Dives in misericordia

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La parabola del figliol prodigo

6 Particolare concentrazione sulla dignità umana.

Questa precisa immagine dello stato d 'animo del figliol prodigo ci permette di comprendere con esattezza in che cosa consista la misericordia divina.

Non vi è alcun dubbio che in quella semplice ma penetrante analogia, la figura del genitore ci svela Dio come Padre.

Il comportamento del padre della parabola e tutto il suo modo di agire, che manifestano il suo atteggiamento interiore, ci consentono di ritrovare i singoli fili della visione vetero-testamentaria della misericordia in una sintesi totalmente nuova, piena di semplicità e di profondità.

Il padre del figliol prodigo è fedele alla sua paternità, fedele a quell'amore che da sempre elargiva al proprio figlio.

Tale fedeltà si esprime nella parabola non soltanto con la prontezza immediata nell'accoglierlo in casa, quando ritorna dopo aver sperperato il patrimonio: essa si esprime ancor più pienamente con quella gioia, con quella festosità cosi generosa nei confronti del dissipatore dopo il ritorno, che è tale da suscitare l'opposizione e l'invidia del fratello maggiore, il quale non si era mai allontanato dal padre e non ne aveva abbandonato la casa.

La fedeltà a se stesso da parte del padre - un tratto già noto dal termine vetero-testamentario « hesed » - viene al tempo stesso espressa in modo particolarmente carico di affetto.

Leggiamo infatti che, quando il padre vide il figliol prodigo tornare a casa, « commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò ». ( Lc 15,20 )

Egli agisce certamente sotto l'influsso di un profondo affetto, e così può essere spiegata anche la sua generosità verso il figlio, quella generosità che tanto indigna il fratello maggiore.

Tuttavia, le cause di quella commozione vanno ricercate più in profondità.

Ecco, il padre è consapevole che è stato salvato un bene fondamentale: il bene dell'umanità del suo figlio.

Sebbene questi abbia sperperato il patrimonio, è però salva la sua umanità.

Anzi, essa è stata in qualche modo ritrovata.

Lo dicono le parole che il padre rivolge al figlio maggiore: « Bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato ».

Nello stesso capitolo XV del Vangelo secondo Luca, leggiamo la parabola della pecora ritrovata, ( Lc 15,3-6 ) e successivamente la parabola della dramma ritrovata. ( Lc 15,8s )

Ogni volta vi è posta in rilievo la medesima gioia presente nel caso del figliol prodigo.

La fedeltà del padre a se stesso è totalmente incentrata sull'umanità del figlio perduto, sulla sua dignità.

Così si spiega soprattutto la gioiosa commozione al momento del suo ritorno a casa.

Proseguendo, si può dunque dire che l'amore verso il figlio, l'amore che scaturisce dall'essenza stessa della paternità, obbliga in un certo senso il padre ad aver sollecitudine della dignità del figlio.

Questa sollecitudine costituisce la misura del suo amore, l'amore di cui scriverà poi san Paolo: « La carità è paziente, è benigna la carità…, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto…, si compiace della verità…, tutto spera, tutto sopporta » e « non avrà mai fine ». ( 1 Cor 13,4-8 )

La misericordia - come l'ha presentata Cristo nella parabola del figliol prodigo - ha la forma interiore dell'amore che nel Nuovo Testamento è chiamato « agápe ».

Tale amore è capace di chinarsi su ogni figlio prodigo, su ogni miseria umana e, soprattutto, su ogni miseria morale, sul peccato.

Quando ciò avviene, colui che è oggetto della misericordia non si sente umiliato, ma come ritrovato e « rivalutato ».

Il padre gli manifesta innanzitutto la gioia che sia stato « ritrovato » e che sia « tornato in vita ».

Tale gioia indica un bene inviolato: un figlio, anche se prodigo, non cessa di esser figlio reale di suo padre; essa indica inoltre un bene ritrovato, che nel caso del figliol prodigo fu il ritorno alla verità su se stesso.

Ciò che si è verificato nel rapporto del padre col figlio nella parabola di Cristo non si può valutare « dall'esterno ».

I nostri pregiudizi sul tema della misericordia sono per lo più il risultato di una valutazione soltanto esteriore.

Alle volte, seguendo un tale modo di valutare, accade che avvertiamo nella misericordia soprattutto un rapporto di diseguaglianza tra colui che la offre e colui che la riceve.

E, di conseguenza, siamo pronti a dedurre che la misericordia diffama colui che la riceve, che offende la dignità dell'uomo.

La parabola del figliol prodigo dimostra che la realtà è diversa: la relazione di misericordia si fonda sulla comune esperienza di quel bene che è l'uomo, sulla comune esperienza della dignità che gli è propria.

Questa comune esperienza fa sì che il figliol prodigo cominci a vedere se stesso e le sue azioni in tutta verità ( tale visione nella verità è un'autentica umiltà ); e per il padre, proprio per questo motivo, egli diviene un bene particolare: il padre vede con così limpida chiarezza il bene che si è compiuto, grazie ad una misteriosa irradiazione della verità e dell'amore, che sembra dimenticare tutto il male che il figlio aveva commesso.

La parabola del figliol prodigo esprime in modo semplice, ma profondo, la realtà della conversione.

Questa è la più concreta espressione dell'opera dell'amore e della presenza della misericordia nel mondo umano.

Il significato vero e proprio della misericordia non consiste soltanto nello sguardo, fosse pure il più penetrante e compassionevole, rivolto verso il male morale, fisico o materiale: la misericordia si manifesta nel suo aspetto vero e proprio quando rivaluta, promuove e trae il bene da tutte le forme di male esistenti nel mondo e nell'uomo.

Così intesa, essa costituisce il contenuto fondamentale del messaggio messianico di Cristo e la forza costitutiva della sua missione.

Allo stesso modo intendevano e praticavano la misericordia i suoi discepoli e seguaci.

Essa non cessò mai di rivelarsi, nei loro cuori e nelle loro azioni, come una verifica particolarmente creatrice dell'amore che non si lascia « vincere dal male », ma si vince « con il bene il male ». ( Rm 12,21 )

Occorre che il volto genuino della misericordia sia sempre nuovamente svelato.

Nonostante molteplici pregiudizi, essa appare particolarmente necessaria ai nostri tempi.

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