Diario dei colloqui con Fra Leopoldo

Torino, 28 Novembre 1918

Da 8 giorni non avevo visto Fra Leopoldo perché occupato in ufficio e con i bambini.

Stamani mi ha fatto telefonare da Padre Norberto che dopo pranzo mi aspettava.

E profittando della vacanza improvvisamente concessa, porto con me Cambiaghi.

Fra Leopoldo, che fu chiamato dalla visita del Santissimo, dove si reca ogni giorno dopo il riposo, ci trattò con la solita carità.

Si parla della festa d'oggi ed egli ne prende occasione per sciogliere lodi sincere a Wilson, del quale è entusiasta per il principio cristiano che informa la sua vita.

Alla mia obiezione perché il Signore non aveva permesso ancora che Wilson si fosse convertito alla religione cattolica romana e se ciò fosse avvenuto, il buon francescano mi risponde che il Signore avrà certamente misericordia di un'anima che non si vergogna di parlare con tanta fede di Dio e che invita un popolo intero a rendergli grazie con un giorno di preghiere.

Egli sempre parla delle meraviglie del Signore.

Dice che fra le rivelazioni ne mancano diverse che s'accorge non aver segnato e che avrebbero potuto fare del bene.

Ma ne cita qualcuna frammentata e non si stanca di parlare della bontà e misericordia di Gesù Crocifisso.

Mi dice che il Signore usava chiamarlo il Suo "Segretario", il Suo "Portavoce" e continua a dire che egli è un povero strumento del Signore, che egli è niente, che tutto è il Signore.

"Sicuro", ripete spesso ed i suoi occhi guardano in alto come se quella sentita espressione trovi affermazione in cielo.

Mi ripete certe meraviglie avvenute in Viale d'Asti, dove mi dice che il Prof. Teodoreto si è portato personalmente per accertarsi di qualche fatto e prenderne nota.

Una fra le altre, già da me citata, un temporale si direbbe improvviso, dopo qualche tempo di siccità; la benedizione speciale che il Signore ha concesso a quelle terre, formandone un terreno fertile.

Parlandomi di rivelazioni me ne cita diverse interessantissime e mi dice che avrò agio di leggerle nei suoi quaderni.

Una fra le altre è quella che: "Il Signore desidera che i Sacerdoti non pensino ad accumulare denaro, ma si diano una mano con i ricchi non per far male, ma per aiutare e sollevare il povero".

Io che parlo con il Venerando Francescano con molta franchezza e direi con intimità, gli espongo un programma che il Signore il giorno 22, facendo la SS. Comunione e prima, mi sembrò mi avesse suscitato e benedetto.

Consisterebbe, ritornato a casa, di radunare giovani e giovane, separatamente, per un lavoro intelligente, attivo, in seno ai giovanetti e giovanette principalmente in materia religiosa e che mi erano venute anche spontanee e note le persone che avrebbero potuto aiutarmi e aiutarmi bene.

Gli espongo sommariamente le intenzioni, la scuola di religione, le conferenze, i catechismi con criteri nuovi, fatti da giovani e signore, con cultura vasta possibilmente, sotto la protezione del Crocifisso e tutto questo gli chiedo ( ben inteso diffondendo la Divozione alle Cinque Piaghe ) senza istituire per opera la Pia Unione.

Egli loda i progetti e mi incoraggia, dicendomi alcune rivelazioni circa il desiderio del Signore di lavorare attivamente intorno ai giovanetti e giovani.

Mi ripete che il Signore ha insistito su questo punto due o tre volte e che potrò rilevarlo leggendo i suoi quaderni.

Gli domando ancora che avrei desiderato mi avesse ripetuto come è sorta l'idea e come è nata e propagata la Pia Unione, quale ne era il compito e se si era formata per espresso volere di Gesù Crocifisso.

E mi ripetesse ancora l'origine della Divozione al Crocifisso stesso.

Fra Leopoldo mi fissa, o meglio mi guarda con occhi dolci e penetranti e mi incoraggia a chiedere, perché io non domando per curiosità, bensì per averne un'idea precisa e con la benedizione del Signore fare qualcosa di concreto.

Egli comincia a soddisfarmi ma viene interrotto diverse volte dal campanello.

Incomincia a parlarmi del Prof. Teodoreto, che è stato inviato a lui, per volere del Signore, dal 1906.

Mi dice che egli potrà darmi ragguagli in merito.

É un'anima santa, è un'anima bella, un'anima tutta di Dio, mi dice, il Prof. Teodoreto.

Gli domando se il Regolamento della Pia unione, come l'altra volta mi aveva accennato, era stato approvato da Nostro Signore.

Sì, egli mi risponde, a S. Antonio.

Anzi, continua, è a S. Antonio stesso che una sera, posato il rotolo di carta sull'altare e pregando, ho sentito Nostro Signore che era contento del Regolamento e lo approvava.

Le spiegazioni non erano complete, ma, quantunque egli desiderasse ancora, prendo congedo, esprimendo il desiderio di recarmi in Duomo dove il Cardinale avrebbe festeggiato con il Te Deum la vittoria e la pace.

Accondiscende e si rimanda alla prima visita la continuazione dell'argomento.

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