Cantico spirituale Manoscritto B

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Nota sulla strofa seguente

1 - Quale dunque sarà lo stato felice dell'anima in questo letto fiorito, dove avvengono tutte queste opere meravigliose e molte di più ancora, e nel quale ella ha per capezzale il Figlio di Dio, suo Sposo, e per coperta e tenda la carità e l'amore di Lui!

Certamente ella può dire le parole della sposa: Pose la sua sinistra sotto il mio capo ( Ct 2,6 ).

In forza di ciò si potrà dire con verità che l'anima ora è vestita di Dio e immersa nella divinità, non superficialmente, ma nell'intimo del suo spirito perché, essendo ricolma di delizie divine e dissetata alle acque spirituali della vita, sperimenta quanto David afferma di quelli che sono congiunti così con il Signore: Saranno inebriati dall'abbondanza della tua casa, e darai loro a bere del torrente delle tue delizie, poiché vicino a te è la sorgente della vita ( Sal 36,9-10 ).

Quale dunque sarà la sazietà dell'anima nel suo essere, poiché la bevanda che le viene porta non è meno di un torrente di delizie!

Tale torrente è lo Spirito poiché, come afferma S. Giovanni ( Ap 22,1 ): Egli è il fiume risplendente di acqua viva che sgorga dal trono di Dio e dell'Agnello, le cui acque essendo un intimo amore di Dio, intimamente penetrano nell'anima dandole a bere dell'amoroso torrente che è come fu detto, lo Spirito del suo Sposo, infuso in lei è questa unione.

Perciò con somma abbondanza di amore, ella canta la strofa seguente:

Strofa 26

Nell'intima cantina

io bevvi dell'Amato,

quindi uscita alla pianura bella

tutto dimenticai,

anche il gregge smarrii, prima seguito.

Spiegazione

2 - In questa strofa l'anima narra la sublime grazia che Dio le ha fatto ricevendola nell'intimità del suo amore, che è l'unione o trasformazione di amore in Lui, e ne descrive due effetti, l'oblio e l'allontanamento da tutte le cose del mondo e la mortificazione di ogni suo appetito e gusto.

Nell'intima cantina.

3 - Per dire qualcosa intorno a questa cantina e spiegare ciò a cui ora allude l'anima, bisognerebbe che lo Spirito Santo prendesse la mano e guidasse la penna.

La cantina di cui parla l'anima è l'ultimo e più intimo grado di amore a cui ella può giungere in questa vita.

Di qui il nome di intima cantina, cioè la più interna, da cui segue che ve ne siano altre meno intime, che sono i gradi di amore attraverso i quali si sale sino a quest'ultimo.

Possiamo ridurre a sette i gradi o cantine di amore posseduti dall'anima che ha i sette doni dello Spirito Santo perfettamente, secondo la sua capacità di riceverli.

Perciò quando essa giunge a possedere perfettamente lo spirito di timore, possiede perfettamente anche lo spirito di amore perché quel timore, ultimo dei sette doni, è filiale e il timore perfetto del figlio nasce dall'amore perfetto del padre.

Per tale ragione quando vuole chiamare uno perfetto in carità, la Sacra Scrittura lo dice timorato di Dio per cui Isaia, predicendo la perfezione del Cristo, dice: Replevit eum spiritus timoris Domini ( Is 11,3 ), che vuol dire: Sarà riempito dello spirito del timore di Dio.

Lo stesso San Luca del santo Simeone afferma che era timorato: Erat vir justus et timoratus ( Lc 2,25 ) e così vien detto di molti altri.

4 - È bene sapere che molte anime riescono ad entrare nelle prime cantine, ciascuna in quella corrispondente alla perfezione di amore che ella possiede, poche invece in vita arrivano all'ultima e più interna in cui avviene l'unione perfetta con Dio alla quale vien dato il nome di matrimonio spirituale, del quale l'anima parla in questo luogo.

È del tutto impossibile dire ciò che Dio comunica all'anima in questa intima unione.

Non se ne può dire niente, come niente si può dire che corrisponda pienamente a ciò che Dio è in sé, poiché è Lui stesso che si dà all'anima con ammirabile gloria di trasformazione di lei in Lui.

Essi sono due persone in una sola, sebbene non essenzialmente e perfettamente come nell'altra vita, come un'unica cosa sono il cristallo e il raggio di sole, il carbone e il fuoco, la luce delle stelle e quella del sole.

E così per far comprendere quanto riceve dal Signore in questa unione, l'anima non fa altro né, a mio parere, potrebbe fare altro e con maggiore proprietà che affermare nel verso seguente:

io bevvi dell'Amato.

5 - Come la bevanda si sparge per tutte le membra e le vene del corpo, così questa comunicazione di Dio sostanzialmente si diffonde in tutta l'anima o, per dire meglio, è piuttosto l'anima che si trasforma maggiormente in Dio, trasformazione secondo la quale, in conformità con la propria sostanza e con le proprie potenze spirituali, ella beve del suo Dio.

Infatti secondo l'intelletto beve sapienza e scienza, secondo la volontà beve amore soavissimo, secondo la memoria beve gioia e diletto nel ricordo e nel sentimento di gloria.

Che l'anima riceva e beva sostanzialmente diletto, lo dice nel Cantico: Anima mea liquefacta est, ut Sponsus locutus est ( Ct 5,6 ) - L'anima mia si sciolse in delizie appena lo Sposo parlò.

Lo Sposo parla quando si comunica all'anima.

6 - Che l'intelletto beva sapienza viene affermato dalla sposa nel medesimo libro ( Ct 8,2 ) dove si legge che, desiderando giungere a questo bacio di unione, lo chiede allo Sposo dicendo: lvi mi insegnerai, cioè sapienza e scienza amorosa, ed io ti darò una bevanda di vino condito, cioè ti darò il mio amore condito con il tuo, vale a dire, trasformato nel tuo.

7 - Riguardo alla volontà che beve amore, nello stesso libro la sposa lo afferma dicendo: Mi introdusse il re nella cantina e ordinò in me la carità ( Ct 2,4 ).

È come se dicesse: mi fece bere amore, dopo avermici immersa o, parlando con maggior proprietà, ordinò in me la sua carità, accompagnandola e adattandola a me, il che significa che all'anima viene fatto bere dall'Amato quello stesso amore che Egli le infonde.

8 - Perciò riguardo a ciò che dicono alcuni affermando che la volontà ama solo ciò che prima è appreso dall'intelletto è necessario osservare che tale dettava inteso in senso naturale.

Infatti, naturalmente parlando, è impossibile amare una cosa prima di averla conosciuta, ma soprannaturalmente Dio può benissimo infondere e aumentare amore, senza infondere e aumentare la conoscenza distinta, come è facile capire dal testo allegato.

Ciò viene sperimentato da molte persone spirituali che spesso si accorgono di ardere di amore di Dio, senza avere di Lui una conoscenza più distinta di prima; si può capire poco e amare molto, capire molto e amare poco.

Anzi d'ordinario quegli spirituali che non hanno una conoscenza troppo profonda di Dio, sogliano progredire nella volontà; basta loro la fede infusa per mezzo della scienza dell'intelletto, mediante la quale il Signore infonde loro carità e gliene aumenta l'atto, cioè quello di amare, anche se, come è stato detto, non ne aumenta la conoscenza.

Così la volontà può bere amore senza che l'intelletto acquisti nuove cognizioni, quantunque nel caso presente in cui l'anima dice di aver bevuto del suo Amato, trattandosi di unione nell'intima cantina, la quale unione si verifica secondo le tre potenze dell'anima, esse bevano insieme.

9 - Che l'anima in tale stato secondo la memoria beva del suo Amato, è chiaro in quanto che essa è illuminata con la luce dell'intelletto ricordando i beni che possiede e di cui gode nell'unione con Lui.

10 - Questa divina bevanda, deifica, innalza l'anima e la inebria tanto che ne risente l'effetto anche quando è uscita,

11 - ossia dopo che ha cessato di ricever tali grazie.

Infatti se è vero che, dopo esservi stata posta da Dio, l'anima rimane perennemente nello stato sublime del matrimonio, tuttavia non è sempre attualmente unita secondo le potenze suddette, sebbene lo sia sempre secondo la sostanza.

Ma anche le potenze molto spesso si uniscono in questa unione sostanziale dell'anima e bevono in questa cantina, l'intelletto conoscendo, la volontà amando, ecc.

Però, quanto ora dice l'anima, cioè uscita, non va inteso dell'unione essenziale o sostanziale già posseduta, ma dell'unione delle potenze, la quale non è né può essere continua in questa vita.

12 - Perciò uscita di lì

alla pianura bella,

cioè per tutta questa bellezza del mondo,

tutto dimenticai.

13 - Infatti l'aver bevuto in questo stato la sapienza altissima di Dio, le fa dimenticare tutte le cose del mondo, anzi all'anima sembra che tutta la sua scienza passata e quella stessa del mondo intero, confrontata con la sapienza divina, sia pura ignoranza.

Per comprendere meglio la cosa è necessario ricordare che la causa formale, per cui l'anima in questo stato non conosce il mondo, va ricercata nel fatto che ella rimase informata della scienza soprannaturale, al cui confronto ogni sapere umano è piuttosto ignoranza che scienza.

Perciò l'anima elevata a questo altissimo grado di sapienza per mezzo di essa comprende che ogni altro sapere come non ha rapporto con questo non è scienza, ma ignoranza e che è meglio lasciarlo da parte.

Viene così confermata la verità del detto dell'Apostolo: La sapienza degli uomini è stoltezza dinanzi a Dio ( 1 Cor 3,19 ).

Per questo l'anima dopo aver bevuto quella sapienza divina dice: tutto dimenticai.

Quanto sia vero che la sapienza degli uomini e del mondo intero è pura ignoranza, degna di non essere appresa, non si può capire senza la grazia che Dio sia presente nell'anima comunicandole la sua sapienza e corroborandola con la bevanda di amore in modo che ella possa comprendere chiaramente questa verità.

È quanto fa capire Salomone: Questa è la visione avuta e narrata da un uomo con il quale sta Dio e che, confortato dalla dimora che Dio fa in lui, disse: lo sono il più insipiente degli uomini e la loro sapienza non è con me ( Pr 30,1-2 ).

Ciò accade perché trovandosi in quell'eccesso di alta sapienza di Dio, si accorge che quella vile degli uomini diventa per lui ignoranza.

Anzi le stesse scienze naturali e le opere fatte da Lui, dinanzi a ciò che è sapere di Dio, sono come un non sapere, poiché dove non si conosce Dio, non si conosce niente.

Perciò le cose alte di Dio sono insipienza e stoltezza per gli uomini, come afferma S. Paolo ( 1 Cor 2,14 ).

I savi secondo Dio e quelli secondo gli uomini si stimano stolti a vicenda poiché gli uni non possono capire la sapienza e la scienza di Dio e gli altri quella del mondo, essendo quella del mondo una ignoranza nei confronti di quella di Dio e viceversa.

14 - Inoltre il rapimento e l'estasi della mente in Dio in cui l'anima è come rapita, inebriata di amore, tutta trasformata in Lui, le impedisce di conoscere ogni cosa del mondo.

Infatti non solo rimane estranea a tutte le cose, ma anche a se stessa, annichilita, assorbita e liquefatta in amore, il che consiste nel passare da sé all'Amato.

Perciò, la sposa dei Cantici, dopo aver trattato della sua trasformazione amorosa in Dio, mette in risalto la nescienza in cui rimane, dicendo: Nescivi ( Ct 6,11 ) - Non seppi.

In questo grado l'anima in certo modo si trova nello stato di innocenza come Adamo il quale non sapeva che cosa fosse il male.

Ella è tanto innocente da non capire e non giudicare niente come male.

Udrà e vedrà con i suoi occhi azioni molto cattive, ma non potrà capirne la malizia perché, per mezzo dell'abito della vera sapienza non ha in sé alcuna abitudine cattiva per giudicare gli esseri, avendole Dio radiato tutti gli abiti imperfetti e l'ignoranza, a cui si riduce il male del peccato.

E così, anche circa di essi, l'anima ormai niente sa.

15 - Essa si intrometterà poco nelle cose altrui, poiché non si ricorda neppure delle sue.

Lo spirito di Dio ha la proprietà di inclinare l'anima in cui dimora a ignorare e a non voler sapere le cose degli altri, specialmente quelle che non gli sono di profitto, perché lo spirito di Dio è raccolto in lei piuttosto per liberarla che per implicarla nelle cose altrui.

Perciò ella rimane in un non saper nulla, nella maniera in cui era solita.

16 - Tuttavia non si deve credere che, trovandosi in questo stato di ignoranza, l'anima perda anche gli abiti delle scienze acquisite che aveva, che anzi diventano più perfetti con l'abito più perfetto, cioè con quello della scienza soprannaturale che le è stata infusa.

C'è solo da dire che essi non regnano più in lei in modo che ella senta la necessità di conoscere le cose per loro mezzo, sebbene alcune volte avvenga altrimenti.

In questa unione con la sapienza divina questi abiti si uniscono con la sapienza superiore delle altre scienze allo stesso modo con cui una luce piccola si congiunge con una grande: è questa che priva l'altra di luce e che risplende, tuttavia l'altra non si perde, ma acquista anzi maggior perfezione, benché sia quella che risplende di meno.

Così secondo il mio parere avverrà in cielo dove gli abiti acquisiti di scienza posseduta dai giusti non si corromperanno, ma non saranno loro di molta utilità, perché i beati conoscono molto di più nella sapienza divina.

17 - Ma l'anima in quel rapimento di amore perde e ignora le notizie, le forme particolari delle cose e gli atti della immaginazione e qualunque altra apprensione che abbia forma o figura.

Ciò avviene per due ragioni: prima, essa, rimanendo attualmente assorta e imbevuta in quella bevanda di amore, non può stare attualmente in nessuna altra cosa; seconda e più importante, perché quella trasformazione in Dio la rende conforme alla di Lui semplicità e purezza in cui non si ha alcuna forma o figura immaginaria, in maniera tale da lasciarla monda, pura e vuota da tutte le forme e immagini possedute prima, purificata e illuminata dalla semplice contemplazione.

Si comporta come il sole il quale, allorché batte in una vetrata, la fa diventare chiara, rendendo invisibili tutte le macchie e tutti i bruscoli i quali però, sparito il sole, tornano nuovamente a farsi vedere come prima.

All'anima invece, tale ne scienza dura quanto permane in lei l'effetto di quell'atto di amore, di modo che non può prestare attenzione a nessuna cosa particolare finché non sia passato tale effetto, il quale, se da una parte l'ha infiammata trasformandola in amore, dall'altra l'ha annichilita liberandola da tutto ciò che non era amore.

Lo abbiamo già detto rispetto a David il quale afferma: Essendosi infiammato il mio cuore, nello stesso tempo si mutarono anche i miei reni, e fui ridotto al nulla e non lo seppi ( Sal 73,21-22 ).

Il mutarsi dei reni a causa di questo incendio del cuore, significa la trasformazione dell'anima in Dio con tutti i suoi appetiti, in una nuova maniera di vita, dopo essersi disfatta interamente dell'uomo vecchio di cui ella si serviva in passato.

Perciò il Salmista dice che fu ridotto al nulla e non lo seppe, indicando due effetti della bevanda presa in questa cantina di Dio.

Infatti l'anima non solo annichila tutto il suo sapere primitivo che le pare un niente, ma anche tutta la sua vita passata e le imperfezioni creando l'uomo nuovo, che è il secondo effetto che ne promana, contenuto nel verso:

anche il gregge smarrii, prima seguito.

18 - Bisogna ricordare che, finché non giunge allo stato di perfezione, l'anima, per quanto spirituale, resta sempre con qualche piccolo gregge di appetiti, di gusti e di imperfezioni, sia naturali che spirituali, dietro a cui ella va cercando di pascolarli, col seguirli e soddisfarli.

Infatti, circa l'intelletto, in genere le rimangono alcune imperfezioni dell'appetito di sapere qualche cosa; circa la volontà si lascia trasportare da alcuni piccoli gusti e appetiti.

Questi ora sono di cose temporali, come il desiderio di possedere qualche oggetto, l'attaccamento più all'una cosa che all'altra, qualche desiderio di stima, qualche puntiglio in cui si fissa e altre cosuccie, che sanno ancora di mondo.

Ora tali appetiti riguardano cose naturali, come il mangiare e il bere, gustando più dell'uno che dell'altro, desiderando e scegliendo il meglio; ora poi sono circa le cose spirituali, come la ricerca dei gusti di Dio e tante altre debolezze, delle quali non finiremmo mai di parlare, in cui sono solite cadere le persone spirituali non ancora perfette.

Circa la memoria l'anima va soggetta a una grande instabilità, a sollecitudini e considerazioni inopportune che l'assorbono.

Anche nei confronti delle quattro passioni, essa ha talvolta molta speranza, molte gioie, molti dolori e timori inutili che la trascinano.

19 - È bene notare che alcuni hanno un gregge più numeroso, altri meno; tutti però lo seguono finché, entrati per bere nella cantina interiore, lo perdono totalmente, rimanendo tutti trasformati in amore.

Ivi infatti il gregge delle imperfezioni dell'anima viene distrutto con maggiore facilità di quella con cui il fuoco fa sparire l'ossido e la ruggine dai metalli.

In tal modo l'anima si sente ormai libera da ogni quisquilia di gusti e di imperfezioni inseguite da lei, di maniera che può ben dire con ragione: Anche il gregge smarrii, prima seguito.

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