Anonimo perugino

Capitolo VIII

Come stabilì che si facesse Capitolo e delle cose che vi si trattavano

37. Per Pentecoste tutti i frati si riunivano a Capitolo presso la chiesa di Santa Maria della Porziuncola.

Vi si trattava come osservare meglio la Regola, si stabilivano i frati che andassero a predicare nelle diverse province e quali frati si dovessero assegnare a tali regioni.

Francesco rivolgeva ai presenti ammonizioni, riprensioni e precetti, conforme gli sembrava opportuno, dopo aver consultato il Signore.

E tutte le cose che esprimeva a parole, prima di tutto le compiva lui stesso e le faceva vedere con affettuosa sollecitudine.

[1530] Venerava i prelati e i sacerdoti della santa Chiesa.

Riveriva i vecchi, onorava i nobili e i ricchi; ma intimamente prediligeva i poveri e condivideva le loro sofferenze: e inoltre si mostrava soggetto a tutti.

Sebbene egli fosse di tutti il più elevato, nondimeno stabiliva suo guardiano e padrone uno dei frati dimoranti con lui, e gli obbediva umile e devoto, così da fugare ogni occasione di orgoglio.

Il Santo abbassava fino a terra il suo capo in mezzo agli uomini, e perciò Dio lo esaltò in cielo tra i suoi eletti.

Esortava i frati a osservare con ogni cura il Vangelo e la Regola, come avevano promesso; li ammoniva soprattutto ad esser reverenti verso i ministeri e le leggi della Chiesa, ad ascoltare con amore e devozione la Messa, a guardare e adorare con fede il Corpo del Signore nostro Gesù Cristo, ad avere in onore i sacerdoti che officiano questi adorabili e grandi sacramenti, e che dovunque si imbattessero in uno di loro, chinassero la testa e baciassero la sua mano; e qualora li incontrassero a cavallo, facessero reverenza e non contenti di baciare loro la mano, perfino gli zoccoli del loro cavallo baciassero, in segno di venerazione per il loro sacro potere.

[1531] 38. Li esortava ancora a non giudicare né disprezzare nessun uomo, nemmeno quelli che bevono, mangiano, vestono nel lusso, come anche sta scritto nella Regola.

« Infatti, diceva, il Signore nostro è altresì il loro Signore, e chi ha chiamato noi può benissimo chiamare loro, e chi ha giustificato noi può anche giustificare loro ».

E aggiungeva: « Io voglio riverire tutti come miei fratelli e padroni.

Sono miei fratelli, perché tutti abbiamo un unico Creatore; sono miei padroni, perché ci aiutano a far penitenza, donandoci le cose necessarie al corpo ».

E ancora: « Tale sia il vostro comportamento in mezzo al popolo, che dovunque vi vedano o ascoltino, abbiano a glorificare e lodare il Padre nostro celeste ».

Ardente era il suo desiderio di compiere sempre, lui e i suoi frati, azioni che fossero a lode del Signore.

Diceva: « Come annunciate la pace con la vostra bocca, così abbiate sempre la pace nel vostro cuore, così che nessuno provochiate ad ira e scandalo; anzi, per mezzo della vostra pace e mansuetudine, tutti siano richiamati a pace e bontà.

Per questo siamo stati chiamati: per medicare i feriti, guarire gli affranti, richiamare gli erranti.

Molti sembrano membra del diavolo, e invece saranno discepoli di Cristo ».

[1532] 39. Li rimproverava dell'eccessiva durezza con cui trattavano il loro corpo.

A quei tempi i frati si davano perdutamente ai digiuni, alle veglie, al lavoro, per reprimere interamente gl'incentivi della carnalità.

Talmente maltrattavano se stessi, che parevano aversi in odio.

Ma udendo e vedendo tali esagerazioni, Francesco li sgridava, come s'è detto, e comandava si moderassero.

Ed era tanto pieno della grazia e sapienza del Salvatore, che faceva l'ammonizione benevolmente, la riprensione con buon senso, l'ingiunzione con dolcezza.

Tra i frati riuniti a Capitolo, nessuno era che discutesse problemi di questo mondo; non parlavano tra loro che delle vite dei santi Padri, o della perfezione di qualche frate, o come meglio potessero rendersi graditi al Signore.

Se taluno soffriva tentazioni o tribolazioni, nell'udire Francesco parlare così fervoroso e dolce, e mirando la sua persona, le tentazioni scomparivano.

Parlava loro con calda partecipazione, non come un giudice, bensì come padre ai figli o come medico al malato, così da rivivere il sentimento di san Paolo: Chi di voi s'ammala ch'io non ammali con lui?

hi si scandalizza ch'io non mi senta bruciare?

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