Segretario del Crocifisso

La sua intercessione efficacie

Torino, 5 giugno 1942

Mio marito Antonio riceveva il 15 maggio 1942 un poderoso calcio da un cavallo imbizzarrito,

per cui stramazzava al suolo privo di sensi.

Raccolto premurosamente da pietose persone, venne trasportato all'Ospedale Martini

in corso Ferrucci, ove gli fu riscontrata dai medici la rottura di quattro costole dal lato sinistro,

lo schiacciamento del polmone sinistro ed altre lesioni interne, per cui fu ricoverato con prognosi riservata.

Mandai subito ad avvisare mio figlio Francesco, che era a scuola dai Fratelli,

perché venisse al capezzale del babbo il cui stato era grave;

ed egli venne recandomi una immagine di Fra Leopoldo perché fosse posata sulla parte più dolorante

del caro infermo e un'altra per recitare in comune la preghiera

per la glorificazione del Venerando Servo di Dio.

Si incominciò in famiglia una novena e così pure nella classe tra i compagni di mio figlio

per ottenere la guarigione del povero malato, il cui stato andava sempre peggiorando.

Il terzo giorno dopo l'infortunio, essendo ormai disperato il caso, mio marito ricevette gli ultimi Sacramenti

e un'ora dopo che gli fu impartita l'Estrema Unzione entrò in agonia, perdendo completamente la conoscenza.

Ma all' « Istituto Arti e Mestieri » e noi di famiglia con le Suore dell'Ospedale si pregava con fervore;

i compagni di mio figlio si scambiavano per turno in Cappella pregando per ottenere da Fra Leopoldo

che il babbo del loro condiscepolo non morisse, anzi ottenesse la guarigione.

E la grazia venne: come per incanto, la mattina del 18 maggio mio marito ritornò in sé,

cominciò a prendere qualche cosa, a nutrirsi, a migliorare, a dormire la notte;

finché scomparso ogni pericolo, poté lentamente iniziare la guarigione,

che andò sempre più accentuandosi di giorno in giorno.

Il Dottore e le buone Suore che amorevolmente lo assistettero all'ospedale,

ci dicono che è un vero miracolo se mio marito è ancora in vita,

e il Dottore che gli prodiga ancora certe cure , lo chiama il « redivivo ».

Questa grande grazia la dobbiamo certamente a Fra Leopoldo,

la cui immagine egli custodisce sempre gelosamente sotto il guanciale.

A gloria di Dio e per riconoscenza verso il fedele suo Servo Fra Leopoldo,

desideriamo che sia pubblicata la grazia ottenuta.

Margherita Caldo

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