Legenda Maior

Capitolo III

L'istituzione della Religione e l'approvazione della Regola

[1051] 1. Nella chiesa della Vergine Madre di Dio dimorava, dunque, il suo servo Francesco e supplicava insistentemente con gemiti continui Colei che concepì il Verbo pieno di grazia e di verità, perché si degnasse di farsi sua avvocata.

E la Madre della misericordia ottenne con i suoi meriti che lui stesso concepisse e partorisse lo spirito della verità evangelica.

Mentre un giorno ascoltava devotamente la messa degli Apostoli, sentì recitare il brano del Vangelo in cui Cristo, inviando i discepoli a predicare, consegna loro la forma di vita evangelica, dicendo: Non tenete né oro né argento né denaro nelle vostre cinture, non abbiate bisacce da viaggio, né due tuniche, né calzari, né bastone.

Questo udì, comprese e affidò alla memoria l'amico della povertà apostolica e, subito, ricolmo di indicibile letizia, esclamò: « Questo è ciò che desidero questo è ciò che bramo con tutto il cuore! ».

Si toglie i calzari dai piedi; lascia il bastone; maledice bisaccia e denaro e, contento di una sola tonachetta, butta via la cintura e la sostituisce con una corda e mette ogni sua preoccupazione nello scoprire come realizzare a pieno le parole sentite e adattarsi in tutto alla regola della santità, dettata agli apostoli.

[1052] 2. Da quel momento l'uomo di Dio, per divino incitamento, si dedicò ad emulare la perfezione evangelica e ad invitare tutti gli altri alla penitenza.

I suoi discorsi non erano vani o degni di riso, ma ripieni della potenza dello Spirito Santo: penetravano nell'intimo del cuore e suscitavano forte stupore negli ascoltatori.

In ogni sua predica, all'esordio del discorso, salutava il popolo con l'augurio di pace, dicendo: « Il Signore vi dia la pace! »

Aveva imparato questa forma di saluto per rivelazione del Signore, come egli stesso più tardi affermò.

Fu così che, mosso anch'egli dallo spirito dei profeti, come i profeti annunciava la pace, predicava la salvezza e, con le sue ammonizioni salutari, riconciliava in un saldo patto di vera amicizia moltissimi, che prima, in discordia con Cristo, si trovavano lontani dalla salvezza.

[1053] 3. In questo modo molti incominciarono a riconoscere la verità della dottrina, che l'uomo di Dio con semplicità predicava, e della sua vita.

Alcuni incominciarono a sentirsi incitati a penitenza dal suo esempio e ad unirsi a lui nell'abito e nella vita, lasciando ogni cosa.

Il primo di loro fu il « venerabile Bernardo », che, reso partecipe della vocazione divina, meritò di essere il primogenito del beato padre, primo nel tempo e primo nella santità.

Bernardo, dopo avere costatato di persona la santità del servo di Cristo, decise di seguire il suo esempio, abbandonando completamente il mondo.

Perciò si rivolse a lui, per sapere come realizzare questo proposito.

Ascoltandolo, il servo di Dio si sentì ripieno della consolazione dello Spirito Santo, perché aveva concepito il suo primo figlio, ed esclamò: « Un simile consiglio dobbiamo chiederlo a Dio! ».

[1054] Poiché era ormai mattina, entrarono nella chiesa di San Nicolò.

Dopo aver pregato, Francesco, devoto adoratole della Trinità, per tre volte aprì il libro dei Vangeli, chiedendo a Dio che per tre volte confermasse il proposito di Bernardo.

Alla prima apertura si imbatté nel passo che dice: « Se vuoi essere perfetto, va, vendi tutto quello che hai e dàllo ai poveri.

Alla seconda: Non portate niente durante il viaggio.

Alla terza: Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.

« Questa - disse il Santo - è la vita e la regola nostra e di tutti quelli che vorranno unirsi alla nostra compagnia.

Va, dunque, se vuoi essere perfetto, e fa come hai sentito ».

[1055] 4. Poco tempo dopo, lo stesso Spirito chiamò altri cinque uomini e il numero dei frati salì a sei.

Fra loro, il terzo posto toccò al santo padre Egidio, uomo davvero pieno di Dio e degno di essere solennemente ricordato.

Egli, infatti, divenne in seguito famosissimo per le sue sublimi virtù, come di lui aveva predetto il servitore del Signore, e, quantunque illetterato e semplice, si elevò ai più eccelsi vertici della contemplazione.

Egidio per lunghi periodi di tempo si dedicava incessantemente alle ascensioni mistiche e veniva rapito in Dio con estasi così frequenti, che, pur essendo in mezzo agli uomini, sembrava conducesse ormai una vita più angelica che umana.

L'ho potuto costatare anch'io con i miei occhi e perciò ne faccio fede.

[1056] 5. Sempre in quel periodo, un sacerdote della città di Assisi, chiamato Silvestro, uomo di onorata condotta, ebbe dal Signore una visione, che non va taciuta.

Silvestro, giudicando secondo il criterio degli uomini, aveva in orrore il modo di vivere seguito da Francesco e dai suoi frati.

Ma la grazia celeste rivolse a lui il suo sguardo e lo visitò, perché non venisse a trovarsi in pericolo a causa di quel suo giudizio privo di fondamento.

Vide, dunque, in sogno, tutta la città di Assisi circondata da un grande dragone, che con la sua sterminata grandezza sembrava minacciare lo sterminio a tutta la regione.

Dopo di ciò, vedeva uscire dalla bocca di Francesco una croce tutta d'oro, che con la punta toccava il cielo e con le braccia, protese per il largo, sembrava estendersi fino alle estremità del mondo.

Questa apparizione fulgentissima metteva definitivamente in fuga il dragone fetido e orrendo.

Questo spettacolo gli fu mostrato per tre volte.

Egli comprese, allora, che si trattava di un messaggio divino e riferì tutto ordinatamente all'uomo di Dio e ai suoi frati, e dopo non molto tempo lasciò il mondo e seguì la via di Cristo con grande perseveranza, rendendo autentica, mediante la condotta da lui tenuta nell'Ordine, la visione che aveva avuto nel secolo.

6. All'udire quella visione, l'uomo di Dio non si lasciò trascinare dalla vana gloria degli uomini, ma, riconoscendo la bontà di Dio nei suoi benefici, si sentì più fortemente animato a combattere la malizia dell'antico nemico e a predicare la gloria della croce di Cristo.

[1057] Un giorno, mentre, ritirato in luogo solitario, piangeva ripensando con amarezza al suo passato, si sentì pervaso dalla gioia dello Spirito Santo, da cui ebbe l'assicurazione che gli erano stati pienamente rimessi tutti i peccati.

Rapito fuori di sé e sommerso totalmente in una luce meravigliosa che dilatava gli orizzonti del suo spirito, vide con perfetta lucidità l'avvenire suo e dei suoi figli.

Dopo l'estasi, ritornò dai frati e disse loro: « Siate forti, carissimi, e rallegratevi nel Signore.

Non vogliate essere tristi, perché siete in pochi, e non vi faccia paura la mia o la vostra semplicità; poiché, come il Signore mi ha mostrato con una visione veritiera, Iddio ci farà diventare una grande moltitudine e la sua grazia e la sua benedizione ci faranno crescere in molti modi ».

[1058] 7. Sempre nello stesso periodo, entrò nella religione un'altra persona dabbene e così i figli benedetti dell'uomo di Dio raggiunsero il numero di sette.

Allora il pio padre raccolse intorno a sé tutti i figli suoi e parlò a lungo con loro del regno di Dio, del disprezzo del mondo, della necessità di rinnegare la propria volontà e di mortificare il proprio corpo, e svelò la sua intenzione di inviarli nelle quattro parti del mondo.

Ormai il padre santo, come la donna sterile, semplice e poverella della Bibbia, aveva partorito sette volte, e desiderava partorire a Cristo tutto quanto il popolo dei fedeli, chiamandolo al pianto e alla penitenza.

[1059] « Andate - disse il dolce padre ai figli suoi - annunciate agli uomini la pace; predicate la penitenza per la remissione dei peccati.

Siate pazienti nelle tribolazioni, vigilanti nell'orazione, valenti nelle fatiche, modesti nel parlare, gravi nel comportamento e grati nei benefici.

E in compenso di tutto questo è preparato per voi il regno eterno ».

Quelli, inginocchiati umilmente davanti al servo di Dio, accoglievano con intima gioia la missione della santa obbedienza

Diceva, poi, a ciascuno in particolare: Affida al Signore la tua sorte, ed Egli ti nutrirà.

Erano queste le parole che egli ripeteva abitualmente, quando assegnava a qualche frate un incarico per obbedienza.

Li suddivise a due a due, in forma di croce, inviandoli per il mondo.

Dopo aver assegnato le altre tre parti agli altri sei, egli stesso si diresse con un compagno verso una parte del mondo, ben sapendo che era stato scelto come esempio per gli altri e che doveva prima fare e poi insegnare.

[1060] Ma, poco tempo dopo quella partenza, il padre buono sentiva gran desiderio di rivedere la sua cara prole e, siccome non poteva farla ritornare egli stesso, pregava che lo facesse colui che raduna i dispersi d'Israele.

E così avvenne che, senza bisogno di umano richiamo, insperatamente e non senza meraviglia da parte loro, si ritrovarono ugualmente insieme, secondo il suo desiderio e per opera della bontà divina.

Sempre in quei giorni, si unirono a loro quattro persone dabbene, sicché raggiunsero il numero di dodici.

[1061] 8. Vedendo che il numero dei frati a poco a poco cresceva, il servitore di Cristo scrisse per sé e per i suoi frati con parole semplici, una formula di vita, nella quale, posta come fondamento imprescindibile l'osservanza del santo Vangelo, inserì poche altre cose, che sembravano necessarie per vivere in modo uniforme.

Desiderando che venisse approvato dal sommo Pontefice quanto aveva scritto, decise di recarsi, con quell'adunata di uomini semplici, alla presenza della Sede Apostolica, affidandosi unicamente alla guida di Dio.

Dio, che aveva guardato dall'alto al desiderio del suo servo, per rinvigorire il coraggio dei suoi compagni, terrorizzati dalla coscienza della propria semplicità, gli mandò questa visione: gli sembrava di camminare su una strada, a fianco della quale si ergeva un albero molto alto.

Avvicinatosi all'albero, si era messo ad osservare dal di sotto la sua altezza, quando improvvisamente una forza divina lo sollevò tanto in alto che riusciva a toccare la sommità dell'albero e a piegarne con estrema facilità la cima fino a terra.

L'uomo di Dio comprese perfettamente che quella visione era un presagio e gli indicava come l'autorità apostolica nella sua accondiscendenza si sarebbe piegata fino a lui.

Con l'animo pieno di gioia, confortò i compagni e affrontò con loro il cammino.

[1062] 9. Presentatosi alla Curia romana, e introdotto al cospetto del sommo Pontefice, gli espose le sue intenzioni, chiedendoli umilmente e vivamente che approvasse la Regola di vita da lui scritta.

Il Vicario di Cristo, papa Innocenzo III davvero illustre per sapienza, ammirando nell'uomo di Dio la purezza e la semplicità dell'animo, la fermezza nel proposito e l'infiammato ardore di una volontà santa, si sentì incline ad accogliere con pio assenso le sue richieste.

Tuttavia non volle approvare subito la norma di vita proposta dal poverello, perché ad alcuni cardinali sembrava strana e troppo ardua per le forze umane.

Ma il cardinale Giovanni di San Paolo, vescovo di Sabina, persona degna di venerazione, amante di ogni santità e sostegno dei poveri di Cristo, infiammato dallo Spirito di Dio, disse al sommo Pontefice e ai suoi fratelli cardinali: « Questo povero, in realtà, ci chiede soltanto che gli venga approvata una forma di vita evangelica.

Se, dunque, respingiamo la sua richiesta, come troppo difficile e strana, stiamo attenti che non ci capiti di fare ingiuria al Vangelo.

Se, infatti, uno dicesse che nell'osservanza della perfezione evangelica e nel voto di praticarla vi è qualcosa di strano o di irrazionale, oppure di impossibile, diventa reo di bestemmia contro Cristo, autore del Vangelo ».

Messo di fronte a queste ragioni, il successore di Pietro si rivolse al povero di Cristo e gli disse: « Prega Cristo, o figlio, affinché per mezzo tuo ci mostri la sua volontà.

Quando l'avremo conosciuta con maggiore certezza, potremo accondiscendere con maggior sicurezza ai tuoi pii desideri ».

Aggiunta posteriore

[1063] 9a. Quando giunse presso la curia romana, venne condotto alla presenza del sommo Pontefice.

Il Vicario di Cristo, che si trovava nel palazzo lateranense e stava camminando nel luogo chiamato Speculum, immerso in profondi pensieri, cacciò via con sdegno, come un importuno, il servitore di Cristo.

Questi umilmente se ne uscì.

Ma la notte successiva il Pontefice ebbe da Dio una rivelazione.

Vedeva ai suoi piedi una palma, che cresceva a poco a poco fino a diventare un albero bellissimo.

Mentre il Vicario di Cristo si chiedeva, meravigliato, che cosa volesse indicare tale visione, la luce divina gli impresse nella mente l'idea che la palma rappresentava quel povero, che egli il giorno prima aveva scacciato.

Il mattino dopo il Papa fece ricercare dai suoi servi quel povero per la città.

Lo trovarono nell'ospedale di Sant'Antonio, presso il Laterano, e per comando del Papa lo portarono in fretta al suo cospetto.

[1064] 10. Il servo di Dio onnipotente, affidandosi totalmente alla preghiera, con le sue devote orazioni ottenne che Dio rivelasse a lui le parole con cui doveva esprimersi e al Papa le decisioni da prendere.

Egli, infatti raccontò al Pontefice, come Dio gliel'aveva suggerita, la parabola di un ricco re che con gran gioia aveva sposato una donna bella e povera e ne aveva avuto dei figli che avevano la stessa fisionomia del re, loro padre e che, perciò, vennero allevati alla mensa stessa del re.

Diede, poi, l'interpretazione della parabola, giungendo a questa conclusione: « Non c'è da temere che muoiano di fame i figli ed eredi dell'eterno Re; perché essi, a somiglianza di Cristo, sono nati da una madre povera, per virtù dello Spirito Santo e sono stati generati per virtù dello spirito di povertà, in una religione poverella.

Se, infatti, il Re del cielo promette ai suoi imitatori il Regno eterno, quanto più provvederà per loro quelle cose che elargisce senza distinzione ai buoni e ai cattivi ».

Il Vicario di Cristo ascoltò attentamente questa parabola e la sua interpretazione e, pieno di meraviglia, riconobbe senza ombra di dubbio che, in quell'uomo, aveva parlato Cristo.

Ma si sentì rassicurato anche da una visione, da lui avuta in quella circostanza, nella quale lo Spirito di Dio gli aveva mostrato la missione a cui Francesco era destinato.

Infatti, come egli raccontò, in sogno vedeva che la Basilica del Laterano ormai stava per rovinare e che, un uomo poverello, piccolo e di aspetto spregevole, la sosteneva, mettendoci sotto le spalle, perché non cadesse.

« Veramente - concluse il Pontefice - questi è colui che con la sua opera e la sua dottrina sosterrà la Chiesa di Cristo ».

Da allora, sentendo per il servo di Cristo una straordinaria devozione, ci mostrò incline ad accogliere in tutto e per tutto le sue richieste e lo amò poi sempre con affetto speciale.

Concedette, dunque, le cose richieste e promise che ne avrebbe concesse ancora di più.

Approvò la Regola: conferì il mandato di predicare la penitenza e a tutti i frati laici, che erano venuti con il servo di Dio, fece fare delle piccole chieriche, perché potessero predicare liberamente la Parola di Dio.

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