Contro la lettera di Mani

35.39 - Ciò che è detto male, non è nient'altro che corruzione

Chi infatti osa dubitare che tutto ciò che è detto male non è nient'altro che corruzione?

Si possono certamente chiamare mali cose diverse con parole diverse; ma la parte che di tutte le nature sia male, quelle in cui qualcosa di male può essere scorto, è corruzione.

Ma la corruzione di un'anima esperta, è chiamata inesperienza; la corruzione della prudente, imprudenza; la corruzione della giusta, ingiustizia; la corruzione della forte, ignavia; la corruzione della quieta e della tranquilla, passione, o paura, o malinconia, o presunzione.

Quindi nel corpo unito all'anima la corruzione della salute è detta dolore e malattia; la corruzione delle forze, stanchezza; la corruzione della quiete, lavoro; nel corpo da solo la corruzione della bellezza è turpitudine; la corruzione della rettitudine, disonestà; la corruzione dell'ordine, perversità; la corruzione dell'integrità, separazione, o frattura, o diminuzione.

È lungo e difficile elencare una per una tutte le corruzioni di queste cose che ho ricordato, e di altre innumerevoli; questo perché possiamo riferire anche all'anima molte corruzioni che sono riferite al corpo, e sono innumerevoli i casi in cui la corruzione prende una specifica denominazione.

Nondimeno ormai è facile vedere che la corruzione non nuoce a nient'altro, se non che danneggia lo stato naturale; e perciò questa non è una natura, ma contro natura.

Se non si trova nelle cose alcun male se non la corruzione, e la corruzione non è una natura, assolutamente nessuna natura è il male.

35.40 - Ogni cosa che si corrompe, è diminuita di qualche bene

Ma se per caso non siete in grado di capire ciò, badate al fatto che ogni cosa che si corrompe, è diminuita di qualche bene: perché se non si corrompesse, sarebbe incorrotta; se invece non potesse essere corrotta affatto, sarebbe incorruttibile.

È necessario che sia l'incorruzione sia l'incorruttibilità sia un bene, se la corruzione è un male.

Ma adesso non trattiamo della natura incorruttibile: si tratta di quelle nature che possono essere corrotte, le quali, finché non sono corrotte, si possono dire incorrotte, ma non incorruttibili.

Infatti è propriamente detto incorruttibile solo ciò che non soltanto non si corrompe, ma che anche non può corrompersi in nessuna parte.

Dunque quelle cose che sono incorrotte e tuttavia possono essere corrotte, quando avranno cominciato ad essere corrotte, saranno diminuite di quello stesso bene per cui erano incorrotte; e certo perdono un grande bene, perché grande male è la corruzione; e fintanto la corruzione può crescere in queste cose finché hanno il bene di cui possono diminuire.

Per cui quelle nature le quali egli inventa che erano nella terra delle tenebre, o potevano essere corrotte, o non potevano.

Se non potevano, erano incorruttibili, bene di cui non vi è niente di superiore. Se potevano, o si corrompevano, o non si corrompevano: se non si corrompevano, erano incorrotte, cosa che ci accorgiamo che non si può dire senza grande lode; se invece si corrompevano, venivano diminuite in quel bene tanto grande; se erano diminuite del bene, avevano il bene di cui erano diminuite; e se avevano il bene, quelle nature non erano il sommo male, e ogni favola di Mani è falsa.

36.41 - Ci si deve chiedere da dove derivi il male

Ma poiché abbiamo chiesto cosa sia il male, e abbiamo conosciuto che esso non è una natura, ma contro natura, conseguentemente bisogna chiedersi da dove esso derivi: se Mani avesse fatto ciò, forse sarebbe caduto in minor misura nelle meschinità di un errore così madornale.

In modo certo precipitoso e confuso egli si è chiesto da dove provenisse ciò che prima non si era chiesto cosa fosse: e perciò non hanno potuto prospettarsi a lui che indagava niente altro che vane immaginazioni, con le quali difficilmente l'animo si libera dall'abbondante pasto dei sensi carnali.

Dunque uno che desideri non tanto mettersi in competizione, quanto soprattutto evitare di cadere in errore, si chiede: " Donde è questa corruzione, che appuriamo essere un male quasi generale delle cose buone, e tuttavia corruttibili? "

Chi si pone tali interrogativi, subito trova il vero se cerca con grande ardore, e insiste piamente con costante perseveranza.

Gli uomini infatti possono farci ricordare qualcosa con i segni delle parole, invece l'unico vero Maestro insegna, l'incorruttibile Verità in persona, egli che è il solo Maestro interiore; egli che si fece anche esteriore, per chiamarci dalle cose esteriori alle interiori; e prendendo la forma di servo, affinché la sua sublimità fosse nota a coloro che si levano, si degnò di apparire umile a coloro che giacciono.

Nel suo nome siamo supplici, e implorando attraverso di lui la misericordia del Padre chiediamo queste cose.

In primo luogo si può rispondere molto brevemente a coloro che chiedono donde derivi la corruzione, quando è detto: "Dal fatto che queste nature che si possono corrompere, non sono generate da Dio, ma da lui sono create dal nulla "; poiché il precedente ragionamento le ha mostrate buone, nessuno rettamente può dire: " Dio non ha fatto cose buone ".

Se invece avesse detto: " Ha fatto cose sommamente buone ", è necessario capisca che il sommo bene è egli stesso, che ha fatto queste cose buone.

37.42 - Solo Dio è sommamente buono

" Che accadrebbe di male ", tu dici, " se anche queste fossero fatte sommamente buone? "

E tuttavia se qualcuno di noi chiedesse, dopo aver accettato e creduto che Dio Padre è il sommo bene, se esistesse un altro sommo bene, da dove con animo pio ci sembrasse che questo derivasse, nessun'altra risposta retta potremmo dare, se non Dio Padre, che è sommamente buono.

Ciò che dunque deriva da lui, è necessario ricordare che da lui è nato, non da lui creato dal nulla, e perciò anche questo è sommamente - cioè incorruttibilmente - buono; e notiamo come illegittimamente si solleva la questione se le cose che egli ha creato dal nulla sono buone, in un grado tanto sommo come sommamente buono è quello che da lui fu generato: se non avesse generato quello solo, non avrebbe generato ciò che egli stesso è, perché egli stesso è uno.

Perciò con ignoranza ed empietà si cercano fratelli per l'unico Figlio, per mezzo del quale dal Padre sono state create dal nulla tutte le cose buone, se non per il fatto che si degnò di apparire nell'uomo.

Infatti per questo motivo nelle Scritture è detto unigenito e primogenito: Unigenito dal Padre, primogenito dai morti.

E abbiamo visto, dice, la sua gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità; ( Gv 1,14 ) e Paolo dice: Affinché egli stesso sia il primogenito tra molti fratelli. ( Rm 8,29 )

37.43 - Dio, l'unico che ti domina per natura, ha creato altre cose buone sulle quali anche tu dominassi

Giacché se avremo detto: " Non sono buone le cose che sono state create dal nulla, ma lo è soltanto la natura di Dio ", negheremo l'esistenza di tante cose buone; ed è un'affermazione empia credere un'ingiuria il non essere ciò che Dio è, e perciò preferire che non esista un qualche bene, per il fatto che ad esso è anteposto Dio.

Ti prego di accettare - o natura dell'anima razionale - di essere un po' inferiore a quanto è Dio, e tanto di meno, ché dopo di lui stesso non ci sia alcun essere meglio di te.

Accetta, dicevo, e sii mansueta verso di lui, affinché egli non ti respinga ancora più in basso, dove si svilisca sempre di più in te il bene che tu sei a causa delle angustie della punizione.

Superba sei verso Dio, se disdegni ciò che ti viene prima; e in modo troppo oltraggioso pensi di lui, se non ringrazi in modo ineffabile di essere un bene tanto grande, al punto che egli solo sia più eccellente.

Stabilito e confermato tale concetto, che tu non dica: " Dio avrebbe dovuto creare me sola come natura; non vorrei che dopo di me ci fosse qualcosa di bene ".

Infatti quel bene che esiste dopo Dio, non necessariamente deve essere l'ultimo.

E da ciò soprattutto appare quanta dignità ti abbia attribuito, poiché Dio, l'unico che ti domina per natura, ha creato altre cose buone sulle quali anche tu dominassi.

Non meravigliarti del fatto che adesso non ti servono pienamente, e talvolta anche ti procurano sofferenza: perché il Signore tuo ha un maggiore potere su quelle creature che ti servono, di quanto ne abbia tu verso di esse, come verso servi dei propri servi.

Che c'è da meravigliarsi se per te peccatrice, cioè che non ti sottometti al Signore tuo, sono inflitte punizioni da coloro che dominavi?

Che c'è infatti di tanto giusto, e di più giusto di Dio?

Questo infatti meritò l'umana natura in Adamo, questione di cui non è adesso il momento di discutere; ma tuttavia un sovrano giusto viene valutato dai giusti premi e dai giusti supplizi che attribuisce, dalla beatitudine di coloro che vivono rettamente e dalla pena dei peccatori.

Tuttavia non sei abbandonata senza misericordia, tu che con certe misure di eventi e di tempi vieni chiamata a ritornare.

Così il retto governo dell'altissimo Creatore arriva fino ai beni terreni, che si corrompono e vengono emendati per farti provare la consolazione mista al supplizio, per costringerti a lodare Dio quando sei dilettata dai beni ordinati, e a rifugiarti in lui quando ti trovi ammaestrata dall'esperienza dei mali.

Di conseguenza le cose terrene, in quanto sono al tuo servizio, ti insegnano che tu sei la loro padrona; in quanto invece ti sono moleste, ti insegnano a servire il tuo Signore.

38.44 - Anche la stessa corruzione è ordinata da colui che regge e governa tutto ciò che ha creato

Perciò quantunque il male sia corruzione, e quantunque non derivi dal Creatore delle nature, ma derivi dal fatto che dal nulla furono create: tuttavia anche la stessa corruzione è ordinata da colui che regge e governa tutto ciò che ha creato, in modo da non nuocere, se non alle nature infime per il supplizio dei dannati, e per l'esercizio e l'ammonimento di coloro che ritornano, per rimanere uniti al Dio incorruttibile, e rimangano incorrotti, poiché uno solo è il nostro bene; come è detto per mezzo del profeta: Per me il bene è stare unito a Dio. ( Sal 73,28 )

Né tu dica: " Dio non avrebbe dovuto creare nature corruttibili ".

In quanto infatti sono nature, Dio le ha create; in quanto invece corruttibili, non le ha create Dio; infatti, non è da lui la corruzione, egli che solo è incorruttibile.

Se capisci queste cose, rendi grazie a Dio; se non le capisci, calmati, e non voler condannare senza discernimento ciò che non ancora capisci; e supplice verso colui che è la luce della mente, presta attenzione per capire.

Infatti quando si dice " natura corruttibile ", non una, ma due parole si pronunziano.

Egualmente, quando si dice " Dio ha creato dal nulla " udiamo non una ma due parole.

Riporta dunque a questi singoli concetti le singole parole, cosicché quando ascolti " natura ", sia pertinente a Dio, quando ascolti " corruttibile ", al nulla: tuttavia in modo che le stesse corruzioni, quantunque non derivino dall'opera di Dio, tuttavia debbano essere disposte in suo potere, per l'ordine delle cose e per i meriti delle anime.

Perciò rettamente diciamo che derivano da lui il premio ed il supplizio.

Infatti non ha creato la corruzione, affinché possa egli affidare alla corruzione colui che meritò di essere corrotto, cioè colui che da se stesso cominciò a corrompersi peccando, perché malvolentieri senta la corruzione che lo cruccia, colui che volontariamente la commise quando lo blandiva.

39.45 - La corruzione della pena per il giudizio divino

Infatti non soltanto nell'Antico Testamento è scritto: Io creo le cose buone, ordino le cattive; ( Is 45,7 ) ma in modo più evidente nel Nuovo, dove il Signore dice: Non temete coloro che uccidono il corpo, e non hanno più niente da fare; ma temete colui, che quando avrà ucciso il corpo, ha il potere di mandare l'anima nella geenna. ( Mt 10,28; Lc 12,4 )

Che invece si aggiunge alla volontaria corruzione la corruzione della pena per il giudizio divino, in modo molto manifesto lo attesta l'apostolo Paolo, quando dice: Infatti santo è il tempio di Dio, che siete voi: chi avrà corrotto il tempio di Dio, Dio lo corromperà. ( 1 Cor 3,17 )

Se nell'Antica Legge fosse stata detta questa cosa, con quali invettive costoro avrebbero attaccato accusando Dio come se fosse un corruttore!

Poiché temendo il significato del termine molti interpreti latini, non hanno voluto dire, corromperà; ma hanno detto Dio lo disperderà: e non deviando dalla stessa realtà, hanno evitato un vocabolo offensivo.

Quantunque costoro non meno inveirebbero contro un Dio distruttore, se trovassero questo nella Legge antica o nei Profeti.

Ma sono confutati dalle versioni greche, nelle quali molto esplicitamente è detto: chi avrà corrotto il tempio di Dio, Dio lo corromperà.

Se qualcuno chieda loro, per qual motivo sia detto ciò: " affinché non si stimi che Dio è corruttore ", espongono subito che è detto corromperà, ossia " consegnerà alla corruzione "; o se possono diranno in qualche altra maniera.

Se si disponessero con tale animo verso la Legge antica, capirebbero le molte cose che lì sono da ammirare, e non ridurrebbero a brandelli con odio le verità che non comprendono ancora, ma ne rimanderebbero l'interpretazione con onore.

40.46 - La corruzione tende al non essere

Se invece qualcuno non crede che la corruzione derivi dal nulla, proponga a sé queste due alternative, essere e non essere, da punti di vista diversi; per capirci, camminiamo in modo più lento con i tardi: quindi per così dire si metta in mezzo qualcosa, come per esempio il corpo di un essere animato, e ci si chieda tra sé e sé - mentre quel corpo si forma e nasce, mentre cresce il suo aspetto, si nutre, si rafforza, si irrobustisce, si abbellisce, si conferma, per il fatto che sussiste, ed in quanto è reso stabile - in che direzione tenda, se verso l'essere o il non essere: non dubiterà che esso abbia l'esistenza certamente anche nelle stesse fasi iniziali; ma quanto più nella forma e nell'aspetto e nel vigore è stabile e rafforzato, tanto più accade che esista, e tenda verso quella direzione in cui è posto l'essere.

Ora dunque cominci a corrompersi; si debiliti ogni sua stabilità, languiscano le forze, marcisca la robustezza, si deturpi la forma, si dissolva la compagine delle membra, si consumi e venga meno la concordia delle parti; ci si chieda ora, attraverso questa corruzione, verso dove tenda, se verso l'essere o il non essere: non credo che uno possa essere tanto cieco e tardo, da avere dubbi su ciò che egli stesso si risponderà, e non capisca che tanto più qualcosa è corrotta, tanto più tende alla distruzione.

Ora tutto ciò che tende alla distruzione, tende al non essere.

Dunque si deve credere che Dio esiste in maniera immutabile ed incorruttibile, mentre è chiaro che ciò che è detto nulla non esiste assolutamente: se tu rappresentassi a te stesso l'essere e il non essere, e conoscessi che quanto più è accresciuta la forma, tanto più una cosa tende all'essere; quanto più aumenta la corruzione, tanto più tende al non essere.

Perché dubiti di dire in una qualsiasi natura corruttibile ciò che in essa derivi da Dio e ciò che derivi dal nulla; poiché la forma è secondo natura, la corruzione contro natura?

Perché la specie, quando è accresciuta, porta necessariamente all'essere, e Dio è ritenuto l'essere in grado sommo; invece la corruzione, quando è accresciuta, porta necessariamente al non essere, ed è chiaro che ciò che non è, è nulla.

Perché, dicevo, dubiti di dire nella natura corruttibile - la quale pure definisci natura, e la dici corruttibile -, ciò che sia da Dio, ciò che sia dal nulla?

E perché cerchi una natura contraria a Dio, a cui, se riconosci che sia l'essere al sommo grado, ti accorgi che nessuna può essere contraria?

41.47 - Magari il nostro senso e la memoria potessero capire l'ordine e i ritmi della bellezza delle nature

Perché dunque, dici, ciò che Dio ha dato alla natura, la corruzione lo toglie?

Non lo toglie, se non dove Dio lo permette: ora lo permette lì, dove lo giudica una cosa del tutto misurata e giusta, in virtù dei gradi delle cose e per i meriti delle anime.

Infatti, anche se la voce emessa passa oltre, ed è soffocata dal silenzio, tuttavia il nostro discorso viene compiuto dal passaggio e dalla successione delle parole che passano oltre, ed è intervallata da moderate pause di silenzi in modo conveniente e soave; così avviene anche per l'infima bellezza delle nature temporali, che è distrutta dal divenire delle cose, ed è scandita dalla morte dei nascenti.

Se il nostro senso e la memoria potessero capire l'ordine e i ritmi di questa bellezza, tanto ci piacerebbe, che non oseremmo chiamare corruzione le mancanze con cui è intervallata.

Poiché invece ci preoccupiamo di quella bellezza in cui vengono meno le mutevoli cose temporali che amiamo, scontiamo le pene dei peccati, e siamo ammoniti ad amare le cose eterne.

42.48 - Affrettiamoci a quel bene dal quale ricevono specie e forma tutte le nature

Dunque in questa bellezza non chiediamo ciò che essa non ha ricevuto; essa è infima perché non ha ricevuto ciò che chiediamo; ed in quello che ha ricevuto, lodiamo Dio, perché ha dato anche a lei, quantunque infima, tanto bene di forma.

Né tuttavia stiamo uniti a lei come suoi amanti: ma come uomini che lodano Dio la superiamo, cosicché posti al di sopra di lei giudichiamo di lei, e non a lei avvinti siamo giudicati in lei.

Ed affrettiamoci a quel bene, che non vagabonda per i luoghi, né passa col tempo, e dal quale ricevono specie e forma tutte le nature locali e temporali.

Per vederlo purifichiamo il cuore attraverso la fede del Signore nostro Gesù Cristo, che dice: Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. ( Mt 5,8 )

Infatti per vedere quel bene non è necessario che siano pronti gli occhi con i quali si vede questa luce diffusa attraverso i luoghi, e non integra dovunque, ma che ha qui una parte, lì un'altra.

Tergiamo invece lo sguardo dell'intelligenza con il quale si vede - per quanto è lecito in questa vita - ciò che è giusto, ciò che è pio, quale sia la bellezza della sapienza; chi vede tali cose, le prepone di gran lunga alla pienezza di tutti i luoghi; e sente - non appena le discerne - che lo sguardo della sua mente non è diffuso attraverso lo spazio, ma è reso stabile dalla potenza incorporea.

43.49 - Conclusione

Poiché le fantasticherie sono molto nemiche a tale sguardo, fantasticherie che la nostra riflessione trascinata dal senso carnale in modo immaginario medita e trattiene, dobbiamo detestare questa eresia, la quale prestando fede alle proprie immaginazioni, distende e diffonde la divina sostanza attraverso lo spazio - quantunque essa sia infinita - come un'informe mole, e la ha troncata da una parte, per trovare un luogo al male; giacché non è stata capace di comprendere che esso non è una natura, ma contro natura; ed ha adornato lo stesso male con tale bellezza e forme, e concordia delle parti presente nelle singole nature, perché senza questi beni non aveva potuto pensare alcuna natura, tanto che quei mali che lì ha biasimato, sono seppelliti sotto l'abbondanza di innumerevoli beni.

Ma questa sia la conclusione del presente volume: in altri siano dimostrati con l'aiuto ed il volere di Dio gli altri suoi deliri.

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