Cerimoniale dei Vescovi

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Capitolo IV - Il Sacramento della Penitenza

Premesse

621. La Chiesa amministra il mistero della riconciliazione compiuto da Cristo mediante la sua morte e risurrezione.

Prendendo parte, con la sopportazione delle sue prove, alle sofferenze di Cristo, compiendo opere di misericordia e di carità, e intensificando sempre più, di giorno in giorno, la sua conversione secondo il vangelo di Cristo, diventa segno nel mondo di come ci si converte a Dio.

Tutto questo la chiesa lo esprime nella sua vita e lo celebra nella sua liturgia, quando i fedeli si professano peccatori, e implorano il perdono di Dio e dei fratelli, come si fa nelle celebrazioni penitenziali, nella proclamazione della parola di Dio, nella preghiera, negli elementi penitenziali della celebrazione eucaristica.

Nel sacramento della penitenza poi, i fedeli « ricevono dalla misericordia di Dio il perdono delle offese fatte a lui, e insieme si riconciliano con la Chiesa, che è stata ferita dal loro peccato, ma che mediante la carità, l'esempio e la preghiera coopera alla loro conversione ».443

La Chiesa esercita il ministero del sacramento della penitenza per mezzo dei vescovi e dei presbiteri, che con la predicazione della parola di Dio chiamano i fedeli alla conversione, e ad essi attestano e impartiscono la remissione dei peccati nel nome di Cristo e nella forza dello Spirito Santo.

Nell'esercizio di questo ministero, i presbiteri agiscono in comunione col vescovo, e partecipano al potere e all'ufficio suoi propri, come responsabile della disciplina penitenziale.444

Quindi è assai conveniente che il vescovo partecipi al ministero della penitenza, celebrata almeno nella forma più solenne, soprattutto nel tempo di quaresima, oppure in occasione della visita pastorale e in altre particolari circostanze ricorrenti nella vita del popolo di Dio.

Di queste celebrazioni dunque viene qui offerta una descrizione, sia di quelle che terminano con l'assoluzione sacramentale, sia di quelle che si svolgono in forma di celebrazione penitenziale.

I. Rito per la riconciliazione di più penitenti con la confessione e lassoluzione individuale

622. Il vescovo indossa il camice, la croce pettorale, la stola e il piviale di colore violaceo o penitenziale, e porta la mitra semplice e il pastorale.

Secondo il numero dei penitenti, si associno al vescovo altri presbiteri, che indossano la cotta sopra la veste talare o il camice e la stola.

Il vescovo è assistito da un diacono, rivestito delle vesti dei suo ordine, e da altri ministri che indossano il camice o un'altra veste per loro legittimamente approvata.

623. Quando i fedeli si sono riuniti, mentre si eseguisce un canto adatto, il vescovo entra in chiesa con i presbiteri, accompagnato dai ministri.445

624. Dopo essere giunto all'altare e aver fatto ad esso l'inchino, il vescovo si reca alla cattedra, i presbiteri ai posti per loro preparati.

Terminato il canto, il vescovo, stando in piedi senza mitra, saluta il popolo; quindi o egli stesso, o uno dei presbiteri, o il diacono rivolge ai presenti una breve esortazione sull'importanza e sul significato della celebrazione e ne spiega lo svolgimento.446

625. Poi il vescovo invita alla preghiera e, dopo una breve pausa di silenzio, termina con l'orazione colletta.

626. Ha quindi inizio la liturgia della parola, nella quale si possono proclamare, secondo le circostanze, più letture, oppure una soltanto fra quelle indicate nel lezionario particolare.

Se si proclama una sola lettura, è bene desumerla dal vangelo.

Se invece si proclamano più letture, tra l'una e l'altra si inserisca un salmo o un altro canto adatto o anche una sosta silenziosa, secondo il medesimo criterio che si usa nella messa.447

627. Segue l'omelia, con la quale il vescovo, con mitra e pastorale, se non gli sembra opportuno fare diversamente, prendendo l'avvio dal testo delle letture, conduce i penitenti all'esame di coscienza e al rinnovamento della vita.

Dopo l'omelia è opportuno sostare per qualche tempo in silenzio per fare l'esame di coscienza e suscitare una vera contrizione.

Uno dei presbiteri, o il diacono, può aiutare i fedeli con brevi suggerimenti o con una preghiera litanica tenendo presente la loro età e condizione.448

628. A questo punto iniziano i riti penitenziali.

Il vescovo, deposti pastorale e mitra, si alza in piedi.

Ugualmente si alzano in piedi tutti.

Al di fuori del tempo pasquale o delle domeniche, su invito del diacono, alle parole Mettiamoci in ginocchio o altre simili, tutti genuflettono o si inchinano, e dicono insieme la formula della confessione generale, ad esempio: Confesso a Dio onnipotente.

Quindi tutti, su invito dei diacono, secondo l'opportunità, si alzano e, stando in piedi, proferiscono la preghiera litanica o eseguiscono un canto adatto.

Alla fine si aggiunge la preghiera dei Signore, che non deve mai essere omessa.

Il vescovo poi conclude la supplica con l'orazione.449

629. Allora il vescovo e i presbiteri si recano nei luoghi predisposti per la confessione; i fedeli si accostano singolarmente ad essi per confessare i loro peccati, accettare la conveniente soddisfazione loro imposta e ricevere l'assoluzione.

Dopo la confessione e dopo che è sta fatta, secondo l'opportunità, una conveniente esortazione, il vescovo e i presbiteri, tralasciando tutto il resto che si suol compiere nella riconciliazione di un singolo penitente, stendono le mani, o almeno la mano destra, sul capo dei penitenti e impartono l'assoluzione, proclamando la formula sacramentale.450

630. Terminate le confessioni dei singoli penitenti, il vescovo torna alla cattedra e sta in piedi senza mitra; i presbiteri invece si dispongono attorno a lui.

Tutti si alzano e il vescovo invita al rendimento di grazie e esorta a compiere le opere buone, con le quali si manifesti la grazia della penitenza nella vita dei singoli e di tutta la comunità.

Poi è bene eseguire un canto adatto di lode e di rendimento di grazie.451

631. Dopo questo canto, il vescovo, stando in piedi senza mitra, rivolto verso il popolo e a mani allargate, proclama l'orazione: Dio onnipotente e misericordioso o un'altra adatta.452

632. Infine il vescovo riceve la mitra e saluta il popolo dicendo: Il Signore sia con voi.

Allora uno dei diaconi può dire l'invito alla benedizione e il vescovo, con le mani stese sul popolo, proclama le invocazioni della benedizione.

Quindi riceve il pastorale e dice: Vi benedica, facendo un segno di croce sul popolo.

Il vescovo può impartire la benedizione anche con le formula proposte più sotto ai nn. 1120-1121.

Quindi il diacono congeda l'assemblea, dicendo: Il Signore vi ha perdonato.

Andate in pace.

Tutti rispondono: Rendiamo grazie a Dio, e si allontanano.

II. Rito per la riconciliazione di più penitenti con la confessione e l'assoluzione generale

633. Per la riconciliazione di più penitenti con la confessione e l'assoluzione generale nei casi previsti dal diritto, tutto si svolge come più sopra è stato detto della riconciliazione per più penitenti con la confessione e l'assoluzione individuale, fatte solo le seguenti varianti.453

634. Terminata l'omelia, o durante la stessa omelia, il vescovo avverta i fedeli, desiderosi di ricevere l'assoluzione generale, che vi si dispongano a dovere: che ognuno, cioè, si penta dei peccati commessi, proponga di evitarli, intenda riparare gli scandali e i danni eventualmente provocati, e si impegni inoltre a confessare a tempo debito i singoli peccati gravi, di cui al momento non può fare l'accusa; venga inoltre proposta una soddisfazione che tutti dovranno fare; i singoli poi potranno, volendo, aggiungervi qualcosa.454

635. Quindi il diacono invita i penitenti che vogliono ricevere l'assoluzione a indicare con qualche segno esterno la loro volontà.455

636. Allora i penitenti, in ginocchio o profondamente inchinati, pronunziano una formula di confessione generale, ad esempio il Confesso a Dio.

637. Poi si fa una preghiera litanica o un canto adatto e alla fine si aggiunge la preghiera del Signore, come è detto più sopra al n. 628.

638. Infine il vescovo, ricevuta la mitra, rivolto verso i penitenti pronuncia la formula sacramentale di assoluzione: Dio, Padre di misericordia.456

639. Quindi il vescovo invita tutti a rendere grazie a Dio e a proclamare la sua misericordia; dopo un canto adatto, benedice subito il popolo e il diacono lo congeda come più sopra al n. 632.457

III. Le celebrazioni penitenziali senza confessione e assoluzione

640. Le celebrazioni penitenziali sono riunioni del popolo cristiano allo scopo di ascoltare la proclamazione della parola di Dio, che invita alla conversione e al rinnovamento della vita, è annunzia la nostra liberazione dal peccato, per mezzo della morte e risurrezione di Cristo.

Inoltre hanno grande importanza per disporre i fedeli a celebrare il sacramento della penitenza.458

641. Può presiederle il vescovo, rivestito dei paramenti come più sopra al n. 622, o soltanto con rocchetto, mozzetta, croce pettorale e stola.

642. La celebrazione si svolge secondo il rito più sopra descritto per la riconciliazione di più penitenti con confessione e assoluzione individuale, fino alla preghiera del Signore dopo la confessione generale e la preghiera litanica.

643. Allora, omessa la confessione dei singoli, il vescovo conclude la preghiera con una orazione conveniente, che può essere l'orazione Dio onnipotente e misericordioso.

Quindi benedice il popolo, come più sopra al n. 632, e il diacono lo congeda.459

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433 Conc. Vat. li, Cost. dogmatica sulla Chiesa, Lumen gentium, n. 11
444 Rituale Romano, Rito della penitenza, n. 9 a;
cf. Conc. Vat. ii, Cost. dogmatica sulla Chiesa, Lumen gentium, n. 26
445 Cf. Rituale Romano, Rito della penitenza, n. 48
446 Cf. ibidem, n. 49
447 Cf. ibidem, n. 51
448 Cf. ibidem, nn. 52-53
449 Cf. ibidem, n. 54
450 Cf. ibidem, n. 19 e n. 55
451 Cf. ibidem, n. 56
452 Cf. ibidem, n. 57
453 Ibidem, n. 60
454 Cf. ibidem, n. 60;
cf. C.I.C. cann. 962; 963
455 Cf. Rituale Romano, Rito della penitenza, n. 61
456 Cf. ibidem, n. 62
457 Cf. ibidem, n. 63
458 Cf. ibidem, n. 36
459 Cf. ibidem, Appendice II, Esempio di celebrazioni penitenziali, n. 4