Diario dei colloqui con Fra Leopoldo

Torino, 28 Dicembre 1918

Dopo pranzo fui a visitare Fra Leopoldo che mi aveva pregato di andare subito di ritorno dalla licenza.

L'Ammiraglio aveva anche inviato da me, perché lo presentassi a Fra Leopoldo, l'Ing. Montessoro, ma prima mi reco solo in parlatorio, per avvertire della mia visita il francescano.

Egli desidera prima di parlare un po' con me ed al mio accenno al lavoro per il Crocifisso fatto dal sig. Ammiraglio, egli se ne mostra lietissimo, aggiungendo che Nostro Signore gli aveva detto che Torino sarebbe stato l'albero magistrale di dove si sarebbero stesi tutti i rami.

Fra Leopoldo s'interessa del sig. Ammiraglio, dei miei, di mia sorella, con gentilezza cristiana e mi dimostra la sua affezione in modo commovente.

Ha qualche cosa da dirmi e dalle sue labbra la voce ha una dolcezza cara che penetra nel cuore, la sua umiltà è così profonda che si contempla con venerazione nonostante le sue continue proteste di ignoranza e di povero laico.

Mi narra che il giorno di Natale, mentre era in cucina per i suoi lavori, come spesso fa, prega, sentendosi maggiormente trasportato verso il Signore, sentì un rapimento che lo fece dimenticare di essere al mondo ed il Signore nella Sua infinita bontà gli fece vedere un cielo sereno pieno di stelle.

Ve ne erano delle grosse e delle piccole, ma anche queste ultime lucentissime.

Le grosse rappresentavano la virtù della castità e le più piccole i sacrifici minori, ma che a volte costano un po', fatti per amore di Dio.

Ad esempio aver sete ( sono piccole cose ) e rinunciare a bere per qualche ora, sentire qualche bisogno e non soddisfarlo, avere qualche curiosità e negarla e così via.

Fra Leopoldo si mostra lietissimo di vedermi; mi domanda del Bambinello Gesù e vorrebbe che rimanessi anche col colloquio dell'Ingegnere.

Lo faccio entrare e lo presento.

Fra Leopoldo si mostra subito un po' tentennante e devo insistere perché dica qualche cosa che attende l'Ingegnere.

Ma quando Fra Leopoldo vede la bontà del giovane, comincia a dire con dolcezza, umiltà, ma pieno di amor di Dio della misericordia di Gesù.

E quando mi accorgo che l'Ingegnere ha da parlare di sé mi ritiro per dare maggior libertà al discorso.

Ritorno dopo più di mezz'ora e mi accorgo che le due anime sono accese in viso e fra di loro c'è un'intesa.

Ci congediamo, l'Ingegnere mi manifesta tutta la sua soddisfazione della visita e mi dice che Fra Leopoldo ha risolto certe domande con risposte così geniali che nessun professore sarebbe riuscito.

Ci promettiamo, congedandoci, a vicenda di lavorare per il Signore.

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