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Lettera 64

Scritta dopo il Natale del 401.

Agostino esorta Quinziano alla pazienza ( n. 1 ) dicendosi desideroso di vederlo riconciliato col primate Aurelio ( n. 2 ); tratta del caso del chierico Privazione che Aurelio si lamentava fosse ospitato nel monastero di Agostino ( n. 3 ) e loda i fedeli di Vigesili renitenti ad accogliere un vescovo degradato dal concilio plenario di Cartagine ( n. 4 ).

Agostino invia cristiani saluti al carissimo signore Quinziano fratello e collega di sacerdozio

1 - Pazienza e fiducia in Dio

Noi non disdegniamo di guardare corpi meno belli, soprattutto tenendo presente che le nostre anime non sono ancora belle, come speriamo che saranno quando ci apparirà Colui ch'è indicibilmente bello, nel quale ora crediamo pur senza vederlo, poiché allora saremo simili a Lui in quanto lo vedremo qual Egli è. ( 1 Gv 3,2 )

La stessa cosa t'esortiamo di pensare anche dell'anima tua, se ti piace d'ascoltarmi come fratello e non immaginarti falsamente ch'essa sia già bella, ma di gioire nella speranza, come ci raccomanda insistentemente l'Apostolo, e mettere in pratica l'esortazione ch'egli fa seguire dicendo: Siate lieti nella speranza, pazienti nelle sofferenze, ( Rm 12,12 ) poiché siamo stati salvati nella speranza; come egli stesso torna a dire: La speranza di ciò che si vede non è speranza, poiché ciò che si vede, a che sperarlo?

Se invece speriamo ciò che non vediamo l'aspettiamo per mezzo della speranza. ( Rm 8,24-25 )

Non venga mai meno in te questa pazienza e, in pace con la tua coscienza, attendi fermamente il Signore, compòrtati coraggiosamente e l'animo tuo diventi forte e attendi fermamente il Signore. ( Sal 27,14 )

2 - Buone disposizioni di Agostino per aiutare l'amico

È comunque evidente che se tu venissi da noi senza essere in comunione col venerabile vescovo Aurelio, non potresti essere in comunione neppure con noi, ma nonostante ciò agiremmo con la medesima carità con cui non dubito agirebbe anch'egli.

La tua venuta però non ci sarebbe importuna, poiché è necessario che tu pure agisca con animo sereno per salvaguardare la disciplina della Chiesa, soprattutto se non ha nulla da rimproverarti la coscienza, manifesta a te e a Dio.

In realtà, se Aurelio ha differito la discussione della tua causa, non l'ha fatto per risentimento verso di te ma impedito per cause di forza maggiore.

Se tu le conoscessi, come conosci le tue, non ti meraviglieresti né ti rattristeresti.

Parimenti ti chiediamo di credere alle nostre occupazioni, perché non le puoi ugualmente conoscere.

Ci sono, del resto, vescovi più anziani di noi, più degni per autorità e più vicini di residenza, per mezzo dei quali potreste più facilmente discutere le vostre cause, cioè quelle della Chiesa affidata alla vostra cura.

Ma non per questo ho taciuto presso il venerato primate Aurelio, encomiabile mio fratello e collega, pur con tutto il rispetto dovuto ai suoi meriti, né le tue angustie né le lamentele contenute nella tua lettera; ho anzi avuto premura di fargli nota la tua innocenza, mostrandogli una copia della tua lettera.

Essa fu ricevuta da me la vigilia o l'antivigilia del Natale del Signore quando, stando alle tue informazioni, egli sarebbe dovuto andare alla Chiesa di Badesilit, dalla quale voi temete che il popolo di Dio venga turbato e traviato nella fede e nella morale.

Io non ardisco rivolgermi con una lettera ai vostri fedeli, ma potrei rispondere a coloro che volessero scrivermi; come potrei infatti inviare uno scritto a fedeli non affidati alla mia giurisdizione?

3 - Norme ecclesiastiche circa i monaci

Quel che ti dico è per te solo, poiché mi hai scritto, ma puoi comunicarlo pure a chiunque ne avrà bisogno.

Quanto a voi stessi, astenetevi dallo scandalizzare per primi la Chiesa, leggendo in pubblico ai fedeli scritture non accolte nel Canone ecclesiastico, con le quali gli eretici e soprattutto i Manichei sono soliti distornare dalla vera fede le menti degl'ignoranti, che da quanto sento dire, si nascondono volentieri nel nostro campo.

Mi stupisco dunque che la tua Prudenza mi abbia ammonito di dar ordine che non siano accolti coloro che da voi vengono a noi per entrare in monastero, affinché resti in vigore la norma stabilita da noi nel concilio, mentre tu non ricordi la norma conciliare sulle Scritture canoniche da leggersi al popolo di Dio.

Esamina quindi nuovamente i decreti del Concilio e imprimi bene nella memoria ciò che rileggerai e vi troverai pure che riguarda solo i chierici, e non anche i laici, il decreto di non accogliere nel monastero quelli che provengono da un luogo qualsiasi.

In un recente Concilio, inoltre, è stato stabilito che coloro i quali hanno abbandonato un monastero o ne sono stati espulsi, non diventino chierici altrove o superiori di monasteri.

Se quindi sei un po' turbato per il caso di Privazione, sappi che non è stato ancora accolto in monastero, ma ho rimesso la questione al primate Aurelio, per eseguire quanto deciderà in merito.

Mi stupisco comunque che possa essere considerato lettore uno che ha letto appena una sola volta i libri della Sacra Scrittura e neppure quelli canonici.

Se infatti solo per questo egli è già lettore ecclesiastico, anche quella scrittura è certamente ecclesiastica.

Se invece quella scrittura non è ecclesiastica, nessuno che la legga, sia pure in chiesa, è lettore ecclesiastico.

Io comunque, riguardo a questo giovane, devo attenermi a quanto crederà opportuno stabilire il suddetto vescovo.

4 - Un vescovo degradato

Nel caso poi che i fedeli di Vigesilit, a noi carissimi assieme a voi nell'amore di Cristo, ( Fil 1,8 ) non vorranno accogliere di buon grado come loro vescovo un degradato dal Concilio plenario dell'Africa, agiranno saggiamente e non possono e non debbono essere costretti ad accoglierlo.

Chiunque anzi li costringerà con la violenza, darà a vedere che razza di uomo egli è, e farà capire quale fosse già prima, quando non voleva che si pensasse male sul suo conto.

Nessuno infatti manifesta quale causa abbia abbracciato meglio di chi mediante le autorità terrene e con qualsiasi mezzo violento, con turbamenti e con lamentele, tenta di riottenere un onore perduto.

Poiché non vuol prestare a Cristo un servigio, di cui egli sia contento, ma piuttosto esercitare sui Cristiani un dominio di cui essi sono scontenti.

Fratelli miei, state in guardia, poiché il diavolo è molto astuto, mentre Cristo è la sapienza di Dio. ( 1 Cor 1,24 )

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