Discorsi sui Santi

Indice

Nel natale dei venti martiri

1 - Perché istituite le solennità dei martiri
2 - Nei martiri non si bada alla pena ma alla causa. La causa strappa via gli pseudomartiri dei donatisti

1 - Perché istituite le solennità dei martiri

Nel giorno solenne dei santi martiri è un dovere il discorso di rito.

Parleremo della gloria dei martiri e diremo in breve della giustizia della loro causa: ci aiutino le loro preghiere.

In occasione di tali solennità va ricordato per prima cosa alla Santità vostra che non riteniamo di voler conferire qualcosa ai martiri da parte nostra, per il fatto che ne celebriamo le solennissime ricorrenze.

Quanto a loro, non hanno bisogno delle nostre feste, poiché godono in cielo insieme agli angeli: non perché li onoriamo si compiacciono di noi, ma se li imitiamo.

Quantunque, anche quando li onoriamo, è a noi che giova, non a loro.

Onorarli e non seguirne l'esempio è, però, nient'altro che adulazione menzognera.

Tali festività sono state appunto istituite nella Chiesa di Cristo perché, in forza di esse, la comunità delle membra di Cristo si senta spinta ad imitare i martiri di Cristo.

Questo è l'unico vantaggio di questa festività, non ve n'è altro.

Poniamo ci venga proposto di imitare Dio; l'umana debolezza replica che è troppo, per sé, imitare colui al quale non si può paragonare.

Se poi ci viene proposto all'imitazione l'esempio dello stesso Signore nostro Gesù Cristo - che, pur essendo Dio, rivestì carne mortale allo scopo di far passare negli uomini di carne mortale una forza orientativa e di offrire un esempio, e del quale è stato anche scritto: Cristo patì per noi lasciandoci un esempio perché ne seguiamo le orme ( 1 Pt 2,21 ) - nondimeno, anche al riguardo, l'umana fragilità ribatte: che somiglianza c'è tra me e il Cristo?

Egli, però, pur essendo carne, è il Verbo incarnato.

Infatti, il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. ( Gv 1,14 )

Assunse la carne, non cedette l'essere il Verbo, prese ciò che non era, non perdette ciò che era.

Perciò, era Dio a riconciliare a sé il mondo in Cristo. ( 2 Cor 5,19 )

Che somiglianza c'è, quindi, tra me e Cristo?

Pertanto, ad eliminare ogni pretesto della debolezza priva di fede, i martiri ci hanno aperto una via lastricata.

Con lastre di pietra, infatti, doveva essere costruita, perché vi procedessimo sicuri: proprio da loro, con il loro sangue e le loro testimonianze.

Infine, senza alcun pensiero dei loro corpi, pur di guadagnare a Cristo le genti, quasi davanti a lui che cavalcava un giumento, stesero i loro corpi come fossero mantelli. ( Mt 21,7-8 )

Chi è che si vergogna di affermare: sono inferiore a Dio? Naturalmente inferiore.

Sono inferiore a Cristo? Inferiore a Cristo anche nella sua natura mortale.

Pietro era quel che sei tu, Paolo era quel che sei tu, gli Apostoli e i Profeti erano quel che sei tu.

Se ti pesa l'imitazione del Signore, imita il compagno di servizio.

È andata avanti la schiera dei servi, è stato eliminato il pretesto dei pigri.

Da ultimo, dice ancora: Sono da meno di Pietro, sono da meno di Paolo.

Sei da meno della verità? Sono coronati gli ignoranti, non c'è scusa per gli imbelli.

Alla fine, sei da meno dei fanciulli, sei da meno delle fanciulle?

Sei da meno di santa Valeriana?

Se hai ancora ritrosia a imitare, non vuoi essere con Vittoria?

Così, infatti, ci è stata data lettura della serie dei Venti santi Martiri: a cominciare dal vescovo Fidenzio, si è chiusa con santa Vittoria, donna di fede.

Si parte dalla fede, si conclude con la vittoria.

2 - Nei martiri non si bada alla pena ma alla causa. La causa strappa via gli pseudomartiri dei donatisti

Notate bene, perciò, fratelli; celebrate le "passioni" dei martiri in modo da essere indotti a imitarli.

Costoro, perché la loro sofferenza risultasse feconda, scelsero la causa.

Fecero infatti attenzione al Signore il quale non dice: Beati i perseguitati, ma: Beati i perseguitati per causa della giustizia. ( Mt 5,10 )

Scegli la causa e non avrai pensiero della pena.

Se invece non scegli la causa, troverai la pena e sulla terra e nella vita futura.

Non lasciarti commuovere dai supplizi e dalle sofferenze dei malfattori, dei sacrileghi, dei nemici della pace e dei nemici della verità.

Essi infatti non muoiono per la verità: muoiono, però, proprio per impedire che si diffonda la verità, che si proclami la verità, che si possegga la verità; perché non sia amata l'unità, perché non si preferisca la carità e non si possegga l'eternità.

Quanto pessima causa! Ne deriva una sofferenza inutile.

Tu che ti fai vanto del tuo patire, non fai caso che tre furono le croci quando il Signore subì la passione?

Il Signore patì in mezzo a due ladri: non era la pena a distinguere, ma la causa il criterio valido.

Appunto in quel Salmo si leva la voce dei martiri: Fammi giustizia, o Dio.

Non teme il giudizio: infatti il fuoco non trova in lui nulla da consumare; dove tutto è oro, la fiamma non fa paura.

Fammi giustizia, o Dio, distingui la mia causa da quella di gente spietata. ( Sal 43,1 )

Disse forse: "Distingui la mia pena"? A ciò si potrebbe opporre: "Un ladro subì la pena".

Disse forse: "Distingui la mia croce"? Essa è riservata anche ad un adultero.

O che disse: "Distingui la mia catena"? Essa serve a tener legati anche i ladri.

O che ha detto: "Distingui la mia ferita"? Anche i criminali sono messi a morte con la spada.

Quindi, essendo evidente che ogni strumento di sofferenza è usato indistintamente contro buoni e cattivi, la voce del martire proruppe nell'espressione: Fammi giustizia, o Dio, e distingui la mia causa da quella di gente spietata.

Se distingui la mia causa, tu coroni la mia perseveranza.

Bastino queste riflessioni come ammonimento alla Carità vostra, in questo luogo sacro; infatti i giorni sono brevi ed abbiamo ancora altro da trattare con la Carità vostra nella Basilica Maggiore.

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