Cantico spirituale Manoscritto B

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Nota sulla strofa seguente

1 - L'anima giunta a questo stato di perfezione, non si contenta di esaltare e glorificare le qualità del suo Amato, il Figlio di Dio, e di cantare e di ringraziarlo dei favori che da Lui riceve e delle delizie che in Lui gode, ma riferisce ed enumera anche quelle che Egli concede alle altre anime, poiché nella presente beata unione di amore ella conosce le grazie proprie e quelle degli altri.

Perciò, lodando lo Sposo e ringraziandolo per le grazie che concede agli altri, ella canta:

Strofa 25

Dietro le tue vestigia

le giovani scorrazzano in cammino,

al tocco di scintille,

al rinforzato vino,

emissioni di balsamo divino.

Spiegazione

2 - Nella strofa presente la sposa ringrazia l'Amato di tre favori che da Lui ricevono le anime devote e dai quali sono maggiormente incoraggiate ed elevate all'amore di Dio.

Li ricorda ora perché li esperimenta bene nello stato presente.

La prima grazia consiste nella soavità di sé che Dio concede alle anime, la quale è tanto efficace che le fa camminare molto in fretta sulle vie della perfezione;

la seconda, è una visita con cui le infiamma all'improvviso di amore;

la terza è l'abbondanza di carità che infonde loro;

per mezzo di essa le inebria in maniera tale che, sia per questa ebbrezza come per la visita amorosa, il loro spirito viene elevato ad innalzare a Dio lode e saporosi affetti di amore.

Dice dunque:

Dietro le tue vestigia.

3 - L'orma è un segno lasciato da chi l'ha impressa e serve per seguirne le tracce e cercarlo.

La soavità e la conoscenza di sé, concesse dal Signore all'anima che lo cerca, è un segno e un'orma di cui ella si serve per conoscerlo e seguirlo.

Perciò l'anima dice al Verbo, suo Sposo: Dietro le tue vestigia, cioè dietro le orme di soavità che tu imprimi e infondi e l'odore che emani

le giovani scorrazzano in cammino.

4 - Vale a dire: le anime devote con forza giovanile, ricevuta dalla soavità delle tue orme, scorrazzano, corrono cioè in questa o in quella parte, ora in un modo ora in un altro, questo è il significato di scorrazzare, ognuna nella parte, nella maniera e nello stato a cui è chiamata da Dio, con pratiche e opere spirituali molto diverse, per la via della vita eterna, che è la perfezione evangelica, per la quale si incontrano con l'Amato in unione di amore, dopo aver raggiunto la nudità di spirito in tutte le cose.

Tale soavità e orma di sé lasciata da Dio in lei, alleggerisce grandemente l'anima e la fa correre dietro di Lui.

Ella allora fatica ben poco o niente da parte sua per camminare su questa strada, anzi è mossa e attratta dalle divine orme del Signore non solo perché vada, ma perché corra in molte maniere su questa via.

Perciò nel Cantico la sposa chiede allo Sposo tale attrazione dicendo: Trahe me: post te curremus in odorem unguentorum tuorum, cioè: Traimi dietro di te, e correremo all'odore dei tuoi aromi, e, ricevuto questo divino odore, soggiunge: In odorem unnguentorum tuorum currimus; adolescentulae dilexerunt te nimis ( Ct 1,3 ), cioè: Corriamo dietro il profumo dei tuoi unguenti, le giovani ti amarono molto.

E David: Corsi nella via dei tuoi comandamenti, quando mi dilatasti il cuore ( Sal 119,32 ).

Al tocco di scintille,

al rinforzato vino,

emissioni di balsamo divino.

5 - Nei primi due versi è stato spiegato come le anime scorrazzano dietro le orme dello Sposo con pratiche e opere esteriori; in questi tre ultimi viene messo in risalto l'esercizio fatto interiormente con la volontà da tali anime, spinte dalle altre due grazie e visite interiori che fa loro l'Amato alle quali ella dà ora il nome di tocco di scintille e di rinforzato vino.

L'esercizio interiore della volontà che ne risulta e che è causato da queste due visite viene chiamato emissioni di balsamo divino.

Quanto al primo, cioè al tocco di scintille, c'è da sapere che si tratta di un tocco delicatissimo, che a volte l'Amato opera nell'anima, anche quando ella è più distratta, accendendole il cuore con tale fuoco amoroso da sembrarle che una scintilla di fuoco sia discesa su di lei e l'abbia infiammata.

Allora con una velocità pari a quella di chi si sveglia, l'anima si sente infiammata ad amare, desiderare, lodare, ringraziare, riverire, stimare e pregare Dio con gusto di amore.

A tutte queste cose ella dà il nome di emissioni di balsamo divino, corrispondenti al tocco di scintille, uscite dall'amore divino che con esse appiccò il fuoco, cioè il balsamo divino, il quale conforta e risana l'anima con il suo odore e con la sua sostanza.

6 - Di questo tocco divino dice la sposa nel Cantico: Dilectus meus misit manum suam per foramen et venter meus intremuit ad tactum eius ( Ct 5,4 ), che significa: Il mio Diletto passò la mano per lo spiraglio e il mio ventre tremò al suo tocco.

Il tocco del Diletto è il tocco amoroso che Egli fa nell'anima; la « mano » è la grazia che ella riceve; lo « spiraglio » per cui questa mano penetra è il modo e il grado di perfezione dell'anima, poiché il tocco è maggiore o minore secondo questo grado, e in una maniera o in un'altra in conformità alla qualità spirituale dell'anima.

Il « ventre », che tremò, è la volontà in cui avviene il tocco; il « tremare » è l'elevarsi a Dio dei suoi appetiti o affetti di desiderare, di amare, di lodare e di tutti gli altri di cui si è parlato, che costituiscono le emissioni di balsamo che emanano da tale tocco.

7 - Al rinforzato vino.

Questo vino rinforzato è un'altra grazia molto più grande che talvolta Dio fa alle anime già progredite inebriandole nello Spirito Santo con un vino di amore soave, saporoso e forte, per il quale usa l'espressione di vino rinforzato.

Infatti come tale vino viene fatto bollire con molte e diverse spezie odorose e forti, così l'amore che Dio dà a coloro i quali sono già perfetti e già bolliti, è posto nelle loro anime e rinvigorito con le virtù da esse acquistate.

Rinforzato da queste spezie, questo vino infonde nell'anima tanta forza e copia di soave ebbrezza allorché Dio la visita, che con grande efficacia e forza la spinge ad innalzare a Dio quelle emissioni di lode, di amore e di riverenza, di cui stiamo parlando, congiunte a mirabili desideri di fare e di patire qualcosa per Lui.

8 - C'è da notare che questa grazia della ebbrezza soave non passa tanto presto come la scintilla, perché è più duratura.

La scintilla tocca e passa, anche se a volte il suo effetto si prolunga un po' o molto, mentre il vino rinforzato e il suo effetto, il quale, come ho detto, è il soave amore nell'anima, sono soliti durare molto tempo, ora un giorno o due, ora molti giorni, sebbene non sempre nello stesso grado di intensità, poiché si affievoliscono o crescono indipendentemente dalla volontà dell'anima.

Essa, senza far nulla, sente talvolta che nell'intimo della sua sostanza lo spirito va inebriandosi e infiammandosi di questo spirito divino secondo l'espressione di David: Il mio cuore dentro di me si è riscaldato e nella mia meditazione si accenderà un fuoco ( Sal 39,4 ).

Le emissioni di questa ebbrezza di amore a volte durano quanto dura la loro fonte; alcune volte nell'anima vi è l'ebbrezza senza che vi siano le emanazioni le quali poi sono più o meno intense a seconda della maggiore o minore intensità della ebbrezza.

Ma le emanazioni o effetti della scintilla ordinariamente durano più di essa, dalla quale anzi vengono lasciate nell'anima e ardono più di quelle dell'ebbrezza poiché qualche volta la scintilla divina fa si che l'anima bruci e si consumi in amore.

9 - Poiché si è parlato del vino bollente, sarà bene ora trattare della differenza che vi è fra il vino fermentato o vecchio, e quello nuovo, differenza uguale a quella che vi è fra i vecchi e i nuovi amanti, il che servirà per dare un po' di dottrina utile per gli spirituali.

Il vino nuovo non ha ancora smaltita la feccia e non ha posato e perciò bolle e trabocca; non è possibile conoscerne la bontà e la forza finché non abbia smaltito la feccia e non abbia smesso di bollire poiché, fino a quel momento, è sottoposto al rischio di corrompersi; ha il sapore aspro e grossolano, fa male a chi lo beve in quantità e la sua forza è tutta nella feccia.

Il vino vecchio invece l'ha già smaltita, ha già fatto la posata e quindi non bolle più all'esterno come quello nuovo.

Ormai è possibile giudicare della sua bontà e non c'è più pericolo che vada a male, poiché è passata quella fermentazione e quella bollitura durante la quale poteva corrompersi.

Il vino che ha bollito ben difficilmente si corrompe e va a male; ha il sapore soave e la forza nella sostanza, non già nel gusto, per cui produce buon effetto e dà forza a chi ne beve.

10 - I nuovi amanti sono paragonati al vino nuovo.

Appartengono a questo gruppo coloro che incominciano a servire Dio, mostrano i fervori del vino dell'amore all'esterno nel senso, poiché ancora non hanno smaltita la feccia del senso fiacco e imperfetto.

Hanno la forza dell'amore nel diletto del senso; poiché generalmente ricevono la forza per l'azione dal gusto sensibile da cui sono mossi; perciò non c'è da fidarsi di questo amore finché i fervori e i gusti grossolani del senso non vengano meno.

Infatti questi fervori ardenti possono inclinare il senso all'amore buono e perfetto e servirgli di ottimo mezzo eliminando completamente la feccia della sua imperfezione; è anche facile però che a principio, quando il gusto è ancora nuovo, venga a mancare loro il vino dell'amore e che perdano il fervore e il sapore del vino nuovo, di cui devono bere moderatamente poiché, se operano secondo il bollore del vino corrompono la propria natura.

Queste ansie e fatiche di amore sono simili al sapore del vino nuovo, il quale, come è stato detto, è aspro e grossolano perché non è stato ancora reso soave dalla ebollizione perfetta, in cui queste ansie vengono meno.

11 - Tale comparazione usa il Savio nell'Ecclesiastico dicendo: L'amico nuovo è come il vino nuovo: invecchierà e allora lo berrai con soavità ( Sir 9,15 ).

Pertanto gli amanti vecchi, cioè quelli già esercitati e provati nel servizio dello Sposo, sono come il vino vecchio il quale, perché il mosto ha già bollito, è privo dei fervori sensibili, delle ebollizioni e dei fuochi esterni di fervore.

Essi gustano ormai la soavità del vino di amore nella sostanza, già fermentato e posato dentro l'anima e non nel sapore del senso come i nuovi, nella sostanza, nel sapore dello spirito e nella varietà delle opere.

Essi non cercheranno questi sapori e fervori sensibili, neppure li vorranno gustare per non avere dispiaceri e fatiche, poiché chi si compiace del gusto del senso, in esso e nello spirito trova necessariamente pene e disgusti.

Gli amanti vecchi, poiché non provano radicalmente nel senso le soavità, non sono più sottoposti ad ansie ed a pene di amore nel senso e nell'anima.

Perciò essi molto difficilmente vengono meno a Dio, essendo ormai al di sopra di ciò che potrebbe essere causa di mancanza, cioè trascendono il senso inferiore e possiedono il vino di amore, non solo già bollito e purificato della feccia, ma anche rinforzato con le spezie delle virtù perfette le quali impediscono che esso si corrompa come quello nuovo.

Perciò l'amico vecchio è grandemente stimato al cospetto di Dio, come dice l'Ecclesiastico ( Sir 9,14 ): Non abbandonare l'amico vecchio, poiché il nuovo non sarà simile a lui.

Dunque in questo vino di amore dell'anima, già provato e rinforzato, l'Amato produce la divina ebbrezza di cui è stato parlato, la quale fa sì che l'anima mandi a Dio dolci emanazioni.

Perciò il senso dei tre versi e il seguente: Al tocco di scintille con cui tu svegli la mia anima e con il rinforzato vino per mezzo del quale amorosamente la inebri, ella invia a te le emissioni, cioè i movimenti e gli atti di amore che tu causi in lei.

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