Giovanni Battista de La Salle

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Giovanni Battista de La Salle accoglie i maestri in casa sua.

Non basta esprimere buoni desideri, bisogna realizzarli.

Diversamente è accomunarsi a quelle persone di cui parla San Giacomo che, essendosi guardati in uno specchio, un momento dopo dimenticano le loro fattezze.

Questo non è stato il caso del La Salle.

Concepiva buoni desideri e, appena gli era possibile, li realizzava.

Ciò emerge particolarmente nella decisione di alloggiare i maestri di scuola in casa sua.

Nel capitolo precedente ho spiegato come l'amore che aveva per una formazione metodica lo abbia portato ad accogliere i maestri alla sua tavola.

Non riscontrando gravi inconvenienti, si decise di farli abitare con sé.

I maestri, quindi, continuarono a venire per i pasti da lui dalla Pasqua fino alla festa di San Giovanni Battista e, restando tutto il tempo non impegnato dalla scuola, si impegnarono ad osservare esattamente le regole che aveva loro dato.

Poiché persisteva l'instabilità del Nyel, che trovava continui motivi per assentarsi dalla comunità, il giorno della festa di San Giovanni Battista del 1681 realizzò il suo progetto di far abitare i maestri nella sua casa.

Il suo giorno onomastico è importante nella vita del La Salle perché San Giovanni Battista era il suo patrono e per lui nutriva una particolare devozione.1

Anche Adriano Nyel venne ad abitare in casa La Salle con i maestri.

Ciò che il santo sacerdote temeva avvenne puntualmente.

I suoi parenti lo disapprovano e inducono due suoi fratelli ad abbandonarlo.

La novità di sei o sette maestri di scuola che non avevano nulla di vistoso secondo l'opinione del mondo e che vestivano in modo molto semplice con un abito nero e le facciole bianche, senza mantello o cappotto,2 suscitò i commenti più disparati.

Tuttavia nessuno ne parlò apertamente con il La Salle per il rispetto che avevano per lui.

Parenti e amici ne provarono un gran disagio, ma poiché egli aveva assunto una chiara posizione nei loro confronti, il loro disappunto, per quanto profondo, non fu sufficiente per farlo ritornare sulla decisione.

Ci voleva una persona coraggiosa e intrepida come il La Salle per non arrendersi a tante rimostranze e persino ai rimproveri che gli furono rivolti da parte di molti per il disonore che recava alla sua famiglia, così stimata in città.

Ciò che avrebbe dovuto farlo vacillare non servì che a confermarlo sempre più, dal momento che in tante rimostranze e rimproveri rivelò una pazienza eroica, tutto ascoltando senza mai rispondere.

Ecco la testimonianza di una sua zia, meritevole di stima per virtù e nobiltà, data a un'altra persona degna di fede: "Poiché Giovanni Battista era il primogenito, responsabile della tutela dei fratelli minori, i familiari si riunivano periodicamente nella sua casa per il pranzo e così mantenere l'unione tra loro, abitudine affermata tra famiglie profondamente religiose.

Da quando prese la decisione di trasferire i maestri a casa sua, il La Salle dovette armarsi di santa pazienza per resistere a quanto tutti gli venivano dicendo durante il pasto sulla follia di dedicarsi ai maestri di scuola con grave pregiudizio per la sua famiglia.

Ma appena si parlava di questo argomento, egli incrociava modestamente le braccia e ascoltava le ragioni che gli venivano addotte per abbandonare l'iniziativa, senza rispondere parola".

Ciò che più aumentava il disagio dei familiari era il fatto che tutti mangiavano alla stessa tavola: lui, i suoi fratelli e i maestri. Il maggiore dei tre fratelli3 seguì volentieri il ritmo di vita dei maestri, almeno per quanto gli studi glielo permettevano.

Nonostante le pressioni dei parenti non volle separarsi da Giovanni Battista per cui nutriva un profondo affetto, ma gli altri due lo abbandonarono: il primo dopo sei mesi andando a stabilirsi presso un cognato a motivo del disgusto che inculcarono in lui per suo fratello maggiore;4 lo seguì qualche tempo dopo il fratello più giovane che fu messo in collegio presso i Canonici Regolari di Senlis.5

La prima richiesta del La Salle ai maestri riuniti in casa sua fu di impegnarli a scegliersi il medesimo confessore.

Egli prevedeva che, finché i maestri avevano confessori diversi, la comunità non sarebbe progredita nella stessa impostazione come egli desiderava.

I maestri compresero il significato della sua proposta e scelsero come confessore il parroco.6

Ma qualcuno non ne fu soddisfatto, benché egli fosse uomo di virtù e capace, e venne così a mancare la stessa impostazione comunitaria.

Fu necessario sceglierne un secondo, ma anche questi non si rivelò adatto perché occorreva far  lunghe attese per la preparazione tra altre persone, tra cui donne, e tornare a casa molto tardi.

I maestri scelgono il La Salle come loro confessore.

La conseguenza fu che i più virtuosi tra di loro, per evitare questi disagi, unendo le suppliche all'affetto che avevano per il La Salle, insistettero perché diventasse lui il loro confessore.

Per lungo tempo egli non accettò, ma poiché con premurosa insistenza continuavano a richiederlo, e comprendendo che era opportuno, cedette alle loro domande, a cui si uniformarono tutti.

Da quel momento quanti entravano nella piccola comunità cominciarono a confessarsi da lui, e senza alcun inconveniente, sia da parte sua, sia da parte dei maestri.

Lo confermarono anche i confessori straordinari, che sempre gli dissero di continuare, benché egli avesse loro chiesto di avvertirlo al minimo disagio riscontrato.

È certamente per iniziativa della divina Provvidenza che il La Salle sia stato costretto a divenire confessore e direttore di coscienza dei maestri - li chiamo così perché non erano ancora Fratelli e non ne portavano l'abito - e in seguito di tutti coloro che entrarono nell'Istituto fino alla sua morte.

Questo fu determinante per il progresso dei Fratelli perché tutto il bene che si può fare dipende d'ordinario da un buon confessore.

È quello che vediamo tutti i giorni per esperienza.7

Ora il nostro servo di Dio aveva ricevuto talenti ammirabili e una grazia particolare per accogliere i penitenti.

Ciò permise a tutti i Fratelli di incontrarsi liberamente con lui, nonostante il disagio che si prova d'ordinario a confessarsi dal proprio superiore.

Ne conseguirono frutti meravigliosi.

Abbiamo notato, invece, che la maggior parte delle pene inferiori provate da Fratelli sono state frutto di scarsa esperienza da parte di qualche confessore, pur dotato di eccellenti qualità.

I maestri, dopo la scelta del La Salle come confessore, cominciarono a condurre una vita nuova, più regolare.

Adriano Nyel si reca a Rethel.

Il Nyel, che dimorò sei mesi nella casa del La Salle, fu pieno di gioia nel vedere che veniva costituendosi una nuova comunità.

Questo zelante maestro, che non aveva altra preoccupazione che di aprire scuole, gongolava nel constatare tanta stabilità nella comunità di Reims.

Dopo sei mesi il La Salle, verso la festa di Natale, inviò Adriano Nyel a Rethel per aprirvi una scuola.

Questi impegnò gli amministratori della città a contribuire per la sussistenza dei maestri.

Vi contribuirono anche il Duca di Mazarin8 e il Parroco.9

Il La Salle fece in modo che si comprasse la casa che ancora attualmente occupano i Fratelli con l'intenzione di costituirvi un "Seminario per maestri di campagna".

Questo progetto non si poté realizzare, ma la scuola continua tuttora.

Qualche tempo dopo Mademoiselle Xxxx lasciò una rendita per le scuole.10

Per quanto riguarda il Signor Nyel, dopo essersi congedato da chi lo aveva chiamato a Rethel, non ebbe la consolazione di ritornare a vivere con il suo benefattore.

Rimase quattro anni assente dalla comunità lasciando in pratica i maestri al La Salle.

Da Rethel passò a Guise e di qui a Laon dove gli amministratori della città donarono una casa per aprirvi una scuola e 50 écus annui per il mantenimento dei maestri.

Vi contribuirono, e contribuiscono tuttora, anche l'Abbazia di Saint-Martin e il parroco di Saint-Pierre, poi canonico della cattedrale.11

In pratica il Nyel dirigeva le tre case di cui abbiamo parlato e il La Salle quella di Reims curando la formazione dei maestri.

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1 Il 24 giugno, festa di San Giovanni Battista, il La Salle opera tre scelte determinanti: nel 1680 accoglie i maestri alla sua mensa, nel 1681 li ospita a casa sua e nel 1682 va a vivere con loro nella prima comunità lasalliana di Rue Neuve
2 Solo alcuni anni dopo, il La Salle, per pressione di influenti personalità, completa l'abito dei Fratelli. Vedi cap. 13°
3 È Louis, che seguirà anche, momentaneamente, il fratello maggiore. Vedi cap. 13°
4 È Pierre, che viene alloggiato presso Jean Maillefer.
5 È Jean-Remy
6 Gonel Henri, parroco di Saint-Symphorien
7 È il primo accenno di Pr. Bernard in cui dimentica di parlare anonimamente come biografo e tradisce la sua identità di Fratello
8

Mazarin Armand-Charles de La Porte de la Melleraye, duca di Mazarin. Più di ogni altro biografo Pr. Bernard sottolinea le virtù di questo benemerito personaggio

9 È Cercelet Vincent
10 Ponton Anne, vedova di Jean Bonvariet, duchessa della città
11 Monsieur Guyart favorisce il sorgere della scuola e il passaggio dalla direzione di Nyel a quella del La Salle per il quale nutre stima e venerazione