Santo Domingo

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Santo Domingo e la Teologia della Liberazione ( TdL )

3 Già nei documenti preparatori della IV Conferenza si era notato che, rispetto a Puebla, la TdL non veniva descritta come esigenza desunta dalla realtà latinoamericana.

Infatti si registrava uno spostamento dell'asse pastorale dalla problematica della povertà a quella della cultura, la quale a sua volta assumeva la TdL nelle proprie opzioni.6

Tenendo presente quanto detto precedentemente sulla metodologia - e cioè la scelta prevalentemente teologica anziché fenomenologica - si comprende perché il DF preferisca mettere a fuoco il senso teologico della liberazione, anziché verificare e studiare la TdL.

Infatti quando usa il termine liberazione ( indice analitico ), evidenzia lo spostamento avvenuto con la nuova metodologia: l'ottica pasquale prevale su quella sociologica.

Quindi, in sintonia con i documenti preparatori, il DF mostra quanto la liberazione sia una dimensione del mistero pasquale, da ricollegare sempre alla morte redentrice di Cristo.

Pur riconoscendo la coerenza di questa metodologia, sarebbe stato opportuno almeno menzionare tale feconda produzione, considerando la diffusione e risonanza che la TdL ha tuttora non solo in America Latina, ma anche presso la teologia e la pastorale del Primo Mondo.7

Si comprende quindi la critica mossa da varie parti a Santo Domingo, anche se va detto che l'assenza della TdL non significa che la IV Conferenza l'abbia rinnegata.

Anzi è interessante notare che nel DF emerge una forma di recepito latinoamericana del modo di fare teologia, a partire dal binomio: oppressione - liberazione.

Infatti, nelle sfide che i vescovi individuano, si legge chiaramente l'appello salvifico che Dio fa alla sua Chiesa.

Un appello descritto nelle « sfide » e nelle « proposte pastorali » mediante la denuncia di tutte le situazioni di morte nel continente e attraverso l'annuncio esplicito di salvezza e liberazione che la Chiesa deve dare, a partire dalla professione di fede nel Cristo.

« Tra le mete dell'evangelizzazione inculturata vi sarà sempre la salvezza e la liberazione integrale di un determinato popolo o gruppo umano, che rafforzi la sua identità e che gli dia la speranza nel proprio futuro, contrapponendosi ai poteri della morte » ( DF 243 ).

L'anelito della liberazione passa dunque attraverso la compassione per i più poveri e bisognosi.

Tale compassione si esprime nell'atteggiamento di compagnia che i vescovi con tutta la comunità ecclesiale vogliono realizzare nel cammino tanto martoriato verso il Regno.

Lo stile della compagnia nasce appunto dalla consapevolezza dell'esistenza e del rispetto per l'altro: « La prossimità a ogni persona permette ai Pastori di condividere con loro le situazioni di dolore e di ignoranza, di povertà ed emarginazione, gli aneliti di giustizia e di liberazione » ( DF 74 ).

Un altro elemento che aiuta a cogliere più di una affinità tra DF e TdL è la continuità del destinatario dell'azione salvifica: il povero.

Anzi, il DF, oltre a parlare dei poveri - e addirittura dei miserabili -, individua la causa ultima di tale situazione nell'impoverimento, come logica perversa dell'esclusione violenta dal bene comune.

A Santo Domingo i vescovi, oltre a richiamare alla memoria tutti i volti dei poveri - citando esplicitamente DT 163 -, hanno assunto con rinnovata decisione l'opzione evangelica e preferenziale per essi.

Una opzione « rinnovata » in quanto hanno evidenziato soprattutto l'impoverimento come effetto della politica neoliberale che predomina in tutta l'America Latina e nei Caraibi ( DF 179 ).

Perciò la Chiesa latinoamericana reagisce a questa situazione impegnandosi sia nel dialogo con tutte le agenzie educative, economiche e politiche, sia nel trovare le risposte adeguate a tale drammatica situazione ( DF 181 ).

Inoltre, come si notava precedentemente, le sfide e le linee pastorali presenti nel DF presuppongono una teologia che potrebbe essere definita come teologia dei segni dei tempi, la quale sullo schema della TdL considera e studia la realtà alla luce della Rivelazione, partendo dal fatto che il povero, oltre ad essere destinatario privilegiato dell'evangelizzazione, è prima di tutto soggetto della stessa evangelizzazione.

Perciò i vescovi ritengono che « alla luce di questa opzione preferenziale, secondo l'esempio di Gesù, troviamo ispirazione a ogni azione evangelizzatrice comunitaria e personale ( Giovanni Paolo II, Sollicitudo Rei Socialis 42; Giovanni Paolo II, Redemptoris Missio 14; Discorso inaugurale, 16 ).

Con la "forza evangelizzatrice dei poveri" ( DP 1147 ) la Chiesa vuole dare impulso all'evangelizzazione delle nostre comunità » ( DF 178 ).

La stessa espressione « Chiesa povera » ( DF 178 ) è un modo peculiare d'intendere la Chiesa da parte della TdL, peraltro senza esclusione dei « non poveri ».

Notando che, quando si parla di « Chiesa povera », si intende dire che i poveri sono il « luogo teologico » nel quale la comunità cristiana scorge, assieme al Dio vivente, il potenziale evangelizzatore necessario alla conversione tanto della Chiesa, quanto del mondo.

Proprio nella II Parte del DF si coglie quanto la tematica della TdL sia presente soprattutto nell'evidenziare il conflitto tra la cultura della vita e la cultura della morte ( paragrafi 5 e 6 ).

Tale conflitto, presente nella riflessione della TdL,8 è da considerarsi come l'aggiornata sottolineatura culturale e kerygmatica al binomio ( più socioeconomico ) dell'oppressione - liberazione.

Santo Domingo in pratica, con la proposta della cultura della vita, dinanzi all'anticultura della morte propone un'autentica opera di liberazione.9

Infine, richiamando continuamente Medellin e Puebla, il DF non può non tenere presente tutta la riflessione che la TdL ha offerto in questi anni alla Chiesa latinoamericana e che essa a sua volta ha fatto sua in maniera esplicita o implicita.

La IV Conferenza, quindi, ha conservato l'orizzonte teologico - culturale dell'incarnazione attraverso cui la Chiesa intende la storia della salvezza come un « teologizzare storicizzando e storicizzare teologizzando ».

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6 A. Palmese - P. Vanzan, op. cit.. Ss, 172s
7 Ch. Duquoc, Liberazione e progressismo. Cittadella, Assisi 1990;
R. Marle, Introduzione alla teologia della liberazione, Morcelliana, Brescia 1991;
A. Rizzi, L'Europa e l'altro. Ed. Paoline, Cinisello 1992
8 G. Gutiérkez, Teologia della liberazione, Queriniana, Brescia 1992;
O. Marson, Vangelo, Chiesa e liberazione, Concordia Sette, Pordenone 1992;
I. Ellacuma, Conversione della Chiesa al Regno di Dio, Queriniana, Brescia 1992;
Aa.W., Mysterium liberationis. Boria, Roma 1992
9 Il tema della vita e consequenzialmente della cultura relativa alla sua promozione, trova, soprattutto nei capitoli dedicati alla famiglia, un rilievo speciale.
Si evidenzia in questi numeri sia la dimensione teologica della Signoria di Dio nel donare la vita, sia la lotta alle cause, come la povertà, la miseria e l'ignoranza che impediscono alla famiglia di promuovere la vita ( DF 217, 221, 223 )