Diario dei colloqui con Fra Leopoldo

Torino, 18 Dicembre 1918

Oggi alle 15 fui da Fra Leopoldo.

Gli ho portato un Bambino Gesù per farmelo benedire, dovendolo portare a casa per la solennità del Natale.

Il francescano sempre umile e premuroso e pieno di affettuosità grande verso di me, bacia un piede del Pargoletto e mi dice, dietro mia domanda, di star sicuro che lo metterà vicino al Santo Crocifisso miracoloso e la statuetta della Vergine Consolata e lo terrà vicino a sé, nella camera, sino alla partenza.

Io mi mostro lieto, ringraziandolo del favore, dimostrandogli che da semplice oggetto diverrà per me e per tutti i miei cosa preziosa.

Fra Leopoldo mi guarda con due occhi pieni di affetto e di bontà e mi parla con tale confidenza, con tale piacere, ripetendomi spesso che lui è contento quando io sono vicino a lui, che il tempo passa troppo presto.

Di nuovo sorridendo, ma con un senso direi di rincrescimento, mi racconta, poiché egli mi dice che io sono il suo confidente, che stamani è andato alla portineria un Sacerdote ed aveva chiesto al Padre Curato se era in quel convento un Santo.

Padre Curato e Fra Leopoldo ride di cuore, ha risposto che vi era un Santo che mangiava e dava da mangiare agli altri.

Fra Leopoldo mi dice, abbassando la voce, che i Padri del convento non sapevano nulla delle meraviglie del Signore e gli spiacerebbe lo sapessero, temendo un atto di umiliazione.

Alle mie parole di dubbio, dice di temere che sappiano qualche cosa, ma non tutto.

Chiedo se il Signore si è rivelato in questi ultimi giorni e mi risponde negativamente, soggiungendo che il Signore è molto triste.

Ritornando a parlare del Bambino Gesù e della mia speranza che farà del bene in casa mia, Fra Leopoldo, con il suo tono semplice, ma convinto, sicuro di ciò che dice, mi ricorda che il Signore mi vuole tanto bene e che glielo aveva già detto, come aveva già riferito a me altre volte.

"Il Signore mi ha detto che vuole che lei preghi e guardi che quei detti dell'altro giorno sono chiari.

Anche che i suoi [genitori] non dovessero compiere quello che è suo desiderio a me sembra di interpretare in quelle parole, che il Signore salverà i suoi [genitori]".

Gli dico di parlarmi un po' del Signore nel modo che egli ne parla così bene.

"É quello che vuole da me il Crocifisso.

Una volta, mi dice, nella mia semplicità, ho chiesto al Signore di far presto a convertire il mondo, perché egli desiderava vedere tutti gli uomini ad amarlo".

Fra Leopoldo sorride e mi dice: "Sa che cosa mi ha risposto il Santo Crocifisso? Che egli non ha fretta".

Mi parla della SS. Eucarestia.

Quando Fra Leopoldo entra in questo argomento io non ho più il coraggio di interromperlo e lo guardo fisso, come se avesse da irradiarsi d'amore e di luce.

Mi dice che dal giorno che il Signore gli aveva rivelato che fra il Signore e lui vi sarebbe stata maggiore intimità, aveva sentito nell'animo un amore nuovo, diverso, un rapimento continuo, delle meraviglie indescrivibili e da allora il Signore gli aveva rivelato tante cose.

Un giorno di maggiore degnazione del Crocifisso che gli aveva emessi detti in quantità superiore al solito, egli ingenuamente gli aveva chiesto come mai avesse tante cose da dire.

Ed il Crocifisso gli aveva risposto che ne avrebbe avuto per tutta l'eternità.

Fra Leopoldo continua a narrarmi dei rapimenti avuti nella Santa Comunione e dice che se gli uomini arrivassero a intendere cosa parla nei cuori l'amor di Dio, nessuno resterebbe senza amarlo.

Mi ricorda che generalmente chi fa santamente bene la SS. Comunione la prima volta, nella vita continua bene.

E mi porta il suo esempio.

Gli spiace dover parlare sempre di sé, ma io lo prego di continuare.

Dice che a due anni aveva dato il primo segno di voler bene al Signore e nella Prima Comunione gli aveva chiesto di farlo Santo.

Ricordo io allora a Fra Leopoldo la mia Prima Comunione, che quantunque in casa nostra mancasse la fede, fu fatta con divozione e solennità.

Ricordai che al dopo pranzo, nonostante avessi in casa molte persone invitate, uscii con un mio amico pur egli comunicando e mi portai in Chiesa.

Alla sera stessa, andando come era di solito in una società, al ballo, io appena entrato mi sedetti e mi addormentai.

Fra Leopoldo se ne compiace e mi ricorda la mano di Dio che voleva da me tante cose.

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