovanni Paolo II, Laborem Exercens 19;
Giovanni Paolo II, Laborem Exercens 2 e 3
27 Giovanni Paolo II, Laborem Exercens 7 e 12
28 Giovanni Paolo II, Centesimus Annus 35