Altre testimonianza Francescane

XIII - Ricordi di Frate Leone

[2693] 1. Raccontava frate Pietro questo fatto che gli aveva confidato frate Leone, compagno di san Francesco: Quand'ero sacerdote novello, ero solito protrarre in lungo la celebrazione della Messa: provavo le divine consolazioni e perciò mi era dolce fermarmi.

Un giorno il beato Francesco mi chiamò e, parlandomi amorevolmente, mi disse: " Figlio mio, frate Leone, fai come ti dico io.

Celebra la tua Messa con devozione sì, ma senza fermarti troppo durante la celebrazione, conformandoti agli altri sacerdoti.

Se poi il Signore ti dona qualche sua grazia, finita la Messa, raccogliti nella cella e lì medita e goditi le divine consolazioni, se ciò ti è concesso dal cielo.

Penso che questo comportamento sia migliore e più sicuro.

Infatti, a motivo di coloro che assistono alla Messa, facilmente potrebbe sopravvenirti qualche pensiero di gloria vana o altro sentimento fuori posto, e il diavolo ti rapirebbe subito il merito di quella apparente devozione.

Ma nella cella, dove nessuno ti vede, con più sicurezza potrai abbandonarti alla preghiera, e il diavolo non troverebbe facilmente occasione per tentarti.

Potrebbe anche capitare che qualcuno di coloro che assistono a una Messa troppo lunga, si lasci trasportare a qualche giudizio maligno, magari a pensare che quel sacerdote, che celebra con tanta devozione, lo faccia per mettersi in mostra, oppure si lasci prendere dalla noia, ecc. ".

[2694] 2. Frate Giovanni, compagno di frate Leone, a sua volta compagno di san Francesco, racconta: Frate Leone aveva una tonaca invernale vecchia di quattro anni e di sacco.

Ed io una volta gli dissi: " Frate Leone, lascia che ti procuri una tonaca migliore, perché questa non vale più nulla o quasi nulla contro il freddo! ".

Mi rispose: " Mi sento più debole del solito e penso che forse è volontà di Dio di porre termine ai miei giorni.

Perciò non voglio un'altra tonaca, perché bramo che la morte mi trovi povero ".

E così morì da poverello, in quello stesso anno; e si crede che devoto e nudo sia entrato ricco nel regno dei cieli.

[2695] 3. Frate Bonaventura narra d'aver sentito questo fatto da frate Leone, compagno di san Francesco: Desideravo ardentemente sapere se quando un uomo si sofferma su un pensiero cattivo, senza consentirvi ma con qualche compiacenza, pecca mortalmente.

Una notte, mentre ero assopito, ebbi questa visione: Io stavo ammirando una colomba bellissima con le piume bianche sul ramo di un albero.

Sotto l'albero lì di fronte c'era un serpente, gli occhi fissi con intensa attenzione a quella colomba.

Dopo molto tempo, la colomba si voltò e vide il serpente, e subito precipitò a terra morta, alla sola vista di lui, benché fosse abbastanza lontano.

Allora cominciai a pensare e a ringraziare il Signore, che in questo modo aveva voluto rispondere al mio dubbio.

Ritenni infatti che la colomba raffigurasse l'anima, che sembra tutta monda e innocente e il serpente raffigurasse invece la tentazione provocata dal diavolo, soprattutto circa il vizio del peccato carnale tramite pensieri illeciti e impuri.

E come la colomba al solo vedere il serpente cadde a terra morta, così l'anima può perdere la vita della grazia, se anche solo si sofferma nel compiacimento impuro pur senza acconsentire al cattivo pensiero.

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