Diario dei colloqui con Fra Leopoldo

Torino, 20 Novembre 1918

ore 22

Signore, oggi è stato un giorno di eccezionali privilegi.

Eppure stamani non sono stato buono, anzi cattivo e malgrado un mio brutto peccato, Vi siete degnato della Vostra infinita misericordia di scendere in me nel Sacramento d'amore e concesso durante il giorno privilegi immeritati.

Nel pomeriggio ho avuto la desiderata fortuna di uscire con Fra Leopoldo per recarmi insieme a Padre Norberto e Cambiaghi a visitare la famiglia del Tenente Natta che ho nominato varie volte nei colloqui, o meglio, ad osservare un quadro rappresentante il defunto in divisa da ufficiale.

Era qualche tempo che aspettavo questa occasione, per sentire da chi lo conobbe tanto vicino, le virtù intime familiari, già apprezzate dal libro scritto dal Padre e dai racconti di Fra Leopoldo.

E mi ero formato del Tenente Natta un concetto così alto, che unito al Borsi, li invoco ogni giorno per poterli imitare.

Incontriamo nel cortile il padre, il Cav. Avv. Natta, Consigliere della Corte d'Appello e dopo le presentazioni si scusa non potersi trattenere per ragioni d'ufficio.

Saliamo, passiamo nel salotto, dove la mamma ancora a lutto e una sorella ci fanno vedere il quadro della grandezza naturale, ben riuscito, che noi ammiriamo, più che con curiosità, con un senso di rispetto perché sappiamo essere in cielo.

La mamma ne parla con una affettuosità, un ricordo talmente caro che spesso mi provoca le lagrime.

Mai, essa dice, ho sentito sul suo labbro la mormorazione, ma sempre la parola di scusa e bontà verso chi sbagliava.

" Da lui non avemmo mai nessun dispiacere ".

Molte cose dette, sono riprodotte nel libro scritto dal Padre e mi è impossibile ripetere ciò che passò fra noi in una visita che durò quasi due ore.

La mamma parla con un dolore forte, come di cosa recente, ma con una rassegnazione, una calma, una gioia direi, che stupisce.

E ne ha ben ragione.

Da quanto ci fu raccontato oggi, ne risulta un'anima talmente singolare, da piegare le ginocchia e pregare.

L'episodio sulla rassegnazione alla volontà del Signore è raccontato dalla mamma con semplicità, naturalezza tale che strappa le lagrime.

Stava essa, durante la licenza, avvolgendogli le mulattiere e Nino ( così lo chiamano ) chiese alla mamma, se la Madonna non avesse ascoltato le sue preghiere e non l'avesse più fatto ritornare, se essa non sarebbe stata rassegnata.

La domanda gliela rivolse tre volte.

Alla prima e seconda la mamma non rispose evasivamente, rispondendo che era sicura che la Madonna lo avrebbe esaudito.

Alla terza, più insistente, non ebbe più il coraggio di ripetere, lo guardò e le uscì: "Sì, sarei rassegnata" ed allora egli, soddisfatto, respirò, pronunziò un: "Oh!" e non ritornò più a chiederglielo.

Anche prima di partire, preparava i suoi alla notizia della morte, perché diceva che alla guerra si va e non si sa se si ritorna.

La mamma parla con una rassegnazione che atterrisce.

Guarda ogni tanto la tela e sembra lo abbia vivo vicino e si mostra per nulla turbata.

E così passa da episodio ad episodio per farne risultare sempre più netta, più bella nella sua verità la figura del figlio.

Dice che in vita sua non disse mai bugie.

Mi affermò Fra Leopoldo che prima di partire confessò a sua madre che non aveva commesso mai colpe gravi, ed egli dice che conservò la purezza battesimale.

Quantunque studente di Università, la mamma loda la sua serietà, l'amore alla casa, allo studio, agli amici, la sua semplicità, la sua umiltà, tanto da nascondere cose buone per non far risaltare la sua persona.

Nella scuola di religione alla Consolata ottenne dieci nello svolgimento del tema: "Il peccato originale ed il bisogno dell'uomo della sua redenzione", cosa che tenne nascosta per umiltà.

Ma quello che impressiona è la lettura di una lettera di un suo amico, per un sogno fatto dopo la morte, sogno che date diverse circostanze, si potrebbe definire visione.

Vorrei poter trascrivere la lettera, tanto è interessante, ma per non dimenticarmi dirò in succinto.

Vide il Natta e gli chiese se era proprio lui per tre volte.

"Sei tu, Nino?" E lui a rispondergli: "No", però con un sorriso che diceva non vedi se sono io?

E allora lo abbracciò, gli si avvinghiò al collo, lo baciò.

Gli narrò allora dei peccati gravi commessi a Milano ( perché si deve notare che chi sognò, dapprima buono, da militare aveva preso qualche via non dritta ) e gli chiedeva con ansia se il Signore lo avrebbe perdonato.

E Natta con una dolcezza naturale a rispondergli: "Sì, il Signore perdona sempre" e questo per diverse volte.

Poi, si trovarono in una stanzetta lurida, dove c'era una scopa, del fango, della segatura e una porta, dalla serratura della quale si scorgeva una grande sala, piena di luce, di una luce viva, intensa, una luce mai vista e additandogli la stanza lurida, disse: "Questa è la vostra vita; la nostra, la vera vita, è là" additando la sala illuminata.

Restò con lui qualche minuto ancora, dicendo che in tutto aveva un quarto d'ora di tempo, prese del latte, e poi scomparve.

Lo scrivente, dice, che si trovò con gli occhi aperti e provò una gioia, un rapimento tale, che soltanto la morte e l'unione con Dio potranno ridargli.

Ho trascritto male, sciupando una pagina tanto bella e interessante, tralasciando cose che non ricordo più bene, felice se potrò averne una copia da allegare integralmente.

Rientra il papà e un altro giovane, conoscente di Fra Leopoldo.

Rilegge la lettera e ci fermiamo a fare commenti.

Vi sono dei punti di contatto con delle parole del Vangelo.

Natta chiamava certo a vita nuova l'amico suo che precipitava ed il sogno o visione avveniva appunto la sera dal 28 al 29, o dal 29 al 30 Dicembre 1917.

Non mi è possibile riportare i commenti; certo il fatto ha dello straordinario, per l'intervento di Nino alla salvezza di un'anima.

La mamma ne racconta di altri.

Per un ricordo dirò del cesto di ignota provenienza, con entro fagioli, burro, lenticchie, stoffa, trovandosi in campagna dopo aver spedito tutto.

Di dove veniva? Nessuno lo sa.

Di un altro aiuto avuto da una persona mediante una preghiera calda rivolta a Nino.

Si parla poi con il papà delle lettere di Nino e si paragonano a quelle di Borsi.

Il primo è un'anima nata e cresciuta nel Signore e quindi calmo, sereno, rassegnato; il secondo invece è un'anima convertita al Signore e quindi più ardente e diremo più letterarie le sue.

Quello che poi maggiormente stupisce in queste due anime del papà e mamma, è la completa rassegnazione nel Signore.

Parlano del loro figlio come se l'avessero vicino, presente.

Sono sicuri che è in cielo e confessano che nella loro casa, dal giorno della morte, egli è sempre stato presente, perché mai lo sentirono tanto vicino ed ebbero più aiuto che mai.

Loro stessi ne sono stupiti e mentre ringraziano il Signore di conservare loro il dolore, lo ringraziano anche della forza avuta, perché prima non avrebbero mai potuto nemmeno supporre la morte del loro figlio senza rabbrividire, mentre ora, senza spiegarlo, sono sicuri, tranquilli, perché sentono, provano che è in Paradiso e che li aiuta in modo straordinario.

Non trascrivo altro perché è tardi.

Ne avrei ancora molte cose che le ho tutte nel cuore, che oggi mi hanno fatto piangere e che guardando il suo ritratto, ho chiesto a lui di benedirmi, di proteggermi, per poterlo imitare.

Dinanzi a lui, che è vissuto da santo, che è morto da eroe, da martire ( e che come diceva il papà, il sangue di questi buoni, ha preparato la vittoria ), mi sono sentito tanto umiliato, tanto vile, da provare vergogna di me stesso.

Sono uscito felice per le ore sante trascorse e con propositi di bene.

Questa sera alle ore 20, sono andato con Cambiaghi a far visita al Prof. Teodoreto delle Scuole Cristiane.

É un santo che avvicinandolo, dà un senso tale di rispetto e di venerazione che non so esprimere.

La sua parola è l'espressione della bontà e della carità, il suo sguardo è dolce, penetrante, i suoi pensieri ordinati, seri, calmi, persuasivi.

Non parla per dire, discorre per edificare.

Ci ha accolti con la solita bontà, con il suo sorriso bonario, con una affabilità evangelica, con un desiderio di farci del bene ammirabile.

Quando mi trovo dinanzi al Prof. Teodoreto i miei occhi lo fissano ed apro il cuore, la mente, tutte le mie facoltà, perché è una persona così piena del Signore, così santa, unitamente ad una cultura profonda della quale non ne fa mai sfoggio, che non si può a meno di riconoscere che è una persona speciale, una persona che vive ed opera guidata da Gesù.

Direi che Fra Leopoldo ha una bontà più semplice, più serafica, Teodoreto unisce a questa una cultura che fa pensare e meditare.

Gli abbiamo narrata la visita del pomeriggio non nascondendogli la nostra miseria, la nostra pochezza dinanzi a tanta virtù ed eroismo del Ten. Natta.

Anche egli tesse le lodi di quest'anima bella che aveva slanci ardenti per il Signore e ci incoraggia a non sfiduciarci, perché era proprio volontà del Signore che molte anime offrissero la loro vita in olocausto e riparazione di tanti mali e tante altre rimanessero incolumi per propagarne poi il culto in mezzo al mondo.

Ne rendano di cuore grazie e gloria al Signore che senza essere ricorsi a mezzi bassi, ma puramente per ubbidienza ai disegni di Dio, sono rimasti qui e ne esaltino il Suo nome.

Continua asserendo che vi sono stati dei giovani che era proprio volontà del Signore che fossero risparmiati dalla guerra, mentre altri era nei suoi disegni che si offrissero.

Anche la Pia Unione, prosegue, ha avuto un morto nel Cap. Magg. Castello Savino, anima bella e amante di Gesù.

Le sue lettere sono un portento e si potrebbero paragonare a quelle del Borsi, se non mancassero di arte letteraria.

E a dimostrare la verità su accennata, conclude dicendo come dopo questa morte, Fra Leopoldo ( e qui il Prof. Teodoreto santamente abbozza un sorriso ), nella sua buona semplicità e confidenza, pregando, domandò al Signore, perché privava la Pia Unione di un giovane tanto buono ed il Signore gli aveva risposto che certe anime era bene le avesse colte nel momento giusto.

Il Prof. Teodoreto continua a dimostrarci che non tutti i fiori sono uguali, come non lo sono le anime.

Ognuna ha la sua missione nel mondo.

Loro, dice, ritornando alle loro case, si propongano di fare un po' di bene, di estendere la Divozione del Santo Crocifisso e soprattutto di lavorare nei giovani.

Dice che lavora appunto a ricopiare i quaderni dove sono le rivelazioni di Gesù Crocifisso a Fra Leopoldo e nelle prime, il Signore desidera che si lavori intorno ai giovani, ai ragazzi, perché gli adulti hanno già un ordine di idee che a trasformarlo completamente è un po' difficile.

Invece i ragazzi si possono e si devono formare diversamente.

Quindi, loro prendano i bambini del vicinato, dicano qualche buona parola, insegnino a fare la Santa Croce, facciano un po' di catechismo, aiutino i Parroci in Chiesa ad insegnarlo e faranno tanto bene.

L'amore si dimostra con le azioni e Nostro Signore vuole delle opere.

Innanzi tutto riformiamo noi stessi, e poi credano, che quando i ragazzi hanno davanti un esempio buono, lo spirito di imitazione diventa potente.

Mi parla poi del sig. Ammiraglio Sery, della premura ammirabile per la propagazione della Divozione al Crocifisso, degli ascritti per mezzo suo ed io spiego il modo nel quale il sig. Ammiraglio e Signore hanno trasformato la loro casa in una scuola di bene.

Mi prega di salutarli e di ringraziarli.

Ha un ricordo anche per Don Alberione.

Ha ancora per noi, che si vorrebbe rimanere ancora lì a sentire la sua parola che è dolce, insinuante, calma, affettuosa, seria, ma sicura nella causa che vive, ma ci congeda.

É una fra le rare persone che mi abbiano suscitato un senso tale: il Prof. Teodoreto.

Fra Leopoldo e il Prof. Teodoreto sono due santi che lavorano per la stessa causa, eppure direi diversi.

Nel primo vi è una semplicità, una carità francescana che attira e quantunque privo di cultura, si sta estasiati a sentirlo.

Il secondo unisce a queste qualità una cultura che fa pensare e meditare.

Termino che sono le 23,30 e scriverei ancora molto, perché ho sul tavolino il mio Crocifisso che mi guida e mi benedice.

Grazie, Signore, grazie. Sante giornate queste, o Signore, giornate di misericordia e di amore, mentre io indegno non vi corrispondo.

Perdono, Signore, Gesù Santo, datemi fede, volontà e amore per amarvi e farvi amare. Sia lodato Gesù Cristo.

Indice