Albero della vita crocifissa di Gesù

Testimonianza di Giovanni da Parma

[2052] Neppure si deve trascurare la testimonianza di un santo caro a Dio, di un uomo tra i più perfetti che siano esistiti nel nostro tempo, da quanto è dato ricavare dai segni esteriori, voglio dire del santissimo padre Giovanni da Parma, che fu

ministro generale di questo Ordine,

dottore chiarissimo,

facondo predicator

e di tanta perfezione, quanto ad austerità, umiltà e carità, sublimità di contemplazione, amore alla solitudine, fuga d'ogni vanità mondana e consumato dallo zelo divino a motivo della depravazione che vedeva di questa Religione e della Chiesa,

e di così ferma costanza nell'asserire tale verità, che per essa sopporto pazientissimamente molte persecuzioni e le umiliazioni più pesanti;

ma non piegato per questo, non tralasciò di asserire col massimo fervore questa verità davanti a molti pontefici e cardinali,

e perciò meritamente e con piena certezza deve essere annoverato tra gli uomini amanti e serafici e i più grandi santi della Chiesa, da tutti quelli che sinceramente amano e imitano Gesù.

Egli infatti, nel fervore dello spirito, sostenendo i suoi atti senili col vigore della grazia, non della natura, bramava, come uno dei discepoli di Giovanni evangelista, di congiungere a Cristo l'Asia che era schiava dell'errore.

E per questo motivo, mentre con obbedienza del Papa di allora si dirigeva verso quelle regioni, giunto nella città delle Marche che ha nome Camerino, venne chiamato da Cristo Gesù, che aveva sinceramente amato nella perfetta osservanza del Vangelo, della Regola e del Testamento del beato padre Francesco, alla gloria celeste.

Come prova della sua glorificazione in cielo, Gesù, che ha cura della gloria degli umili, ha dato al mondo molteplici testimonianze di miracoli, ed io non ricordo di aver letto di nessun santo un numero così stragrande di miracoli.

Infatti molti risuscitò da morte, moltissimi salvò dai pericoli della morte, soccorse con tanta abbondanza ciechi muti, sordi, feriti, contratti, languenti e soggiogati da tante altre malattie, che, quanto minore è stata l'approvazione di lui da parte della Chiesa « carnale », - che egli rimproverava con parole durissime -, tanto più grande sembra il potere dei miracoli di cui è provvisto nella Chiesa celeste.

[2053] Ora questi affermava con tutta chiarezza, come io stesso ascoltai con queste mie indegne orecchie, che il sesto sigillo ha inizio in Francesco e nel suo Ordine, e che l'iniquità della Chiesa deve consumarsi nella confusione della vita e Regola di lui a causa dei figli che la trasgrediscono e dei grandi prelati che li favoriscono.

Dico di quella Chiesa che non si chiama già Gerusalemme e Sposa di Gesù, ma Babilonia e meretrice e impudica, il giudizio della quale renderà luce pienissima della vita di Cristo e per la condanna della quale nella sesta visione dell'Apocalisse i santi cantano un Alleluia così solenne.

Credo poi fermissimamente che Gesù, difensore della sua verità, abbia mostrato così numerosi miracoli mediante l'invocazione di questo santissimo uomo, perché la verità che egli predicava alla Chiesa carnale, e che ai figli di Francesco secondo la carne era in grande odio, rifulga certa a quanti hanno gli occhi della fede, perché, ricevendo da Dio dal cielo una testimonianza che esclude ogni dubbio, sia osservata devotamente e con fede ferma.

[2054] Infatti io, allora giovane, tutto tremante per le mie trasgressioni circa l'osservanza della vita promessa, quattro anni prima della morte di lui, ascoltai dalle sue santissime labbra questa esplicita parola, mentre fissavo la sua faccia angelica: « Vai - disse - con sicurezza, o figlio, perché di qui a quattro anni Dio ti manifesterà esplicitamente chi devi seguire e quale parola di verità si deve osservare inviolabilmente ».

Mi trovavo nell'eremo di Greccio, e là quell'uomo angelico, vivendo una vita angelica, nella festa di san Giacomo, il 25 luglio, mentre ascoltava il mio lamento, dopo aver confessato i miei peccati, perché non sapevo chi dovevo seguire - dal momento che sia i prelati della Chiesa che i superiori dell'Ordine non solo sostenevano il rilassamento della vita, ma addirittura lo imponevano; ed egli affermava cose del tutto opposte a quelle -, a me che piangevo ed ero inginocchiato, penso, davanti a lui in luogo segreto, disse quelle parole che ho riportato.

Quattro anni dopo, circa il 20 marzo, credo, tornò felicemente al cielo, sempre fermo in quella dottrina.

E mentre io vivevo molto lontano, distratto in tante cose e pieno di tristezza per l'imperfezione della nostra vita, gravato dell'ufficio dell'insegnamento, il giorno di Pentecoste, inaspettato, mentre pensavo ad altre cose, venne al nostro luogo frate Salomone, ministro delle Marche, portando la notizia che Giovanni, il santo di Dio, era morto e rifulgeva per innumerevoli miracoli.

Sebbene la mia mente fosse occupata in altre cose, e non pensassi minimamente alle parole che avevo udito da quel santo uomo, all'istante, come se il mio cuore fosse trapassato da una lancia, mi vengono ritornate alla mente tutte quelle parole perché seguissi la verità dello spirito di Cristo e, come mi stesse davanti, le scolpiva nel mio cuore dicendo: « Ecco colui che devi seguire, poiché non è testimonio di menzogna quel Dio che conferma la mia dottrina con tanta moltitudine di miracoli ».

[2055] Questo sia detto a memoria e testimonianza di quel benedetto santo uomo, che non dubito di dichiarare lui pure appartenente all'angelo del sesto sigillo.

In verità, io penso che egli sia stato prefigurato attraverso quell'angelo che a Giovanni, tutto pieno di meraviglia, mostrò il sacramento della donna e della bestia e la condanna della grande meretrice, nel capitolo XVII dell'Apocalisse.

Ma ritengo che sia ancora quell'angelo che, nel capitolo XIX, si dice sia disceso dal cielo.

E questi, tra tutti, ebbe un grande potere sia d'osservare la vita evangelica in mezzo alla turba dei trasgressori, sia di redarguire le teste durissime di tutti i frati e degli empi; e la terra di tutta la Chiesa, ch'egli volle fruttificasse per Cristo, fu illuminata dalla gloria e dalla vita di lui.

Questi, nella fortezza dello Spirito, aveva gridato con insistenza che l'empia Babilonia era scaduta dal vero culto di Dio; e aveva con tutto il suo sforzo esortato quell'altra Chiesa, di cui abbondantemente si parla in quel capitolo dell'Apocalisse, ad uscire di mezzo a loro.

[2056] Ecco perché sento dire che quei santi imitatori di Francesco, anzi del Signore Gesù Cristo, che subirono molte persecuzioni a motivo dell'osservanza della Regola e del Testamento del loro Padre, non potendo vivere nella osservanza del Vangelo in mezzo a questa Babilonia, egli stesso li consigliò a riparare in Asia, fino al tempo in cui il pio Gesù si degnasse concedere alla Chiesa dei riformatori della vita evangelica, predicendo loro profeticamente che là si sarebbero salvati dalla tempesta.

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