Albero della vita crocifissa di Gesù

La perfetta vita evangelica di Francesco

[2057] Ma ora ritorniamo alla perfezione del beato Francesco.

Non soltanto testimoni esterni, ma la stessa sua vita perfettissima dimostra che egli fu l'angelo del sesto sigillo.

Con sintesi vigorosa Ubertino traccia la vita evangelica di Francesco, quale rinnovazione della vita di Cristo medesimo, nel segno molteplice: della crocifissione, della profonda umiltà, dell'estrema povertà, del fervore della carità, del desiderio della nostra salvezza, mediante il supplizio della sua croce e l'abbassamento e compassione verso i peccatori e gli afflitti.

E richiamando più volte la sua leggenda ( intendi la Leg. mag. di san Bonaventura ) descrive la sua penitenza, attraverso la quale raggiunse un singolare dominio sulle creature, l'umiltà profonda per la quale volle essere minimo tra tutti, rifiutò ogni privilegio, salvo quello di poter osservare il santo Vangelo e edificare il popolo con la sua vita e con l'umile devozione verso il clero ( ricorda l'episodio del vescovo di Imola ), piuttosto che con l'occupazione di cariche ecclesiastiche.

Poi fa una lunga disamina dei pessimi frutti prodotti dai frati che avevano accettato cariche ecclesiastiche, riportando a più riprese parole di Francesco contro quelli che aspiravano a dignità ecclesiastiche.

E continua: ... Cose a queste somiglianti diceva ai frati, volendo tenerli lontani da ogni pompa ecclesiastica e conservarli nell'umiltà.

Quindi e proprio per questo li chiamò minori perché non presumessero di diventare maggiori, e non voleva in nessun modo che essi aspirassero alle prelature.

Perciò disse al signor ostiense, suo padre: « Se volete che portino frutti nella Chiesa di Dio, teneteli nello stato della loro vocazione e non permettete per nessuna ragione che ascendano alle prelature della Chiesa ».

[2058] Qual gran frutto abbiano prodotto quelli che furono assunti a dignità ecclesiastiche di questo Ordine è degli altri Ordini votati alla povertà, lo narrino quelli che hanno sentito, lo dicano quanti sono stati turbati a causa dei loro eccessi.

Infatti il mondo ha conosciuto fin troppo che essi sono saliti nella dignità, ma discesi nella virtù e, attraverso molte loro azioni, viene provato che in tale promozione non hanno cercato tanto la perfezione della vita altrui quanto piuttosto il rilassamento della propria.

Erano astinenti ed ora sono golosi, superbi e amanti del fasto; loro che erano usciti dal mondo entrando nella Religione, ritornano al mondo una volta assunta la dignità; arricchiscono i potenti e non si curano dei poveri, loro che erano soliti con la predicazione zelare la salvezza delle anime, ora sembrano essere negligenti più di molti altri in questa preoccupazione, dominati dalla brama di ammassare beni temporali per sé e per i loro parenti, e quanto più nei loro Ordini erano fin dalla loro infanzia vuoti di tutto per la povertà, tanto più ora sembrano preoccupati di riempirsi.

O come era veramente grande profeta Francesco, e quanti mali ha causato all'Ordine questa promozione!

Sembra infatti che la preoccupazione unica di quanti studiano sia rivolta solo a questo, e questa ambizione sembra ribollire in coloro che hanno una certa sufficienza di sapere.

Perciò vanno per le corti, procurano di dimorare con i prelati, li adulano, e non soltanto non ricusano ma quasi con tutte le forze, attraverso vie astute e simulazioni e cavilli, cercano queste cose, e sono pervenuti a tanto, che sembra avverato quel detto: « Come il popolo così il sacerdote », e come il chierico, così il religioso ambizioso e volubile.

E poiché è in questo modo che entrano nelle dignità, non è meraviglia se non edificano ma conturbano.

È poco quanto ho detto, e viene meno la parola di fronte alla malizia di questo tempo.

[2059] Ma, al contrario, l'umile Francesco, per conservare profonda umiltà e confondere la futura ambizione, non volle essere promosso al sacerdozio.

Sapeva infatti che fino alla manifestazione del sesto stato, non si doveva comunicare il regno delle anime per la strada delle prelature, ma utilmente attraverso lo spirito di povertà.

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