Sermoni per l’Avvento  

Sermone VII

Della triplice utilità

1. Se celebriamo con devozione l’Avvento del Signore, facciamo il nostro interesse: Gesù infatti non solo è venuto a noi, ma anche per noi, Lui che non ha bisogno dei nostri beni ( Sal 16,2 ).

Ma la grandezza della nostra indigenza mette maggiormente in luce la immensa sua degnazione.

E non solo la gravità della malattia appare dal prezzo della medicina, ma anche i molti aspetti della salute si comprendono dalla moltitudine dei rimedi.

Infatti, perché ci sono varie specie di grazie ( 1 Cor 12,4 ), se non si vede alcuna diversità di bisogni?

Certo, è difficile parlare in un solo sermone di tutte queste necessità; ma me ne vengono in mente tre, che sono in certo qual modo le principali, e sono comuni a tutti.

Non c’è infatti nessuno tra noi che non abbia bisogno in questa vita di consiglio, di aiuto e di sostegno.

Tutto il genere umano è soggetto a una triplice miseria, e quanti siamo giacenti nella regione delle ombre morte ( Is 9,1 ), in questo corpo infermo, in questo luogo di tentazione, se facciamo attenzione, ci accorgiamo di soffrire miseramente di questo triplice inconveniente.

Siamo infatti facilmente sedotti, deboli nell’operare e fragili a resistere.

Se vogliamo discernere tra il bene e il male ( 1 Re 3,9 ), ci inganniamo; se tentiamo di fare il bene ( Gal 6,9 ) veniamo meno; se ci sforziamo di resistere al male ( Ef 6,13 ) cediamo e restiamo vinti.

2. È necessaria pertanto la venuta del Salvatore, necessaria agli uomini che si trovano in questo stato la presenza di Cristo.

E voglia Dio che egli venga in modo che, abitando in noi per la fede ( Ef 3,17 ), per sua grandissima degnazione, illumini la nostra cecità, e stando con noi ( Lc 24,29 ) aiuti la nostra infermità, e stando per noi ( Rm 8,26 ) protegga e difenda la nostra fragilità.

Se infatti egli sarà in noi, chi ci ingannerà?

Se egli sarà con noi, di che cosa non saremo capaci in colui che ci conforta ( Fil 4,13 )?

Se egli sarà per noi, chi sarà contro di noi? ( Rm 8,31 ).

Egli è un fedele consigliere, che né può ingannare, né ingannarci; è un aiutante forte ( 1 Mac 3,15 ) che non soffre stanchezza; è un patrono efficace, capace di mettere subito lo stesso Satana sotto i nostri piedi ( Rm 16,20 ), e frantumare tutte le sue armi.

Egli è infatti la Sapienza di Dio ( 1 Cor 1,21.24 ecc.), che è sempre pronta a istruire gli ignoranti; egli è la Forza di Dio ( Rm 1,16; 1 Cor 1,18 ecc.), per la quale è facile ritemprare chi sta per venire meno, e liberare chi è in pericolo.

Corriamo dunque, fratelli miei, ad un così grande maestro ogni qualvolta dobbiamo deliberare qualche cosa; in ogni operazione invochiamo un così forte coadiutore; a questo così valoroso difensore in ogni lotta affidiamo le nostre anime, a lui che per questo è venuto nel mondo ( Gv 18,37; Gv 3,19 ), perché, abitando tra gli uomini ( Sal 78,60 ), con gli uomini e per gli uomini, illuminasse le nostre tenebre ( Sal 18,29 ), alleggerisse le nostre fatiche, e dai pericoli ci liberasse.

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