Un apostolo di Gesù Crocifisso

Santo tra Santi, Apostolo fra Apostoli

Per conoscere e valutare più esattamente possibile l'opera di F. Leopoldo dopo che si consacrò a Dio nell'Ordine di S. Francesco, occorre dare uno sguardo all'ambiente che si era venuto formando da più decenni nella Parrocchia di S. Tommaso, dove egli esercitava il suo umile ufficio di cuoco.

Quando egli vi arrivò conosceva già parecchi uomini, zelanti dell'onore di Dio, apostoli dell'Azione cattolica, coi quali strinse maggiormente i vincoli dell'amicizia, e altri conobbe in seguito.

Era in pieno sviluppo ascendente la devozione dell'Adorazione Quotidiana, Universale Perpetua, di cui parlammo propagata con fervore di apostolo, con la stampa, con relazione ai Congressi, con l'esempio e la parola dal Servo di Dio Paolo Pio Perazzo.19

Fioriva - nello stesso tempo in modo consolantissimo la devozione a N. S. del S. Cuore di Gesù.

Fioriva di vita esuberante e fattiva il Terz'Ordine Francescano, sotto lo impulso dato dalle Sorelle Comoglio dal Perazzo, che ne era il Ministro e da altri amici suoi, come lui animati da zelo ardente.

Sono anni quelli ( ultimi decenni del 1800 e primi del 1900 ) ricchi di opere e pieni di attività religiosa.

La chiesa di S. Tommaso era diventata la meta delle anime che desideravano darsi alla santità, o ritornare alla vita cristiana, centro di vita Eucaristica e Mariana, di azione cattolica svariata e attivissima.

Di qui partivano iniziative di ogni genere oppure si attuavano con sollecita cura Quelle che erano prese dalle autorità ecclesiastiche.

Anima del movimento salutare era oltre gli zelantissimi Parroci P. Luca Turbiglio ( il salvatore della chiesa, il propagatore della devozione a N. Signora, e costruttore della Cappella-Santuario ), P. Bonaventura Enrietti, troppo presto rapito dalla morte, il P. Vincenzo Vallaro, un'accolta di santi laici, sul quali eccelleva e dominava Paolo Pio Perazzo.

Questo grande Servo di Dio fu amicissimo di F. Leopoldo.

Le loro anime, sitibonde di bene fecero presto a comprendersi.

Si conoscevano già prima che F. Leopoldo vestisse le lane di S. Francesco; si erano spesso trovate ai piedi del SS. Sacramento nelle adorazioni notturne, nelle adunanze del movimento cattolico; si erano parlato e intese.

Chiesa di S. Tommaso in Torino - facciata esterna

Ora da Religioso la conversazione fu più frequente e la conoscenza più intima.20

Abbiamo detto che F. Leopoldo appena giunto a S. Tommaso fu subito incaricato di distribuire qua e là i foglietti dell'Adorazione quotidiana.

Egli non aveva bisogno di essere spinto ad amare e propagare simile devozione, di cui aveva piena l'anima fin da fanciullo, ma fu felice di trovare nel suo convento un ambiente eucaristico ideale; conoscere e vivere con l'apostolo principale della nuova forma devozionale.

Un altro apostolo dell'Eucaristia vi trovò F. Leopoldo col quale pure contrasse una santa amicizia: Giovanni Caneparo.

Di carattere erano diversissimi.

Tanto era mite, tutto soavità F. Leopoldo, quanto ardente, nervoso, pugnace, tutto fuoco anche esteriore il Caneparo.

Affrontava con furia gli ostacoli e sprizzava dagli occhi quanto gli si agitava nell'anima.

Non aveva paura di nulla e di nessuno quando si trattava della causa di Dio.

Un giorno durante la processione del SS. Sacramento, visto che un carrozzone del tram non si fermava e avrebbe disturbato il sacro corteo, si gettò attraverso i binari e così lo costrinse a fermarsi.

Ma questa natura forte, pronta, guerresca quando si trovava dinnanzi all'Eucaristia o alla SS. Vergine diventava immobile, estatica, si commoveva.

Allora era come un bimbo che riposa fra le braccia del padre e della madre.

L'amore all'Eucaristia lo portò poi, quando tu libero dalla famiglia a farsi Sacramentino e in tale stato mori nel 1919.

Prima era valente falegname e di lui si hanno ancora nel convento di S. Tommaso gli armadi, di ottima fattura, ove si conservano gli archivi dell'Adorazione, quotidiana, universale perpetua.

Nel laboratorio che aveva aperto professava senza alcun rispetto umano la sua fede e insieme a molti del suoi operai recitava le preghiere prima e dopo il lavoro.

Inoltre aveva voluto che là vi campeggiassero le Immagini della Madonna e di S. Giuseppe.

Il Caneparo si fece propagandista dell'Adorazione notturna presso i PP. Sacramentini, promosse funzioni, pellegrinaggi opere di beneficenza e sempre con quel fare energico, deciso, appassionato che gli era proprio e che lo faceva chiamare dagli amici il Santo terribile.

Anch'egli capi F. Leopoldo e si strinse con lui in amicizia santa, Io aiutò a propagare la Devozione del SS. Crocifisso, anzi fu lui che col P. Fedele Provera diede l'ultimo tocco alle preghiere della Devozione.

Fu pure il Caneparo a spingere e a decidere F. Leopoldo a scrivere il suo Diario.

Un'altra anima santa, innamorata dell'Eucaristia, propagatore della Devozione delle Comoglio, e che fu pure Presidente dell'opera conobbe a S. Tommaso F. Leopoldo, Luigi Cullino, Cav. dell'Ordine di S. Gregorio Magno.

Consigliere comunale di Torino, Presidente della Società degli Operai Cattolici di Torino.

Attivissimo in ogni opera di carità vi portava il contributo delle sue preclari doti di intellettuale, di organizzatore, di cattolico fervente.

Sopravisse a F. Leopoldo perché non mori che nel 1929 dopo essere stato costretto all'immobilità a causa di una trombosi al piede.

Altri amici di F. Leopoldo furono Agostino Balma, ancor vivente, il Cav. Enrico Balbo e altri ancora.

Tutti costoro, Terziari francescani della Congregazione di S. Tommaso, formavano come il corpo di stato maggiore di un esercito combattente per il trionfo del Re Eucaristico e di N. S. del S. Cuore; uomini che mentre cercavano di santificare il prossimo, santificavano prima se stessi con una vita davvero esemplare, ricca di fede vivissima, di ardori veramente serafici, anelanti a crescere nella perfezione, nel raffinamento spirituale dell'anima.

Furono anni di movimento intenso per la pratica delle devozioni all'Eucaristia, della Comunione frequente e quotidiana.

Questi Laici di SS. Tommaso erano presenti a tutti i congressi, adunanze, circoli con la loro parola, con le loro iniziative, con il loro fuoco.

Nessun'ambizione li muoveva, ma solo lo zelo della causa di Dio e della salute delle anime.

Questo l'ambiente che trovò F. Leopoldo al suo arrivo nel convento di S. Tommaso.

Non poteva desiderare di meglio.

Lasciava nel secolo molti simili amici col quali aveva lavorato nell'azione cattolica fino allora e ne trovava altri.

Veramente non perdette alcuno di quelli che aveva nel secolo, perché essi continuarono ad avere stretta relazione con lui andandolo a trovare nel convento, molto frequentemente.

Cosi il Ferraris, il Necco, il Vacca, dei quali abbiamo già fatto qualche cenno, e che si potrebbero chiamare i suoi discepoli, certo suoi volenterosi cooperatori nell'apostolato laico.

Tra tutti questi uomini, che condivisero l'amicizia con F. Leopoldo, che con lui zelarono la gloria di Dio, e la salute del prossimo, egli per cultura, per condizione sociale era l'ultimo.

Se il nuovo stato di Religioso lo elevava nell'ordine della perfezione cristiana al di sopra dei laici, l'ufficio di cuoco non gli dava una posizione troppo eminente, né lo raccomandava all'ammirazione degli uomini.

Eppure senza che egli lo cercasse, senza sforzi, senza maneggi, anzi contro il sentire umile e basso di sé, F. Leopoldo divenne quasi subito il centro intorno al quale si muoveranno gli antichi e recenti amici, mentre altri si aggiungeranno in seguito.

È da notarsi il fatto che F. Leopoldo sia nel secolo come in convento mai sia stato il discepolo di un uomo, un trascinato, ma sempre un maestro e un trascinatore.

Nel secolo ciò appare da quanto abbiamo narrato.

Così ancora da quando si fece Francescano.

Chi dominava allora il movimento religioso era certo il Perazzo che aveva con se uomini eminenti, come quelli che abbiamo nominato.

Ma neppure ora il Servo di Dio sarà un dominato.

Senza intralciare l'opera altrui, anzi coadiuvandola alacremente, senza rumore eccolo nuovamente Iniziatore e mente di diverse opere sante, eccolo maestro di discepoli affezionati.

Lo vedremo nelle pagine seguenti, ma è necessario fissare fin d'ora questo fatto che è costante in tutta la sua vita.

Non è spiegabile se non ammettendo in lui l'intervento speciale dello Spirito di Dio, che spira dove vuole e come vuole, che esalta gli umili e da la sapienza agli ignoranti del mondo.

Si narra di un altro cuoco francescano, S. Pasquale Baylon, che senza alcuna cultura umana ragionava di cose altissime di Teologia, per cui un giorno due Dottori dell'Università di Salamanca vollero metterlo alla prova.

Andarono a trovarlo nel suo convento intento ai suoi lavori di cucina.

Parlarono a lungo con lui e partirono non solo edificati della sua conversazione, ma ammirati della sua sapienza, profondità ed esattezza di dottrina.

Qualcosa di simile si, avvererà anche in F. Leopoldo.

Indice

19 Vedi: P. Mariano Manni O.F.M.: Il Servo di Dio Paolo Pio Perasso, capo-ufficio nelle Ferrovie dello Stato, Terziario Francescano, Apostolo dell'Adorazione Quotidiana; 2» ediz: Torino 1929 ( presso la sacrestia di S. Tommaso ).
20 Il Prof. Luigi A. Rostagno scrive: « Il Perazzo versava in F. Leopoldo le sue sofferenze; era il suo consolatore e sostegno e il Perazzo consolava anche l'amico.