Legenda Maior

Capitolo IV

Sviluppi dell'Ordine sotto la sua guida

e conferma della Regola precedentemente approvata

[1065] 1. Contando sulla grazia divina e sull'autorità papale, Francesco, pieno di fiducia, si diresse verso la valle Spoletana, pronto a praticare e ad insegnare il Vangelo.

Durante il cammino discuteva con i compagni sul modo in cui osservare con sincerità la Regola, che avevano abbracciato; sul modo in cui progredire in ogni santità e giustizia davanti a Dio, sul modo in cui santificare se stessi ed essere di esempio per gli altri.

Il colloquio si protrasse assai a lungo, e il giorno passò.

Stanchi, ormai, per la lunga fatica e affamati, si fermarono in un luogo solitario.

Non era possibile provvedere un po' di cibo da nessuna parte.

Ma la Provvidenza di Dio intervenne senza indugio: comparve improvvisamente un uomo con in mano un pane; lo diede ai poverelli di Cristo, e subito disparve.

Non si seppe né da dove era venuto né dove andasse.

I frati poverelli riconobbero, allora, da questo prodigio che la compagnia dell'uomo di Dio era per loro una garanzia dell'aiuto del cielo e si sentirono saziati più per il dono della generosità divina che per il nutrimento materiale ricevuto.

Inoltre, colmi di divina consolazione, stabilirono fermamente e irrevocabilmente ribadirono l'impegno di non abbandonare mai, né per fame né per tribolazione, la santa povertà professata.

[1066] 2. Mentre, saldi nel santo proposito, affrontavano la valle Spoletana, si misero a discutere se dovevano passare la vita in mezzo alla gente oppure dimorare in luoghi solitari.

Ma Francesco, il servo di Cristo, non confidando nella esperienza propria o in quella dei suoi, si affidò alla preghiera, per ricercare con insistenza quale fosse su questo punto la disposizione della volontà divina.

Venne così illuminato con una risposta dal cielo e comprese che egli era stato mandato dal Signore a questo scopo: guadagnare a Cristo le anime, che il diavolo tentava di rapire.

E perciò scelse di vivere per tutti, anziché per sé solo, stimolato dall'esempio di Colui che si degnò di morire, Lui solo, per tutti gli uomini.

[1067] 3. L'uomo di Dio, insieme con gli altri compagni, andò ad abitare in un tugurio abbandonato, vicino ad Assisi: là essi vivevano di molto lavoro e fra gli stenti, secondo la forma della santa povertà, preoccupati di rifocillarsi più con il pane delle lacrime che con il pane dell'abbondanza.

Là erano continuamente intenti a pregare Iddio applicandosi all'esercizio dell'orazione e della devozione più con la mente che con la voce, per la ragione che non avevano ancora i libri liturgici, sui quali recitare le ore canoniche.

Ma, al posto di quei libri, leggevano ininterrottamente, sfogliandolo e risfogliandolo, il libro della croce di Cristo, giorno e notte, istruiti dall'esempio e dalla parola del Padre, che continuamente faceva loro il discorso della croce di Cristo.

[1068] Quando, poi i frati gli chiesero che insegnasse loro a pregare, disse: Quando pregate, dite: Padre nostro, e: « Ti adoriamo, o Cristo, in tutte le tue chiese che sono in tutto il mondo, e ti benediciamo, perché, per mezzo della tua santa croce, hai redento il mondo ».

[1069] Inoltre insegnò loro a lodare Dio in tutte le creature e prendendo lo spunto da tutte le creature; ad onorare con particolare venerazione i sacerdoti, come pure a credere fermamente e a confessare schiettamente la verità della fede, così come la tiene e la insegna la santa Chiesa romana.

Essi osservavano in tutto e per tutto gli insegnamenti del padre santo e, appena scorgevano qualche chiesa da lontano, o qualche croce, si volgevano verso di essa, prostrandosi umilmente a terra e pregando secondo la forma loro indicata.

[1070] 4. Nel periodo in cui i frati dimoravano in questo luogo, una volta il Santo si recò nella città di Assisi, perché era sabato e il mattino della domenica doveva predicare nella chiesa cattedrale, come faceva di solito.

L'uomo a Dio devoto, secondo la sua abitudine, passò la notte a pregare Dio, in un tugurio situato nell'orto dei canonici, lontano, con il corpo, dai suoi figli.

Ma ecco: verso la mezzanotte - mentre alcuni frati riposavano ed altri vegliavano in preghiera - un carro di fuoco di meraviglioso splendore entrò dalla porta della casa e per tre volte fece il giro dell'abitazione: sopra il carro si trovava un globo luminoso, in forma di sole, che dissipò il buio della notte

Furono stupefatti quelli che vegliavano; svegliati e, insieme, atterriti quelli che dormivano - e fu più grande la chiarezza provata nel cuore che quella vista con gli occhi, perché, per la potenza della luce miracolosa, fu nuda la coscienza di ciascuno davanti alla coscienza di tutti.

Tutti reciprocamente videro nel cuore di ciascuno e tutti compresero, con un solo pensiero, che il Signore mostrava loro il padre santo, assente col corpo ma presente in spirito, trasfigurato soprannaturalmente dalla luce dei celesti splendori e dalla fiamma dei celesti ardori, sopra quel carro di luce e di fuoco, per indicare che essi dovevano camminare, come veri Israeliti, sotto la sua guida.

Egli, infatti, era stato eletto da Dio, come un nuovo Elia, ad essere cocchio ed auriga degli uomini spirituali.

C'è davvero da crederlo: Colui che, alle preghiere di Francesco, aprì il cuore di quei frati così semplici, perché vedessero le meraviglie di Dio, fu quello stesso che un tempo aveva aperto gli occhi al servo perché vedesse il monte pieno di cavalli e di carri di fuoco intorno ad Eliseo.

[1071] Quando il Santo ritornò dai frati, incominciò a scrutare e a svelare i segreti delle loro coscienze, a rassicurarli sul significato di quella visione mirabile, e fece molte predizioni sul futuro sviluppo dell'Ordine.

E siccome faceva moltissime rivelazioni, che trascendevano le capacità dell'intelletto umano, i frati dovettero riconoscere che lo Spirito del Signore si era posato in tutta la sua pienezza sopra il suo servo Francesco: perciò la cosa più sicura per loro era seguire la sua dottrina e la sua vita.

[1072] 5. Dopo questi avvenimenti, Francesco, pastore del piccolo gregge, ispirato dalla grazia divina, condusse i suoi dodici frati a Santa Maria della Porziuncola, perché voleva che l'Ordine dei minori crescesse e si sviluppasse, sotto la protezione della Madre di Dio, là dove, per i meriti di lei, aveva avuto inizio.

Là, inoltre, divenne araldo del Vangelo.

Incominciò, infatti, a percorrere città e villaggi e ad annunziarvi il regno di Dio, non basandosi sui discorsi persuasivi della sapienza umana, ma sulla dimostrazione di spirito e di potenza.

A chi lo vedeva, sembrava un uomo dell'altro mondo: uno che, la mente e il volto sempre rivolti al cielo, si sforzava di attirare tutti verso l'alto.

Da allora la vigna di Cristo incominciò a produrre germogli profumati del buon odore del Signore, e frutti abbondanti con fiori soavi di grazia e di santità.

[1073] 6. Moltissimi, infiammati dalla sua predicazione, si vincolavano alle nuove leggi della penitenza, secondo la forma indicata dall'uomo di Dio.

Il servo di Cristo stabilì che la loro forma di vita si denominasse Ordine dei Fratelli della Penitenza.

Questo nuovo Ordine ammetteva tutti chierici e laici vergini e coniugi dell'uno e dell'altro sesso, perché la via della penitenza è comune per tutti quelli che vogliono tendere al cielo.

E i miracoli compiuti da alcuni dei suoi seguaci sono lì a mostrarci quanto Dio lo consideri degno di merito.

[1074] C'erano anche delle Vergini, che si consacravano a perpetua castità: tra esse, Chiara, vergine carissima a Dio, che fu la prima pianticella ed esalò il suo profumo come candido fiore di primavera e risplendette come stella fulgentissima.

Ella ora gloriosa nei cieli, viene giustamente venerata sulla terra dalla Chiesa: ella che fu, in Cristo, la figlia del padre san Francesco, poverello, e la madre delle Povere Dame.

[1075] 7. Molti, inoltre, non solo spinti da devozione ma infiammati dal desiderio della perfezione di Cristo, abbandonavano ogni vanità mondana e si mettevano alla sequela di Francesco.

Essi, crescendo e moltiplicandosi di giorno in giorno, si diffusero in breve tempo fino alle estremità della terra.

Infatti la santa povertà, che portavano con sé come sola provvista, li rendeva pronti ad ogni obbedienza, robusti alle fatiche e disponibili a partire.

E siccome non avevano niente di terreno, a niente attaccavano il cuore e niente temevano di perdere.

Si sentivano sicuri dappertutto, non turbati da nessuna preoccupazione o ansietà: gente che, senza affanni, aspettava il domani e un rifugio per la sera.

In diverse parti del mondo capitava loro di essere ricoperti di ingiurie, come persone spregevoli e sconosciute; ma l'amor del Vangelo li aveva resi così pazienti, che essi stessi andavano a cercare i luoghi in cui sapevano che sarebbero stati perseguitati ed evitavano quelli dove la loro santità era conosciuta e avrebbero trovato, perciò, onori e simpatia.

La penuria stessa era per loro dovizia e sovrabbondanza, mentre, secondo il consiglio del Saggio, provavano piacere non nella grandezza, ma nelle cose più piccole.

[1076] Una volta alcuni frati si recarono nei paesi degli infedeli e incontrarono un saraceno che, mosso da pietà, offrì loro il denaro necessario per il vitto.

Essi lo rifiutarono e quell'uomo ne rimase meravigliato, perché li vedeva sprovvisti di tutto.

Ma quando, finalmente, comprese che non volevano denaro, perché si erano fatti poveri per amor di Dio, si legò ad essi con tanto affetto che promise di fornire loro tutto il necessario finché ne avesse avuto la possibilità.

O povertà inestimabilmente preziosa, o virtù mirabile che hai saputo convertire a così grande tenerezza e compassione un cuore barbaro e feroce!

È, dunque, un delitto orribile e nefando, per un cristiano, calpestare questa perla preziosa, che un saraceno ha onorato con tanta venerazione.

[1077] 8. In quel tempo, un religioso dell'Ordine dei Crociferi, di nome Morico, si trovava in un ospedale vicino ad Assisi, tormentato da una lunga e gravissima infermità.

I medici lo davano ormai per spacciato.

Ma egli, divenuto un supplicante dell'uomo di Dio per interposta persona, lo pregava insistentemente che si degnasse di intercedere il Signore per lui.

Il padre buono esaudì le sue richieste.

Dopo aver pregato, prese delle briciole di pane e, mescolandole con un po' d'olio della lampada che ardeva davanti all'altare della Vergine, mandò alcuni frati a portargli questo singolare elettuario, dicendo: « Portate questa medicina al nostro fratello Morico.

Per mezzo di essa, la potenza di Cristo non solo gli ridonerà piena salute, ma lo farà anche diventare un robusto lottatore, assegnandolo per sempre alle nostre file »

Appena ebbe assaggiato quell'antidoto preparato per invenzione dello Spirito Santo, il malato guarì immediatamente e ottenne da Dio tal vigoria di anima e di corpo che poco dopo, entrato nella Religione di Francesco, si copriva con una sola tonachetta, sotto la quale per lungo tempo portò una lorica a contatto con la carne, e si nutriva esclusivamente di cibi crudi.

Per molti lustri visse senza assaggiare né pane né vino, eppure godette sempre di grande robustezza e perfetta salute.

[1078] 9. Intanto crescevano, nei piccolini di Cristo, le virtù e i meriti, diffondendo tutt'intorno il profumo della loro buona fama.

Perciò molti accorrevano dalle varie parti del mondo, nel desiderio di vedere di persona il padre santo.

Fra gli altri, un estroso compositore di canzoni secolaresche, che era stato incoronato poeta dall'imperatore e da allora veniva chiamato re dei versi si propose di recarsi dall'uomo di Dio, così noto per il suo disprezzo degli onori mondani.

Lo trovò nel castello di San Severino, mentre predicava in un monastero; e allora la mano di Dio venne su di lui mostrandogli in visione quel medesimo Francesco, che stava predicando sulla croce di Cristo, segnato da due spade splendentissime, disposte in forma di croce: una delle spade si estendeva dalla testa ai piedi e una da una mano all'altra, attraverso il petto.

Egli non conosceva di faccia il servo di Cristo, ma lo riconobbe immediatamente, quando gli fu indicato da un così grande prodigio.

Stupefatto per quella visione, si propose subito di intraprendere una vita migliore e, infine, convertito dalla forza delle sue parole e come trafitto dalla spada dello spirito che usciva dalla sua bocca, si unì al beato padre mediante la professione, rinunciando totalmente agli onori vani del mondo.

Il Santo, vedendo che si era perfettamente convertito dall'inquietudine del mondo alla pace di Cristo, lo chiamò frate Pacifico.

[1079] Frate Pacifico successivamente si perfezionò in ogni forma di santità e, prima di diventare ministro in Francia - difatti egli fu il primo ad avere l'ufficio di ministro dei frati in quel paese - meritò di vedere una seconda volta sulla fronte di Francesco un grande Tau, che illuminava e abbelliva meravigliosamente la sua faccia con singolare varietà di colori.

E in realtà il Santo nutriva grande venerazione ed affetto per il segno del Tau; lo raccomandava spesso nel parlare e lo scriveva di propria mano sotto le lettere che inviava, come se la sua missione consistesse, secondo il detto del profeta, nel segnare il Tau sulla fronte degli uomini che gemono e piangono, convertendosi sinceramente a Cristo.

[1080] 10. Quando, con l'andar del tempo, i frati erano ormai diventati molto numerosi, il premuroso pastore incominciò a radunarli nel luogo di Santa Maria della Porziuncola per il Capitolo generale, in cui poteva assegnare a ciascuno di loro una porzione di obbedienza nel regno dei poveri, secondo la misura voluta da Dio.

Alla Porziuncola vi era penuria d'ogni cosa; ma, benché qualche volta vi convenisse una moltitudine di oltre cinquemila frati, non mancò mai l'aiuto della Bontà divina, che procurava il sufficiente per tutti e a tutti concedeva la salute del corpo e sovrabbondante gioia di spirito.

[1081] Ai capitoli provinciali, invece, egli non poteva essere presente di persona; ma si preoccupava di rendersi presente con sollecite direttive, con la preghiera insistente e con la sua efficace benedizione.

Qualche volta, però, in forza di quella virtù divina che opera meraviglie, vi compariva anche in forma visibile.

Durante il Capitolo di Arles, Antonio, allora insigne predicatore ed ora glorioso confessore di Cristo, stava predicando ai frati, servendosi come tema dell'iscrizione posta sulla croce: « Gesù Nazareno, re dei Giudei ».

Ebbene un frate di virtù sperimentata, di nome Monaldo, si mise, per ispirazione divina, a guardare verso la porta della sala capitolare e vide con i suoi propri occhi il beato Francesco che, stando librato nell'aria con le mani stese in forma di croce, benediceva i frati.

Tutti i frati, a loro volta, si sentirono ripieni di una consolazione spirituale così grande e così insolita che la ritennero una testimonianza con la quale lo Spirito li assicurava che il padre santo era veramente in mezzo a loro.

Il fatto, però, in seguito venne comprovato non solo da attestazioni sicure, ma anche dalla testimonianza dello stesso san Francesco.

Evidentemente quella forza onnipotente di Dio che concesse al santo vescovo Ambrogio di essere presente alla tumulazione del glorioso vescovo Martino, perché con pio ossequio potesse venerare il pio pontefice, rese presente anche il suo servo Francesco alla predica del suo verace araldo Antonio, perché potesse confermare la verità delle sue parole e in particolare di quelle che riguardavano la croce di Cristo, di cui egli era alfiere e ministro.

[1082] 11. Ormai l'Ordine si era molto esteso e perciò Francesco si proponeva di far confermare in perpetuo da papa Onorio la forma di vita già approvata dal suo predecessore, papa Innocenzo.

Dio lo incoraggiò in questo proposito mediante una rivelazione.

In questo modo: gli sembrava di aver raccolto da terra delle minutissime briciole di pane, per distribuirle a molti frati affamati, che gli stavano intorno.

Aveva timore che, nel distribuirle, quelle briciole così piccole non gli cadessero magari di mano.

Ma una voce dall'alto gli disse: « Francesco, con tutte queste briciole, fa un'ostia sola e porgi a chi vorrà mangiare ».

Mentre egli così faceva, tutti quelli che non ricevevano il dono con devozione, oppure, dopo averlo ricevuto, lo disprezzavano, subito si distinguevano dagli altri, perché diventavano lebbrosi.

Al mattino, il Santo raccontò la visione ai compagni, rammaricandosi di non afferrarne il significato.

Ma il giorno seguente, mentre pregava con grande perseveranza, sentì venire dal cielo questa voce: « Francesco, le briciole che hai visto la notte scorsa sono le parole del Vangelo; l'ostia è la Regola; la lebbra è l'iniquità ».

[1083] Seguendo le indicazioni avute in visione, volle, prima di farla approvare, ridurre a forma più compendiosa la Regola, che aveva steso con lunghe e abbondanti citazioni del Vangelo.

[1084] Perciò, guidato dallo Spirito Santo, salì su un monte con due compagni e là, digiunando a pane ed acqua, dettò la Regola, secondo quanto gli suggeriva lo Spirito divino durante la preghiera.

Disceso dal monte, la affidò da custodire al suo vicario.

Ma siccome questi, pochi giorni dopo, gli disse che l'aveva perduta per trascuratezza, il Santo tornò di nuovo nella solitudine e subito la rifece in tutto uguale alla precedente, come se ricevesse le parole dalla bocca di Dio.

Ottenne, poi, che venisse confermata, come aveva desiderato, dal sopraddetto papa Onorio, nell'ottavo anno del suo pontificato.

Per stimolare i frati ad osservarla con fervore, diceva che lui non ci aveva messo niente di proprio, ma tutto aveva fatto scrivere così come gli era stato rivelato da Dio.

[1085] E perché questo risultasse con maggior certezza attraverso la testimonianza di Dio stesso, passati soltanto alcuni giorni, gli furono impresse le stimmate del Signore Gesù dal dito del Dio vivente.

Le stimmate in un certo senso, erano la bolla del sommo pontefice Cristo, che confermava in tutto e per tutto la Regola e in tutto faceva l'elogio del suo autore.

Ma di questo parleremo più innanzi, dopo aver trattato delle virtù del nostro Santo.

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