Diario dei colloqui con Fra Leopoldo

Torino, 8 Dicembre 1918

Ieri fui a visitare Fra Leopoldo.

L'ho già scritto diverse volte, ma non lo dirò mai a sufficienza, quanta pace, quanta calma, quanta semplicità e carità vi sia nel francescano, che mi riceve sempre con un'umiltà tale che si direbbe maggiore in lui il bisogno di vedermi del mio di trarne dalle sue visite motivi di bene.

Vi è sempre nella sua voce la stessa bontà, nel suo dire lo stesso tono, nel suo amore a Gesù un ardore continuo, uguali; nella semplicità delle sue espressioni il vero senza nessuna ostentazione e soprattutto il desiderio di glorificare il Signore così pieno di misericordia e di carità.

Gli domando di dirmi qualche cosa di Gesù, argomento suo preferito ed allora i suoi occhi si rivolgono in alto, si raccoglie un momento e si direbbe che non è più Fra Leopoldo che parla, ma un'anima privilegiata, il vero "segretario" il "portavoce" di Gesù, come il Santo Crocifisso lo chiama.

Mi parla della sua vita prima di religioso; del Crocifisso di S. Dalmazzo dove solitava ogni giorno far la Comunione ed una mattina sentì la voce stessa del Crocifisso che lo invitava ad andare a servire la Santa Messa.

Questo Crocifisso io stesso lo vidi e pregai insieme a Fra Leopoldo il giorno che andai con lui a visitare la famiglia del fu Tenente Natta.

Mi ripete la dolcezza, la soavità provata un giorno ricevendo la Santa Comunione, quando il Signore estasiandolo d'amore gli aveva detto: "Fra me e te d'ora innanzi vi sarà una maggior intimità".

Da allora era stata una continua confidenza celeste, un rapimento, ricevendo il Signore nella S. Comunione.

E soltanto dopo la morte della Sua Mamma, Gesù Crocifisso lo aveva voluto religioso nella Chiesa di S. Tommaso.

Gli chiedo come è nata la Divozione al Santo Crocifisso, o meglio di ripetermelo.

Egli comincia a riparlarmi della visione avuta in sogno a Viale d'Asti.

Aveva visto, come ho già detto altra volta, il Santo Crocifisso nello stesso modo che è riprodotto nella pagella della preghiera.

Alla mia domanda su certe particolarità, risponde che ciò che risaltava maggiormente nella visione era l'anima inginocchiata alla Croce, ma sospesa da terra.

Quell'anima era di bellezza straordinaria, paradisiaca e nessun artista potrà riprodurre anche lontanamente il candore e la perfezione di quei lineamenti.

Da allora e dai fatti di S. Dalmazzo, gli erano rimasti nell'animo affetti ardentissimi verso Gesù Crocifisso e la Santa Comunione, cose però che non manifestava a nessuno.

Ritirandosi in S. Tommaso, un giorno, il Padre curato ordina di togliere dalla cantina oggetti vecchi, legna ed altre cose.

Fra queste, vi era un Crocifisso, sporco, pieno di polvere perché da tanto tempo abbandonato.

Fra Leopoldo ( è da notare che questo Crocifisso era stato messo in disparte proprio vicino alla porta della sua cella ) visto quel Crocifisso chiede a Padre curato se era possibile averlo.

Gli è concesso, lo pulisce bene e dato l'affetto grandissimo che sentiva per il buon Gesù Crocifisso, se lo porta in camera, lo pone sopra un cuscino, adora prostrato le sue S. Piaghe, poi lo riprende, lo stringe con ardore al cuore, ne è tutto invaso, estasiato, lo ripone sul cuscino e così in ginocchio, ai piedi del Crocifisso, ha scritto la preghiera alle Cinque Piaghe, senza sapere come e perché, ma guidato, inspirato da quel trasporto divino che è stato il vero compilatore di quella sublime pagina.

Fra Leopoldo racconta tutto ciò senza nessuna enfasi, ma con umiltà, semplicità nascondendo la sua personalità, anzi per dimostrare che è tutta e completamente opera del Signore, dice con convinzione profonda, come poteva egli, povero ed ignorante frate soltanto concepire una preghiera così bella, egli che a stento sapeva appena scrivere.

Da allora il Santo Crocifisso ha cominciato a fargli provare le ore di paradiso, i rapimenti completi, le gioie che non sa esprimere e si è degnato di rivelare a lui le sue misericordie, a lui come strumento della sua bontà.

"Io sono niente, ripete Fra Leopoldo, niente, è tutto il Signore e solo grande è il Signore. Io sono un peccatore e basta".

Dapprima egli si turbava quasi alle rivelazioni del Signore, alla voce chiara, che il Signore lo teneva là vicino, in godimenti celestiali.

Poi, consigliatosi con Fratello Caneparo, un laico Sacramentino che io ho avuto la fortuna di conoscere, ebbe il suggerimento di trascrivere tutto ciò che il Signore gli andava dicendo.

E cominciò su foglietti di carta, sino a che, visto che le rivelazioni erano quasi quotidiane e diverse, pensò di adottare il sistema dei quaderni.

Fra Leopoldo mi ripete per la centesima volta che vi sono delle meraviglie che dovranno convertire il mondo.

E mi ripete di andare dal Prof. Teodoreto perché aveva avuto permesso dal Signore di lasciarmele leggere, purché io facessi del bene.

Mi dice come il Crocifisso gli abbia detto più di una volta che: "Tutto ciò che gli rivela non è solo per lui, ma per tutto il mondo".

Mi fa notare la compiacenza di Nostro Signore per la Santa preghiera, manifestando che era tanto contento dell'adorazione alle Piaghe.

Ancora il Santo Crocifisso aveva assicurato Fra Leopoldo che chi recita la Santa preghiera si sarebbe salvato.

Che lo scopo della preghiera al Crocifisso era quello di portare delle anime a Gesù mediante la Santa Comunione: che la prima strada era quella di portare alla seconda, per arrivare poi in Paradiso.

Mi racconta la sua prima visita al Cardinale, riuscita infruttuosa perché il Pastore gli aveva detto che divozioni ve ne erano già troppe.

Fra Leopoldo, senza scomporsi, aveva chiesto allora umilmente la paterna benedizione e se ne era ritornato non sfiduciato.

Gesù Crocifisso gli aveva detto allora che il tempo non era ancora venuto.

Dopo non molto la preghiera aveva ricevuto la benedizione del Cardinale Richelmy, e la seconda visita fatta allo stesso Cardinale era riuscita ben diversa dalla prima.

Grazie straordinarie sono state ottenute mediante quella preghiera, che va estendendosi in tutto il mondo.

Fra Leopoldo mi parla di un Ordine che dovrà sorgere, ma non mi sa specificare nettamente.

Mi accenna alla santità del Prof. Teodoreto, che il Signore stesso ha cercato per metterlo a capo di questo movimento spirituale, perché mi ripete: "Io ricevo dal Signore direttamente gli ordini ed egli ne è l'esecutore".

Mi parla ancora di tante altre cose, del mondo pieno di invidie e di vizi, della grande bontà e misericordia del Signore, del suo amore per noi, della bella grazia di andare in Paradiso e come di lassù, se il Signore lo concederà, proteggerà tutti, principalmente i devoti del Santo Crocifisso.

Mi ripete ancora le meraviglie delle rivelazioni che dice io avrò il privilegio di leggere e prendo congedo dopo più di un'ora di salutare visita.

Sulla porta mi ripete il solito: "Sia lodato Gesù Cristo".

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