Provida Mater Ecclesia

Indice

La Chiesa per i fedeli

2 È certo che fin dai primordi del Cristianesimo, la Chiesa si preoccupò di illustrare col suo magistero, la dottrina e gli esempi di Cristo ( Mt l6,24; Mt 19,10-12.16-21; Mc 10,17-21.23-30; Lc 18,18-22.24-29; Lc 20,34-36 ) e degli Apostoli ( 1 Cor 7,25-35.37-38.40; Mt 19,27; Mc 10,28; Lc 18,28; At 21,8-9; Ap 14,4-5 ) che incitavano alla perfezione, insegnando con sicurezza come si debba condurre e rettamente ordinare la vita dedicata alla perfezione.

Con la sua opera poi e col suo ministero favorì e propagò così intensamente la piena dedizione e consacrazione a Cristo, che nei primi tempi, le comunità cristiane offrivano per il seme dei consigli evangelici un terreno buono e ben preparato, che permetteva con sicurezza ottimi frutti; ( Lc 8,15; At 4,32.34-35; 1 Cor 7,25-35.37-38.40 )5 e poco più tardi, come è facile provarlo dai Padri Apostolici e dagli antichi Scrittori ecclesiastici,6 la professione della vita di perfezione in diverse Chiese fiorì così rigogliosamente, che coloro che vi si dedicavano, cominciarono già a costituire in seno alla società ecclesiastica, come un ordine e una classe sociale propria, chiaramente riconosciuta con nomi diversi ( asceti, continenti, vergini ecc. ), e da molti approvata ed onorata. ( At 21,8-10 )7

3 Nel corso dei secoli la Chiesa, sempre fedele al suo Sposo, Cristo, e coerente con se stessa, sotto la guida dello Spirito Santo, con passo ininterrotto e deciso, fino all'odierno Codice di Diritto Canonico, adattò ai tempi la dottrina dello "stato di perfezione".

Sempre maternamente premurosa verso coloro i quali con animo volenteroso, esternamente e pubblicamente, in diverse maniere professavano la perfezione della vita, non cessò mai di favorirli nel loro santo proposito; e ciò specialmente in due modi.

Anzitutto la Chiesa non solo accettò e riconobbe una singolare professione di perfezione, fatta sempre davanti alla Chiesa pubblicamente, come la primitiva e veneranda "benedizione e consacrazione delle vergini"8 che si faceva con apposita funzione liturgica, ma la confermò pure con speciale sanzione, la difese fortemente, attribuendole inoltre diversi effetti canonici propri.

Ma la maggior benevolenza della Chiesa ed una cura singolare, venne con ragione rivolta ed esercitata verso quella piena professione di perfezione più strettamente pubblica che, fin dai primi tempi, dopo la pace di Costantino, veniva emessa in società e collegi con l'autorizzazione, con l'approvazione e per ordine della Chiesa stessa.

Indice

5 Eusebius, Historia ecclesiastica, III 39 ( PG, XX, 297 )
6 Ignatius. Ad Polycarp., V (PG, V, 724);
Polycarpus, Ad Philippen., V, 3 (PG. V, 1009). Iustinus Philosophus. Apologia I Pro christianis (PG. VI, 349);
Clemens Alexandrinus, Stromata (PG, VIII, 24); Hypopolitus. In Proverb. (PG, X, 628);
Id. De Virgine Corinthiaca (PG, X, 871-874);
Origenes, In Num hom., II, 1 (PG, XII. 590);
Methodius, Convivium decem virginum (PG, XVIII, 27-220);
Tertullianus, Ad uxorem lib., I, c. VII-VIII (PL, I, 1286-1287);
Id., De resurrectione carnis, c. VIII (PL II, 806);
Cyprianus, Epistola XXXVI (PL. IV. 327);
Id., Epist. LXIII, 11 (PL, IV, 366), Id., Testimon. Adv. Iudeos., lib. III, c. LXXIV (PL, IV, 771);
Ambrosius, De Viduis, II, 9 et sqq. (PL, XVI, 250-251);
Cassianus, De tribus generibus monachorum, V (PL, XLIX. 1094);
Athenagoras, Legatio pro christianis (PG, VI, 965)
7 Ignatius Antioch., Ad Smyrn. XIII (PG, V, 717);
Id.. Ad Polyc. V (PG, V, 723);
Tertullianus, De Virginibus velandis (PL, II, 935 sqq.);
Cyprianus, De habitu virginum, II (PL, IV, 443);
Hieronymus, Epistola LVIII, 4-6 (PL, XXII, 582-583);
Augustinùs, Sermo CCXIV (PL, XXXVIII, 1070);
Id., Contra Faustum Manichaeum, lib. V, c. IX (PL, XLII. 226)
8 Optatus, De schismate donatistarum lib. VI (PL, XI, 1071 sqq.);
Pontificale Romanum; II: De benedictione et consacratione Virginum