Il consenso degli Evangelisti

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Libro II

31.78 - I discepoli del Battista si recano da Gesù

Prosegue Matteo: Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.

Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo di due suoi discepoli: " Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro? ", ( Mt 11,13 ) ecc. fino alle parole: Ma alla sapienza è stata resa giustizia dai suoi figli. ( Mt 11,19 )

Tutto questo brano riguardante Giovanni Battista - che cioè egli inviò a Gesù i discepoli, la risposta data a questi inviati, e quanto disse il Signore a proposito di Giovanni dopo la partenza dei discepoli - lo ha tramandato anche Luca, ( Lc 7,18-35 ) ma non nello stesso ordine; né risulta con chiarezza quale dei due evangelisti abbia scritto in conformità col modo com'egli ricordava i fatti e quale invece abbia riportato l'ordine secondo il quale accaddero realmente le cose.

32.79 - Il rimprovero di Cristo alle città incredule

Prosegue Matteo: Allora si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite, ( Mt 11,20 ) ecc. fino alle parole: Al paese di Sodoma si userà, nel giorno del giudizio, più clemenza che non a te. ( Mt 11,24 )

Le stesse parole sono riportate da Luca, il quale congiunge queste minacce uscite dalla bocca del Signore a un altro suo discorso ambientato altrove. ( Lc 10,12-15 )

Da ciò si ha l'impressione che Luca riferisca tali parole collocandole nel contesto in cui furono effettivamente pronunciate dal Signore, mentre Matteo si attiene all'ordine secondo il quale le ricordava.

Qualcuno però potrebbe supporre che le parole: Allora cominciò a inveire contro la città, per la presenza appunto di quell'allora, le si debba prendere come indicanti il momento preciso in cui furono dette e non un periodo di tempo piuttosto prolungato in cui poterono verificarsi le molte cose che il Vangelo racconta essere state fatte e dette.

Chi è di quest'avviso deve ritenere che anche in questo caso si tratta di parole dette due volte.

Si trovano infatti nei racconti stilati dai singoli evangelisti parole pronunciate due volte dal Signore, com'è il caso del non prendere la bisaccia per il viaggio, di cui Luca, e delle altre cose da lui riferite in modo analogo: per le quali cose si dimostra che furono dette due volte dal Signore. ( Lc 9,3; Lc 10,4 )

E se le cose stanno davvero così, nulla di strano se una frase detta due volte dal Signore viene riferita dai singoli evangelisti nel contesto in cui fu detta nell'uno o nell'altro caso.

Ne consegue che la successione degli avvenimenti si presenterà diversa nei diversi narratori appunto perché la cosa fu detta e nel contesto in cui la colloca l'uno e nel contesto in cui la colloca l'altro.

33.80 - Il giogo del Signore

Continua Matteo: In quel tempo Gesù disse: " Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti " ( Mt 11,25 ) ecc., fino a : Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero. ( Mt 11,30 )

Il passo è ricordato anche da Luca, ma solo in parte, in quanto non riferisce le parole: Venite a me, voi tutti che siete affaticati, ( Mt 11,28 ) con quel che segue.

Dovette essere, questa, un'affermazione che il Signore pronunciò una volta sola, ed è da ritenersi che Luca non abbia inteso riportare tutte le parole dette da lui.

Stando dunque a Matteo, Gesù disse in quel tempo, cioè dopo che ebbe rimproverato le città; Luca al contrario dopo l'invettiva contro quelle città ( Lc 10,13-20 ) aggiunge altre notizie, non però molte, e poi prosegue: In quella stessa ora esultò nello Spirito Santo e disse. ( Lc 10,21 )

Se ne ricava che, anche se Matteo non avesse detto: In quel tempo, ma: In quella stessa ora, siccome le cose inserite da Luca nel contesto sono tanto poche, non dovrà sembrare assurdo che tutto il discorso sia stato proferito proprio in quella stessa ora.

34.81 - I discepoli raccolgono le spighe

Continua Matteo: In quel tempo Gesù passò tra le messi in giorno di sabato, e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere spighe e le mangiavano ( Mt 12,1 ) ecc., fino alle parole: Il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato. ( Mt 12,8 )

Questo episodio è riportato sia da Marco sia da Luca, ( Mc 2,23-28; Lc 6,13 ) che però non premettono: In quel tempo.

Se ne potrebbe forse dedurre che Matteo abbia seguito l'ordine reale dei fatti, mentre gli altri quello secondo cui dei fatti serbavano la memoria, a meno che l'espressione: In quel tempo non la si prenda in un senso più elastico e la si faccia equivalere a " Nel tempo in cui tutte queste svariate cose avvenivano ".

35.82 - L'uomo dalla mano rattrappita

La narrazione di Matteo prosegue in questo modo: Allontanatosi di là, andò nella loro sinagoga.

Ed ecco, c'era un uomo che aveva una mano inaridita, ( Mt 12,9-10 ) ecc. fino alle parole: E ritornò sana come l'altra. ( Mt 12,13 )

Né Marco né Luca passano sotto silenzio l'uomo che aveva la mano inaridita e che fu guarito da Gesù. ( Mc 3,15; Lc 6,6-11 )

Si potrebbe pensare che l'episodio delle spighe e quello della guarigione di questo infermo accaddero lo stesso giorno, dal momento che anche a proposito di questo secondo fatto si menziona il sabato, ma vi si oppone Luca, che con chiarezza colloca la guarigione dell'uomo dalla mano inaridita in un altro sabato.

Per questo motivo dobbiamo ben intendere le parole di Matteo: Allontanatosi di là, andò nella loro sinagoga.

È vero che non venne nella sinagoga se non dopo essere passato oltre quel luogo, ma non è precisato dopo quanti giorni venne nella loro sinagoga, oltrepassato che ebbe le loro campagne, né mai si dice che vi andò difilato e immediatamente.

C'è dunque agio sufficiente per inserirvi la narrazione di Luca, secondo cui la mano di questo infermo fu guarita in un sabato diverso.

Può tuttavia impressionare quanto dice Matteo, e cioè che la domanda se fosse lecito curare di sabato ( Mt 12,10 ) fu posta a Gesù dai presenti che andavano in cerca di un'occasione per accusarlo.

A questi tali egli propose la parabola della pecora e disse: Chi tra voi, avendo una pecora, se questa gli cade di sabato in una fossa, non l'afferra e la tira fuori?

Ora, quanto è più prezioso un uomo di una pecora! Perciò è permesso fare del bene anche di sabato. ( Mt 12,11-12 )

Marco e Luca viceversa riferiscono che a porre la domanda fu lo stesso Signore: È lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla? ( Mc 3,4; Lc 6,9 )

Penso che l'interpretazione esatta sia questa. Inizialmente i presenti interrogarono il Signore se fosse lecito curare di sabato; successivamente, leggendo egli nei loro pensieri l'intenzione di voler trovare un motivo di accusa, pose in mezzo al gruppo l'uomo che poi avrebbe guarito e rivolse ai maligni le domande riferite da Marco e Luca.

Siccome però essi tacevano, propose la parabola della pecora, concludendo che di sabato è lecito compiere una buona azione.

Alla fine, dopo che ebbe loro rivolto uno sguardo pieno di collera, come dice Marco, afflitto per l'accecamento del loro cuore disse a quell'uomo: Stendi la tua mano. ( Mt 12,13; Mc 5,5; Lc 6,10 )

36.83 - I farisei vogliono eliminare Gesù

Continuando il racconto, scrive Matteo: I farisei però, usciti, tennero consiglio contro di lui per toglierlo di mezzo.

Ma Gesù, saputolo, si allontanò di là.

Molti lo seguirono ed egli guarì tutti, ordinando loro di non divulgarlo, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia: ( Mt 12,14-17 ) ecc., fino alle parole: E nel suo nome spereranno le genti. ( Mt 12,21 )

Questo episodio è narrato dal solo Matteo, mentre gli altri due passano a raccontare altri fatti.

Riguardo all'ordine cronologico degli avvenimenti, chi lo ha rispettato un po' più sembrerebbe essere Marco, il quale afferma che Gesù, conosciuto l'animo ostile dei Giudei, insieme con i discepoli si recò in riva al mare, e lì accorsero in gran numero le folle ed egli guarì moltissimi infermi. ( Mc 3,6-12 )

Dove poi anche Marco cominci ad andare per la sua strada senza più curarsi dell'ordine reale dei fatti non è indicato che lo faccia con chiarezza.

Può averlo fatto lì, dove dice che le folle si recavano da lui, e difatti ciò può essere accaduto in tempo diverso, ovvero lì, dove ricorda che il Signore salì sul monte.

È quanto sembra voler riferire anche Luca, il quale scrive: Ora accadde che in quei giorni egli uscì a pregare nel monte. ( Lc 6,12 )

Con le parole: In quei giorni mostra con sufficiente chiarezza che l'episodio non accadde subito dopo l'altro.

37.84 - L'indemoniato cieco e muto

Matteo prosegue: Allora gli fu presentato un ossesso, cieco e muto; ed egli lo guarì sì che poteva parlare e vedere. ( Mt 12,22 )

Questo episodio lo riferisce anche Luca, ( Lc 11,14-15 ) non però nello stesso ordine ma dopo molti altri avvenimenti e affermando che egli era muto, non però cieco.

Non mi sembra tuttavia logico ritenere che egli, sebbene passi sotto silenzio alcuni particolari, parli di un altro individuo.

Nel riferire infatti gli avvenimenti successivi si ricollega a quanto narrato anche da Matteo.

38.85 - La bestemmia contro lo Spirito Santo

Prosegue Matteo: E tutta la folla era sbalordita e diceva: "Non è forse costui il figlio di Davide? ".

Ma i farisei, udendo questo, presero a dire: " Costui scaccia i demòni in nome di Beelzebùl, principe dei demòni ".

Ma egli, conosciuto il loro pensiero, disse loro: " Ogni regno diviso in se stesso cade in rovina " ( Mt 12,23-25 ) ecc., fino alle parole: poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato. ( Mt 12,37 )

Marco non collega quanto si diceva di Gesù, che cioè egli cacciava i demoni col potere di Beelzebub, con l'episodio del muto ma colloca tali parole dopo altri episodi narrati da lui solo.

Questo materiale poté desumerlo da altro contesto e collocarlo qui, ovvero poté omettere qualche elemento per tornare in seguito all'ordine che s'era proposto. ( Mc 3,22-30 )

Luca racconta gli stessi avvenimenti riportati da Matteo e quasi con le stesse parole. ( Mt 11,14-26 )

Che se egli chiama lo Spirito divino dito di Dio, non per questo si allontana dal senso dell'espressione, anzi è per noi un bell'insegnamento per farci comprendere come si debbano interpretare i passi delle Scritture dove si parla di dito di Dio.

In tutto il resto poi, che Marco e Luca omettono, non ci sono problemi; come non ce ne sono dove le espressioni sono fra loro leggermente differenti rimanendo identica la sostanza del racconto.

39.86 - Il sogno di Giona

Prosegue Matteo: Allora alcuni scribi e farisei lo interrogarono: " Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno " ( Mt 12,38 ) ecc., fino alle parole: Così avverrà anche a questa generazione perversa. ( Mt 12,45 )

Le stesse cose narra Luca e allo stesso posto, ma con ordine leggermente diverso. ( Lc 11,16 )

La richiesta presentata al Signore da quei tali di avere un segno dal cielo viene, ad esempio, ricordata in antecedenza, e cioè subito dopo il miracolo del muto; non vi è però riferita la risposta che loro diede il Signore.

Tale risposta, al dire dell'evangelista, fu data dopo che erano accorse le folle, e questo fa comprendere che si tratta della gente ricordata sopra, coloro cioè che chiedevano un segno dal cielo.

La notizia è collocata dopo il racconto della donna che disse al Signore: Beato il grembo che ti ha portato; ( Lc 11,27 ) e questo racconto della donna è, a sua volta, inserito dopo il discorso del Signore sullo spirito immondo che, quando esce da un uomo, vi ritorna e trova la casa pulita.

Narrato l'episodio della donna, nel riferire la risposta data alle turbe che chiedevano il segno dal cielo, Luca aggiunge il confronto col profeta Giona e, continuando senza interruzioni il discorso del Signore, ricorda quello che egli disse sulla regina del mezzogiorno e sui niniviti. ( Lc 11,17-32 )

Raccontando così le cose egli riferisce certi particolari omessi da Matteo senza per altro omettere cose che questi racconta nel presente contesto.

Ognuno poi vede quanto sia inutile indagare l'ordine seguito dal Signore in questo suo discorso.

Dobbiamo infatti cacciare nella nostra testa che l'autorità degli evangelisti è la più alta che ci sia e non è una falsità se uno di loro nel riferire un discorso non lo struttura secondo l'ordine seguito da chi lo aveva pronunziato.

In effetti l'ordine, o che sia così o che sia diverso, non tocca la sostanza delle cose.

Tornando a Luca, egli ci palesa che questo discorso del Signore fu abbastanza lungo e in esso inserisce espressioni equivalenti a quelle che Matteo pone nel discorso della montagna. ( Lc 11,33-36; Mt 5,15; Mt 6,22 )

Di tali parole dobbiamo supporre che furono dette due volte, cioè qui e là.

Terminato poi il presente discorso, Luca passa ad altro, e nel fare così è incerto se si sia attenuto o meno all'ordine reale dei fatti.

Egli prosegue: E mentre parlava uno dei farisei lo pregava di recarsi a pranzo da lui. ( Lc 11,37 )

Non dice però l'evangelista " Mentre diceva queste cose ", ma: Mentre parlava.

Se infatti avesse detto: " Mentre diceva queste cose ", ci avrebbe costretti a intendere per forza che gli eventi non solo erano da lui raccontati in quell'ordine ma che veramente così li aveva compiuti il Signore.

40.87 - La madre e i fratelli di Gesù

Continua Matteo: Mentre egli parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli ( Mt 12,46 ) ecc., fino alle parole: Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre. ( Mt 12,50 )

Dobbiamo senza esitazioni ritenere che questo fatto accadde subito dopo il precedente, poiché, passando a raccontarcelo, l'evangelista premette le parole: Mentre egli parlava ancora alla folla.

Orbene quell'ancora a cosa si riferisce se non a ciò che diceva prima?

Non dice infatti: "Mentre parlava alla folla, sua madre e i suoi fratelli " ecc., ma: Mentre egli parlava ancora, espressione che di necessità dobbiamo intendere nel senso che egli stava dicendo ancora le cose esposte in precedenza.

In effetti anche Marco, riportate le parole dette dal Signore sulla bestemmia contro lo Spirito Santo, scrive: E vengono la madre e i fratelli, ( Mc 3,31-35 ) omettendo alcuni avvenimenti sui quali Matteo si diffonde più di Marco, collocandoli proprio nel contesto di quel medesimo discorso del Signore.

Luca è in questa narrazione ancor più diffuso di Matteo e non segue lo stesso ordine dei fatti ma, quanto al nostro episodio in particolare, lo anticipa narrandolo al momento in cui se ne ricorda e inserendolo nel contesto della narrazione in modo che sembra isolato dagli altri fatti, antecedenti e successivi. ( Lc 8,19-21 )

Riferisce infatti alcune parabole del Signore; quindi, stando a ciò che gli veniva in mente, passa a narrare l'episodio della madre e dei fratelli in questi termini: E vennero da lui sua madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarglisi a causa della folla. ( Lc 8,19 )

Nulla quindi dice del tempo quando essi arrivarono; e quando passa a descrivere gli avvenimenti successivi si esprime così: Ora accadde che, in uno di quei giorni, egli salì su una barca insieme con i discepoli. ( Lc 8,22 )

Dicendo che il fatto accadde in uno di quei giorni ci mostra con sufficiente chiarezza che non deve necessariamente intendersi del giorno stesso in cui il resto era accaduto né del giorno immediatamente seguente.

Nessun contrasto dunque fra quel che narra Matteo sulla madre e i fratelli del Signore e quanto narrano gli altri due evangelisti: e ciò, sia riguardo alle parole del Signore sia riguardo alla successione dei fatti.

41.88 - Il discorso sulle parabole narrate concordemente dagli Evangelisti

Prosegue Matteo: Quel giorno Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare.

Si cominciò a raccogliere attorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca e là porsi a sedere, mentre tutta la folla rimaneva sulla spiaggia.

Egli parlò loro di molte cose in parabole. E disse ( Mt 13,13 ) ecc., fino alle parole: Per questo ogni scriba divenuto discepolo del Regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche. ( Mt 13,52 )

Tutto questo dovette accadere subito dopo il racconto fatto da Matteo a proposito della madre e dei fratelli del Signore, anzi è da supporsi che l'evangelista, nel narrare i fatti, abbia mantenuto anche l'ordine secondo cui avvennero.

È una supposizione basata sul motivo che egli, passando dal primo al secondo episodio, li ricollega dicendo: Quel giorno Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare.

Si cominciò a raccogliere attorno a lui tanta folla.

È vero che nel linguaggio biblico giorno significa talvolta "tempo "; ma, di per sé, dicendo: In quel giorno l'evangelista vuole indicarci abbastanza chiaramente che i fatti accaddero di seguito o per lo meno che non vi si interposero molti altri avvenimenti.

Questo dobbiamo a maggior ragione concludere perché anche Marco segue lo stesso ordine. ( Mc 4,1-34 )

Luca invece si diversifica: ( Lc 8,22-25 ) terminato infatti il racconto della madre e dei fratelli del Signore, passa a narrare altre cose.

Egli tuttavia nel fare questo passaggio non accenna ad alcun collegamento che potrebbe contrastare con l'ordine seguito dagli altri evangelisti.

Di tutte le parole che secondo Matteo furono dette dal Signore, quelle che insieme con lui hanno tramandato Marco e Luca non pongono alcun problema di incompossibilità; quelle che ci ha tramandato solo Matteo sono ancor più esenti dal far problema.

Ma anche nell'ordine dei racconti, per quanto l'uno proceda in maniera diversa dall'altro sia nell'esporre le cose in se stesse sia nel riferire i propri ricordi, non saprei proprio vedere come o in che cosa siano in contrapposizione fra loro.

42.89 - Gesù a Nazareth

Prosegue Matteo: Terminate queste parabole, Gesù partì di là e venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga ( Mt 13,53-54 ) ecc., fino alle parole: E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità. ( Mt 13,58 )

L'evangelista passa dal precedente discorso parabolico senza lasciar segno che l'ordine dei fatti richieda necessariamente un'immediata successione.

Questo anche perché Marco dalle parabole ( Mc 4, 35-5,17 ) si volge non a raccontare le stesse cose di Matteo ma altre, secondo una successione che ritiene anche Luca nel suo racconto. ( Lc 8,22-37 )

Risulta quindi più attendibile che i fatti si siano susseguiti nell'ordine secondo cui li hanno collegati insieme questi due evangelisti.

Pertanto, dopo le parabole, collochiamo il fatto della barca nella quale Gesù dormiva e il miracolo dei demoni cacciati, avvenuto nel paese dei Geraseni: episodi che Matteo ha sistemato già prima conforme ricordava. ( Mt 8,23-24 )

Ora passiamo alle parole dette dal Signore nel suo paese e a quelle che furono a lui rivolte dai compaesani, e vediamo se Matteo concorda con gli altri due, cioè Marco e Luca; poiché, quanto a Giovanni, egli nel suo racconto colloca le parole dette al Signore o dal Signore in capitoli molto diversi e distanti, ( Gv 6,22-72 ) e la maniera di raccontarle non è conforme a quanto ricordato in questo contesto dagli altri tre.

42.90 E passiamo a Marco. Egli riferisce - e in questo stesso contesto - quasi tutte le cose riferite da Matteo.

Se ne allontana solo perché, a quanto egli scrive, il Signore fu chiamato dai suoi conterranei non " figlio dell'artigiano " ( Mc 6,1-6 ) come dice Matteo, ma " artigiano " e " figlio di Maria ".

Non c'è da stupirsi poiché l'una e l'altra cosa gli si poteva dire: se infatti lo credevano un artigiano era perché lo ritenevano figlio di un artigiano. ( Mt 13,55 )

Luca descrive lo stesso avvenimento con più ampiezza e vi riconnette molti altri particolari. ( Lc 4,16 )

Quanto poi al tempo, egli lo colloca non molto dopo il battesimo e la tentazione, anticipando evidentemente quel che sarebbe accaduto più tardi e dopo tante altre cose.

Da questo ogni studioso può ricavare un avvertimento, più che mai necessario nel grave problema della concordia fra gli evangelisti, che noi abbiamo, con l'aiuto di Dio, intrapreso a risolvere.

Occorre cioè tener presente che essi non hanno tralasciato delle cose perché non le sapevano e, quanto alla successione, se hanno preferito l'ordine secondo cui ricordavano le cose, non è perché non sapevano come in realtà i fatti si erano susseguiti.

Ciò si ricava in modo più che evidente dal fatto che Luca, prima di narrare l'una o l'altra delle cose compiute dal Signore a Cafarnao, colloca il passo che stiamo ora esaminando, dove si parla dei suoi concittadini che, sebbene stupiti per l'eccezionale sua potenza, ne disprezzavano l'origine popolana.

Egli infatti riporta qui le parole dette da Gesù: Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico cura te stesso.

Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui nella tua patria. ( Lc 4,23 )

In realtà, stando al racconto che dei fatti ci ha tramandato lo stesso Luca, non si legge che fino a quel momento il Signore avesse svolto attività a Cafarnao.

Trattandosi quindi d'un lavoro non lungo ma insieme e facilissimo e oltre modo necessario, vogliamo qui esporre la serie dei fatti - e le loro modalità - attraverso i quali l'evangelista giunge alla presente narrazione.

All'inizio segnala il battesimo e le tentazioni del Signore e poi soggiunge: Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.

Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione.

Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi.

Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere.

Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: " Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore ". ( Is 61,1 )

Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette.

Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui.

Allora cominciò a dire: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi ".

Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: " Non è il figlio di Giuseppe? ".

Ma egli rispose: " Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso.

Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fàllo anche qui, nella tua patria! " ( Lc 3,3 ), con tutto il resto fino al termine del racconto.

Cosa risulta, pertanto, più chiaro di questo, che cioè Luca, conoscendo come andarono in realtà le cose, ne anticipa il racconto in questo contesto?

Egli sapeva infatti che gesta importanti furono già compiute dal Signore a Cafarnao e le riferisce a questo punto essendo consapevole di non averle ancora raccontate.

Non era giunto infatti molto avanti da quando aveva parlato del battesimo di Gesù perché si possa pensare essersi ormai dimenticato di non aver raccontato nulla di quanto era accaduto a Cafarnao.

Così egli inizia ora a raccontare le cose compiute dal Signore dopo che fu battezzato.

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