Vita seconda

Parte I

Incomincia il « Memoriale nel desiderio dell'anima » delle azioni e delle parole del santissimo nostro padre Francesco

La sua conversione

Capitolo I

Prima viene chiamato Giovanni, poi Francesco

Profezie della madre e predizioni di lui stesso a suo riguardo

Sua pazienza nella prigionia

[583] 3. Il servo e amico dell'Altissimo, Francesco, ebbe questo nome dalla divina Provvidenza, affinché per la sua originalità e novità si diffondesse più facilmente in tutto il mondo la fama della sua missione.

La madre lo aveva chiamato Giovanni, quando rinascendo dall'acqua e dallo Spirito Santo, da figlio d'ira era divenuto figlio della grazia.

Specchio di rettitudine, quella donna presentava nella sua condotta, per così dire, un segno visibile della sua virtù.

Infatti, fu resa partecipe, come privilegio, di una certa somiglianza con l'antica santa Elisabetta, sia per il nome imposto al figlio, sia anche per lo spirito profetico.

Quando i vicini manifestavano la loro ammirazione per la generosità d'animo e l'integrità morale di Francesco, ripeteva, quasi divinamente ispirata: « Cosa pensate che diverrà, questo mio figlio?

Sappiate, che per i suoi meriti diverrà figlio di Dio ».

In realtà, era questa l'opinione anche di altri, che apprezzavano Francesco, già grandicello, per alcune sue inclinazioni molto buone.

Allontanava da sé tutto ciò che potesse suonare offesa a qualcuno e, crescendo con animo gentile, non sembrava figlio di quelli che erano detti suoi genitori.

Perciò il nome di Giovanni conviene alla missione che poi svolse, quello invece di Francesco alla sua fama, che ben presto si diffuse ovunque, dopo la sua piena conversione a Dio.

Al di sopra della festa di ogni altro santo, riteneva solennissima quella di Giovanni Battista, il cui nome insigne gli aveva impresso nell'animo un segno di arcana potenza.

Tra i nati di donna non sorse alcuno maggiore di quello, e nessuno più perfetto di questo tra i fondatori di Ordini religiosi.

È una coincidenza degna di essere sottolineata.

[584] 4. Giovanni profetò chiuso ancora nel segreto dell'utero materno, Francesco predisse il futuro da un carcere terreno, ignaro ancora del piano divino.

Si combatteva tra Perugia ed Assisi.

In uno scontro sanguinoso Francesco fu fatto prigioniero assieme a molti altri e, incatenato, fu gettato con loro nello squallore del carcere.

Ma, mentre i compagni muoiono dalla tristezza e maledicono la loro prigionia, Francesco esulta nel Signore, disprezza e irride le catene.

Afflitti come sono, lo rimproverano di essere pieno di gioia anche nel carcere, e lo giudicano svanito e pazzo.

Ma Francesco risponde con tono profetico: « Di cosa pensate che io gioisca?

Ben altro è il mio pensiero: un giorno sarò venerato come santo in tutto il mondo ».

In realtà è così: si è avverato completamente ciò che ha predetto.

Vi era tra i compagni di prigionia un cavaliere superbo, un caratteraccio insopportabile.

Tutti cercano di emarginarlo, ma la pazienza di Francesco non si spezza: a furia di sopportare quell'intrattabile, ristabilisce la pace fra tutti.

Era un animo capace di ogni grazia e, fino da allora, come vaso eletto di virtù, esalava attorno i suoi carismi.

Capitolo II

Riveste un cavagliere povero, ed ancora secolare ha una visione relativa alla sua vocazione

[585] 5. Fu liberato dalla prigione poco tempo dopo e divenne più compassionevole con i bisognosi.

Propose anzi di non respingere nessun povero, chiunque fosse e gli chiedesse per amor di Dio.

Un giorno incontrò un cavaliere povero e quasi nudo: mosso a compassione, gli cedette generosamente, per amor di Cristo, le proprie vesti ben curate, che indossava.

È stato, forse, da meno il suo gesto di quello del santissimo Martino?

Eguali sono stati il fatto e la generosità, solo il modo è diverso: Francesco dona le vesti prima del resto quello invece le dà alla fine, dopo aver rinunciato a tutto.

Ambedue sono vissuti poveri ed umili in questo mondo e sono entrati ricchi in cielo.

Quello, cavaliere ma povero, rivestì un povero con parte della sua veste, questi, non cavaliere ma ricco, rivestì un cavaliere povero con la sua veste intera.

Ambedue, per aver adempiuto il comando di Cristo, hanno meritato di essere, in visione, visitati da Cristo, che lodò l'uno per la perfezione raggiunta e invitò l'altro, con grandissima bontà, a compiere in se stesso quanto ancora gli mancava.

[586] 6. Infatti, subito dopo, gli appare in visione uno splendido palazzo, in cui scorge armi di ogni specie ed una bellissima sposa.

Nel sonno, Francesco si sente chiamare per nome e lusingare con la promessa di tutti quei beni.

Allora, tenta di arruolarsi per la Puglia e fa ricchi preparativi nella speranza di essere presto insignito del grado di cavaliere.

Il suo spirito mondano gli suggeriva una interpretazione mondana della visione, mentre ben più nobile era quella nascosta nei tesori della sapienza di Dio.

[587] E infatti un'altra notte, mentre dorme, sente di nuovo una voce, che gli chiede premurosa dove intenda recarsi.

Francesco espone il suo proposito, e dice di volersi recare in Puglia per combattere.

Ma la voce insiste e gli domanda chi ritiene possa essergli più utile, il servo o il padrone.

« Il padrone », risponde Francesco.

« E allora - riprende la voce - perché cerchi il servo in luogo del padrone? ».

E Francesco: « Cosa vuoi che io faccia, o Signore? ».

« Ritorna - gli risponde il Signore - alla tua terra natale, perché per opera mia si adempirà spiritualmente la tua visione ».

Ritornò senza indugio, fatto ormai modello di obbedienza e trasformato col rinnegamento della sua volontà da Saulo in Paolo.

Quello venne gettato a terra e sotto i duri colpi disse parole soavi, Francesco invece mutò le armi mondane in quelle spirituali, ed in luogo della gloria militare ricevette una investitura divina.

Così a quanti - ed erano molti - si stupivano della sua letizia inconsueta, rispondeva che sarebbe divenuto un gran principe.

Capitolo III

Una compagnia di giovani lo elegge suo signore per un banchetto

Sua trasformazione

[588] 7. Cominciò a trasformarsi in uomo perfetto, del tutto diverso da quello di prima.

Ma, ritornato a casa, i figli di Babilonia ripresero a seguirlo, e sebbene contro sua volontà, lo trascinarono su una strada ben diversa da quella che egli intendeva percorrere.

La compagnia dei giovani di Assisi, che un tempo lo avevano avuto guida della loro spensieratezza cominciò di nuovo a invitarlo ai banchetti, nei quali si indulge sempre alla licenza ed alla scurrilità.

Lo elessero re della festa, perché sapevano per esperienza che, nella sua generosità, avrebbe saldato le spese per tutti.

Si fecero suoi sudditi per sfamarsi ed accettarono di ubbidire, pur di saziarsi.

Francesco non rifiutò l'onore offertogli, per non essere bollato come avaro, e pur continuando nelle sue devote meditazioni, non dimenticò la cortesia.

Preparò un sontuoso banchetto con abbondanza di cibi squisiti: quando furono pieni sino al vomito, si riversarono nelle piazze della città insudiciandole con le loro canzoni da ubriachi.

Francesco li seguiva, tenendo in mano come signore lo scettro.

Ma poiché da tempo con tutto l'animo si era reso completamente sordo a quelle voci e cantava in cuor suo al Signore, se ne distaccò a poco a poco anche col corpo.

Allora, come riferì egli stesso, fu inondato di tanta dolcezza divina, da non potersi assolutamente muovere né parlare.

Lo pervase un tale sentimento interiore che trascinava il suo spirito alle cose invisibili, facendogli giudicare di nessuna importanza, assolutamente frivola ogni cosa terrena.

Veramente stupenda è la bontà del Signore, che elargisce magnifici doni a chi compie le più umili azioni; che salva e fa progredire, anche nei gorghi dell'inondazione, ciò che gli appartiene.

Cristo infatti nutrì con pani e pesci le folle, non rifiutò ai peccatori la sua mensa.

Quando lo richiesero come re, fuggì e salì sul monte a pregare.

Sono misteri di Dio questi, che Francesco asseconda ed anche a sua insaputa è portato alla sapienza perfetta.

Capitolo IV

Vestito da povero, mangia con i poveri davanti alla Chiesa di an Pietro e la sua offerta

[589] 8. Fino da allora dimostrava di amare intensamente i poveri e questi inizi lodevoli lasciavano prevedere cosa sarebbe stato, una volta giunto a perfezione.

Spesso si spogliava per rivestire i poveri, ai quali cercava di rendersi simile, se non ancora a fatti almeno con tutto l'animo.

Si recò una volta in pellegrinaggio a Roma, e, deposti, per amore di povertà, i suoi abiti fini, si ricoprì con gli stracci di un povero.

Si sedette quindi pieno di gioia tra i poveri, che sostavano numerosi nell'atrio, davanti alla chiesa di San Pietro e, ritenendosi uno di essi, mangiò con loro avidamente.

Avrebbe ripetuto più e più volte azioni simili, se non gli avessero incusso vergogna i conoscenti.

Si accostò poi all'altare del Principe degli Apostoli e, stupito delle misere offerte dei pellegrini, gettò là denaro a piene mani.

Voleva, con questo gesto, indicare che tutti devono onorare in particolare modo colui che Dio stesso ha onorato al di sopra degli altri.

[590] Spesso, anche ai sacerdoti poverelli donava arredi sacri e rendeva a tutti, pur di infimo grado, il debito onore.

Ed è chiaro: aderendo in modo totale alla fede cattolica e destinato ad assumere la missione apostolica, fu, sin dal principio, pieno di riverenza per i ministeri sacri e i ministri di Dio.

Capitolo V

Mentre è in preghiera, il demonio gli mostra una donna e quale fu la risposta del signore

Il suo comportamento con i lebbrosi

[591] 9. Così facendo, Francesco, benché ancora in abito secolare, aveva già un animo religioso.

Lasciava i luoghi pubblici e frequentati, desideroso della solitudine, e qui, spessissimo era ammaestrato dalla visita dello Spirito Santo.

Era infatti strappato via e attratto da quella sovrana dolcezza che lo pervase fin da principio in un modo così pieno, da non lasciarlo più finché visse.

Ma, mentre frequentava luoghi appartati, ritenendoli adatti alla preghiera, il diavolo tentò di allontanarlo con una astuzia maligna.

Gli raffigurò nel cuore una donna, sua concittadina, mostruosamente gibbosa: aveva un tale aspetto da suscitare orrore a tutti.

E lo minacciò di renderlo uguale se non la piantava coi suoi propositi.

Ma, confortato dal Signore, ebbe la gioia di una risposta piena di grazia e di salvezza: « Francesco, - gli disse Dio in spirito - lascia ormai i piaceri mondani e vani per quelli spirituali, preferisci le cose amare alle dolci e disprezza te stesso, se vuoi conoscermi.

Perché gusterai ciò che ti dico, anche se l'ordine è capovolto ».

Subito, si sentì come indotto a seguire il comando del Signore e spinto a farne la prova.

[592] Fra tutti gli orrori della miseria umana, Francesco sentiva ripugnanza istintiva per i lebbrosi.

Ma, ecco, un giorno ne incontrò proprio uno, mentre era a cavallo nei pressi di Assisi.

Ne provò grande fastidio e ribrezzo; ma per non venire meno alla fedeltà promessa, come trasgredendo un ordine ricevuto, balzò da cavallo e corse a baciarlo.

E il lebbroso, che gli aveva steso la mano, come per ricevere qualcosa, ne ebbe contemporaneamente denaro e un bacio.

Subito risalì a cavallo, guardò qua e là - la campagna era aperta e libera tutt'attorno da ostacoli - , ma non vide più il lebbroso.

Pieno di gioia e di ammirazione, poco tempo dopo volle ripetere quel gesto: andò al lebbrosario e, dopo aver dato a ciascun malato del denaro, ne baciò la mano e la bocca.

Così preferiva le cose amare alle dolci, e si preparava virilmente a mantenere gli altri propositi.

Capitolo VI

Una immagine del Crocifisso gli parla ed egli le rende onore

[593] 10. Era già del tutto mutato nel cuore e prossimo a divenirlo anche nel corpo, quando, un giorno, passò accanto alla chiesa di San Damiano, quasi in rovina e abbandonata da tutti.

Condotto dallo Spirito, entra a pregare, si prostra supplice e devoto davanti al Crocifisso e, toccato in modo straordinario dalla grazia divina, si ritrova totalmente cambiato.

Mentre egli è così profondamente commosso, all'improvviso - cosa da sempre inaudita! - l'immagine di Cristo crocifisso, dal dipinto gli parla, movendo le labbra, « Francesco, - gli dice chiamandolo per nome - va', ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina ».

Francesco è tremante e pieno di stupore, e quasi perde i sensi a queste parole.

Ma subito si dispone ad obbedire e si concentra tutto su questo invito.

Ma, a dir vero, poiché neppure lui riuscì mai ad esprimere la ineffabile trasformazione che percepì in se stesso, conviene anche a noi coprirla con un velo di silenzio.

[594] Da quel momento si fissò nella sua anima santa la compassione del Crocifisso e, come si può piamente ritenere, le venerande stimmate della Passione, quantunque non ancora nella carne, gli si impressero profondamente nel cuore.

11. Cosa meravigliosa, mai udita! chi non è colpito da meraviglia?

E chi, o quando mai ha udito qualcosa di simile?

Nessuno potrà dubitare che Francesco, prossimo a tornare alla sua patria, sia apparso realmente crocifisso, visto che con nuovo e incredibile miracolo Cristo gli ha parlato dal legno della Croce, quando - almeno all'esterno - non aveva ancora del tutto rinunciato al mondo!

Da quel momento, appena gli giunsero le parole del Diletto il suo animo venne meno.

Più tardi, l'amore del cuore si rese palese mediante le piaghe del corpo.

Inoltre, da allora, non riesce più a trattenere le lacrime e piange anche ad alta voce la passione di Cristo, che gli sta sempre davanti agli occhi.

Riempie di gemiti le vie, rifiutando di essere consolato al ricordo delle piaghe di Cristo.

Incontrò un giorno, un suo intimo amico, ed avendogli manifestato la causa del dolore, subito anche questi proruppe in lacrime amare.

[595] Intanto si prese cura di quella immagine, e si accinse, con ogni diligenza, ad eseguirne il comando.

Subito offrì denaro ad un sacerdote, perché provvedesse una lampada e l'olio, e la sacra immagine non rimanesse priva, neppure per un istante, dell'onore, doveroso, di un lume.

Poi, si dedicò con impegno al resto, lavorando con intenso zelo a riparare la chiesa.

Perché, quantunque il comando del Signore si riferisse alla Chiesa acquistata da Cristo col proprio sangue, non volle di colpo giungere alla perfezione dell'opera, ma passare a grado a grado dalla carne allo spirito.

Capitolo VII

La persecuzione del padre e del fratello

[596] 12. Quando il padre lo vide perseverare nelle opere di bontà, cominciò a perseguitarlo ed a straziarlo, ovunque lo incontrasse, con maledizioni.

Allora il servo di Dio chiamò un uomo di umile condizione e semplice assai, e lo pregò che, facendo le veci del padre, quando questi moltiplicava le sue maledizioni egli di rimando lo benedicesse.

Così tradusse in pratica e dimostrò con i fatti cosa significhi la parola del Salmista: Essi malediranno e tu benedirai.

[597] Dietro consiglio del vescovo della città, uomo molto pio che non riteneva giusto utilizzare per usi sacri denaro di male acquisto, l'uomo di Dio restituì al padre la somma, che voleva spendere per il restauro della chiesa.

E davanti a molti che si erano lì riuniti e in ascolto: « D'ora in poi, - esclamò - potrò dire liberamente: Padre nostro, che sei nei cieli, non padre Pietro di Bernardone.

Ecco, non solo gli restituisco il denaro, ma gli rendo pure tutte le vesti.

Così, andrò nudo incontro al Signore ».

O anima nobile di un uomo, al quale ormai basta solo Cristo!

Si accorsero allora che l'uomo di Dio, sotto le vesti portava il cilizio, gioioso non tanto di apparire quanto di essere virtuoso.

[598] Anche il fratello, seguendo l'esempio del padre, lo investiva con parole velenose.

Un mattino, d'inverno, vide Francesco intento a pregare, coperto di poveri cenci e tutto tremante di freddo.

E rivolto, quel perverso, ad un concittadino, gli disse: « Di' a Francesco che ti venda un soldo di sudore ».

« Lo venderò sì, io, a ben caro prezzo al mio Signore », rispose molto allegro e sorridente l'uomo di Dio, che l'aveva udito.

Niente di più vero!

Perché ha guadagnato in questo mondo non solo cento, ma mille volte tanto, e nell'altro ha ottenuto per sé e per molti la vita eterna.

Capitolo VIII

Supera la vergogna e profetizza a riguardo delle povere vergini

[599] 13. Da allora si adopera a trasformare il suo tenore di vita, rendendolo, da raffinato austero e a riportare alla bontà naturale il suo corpo un po' infrollito.

Un giorno andava per le vie d'Assisi mendicando olio per le lampade di San Damiano, la chiesa che stava allora riparando.

Sul punto di entrare in una casa, vedendo davanti alla porta un gruppo di amici che giocava, rosso di vergogna, si ritirò.

Ma, volgendo il suo nobile spirito al cielo si rinfacciò tanta viltà e divenne giudice severo di se stesso.

All'istante, ritorna alla casa e, dopo aver esposto con voce sicura a tutti il motivo della sua vergogna, quasi inebriato di spirito, chiede in lingua francese l'olio di cui ha bisogno e l'ottiene.

Animava tutti, con grande zelo, a restaurare quella chiesa, e sempre parlando in francese predisse chiaramente, davanti a tutti, che lì accanto sarebbe sorto un monastero di vergini consacrate a Cristo.

Del resto, ogni volta che era pieno dell'ardore dello Spirito Santo, parlava in lingua francese per esprimere il calore esuberante del suo cuore, quasi prevedendo che sarebbe stato venerato da quel popolo con particolare onore e devozione.

Capitolo IX

Cerca di porta in porta la carità

[600] 14. Da quando iniziò a servire al Signore di tutti, amò sempre di fare le cose comuni, evitando ovunque la singolarità, sentina di tutti i vizi.

Mentre attendeva con grande impegno a riparare la chiesa, come Cristo gli aveva ordinato, era passato da una vita contrassegnata dalla delicatezza ad una di sacrificio e dedita al lavoro.

Il sacerdote, che curava la chiesa, vedendolo stremato dall'assidua fatica, commosso, cominciò a passargli ogni giorno qualcosa del suo vitto, anche se non molto saporito, perché era povero.

Ma Francesco, pur comprendendo ed apprezzando la delicata bontà del sacerdote disse a se stesso: « Non troverai sempre questo sacerdote che ti somministri tali cibi.

Né è bene assuefarti a questo tenore di vita: ritorneresti gradatamente a ciò che hai disprezzato, per finire di nuovo nella mollezza.

Levati dunque, presto, e chiedi di porta in porta un po' di companatico ».

Così, se ne andò per Assisi, chiedendo di porta in porta qualche cibo cotto.

Quando vide la scodella piena dei più diversi rimasugli, da prima sentì un brivido di orrore; ma, poi, ricordatosi del Signore, vinse se stesso e mangiò quel guazzabuglio con gaudio dello spirito.

Tutto lenisce l'amore e rende assolutamente dolce ciò che è amaro.

Capitolo X

Frate Bernardo rinuncia ai suoi beni

[601] 15. Bernardo, un cittadino di Assisi, che poi divenne figlio di perfezione, volendo seguire il servo di Dio nel disprezzo totale del mondo, lo scongiurò umilmente di dargli il suo consiglio.

Gli espose dunque il suo caso: « Padre, se uno dopo avere a lungo goduto dei beni di qualche signore, non li volesse più tenere, cosa dovrebbe farne, per agire nel modo più perfetto? ».

Rispose l'uomo di Dio: « Deve restituirli tutti al padrone, da cui li ha ricevuti ».

E Bernardo: « So che quanto possiedo mi è stato dato da Dio e, se tu me lo consigli, sono pronto a restituirgli tutto ».

Replicò il Santo: « Se vuoi comprovare coi fatti quanto dici, appena sarà giorno, entriamo in chiesa prendiamo il libro del Vangelo e chiediamo consiglio a Cristo ».

Venuto il mattino, entrano in una chiesa e, dopo aver pregato devotamente, aprono il libro del Vangelo, disposti ad attuare il primo consiglio che si offra loro.

Aprono il libro, e il suo consiglio Cristo lo manifesta con queste parole: Se vuoi essere perfetto, va', vendi quanto possiedi e dallo ai poveri.

Ripetono il gesto, e si presenta il passo: Non prendete nulla per il viaggio.

Ancora una terza volta, e leggono: Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso.

Senza indugio Bernardo eseguì tutto e non tralasciò neppure un iota.

Molti altri, in breve tempo, si liberarono dalle mordacissime cure del mondo e, sotto la guida di Francesco, ritornarono all'infinito bene nella patria vera.

Ma sarebbe troppo lungo dire come ciascuno abbia raggiunto il premio della chiamata divina.

Capitolo XI

La parabola che egli raccontò al signor Papa

[602] 16. Quando si presentò con i compagni a papa Innocenzo per chiedergli l'approvazione della sua regola di vita, questi giudicò l'ideale che si era prefisso superiore alle forze umane.

Ma, da uomo prudentissimo com'era, gli disse: « Prega, figlio mio, Cristo perché ci manifesti, per mezzo tuo, la sua volontà e, una volta conosciutala, possiamo acconsentire con più sicurezza ai tuoi pii desideri ».

Il Santo obbedì al comando del sommo Pastore e ricorse con tutta fiducia a Cristo.

Pregò con insistenza ed esortò pure i compagni a supplicare devotamente Dio.

In breve, mentre pregava ottenne la risposta e comunicò ai figli novità salutari.

Vennero così a sapere che Cristo gli aveva detto familiarmente, in parabola: « Francesco, dirai al Papa così: - Viveva in un deserto una donna povera, ma molto bella.

Un re se ne innamorò per il suo incantevole aspetto, strinse relazione con lei gioiosamente e ne ebbe figli bellissimi.

Una volta adulti ed educati nobilmente, la madre disse loro: "Non vergognatevi, o miei diletti, per il fatto di essere poveri, perché siete tutti figli di quel grande re.

Andate dunque gioiosi alla sua corte e chiedetegli quanto vi occorre".

Meravigliati e lieti a quelle parole, animati dall'assicurazione di essere di stirpe reale e futuri eredi, stimarono ricchezza la loro estrema povertà, e si presentarono al re con fiducia e senza paura, perché nel volto riproducevano il suo volto.

Vedendo che gli rassomigliavano, il re chiese, meravigliato di chi fossero figli.

Ed avendogli risposto che erano figli di quella donna povera e sola nel deserto, li abbracciò: "Siete figli miei ed eredi; non abbiate timore; perché, se alla mia mensa si nutrono estranei, è certamente più giusto che si nutrano quelli che hanno diritto a tutta l'eredità".

Ordinò poi alla donna di mandare alla sua corte tutti i figli generati da lui, perché vi fossero allevati ».

Il Santo, traboccante di gioia a motivo della parabola, riferì subito al Papa il solenne oracolo.

[603] 17. La donna simboleggia Francesco, non per la mollezza della condotta, ma per i numerosi suoi figli.

Il deserto è il mondo, allora incolto e sterile di virtù.

L'abbondante e splendida figliolanza è il copioso numero di frati, ricchi di ogni virtù.

Il re: il Figlio di Dio e a lui corrispondono nell'aspetto, somiglianti per la santa povertà, quelli, che, messo da parte ogni rossore, si sfamano alla mensa del re: contenti della imitazione di Cristo, vivendo di elemosina, pur attraverso il disprezzo del mondo, sanno che un giorno saranno felici.

Il Papa ascoltò con meraviglia la parabola e riconobbe senza incertezze che Cristo aveva parlato in quell'uomo.

Si ricordò di un sogno fatto pochi giorni prima e illuminato dallo Spirito Santo, affermò che si sarebbe realizzato proprio in lui.

Aveva sognato infatti che la Basilica del Laterano stava per crollare e che un religioso, piccolo e spregevole, la puntellava con le sue spalle, perché non cadesse.

« Ecco, pensò: questi è colui che con l'azione e la parola sosterrà la Chiesa di Cristo ».

È questo il motivo, per cui il signor Papa assecondò con tanta facilità la sua domanda e, da quel momento, anima veramente piena di Dio, amò sempre il servo di Cristo con particolare benevolenza.

Esaudì subito le richieste, e promise amabilmente che avrebbe aggiunto più importanti concessioni.

Francesco, allora, usando della facoltà concessagli, cominciò a spargere semi di virtù, predicando con maggior fervore tutt'attorno, per città e villaggi.

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